Srećko Juričić. «Credo in un Rijeka diverso»

Il direttore sportivo fa il punto della situazione a poco meno di due settimane dalla ripresa del campionato

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Srećko Juričić. «Credo in un Rijeka diverso»
Il direttore sportivo del Rijeka, Srećko Juričić. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Quando c’è da metterci la faccia Srećko Juričić non si tira certo indietro. D’altronde, su esplicita richiesta del presidente Damir Mišković, ha accettato di riassumere il ruolo di direttore sportivo dopo le dimissioni di Robert Palikuča in uno dei momenti più difficili della recente storia del Rijeka. Juričić è sempre lì al suo posto, ma senza mai esporsi troppo nei momenti di gioia: preferisce che siano infatti i giocatori e gli allenatori a prendersi la gloria. Viceversa, quando le cose vanno male, è pronto ad assumersi le proprie responsabilità e talvolta anche quelle degli altri.

Jakirović ha carisma
A poco meno di due settimane dalla ripresa del campionato, il diesse analizza quanto successo dalla fine del girone autunnale a oggi. “Partiamo dal dire per l’ennesima volta che la prima parte di stagione è stata al di sotto di ogni aspettativa. Inutile ripetere i motivi di questo insuccesso, che sono stati vari e complessi. Adesso conta soltanto rialzare la testa e salvare il salvabile con un girone primaverile all’altezza del blasone e delle ambizioni della società”. Il primo passo è stato il cambio, l’ennesimo degli ultimi mesi, in panchina: al posto di Serse Cosmi è arrivato infatti Sergej Jakirović. “Vista la crisi di gioco e di risultati, nonché prendendo in considerazione le difficoltà da parte dell’allora allenatore di gestire al meglio la situazione, abbiamo agito come richiedeva la logica. Ciò non significa che riteniamo come unico colpevole l’ex tecnico, anzi. In Jakirović vediamo una persona che ha abbastanza energie e conoscenza della materia calcistica per risollevare la squadra. Insomma, una figura forte e carismatica. Ovvio che non abbiamo potuto porgli degli obiettivi-imperativi d’alta classifica per la stagione in corso. Il suo primo compito sarà quello di stabilizzare la squadra, darle una ben precisa identità di gioco e risalire la classifica il più possibile. Se poi dovesse presentarsi l’occasione per qualcosa di più, tanto di guadagnato”.

Servivano forze fresche
Come giustamente puntualizzato Serse Cosmi, così come in precedenza Dragan Tadić e Fausto Budicin, non erano gli unici responsabili degli insuccessi. “Certo, ma quando le cose vanno male il primo a pagare è sempre l’allenatore. È la vecchia regola del calcio – conferma Juričić –. Limitarci però al cambio d’allenatore sarebbe stato comunque un errore, un qualcosa che ci avrebbe distolto dalla realtà dei fatti. Per questo motivo durante la pausa abbiamo deciso di cambiare il DNA della squadra. Chi non dà il massimo in campo non può pretendere di indossare questa maglia. Servivano forze fresche, ovvero giocatori che hanno entusiasmo, voglia di emergere e desiderio di riscatto. E, ovviamente determinate qualità tecniche. Crediamo di aver agito per il meglio”.
Considerate le tante partenze e i nuovi innesti, il Rijeka è tuttora un cantiere aperto. “Diciamo che la squadra è per metà cambiata e pertanto bisogna essere prudenti al massimo. Nelle amichevoli fin qui disputate si sono viste delle cose nuove, che danno fiducia. L’aspetto positivo è che subiamo pochi gol. Comunque vorrei vedere una squadra più pericolosa in avanti. Come detto, però, siamo ancora nel bel mezzo della preparazione. Lavorando sodo potremo risolvere quasi tutti i nostri attuali problemi”.

Rischi calcolati
Quasi, perché ci sono alcune cose sulle quali è comunque impossibile influire. Come ad esempio gli infortuni di giocatori chiave. Halilović è nuovamente out, e purtroppo non è il solo… “Vorrei innanzitutto chiarire un concetto: viste le possibilità finanziarie limitate, noi possiamo prendere dei calciatori di determinato livello che, per un motivo o per l’altro, sono reduci da un periodo non troppo felice e che cercano di rilanciare la propria carriera. Purtroppo, essendo spesso stati fermi per alcuni mesi, appena si allenano un po’ più duramente vanno incontro ad altri problemi fisici. È il caso di Halilović e Mitrović, o più recentemente di Goda e Bogojević. Quest’ultimi due sono stati fermi 4-5 mesi e adesso ne pagano le conseguenze. In questi casi vai sempre incontro a determinati rischi, ma sinceramente non vedo una valida alternativa per quanto concerne il nostro mercato in entrata”.

Giocatori di carattere
Dilaver, Janković, Banda, Jurić e Marin sono fin qui i volti nuovi. Uno o due per ogni reparto. Secondo Juričić si possono definire dei “rinforzi veri e propri” oppure soltanto dei neoarrivati? “Spero il primo. Sarà il tempo a dare una risposta in merito, ma personalmente ritengo che siamo più forti e completi di due mesi fa. Guardiamo ad esempio il centrocampo, dove Janković e Banda aumenteranno sicuramente la concorrenza e stimoleranno la qualità. Forse, nel globale, non sono dei nomi di richiamo, però vedo in loro la voglia di emergere. E questo, insieme al carattere, è già un buon punto di partenza. Adesso la palla passa all’allenatore, che dovrà essere bravo a inserirli al meglio negli schemi di squadra. Mercato chiuso? Dipenderà anche dalle possibili partenze. A prescindere da ciò, forse potremmo prendere uno stopper. Vediamo come si comporterà la squadra nelle prime uscire e poi, all’occorrenza, agiremo. Il mercato è appena iniziato e tante cose possono succedere nelle prossime settimane”.

«Frigan? Con l’offerta giusta…»
Inclusa la partenza di Matija Frigan. “Non scopriamo certo l’acqua calda se dico che il Rijeka vive dalla vendita dei propri giocatori, in particolar modo quando vengono a mancare le risorse dalla partecipazione alle coppe europee. Ci fa piacere che un nostro calciatore, nella fattispecie Frigan, interessi a diverse società straniere. Leggo di alcune presunte offerte che se fossero vere ci soddisferebbero eccome. L’interesse c’è, inutile negarlo, ma ancora non abbiamo parlato in modo ufficiale con alcun potenziale acquirente. Quando avremo sul nostro tavolo un offerta concreta, vedremo come muoverci in merito. Resta il fatto che per funzionare normalmente una società come il Rijeka è costretta in ogni sessione di mercato a vendere uno o due giocatori per far quadrare i conti. E qui non mi riferisco a due qualsiasi, bensì a quelli più bravi e appetibili. E Matija Frigan rientra in questo gruppo…”.

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