Sport fiumano senza vie d’uscita?

Il tema della crisi che da anni attanaglia il movimento cittadino è stato discusso nel corso di una tavola rotonda

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Sport fiumano senza vie d’uscita?

Fiume è la Città dello sport 2022, ma per chi vive lo sport in prima persona questo titolo lo fa sorridere. Ed è un sorriso amaro. In particolare sono gli sport di squadra quelli messi peggio. A parte il Rijeka calcio, da qualche anno a questa parte nessun’altra compagine fiumana, che sia nella pallavolo, pallamano, pallanuoto o pallacanestro, è in grado di lottare ai vertici nazionali. Anzi, alcune formazioni non militano nemmeno nel massimo campionato. Per non parlare degli stanziamenti sempre più esigui dal Bilancio cittadino. Un tema molto complesso e delicato che è stato affrontato nel corso della tavola rotonda intitolata “Nelle grinfie della politica: lo sport fiumano”, organizzata dall’associazione “Da štima svima” e che ha visto tra i relatori Velimir Liverić, tecnico dei pallavolisti del Rijeka, Vedran Devčić, presidente dello Zamet di pallamano, Danijel Premuš, presidente dell’Opatija di pallanuoto e il cestista Siniša Štemberger, ex capitano del Kvarner 2010 di basket. Tutti concordi sul fatto come gli sport di squadra in città siano in ginocchio.

“Il titolo di Città europea dello sport non porterà alcun beneficio, esattamente come successo nel caso della cultura – dice rassegnato Vedran Devčić –. Il problema è che all’interno del Dipartimento per lo sport nessuno vuole prendersi la responsabilità di tutelare gli interessi del movimento. Per non parlare del trattamento che viene riservato agli atleti. Nella nazionale maggiore di pallamano ci sono quattro giocatori cresciuti a Fiume e sette in quella juniores. Peccato però che nessuno di loro abbia mai beneficiato della borsa di studio assegnata dall’Assosport agli atleti più meritevoli e promettenti. Il trattamento riservato dall’Assosport agli atleti degli sport di squadra si spiega con un semplice dato: tra la sessantina di atleti presenti oggi su questa lista figurano soltanto due pallanotisti. Quand’è scoppiata la pandemia la Città ha tagliato 1,1 milioni di kune destinati allo sport, ma non in maniera lineare bensì togliendo la fetta più grande guarda caso agli sport di squadra. Adesso quei 1,1 milioni sono stati sì restituiti, il problema però è che sono stati ridistribuiti equamente. L’ennesimo pugno in faccia agli sport di squadra… È curioso come per il restyling della nave Galeb si trovino sempre i finanziamenti, mentre quando invece tocca allo sport si gioca puntualmente al ribasso. Negli ultimi anni il Bilancio cittadino ha subito un sensibile aumento, eppure per lo sport si continua a stanziare solamente l’1 per cento”.

Abbaiare alla luna
Gli fa eco Danijel Premuš. “I soldi muovono tutto e senza quelli non si va da nessuna parte. Purtroppo non ci sono per tutti e quindi è necessaria una modifica dei criteri di distribuzione. Lo ripeto in ogni seduta del Consiglio cittadino, ma è come abbaiare alla luna. Un buon indicatore dello stato di salute dello sport è il numero di atleti che prendono parte alle Olimpiadi. Ai Giochi di Tokyo gli atleti fiumani presenti negli sport di squadra si contavano sulle dita di una mano. È normale allora che ragazzi e ragazze a un certo punto smettano di praticare sport proprio perché non hanno degli idoli nei quali immedesimarsi. Ma il problema non riguarda esclusivamente le squadre di alto livello. Mancano proprio le basi perché i club del massimo campionato attingono dalle categorie minori, dove però spesso manca un’adeguata selezione e senza squadre minori forti anche le ‘grandi’ soffrono”.
Squadre che sono poi costrette a schierare ragazzi di 17-18 anni, come nel caso del Rijeka maschile di volley. “Senza 2-3 giocatori più esperti quest’anno saremmo retrocessi. Noi riusciamo anche a formare dei talenti, ma non appena dimostrano delle potenzialità interessanti vanno via da Fiume. Ed è una cosa frustrante non riuscire a trattenerli e vederli andare subito via. Però d’altro canto non possiamo biasimarli”, ha aggiunto Velimir Liverić.

Mancanza di sponsor
Quando i club navigano nei bassifondi, poi è difficile anche richiamare gli sponsor. “I partner e gli sponsor rappresentano un’importante fonte di finanziamento. Quando militavo nello Zadar e nello Split gli sponsor non mancavano perché ci giocavamo i trofei. Essere in alto significa attirare sponsor perché in termini di promozione e marketing le aziende hanno un ritorno economico. Se invece lotti per non retrocedere, magari in un palazzetto vuoto, non puoi pretendere che qualcuno investa dei soldi”, ha sottolineato Siniša Štemberger.
Presenti all’incontro pure il membro del Consiglio cittadino di Fiume, Davor Štimac, il quale ha fatto notare che attualmente i mezzi destinati allo sport sono gli stessi del 1999, e il tecnico delle pallavoliste del Rijeka Igor Lovrinov, che invece si è detto deluso dell’assenza dei rappresentanti del Dipartimento per lo sport e dell’Assosport. I rispettivi presidenti, Zdravko Ivanković e Dorotea Pešić Bukovac, hanno infatti declinato l’invito alla conferenza.

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