«Speravo in un finale diverso»

Andrej Prskalo racconta l’amaro addio al Rijeka dopo 13 anni. «Mi ha dato fastidio il modo in cui sono stato trattato. Il nuovo allenatore? Io punterei su Tadić e Budicin», dice il portiere

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«Speravo in un finale diverso»
Un intervento di Andrej Prskalo. Foto: MATIJA HABLJAK/PIXSELL

Prima o poi il momento dell’addio sarebbe dovuto arrivare. Anche le più belle e romantiche storie d’amore hanno una fine. Quella tra Andrej Prskalo e il Rijeka è durata la bellezza di 13 anni, seppur con una pausa di cinque in mezzo. Una storia contornata da numerosi successi e trofei. Magari non avrà lo stesso carisma e personalità di altre bandiere che hanno scritto la storia del club ma, numeri alla mano, il portiere albonese classe 1987 è oggi il giocatore più vincente della storia del Rijeka. Nel suo palmarès figurano ben sette trofei: i sei conquistati nella gestione Mišković e, sebbene in pochi lo ricordino, fece parte della squadra che vinse la Coppa Croazia 2006 in quella rocambolesca doppia finale contro il Varteks.

Al primo raduno prestagionale in vista della nuova stagione è stata consegnata ai giornalisti presenti la lista di tutti i convocati. Portieri: Nediljko Labrović, Martin Zlomislić, Aleksa Todorović. Punto. “Ma perché manca Prskalo?”, la domanda che si faceva largo tra i cronisti. La risposta non tardò ad arrivare. “Rescissione consensuale”, la fredda e telegrafica replica dell’imperscrutabile general manager Robert Palikuča. In sostanza, la società intendeva affidargli un ruolo marginale e avviarlo così al “prepensionamento”. Peccato però che a 35 anni, che per un portiere non sono affatto tanti, “Prki” non abbia alcuna intenzione di appendere le scarpette al chiodo. Men che meno venir messo all’angolo. Palikuča e soci hanno fatto male i loro conti e a questo punto la separazione era l’unica strada percorribile.

Andrej Prskalo.
Foto: NEL PAVLETIC/PIXSELL

È stato un po’ un fulmine a ciel sereno…
“Purtroppo sì. Ogni storia ha una fine e così anche la mia al Rijeka. In tutta onestà m’immaginavo un finale diverso, ma nella vita le cose non sempre vanno come uno vorrebbe. Ora è tempo di voltare pagina”.

Deluso?
“Più che altro ci sono rimasto male. Dopo tutti gli splendidi momenti vissuti in questi 13 anni finire così è un po’ triste”.

Che cosa ti ha offerto la società?
“Di continuare a ricoprire il ruolo di terzo portiere e una volta a settimana di allenare le categorie giovanili. Quest’ultimo aspetto mi ha dato molto fastidio perché sono ancora un calciatore professionista. Voglio continuare a giocare e non fare l’allenatore. Una volta che smetterò mi dedicherò alla carriera da allenatore, ma questo momento non è ancora arrivato. So di avere ancora qualcosa da dare in campo”.

Dove ti vedremo nella prossima stagione? Hai già delle offerte?
“Sto valutando, ma come ho già detto voglio continuare a giocare”.

Vorresti rimanere in Croazia o piuttosto provare un’avventura all’estero?
“Onestamente mi stuzzica l’idea di un’esperienza all’estero, però non sempre nella vita uno ha la possibilità di scegliere. Sicuramente vorrei giocare in un campionato della massima serie, indipendentemente se in Croazia o altrove”.

Guardando indietro qual è stato il momento più bello in questi 13 anni?
“Senza dubbio il ‘doblete’. Quella è stata una stagione magica e irripetibile. Ma comunque ogni trofeo conquistato ha un sapore speciale, come pure ogni partita giocata in Europa League. Tra Cantrida e Rujevica posso dire di aver vissuto momenti indimenticabili”.

Qualche rimpianto?
“Due. Il primo è legato alla doppia sfida in Europa League contro il Milan. Sono milanista dalla nascita e ancor oggi mi brucia non aver potuto affrontare la mia squadra del cuore. Nella partita d’andata ero infortunato, mentre nel ritorno sono finito in panchina… Il secondo rimpianto riguarda il play-off di Champions League con l’Olympiacos. Eravamo tanto vicini alla qualificazione e dispiace un sacco non aver conquistato il pass per la fase a gironi. Milan e Champions sarebbero stati la ciliegina sulla torta. Peccato”.

Qual è stato il portiere più forte con cui hai condiviso lo spogliatoio al Rijeka?
“Tra Vargić, Sluga, Pandur, Nevistić e ora Labrović non saprei proprio scegliere. Negli ultimi anni il Rijeka ha avuto dei portieri fortissimi e io degli ottimi colleghi di reparto. E ancor di più dei ragazzi straordinari e con la testa sulle spalle”.

Labrović è cresciuto tantissimo arrivando addirittura a meritarsi la chiamata in nazionale: te l’aspettavi?
“ Ricordo benissimo quando un anno fa si presentò al primo allenamento. Devo ammettere che da allora ha avuto una crescita esponenziale. In un solo anno è migliorato tantissimo sotto il profilo tecnico e la convocazione in nazionale è stata la naturale conseguenza. E non è una sorpresa”.

Lo vedremo in Qatar?
“Perché no. Sia chiaro, la concorrenza tra i pali è bella tosta, però se è già arrivato nel giro della nazionale vuol dire che se la gioca. Sta bruciando le tappe e se riuscirà a mantenere il livello visto nel finale della scorsa stagione, sono convinto che ci sarà spazio anche per lui”.

Chi è secondo te il portiere più forte del campionato?
“Non nascondo di avere un debole per Ivušić. Oltre a essere forte tecnicamente, quello che più apprezzo di lui è la sua capacità di trasmettere tranquillità a tutta la squadra. Una caratteristica che pochi portieri hanno”.

L’apice dalla carriera: il titolo di campione conquistato nel 2017.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Proiettandoci sulla prossima stagione, il Rijeka ha iniziato gli allenamenti senza aver ancora risolto il rebus panchina. In quale misura la mancanza dell’allenatore rischia di condizionare non solo la prima parte della preparazione, bensì anche le strategie di mercato?
“Direi parecchio. Non mi permetto di giudicare il lavoro della dirigenza, però è evidente che questa situazione di stallo e incertezza non convenga a nessuno. In primis ai giocatori, che si ritrovano a essere un po’ confusi e disorientati”.

La società insiste per la pista straniera…
“Sarò anche di parte, ma io concederei una possibilità a Tadić e Budicin. Sono due tecnici preparati e in questi anni hanno maturato anche una certa esperienza. Sono una coppia molto affiatata e penso che meritino una chance”.

Come vedi il Rijeka nella prossima stagione?
“Una squadra giovane e motivata. Con l’inserimento di qualche giocatore di maggiore esperienza potranno togliersi delle belle soddisfazioni. Daranno fastidio a tutti”.

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