Rijeka. Una rondine non fa primavera

Il successo della squadra di Serse Cosmi in casa del Gorica non deve illudere: il processo di guarigione passa soprattutto dalle prossime quattro partite con Lokomotiva, Slaven Belupo, Istra 1961 e Varaždin

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Rijeka. Una rondine non fa primavera
Alen Halilović è stato tra i migliori in campo. Foto: LUKA STANZL/PIXSELL

È stata un po’ la serata delle prime volte: il primo gol di Alen Halilović con la maglia biancocrociata, il primo successo di Serse Cosmi sulla panchina del Rijeka, la prima partita con più di un gol segnato. Il 2-0 rifilato al Gorica nello scontro tra le ultime due della classe (e pensare che soltanto un anno e mezzo fa le due squadre si giocavano un posto in Europa all’ultima giornata…) ha inoltre interrotto un digiuno di dieci partite senza vittorie in campionato e quattro a secco di gol. Una boccata d’ossigeno di cui la squadra aveva un assoluto bisogno, per lasciare l’ultimo posto in classifica e per non perdere terreno nei confronti di chi sta più su. Dopo un primo tempo in cui a prevalere è stata la paura, nella ripresa i fiumani hanno preso coraggio, rendendosi conto che c’è chi sta peggio di loro, chiudendo la pratica in 12 minuti. Una rondine però non fa primavera. Il Rijeka ha finalmente iniziato il suo processo di guarigione, ma è un percorso lungo e complesso che sicuramente non si completerà prima della sosta. Dal match col Gorica sono emersi segnali incoraggianti, buone indicazioni e spunti interessanti, ma non deve illudere perché in questo momento il Gorica è davvero poca cosa. Per avere un quadro più completo sulla cura Cosmi bisognerà attendere l’esito delle prossime quattro partite (Lokomotiva, Slaven Belupo, Istra 1961, Varaždin), o meglio il numero di punti che verrà messo nel carniere contro squadre, almeno sulla carta, alla portata: sarà questo il vero crocevia della stagione di Labrović e soci.

Intanto il tecnico umbro può finalmente festeggiare i primi tre punti della sua gestione. “Il risultato di questa partita era per noi troppo importante – ribadisce Cosmi –. Volevamo fortemente la vittoria, che è arrivata in maniera meritata per quanto visto in campo. Abbiamo fatto vedere quali sono le nostre qualità e quali invece sono ancora i nostri difetti sui quali continueremo a lavorare. Ora andiamo avanti con un po’ più di entusiasmo e serenità ma, ripeto, sempre con la consapevolezza che c’è ancora molto da fare per crescere e migliorare. Però siamo sulla giusta strada e l’avevamo già visto nelle partite contro Šibenik e Hajduk, dove meritavamo due risultati diversi che alla fine non sono arrivati”.

Il fattore Halilović
Il migliore in campo contro i “tori” è stato Halilović (assieme ad Ampem), appena rientrato da un problema muscolare e subito lanciato titolare, come peraltro aveva preannunciato lo stesso Cosmi alla vigilia. “È un giocatore troppo importante per noi. A patto però che se ne renda conto…”. E ha perfettamente ragione quando dice che è uno spreco vederlo giocare in questo Rijeka sgangherato, lui che a soli 16 anni era diventato il più giovane marcatore di sempre del campionato croato (primato appartenutogli fino all’anno scorso quand’è stato superato da Zvonarek dello Slaven Belupo) e a 18 era passato per 5 milioni di euro dalla Dinamo al Barcellona. Da lì è iniziata un’inarrestabile parabola discendente e il passo da enfant prodige a eterna incompiuta del calcio croato è stato maledettamente breve. Il Rijeka ora rappresenta l’ultima chiamata per provare a rilanciare la carriera, ma dev’essere egli stesso a volerlo. Contro il Gorica ha trasformato il rigore del 2-0 facendosi anche apprezzare per un paio di belle giocate, sia individuali che assist per i compagni. Talento, geometrie e piedi di buoni ci sono, ma deve imparare a gestire quel suo fisico così fragile (uno dei fattori che ne hanno frenato l’ascesa sono stati proprio gli infortuni) e una testa concentrata più sulle vicende extracalcistiche che sul campo di gioco. Lui ha bisogno del Rijeka e il Rijeka ha bisogno di lui: se lo capirà, allora sì che può diventare il valore aggiunto di questa squadra.

L’assetto tattico
Un altro elemento molto indicativo emerso dalla sfida di Velika Gorica è stato il modulo. Una delle prime domande rivolte a Cosmi al suo arrivo a Rujevica è stata proprio sulle sue preferenze riguardo l’assetto tattico. “A dettare il modulo sono le caratteristiche dei giocatori a disposizione, non la propensione dell’allenatore”, diceva. Non è però un mistero che il tecnico umbro prediliga il 3-5-2 e non a caso ha insistito con questo schieramento nelle prime quattro partite, ma con pessimi risultati: un pareggio, tre sconfitte e zero gol segnati. Contro il Gorica ha quindi deciso di ridisegnare la sua squadra rispolverando il 4-2-3-1 utilizzato da Tadić e Budicin a inizio stagione e, come per incanto, è arrivata la vittoria e il gol, anzi due. Non che questo schema sia il più congeniale, ma evidentemente in questo momento sembra offrire qualche garanzia in più. Il problema però di questo Rijeka è la mancanza di un’ala destra di ruolo, il che non permette di avere un modulo ideale. Fin qui sono state provate le soluzioni più disparate (Solano, Grgić, Bušnja, Ampem e Hodža contro il Gorica), ma la squadra è carente soprattutto in fase di spinta su quella corsia. Uno dei principali (e più clamorosi) errori commessi dalla società nel mercato estivo è proprio il non aver individuato il sostituto di Murić. A gennaio bisognerà dunque intervenire in quella posizione senza se e senza ma.

Veldin Hodža è stato schierato come ala destra.
Foto: LUKA STANZL/PIXSELL

Domenica prossima a Rujevica arriva la Lokomotiva in un altro scontro delicatissimo. I biancocrociati devono ora trovare una continuità di risultati e contro i “ferrovieri” conteranno esclusivamente i tre punti. Per non vanificare il successo sul Gorica, ma anche per firmare un’altra prima volta – la prima vittoria casalinga.

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