
Quando lo scorso giugno Nediljko Labrović lasciò il Rijeka per trasferirsi all’Augsburg in molti si chiedevano chi avrebbe rimpiazzato il terzo portiere della Croazia. Il sostituto programmato c’era già, vale a dire Martin Zlomislić, anche se in parecchi non erano convinti della scelta. Oggi, dieci mesi dopo, Zlomislić è diventato un punto di forza del Rijeka e il suo capitano, debuttando inoltre per la nazionale della Bosnia ed Erzegovina nel match di Nations League con l’Olanda (1-1) a Zenica. Per lui subito tanti complimenti, a conferma dell’eccellente rendimento con la maglia biancocrociata. Tuttavia, in occasione del secondo gol dello Slaven Belupo, non è stato certo impeccabile. Tanta, percui, l’immediata voglia di riscatto, a cominciare dalla semifinale di Coppa Croazia di stasera (Rujevica, ore 20) con l’Istra 1961. Una partita delicata e con un’alta posta in palio: la possibilità di alzare al cielo il Sole di Rabuzin per la settima volta nella storia del club.
«Diversa da quella in campionato»
“Ci aspetta una buona squadra, che ci ha battuti nell’ultimo confronto diretto in campionato. Ma abbiamo le nostre ambizioni, e queste sono di arrivare in finale e vincerla – precisa il portiere –. Dopo la partita con lo Slaven Belupo ci è rimasto l’amaro in bocca. Non vediamo l’ora di scendere nuovamente in campo e cacciare via le delusioni con la qualificazione in finale di Coppa. Abbiamo il massimo rispetto per l’Istra, che ha giocatori molto validi e un allenatore che sa il fatto proprio, ma siamo perfettamente consapevoli delle nostre qualità. Ritengo che il Rijeka sia superiore sia individualmente che come squadra, però bisognerà dimostrarlo in campo. Vero che ci hanno sorpreso in campionato, ma non dimentichiamo che in quell’occasione eravamo orfani di giocatori come Fruk e Radeljić, mentre Smolčić e Pašalić erano da poco andati via. Ci aspettiamo di essere ai nostri soliti livelli e di staccare il visto per la finale. Con l’aiuto del nostro pubblico tutto diventerà più facile”.
«Colpire al momento giusto»
Ma c’è una ricetta ben precisa per battere l’Istra 1961 di un Garcia che il Rijeka lo conosce benissimo? Così Zlomislić: “Prima di tutto non dobbiamo permettere ai polesi di controllare il gioco, nemmeno in determinate fasi della partita. Tagliando loro il collegamento tra i reparti diventeranno sempre più nervosi. Le occasioni arriveranno sicuramente, basterà aver pazienza e colpire al momento giusto. Inoltre sarà fondamentare evitare i cali di concentrazione. Ci capita sin troppo spesso di passare in vantaggio e poi non saper chiudere le partite. In un certo senso ci innervosiamo e commettiamo una serie di errori favorendo così l’avversario. Una squadra seria non lo deve assolutamente permettere”.
Poi una battuta sul campionato. “Siamo davvero delusi per il KO di Koprivnica. A conti fatti avevamo l’occasione di restare in vetta e staccare la Dinamo. Purtroppo non è andata per il verso sperato. Piangere sul latte versato non ha mai aiutato nessuno, molto meglio voltare pagina e trarre degli insegnamenti in vista delle partite che ci aspettano da qui a fine stagione. Sappiamo dove abbiamo sbagliato e quali sono gli errori da correggere al più presto possibile”.
«Onorato e orgoglioso»
A livello personale La mia forma? È buona, ma può sempre migliorare. Lavoro duramente affinché ciò avvenga e diventare ancora più forte. Tornando all’errore con lo Slaven avrei dovuto reagire meglio e pertanto sono un po’ arrabbiato con me stesso. Pazienza, sono cose che succedono. L’importante è non demoralizzarsi e rialzare la testa, credendo nel proprio lavoro”, dice Zlomislić, aggiungendo: “Come mi sento dopo aver debuttato con la maglia del mio Paese? Sono onorato e orgoglioso, ma allo stesso tempo anche consapevole di dovermi mantenere a certi livelli per sperare nella futura convocazione. In quanto alla Bosnia ed Erzegovina, siamo partiti con due vittorie nelle qualificazioni a Euro 2026, però la strada è ancora lunghissima. C’è fiducia e convinzione di potercela fare, anche perché in nazionale non si avvertono le tensioni politiche che condizionano il Paese”.
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