Rijeka. L’Hajduk sarà la cartina di tornasole

Nelle prime due uscite con Osijek e Šibenik sono stati raccolti quattro punti. La squadra è in crescita, anche se bisognerà attendere il derby di domenica al Poljud per capire il reale valore di questo «nuovo» Rijeka

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Rijeka. L’Hajduk sarà la cartina di tornasole
Il derby con l’Hajduk fornirà diverse risposte sulle potenzialità dei biancocrociati nella seconda parte di stagione. Foto: HRVOJE JELAVIC/PIXSELL

Da Obregon a… Obregon. Il centravanti colombiano ha messo a segno soltanto due gol in campionato: entrambi contro lo Šibenik, entrambi allo Šubićevac, entrambi da subentrato. La prima volta il 16 luglio scorso con un colpo di testa, la seconda tre giorni fa con un delizioso colpo di tacco. In entrambi i casi decisivi per la vittoria del Rijeka. Quando vede arancione, l’attaccante ex Varaždin si scatena. Se ogni partita i fiumani la giocassero a Sebenico… La truppa biancocrociata ha incamerato 4 punti nelle prime due uscite del 2023, quasi un terzo di quanto raccolto in tutto il girone autunnale (15). Dopo il prezioso pareggio strappato al Gradski vrt con l’Osijek (1-1), la squadra ha compiuto un ulteriore passo conquistando l’intera posta in palio in casa dello Šibenik (1-2). Al secondo tentativo è dunque arrivato il primo hurrà di Sergej Jakirović sulla panchina del Rijeka, lui che alla vigilia avrebbe firmato per un pareggio. Parole che a qualcuno avevano fatto storcere il naso, ma il tecnico di Mostar era perfettamente consapevole delle insidie intrinseche di questa trasferta e di un gruppo profondamente rinnovato e appena all’inizio di un nuovo percorso. Basti pensare che sabato scorso nello starting eleven c’erano solamente tre “superstiti” (Labrović, Selahi, Ampem) di quel primo incrocio di metà estate (sarebbero stati quattro se Vukčević non fosse stato fermato dal giudice sportivo). Un dato emblematico a testimonianza della rivoluzione vissuta a Rujevica durante la sosta. La cura Jakirović sta dando i primi frutti, ma il processo di guarigione è lungo, complesso e necessità delle sue tempistiche dopo la disastrosa prima parte di stagione.

Quarto posto più vicino
A Sebenico il Rijeka ha conquistato quella che è appena la quinta vittoria stagionale. E lo ha fatto dovendo sudare le proverbiali sette camicie. Nonostante la superiorità numerica per quasi tutta la partita, gli ospiti hanno fatto vedere ben poco. Malgrado il tanto possesso (73%), là davanti la squadra ha fatto fatica a creare pericoli alla porta di Rogić, ad eccezione della sassata da distanza siderale di Galešić stampatasi sul palo in apertura di ripresa, frutto però di un’iniziativa personale e non di un’azione manovrata. All’85’ Labrović, il migliore in campo tra gli ospiti (e questo la dice lunga…), è stato prodigioso sul tentativo a botta sicura di Arai e due minuti dopo, per la legge gol sbagliato/gol subito, la magia di Obregon ha condannato gli sebenzani facendo tirare un sospirone di sollievo a Jakirović, che per tutto il secondo tempo andava avanti e indietro per l’area tecnica con aria preoccupata. La sua squadra non gira ancora come vorrebbe, ma è normale considerando che l’opera di ricostruzione non è che all’inizio. Anche se sul piano del gioco c’è ancora tanto la lavorare, intanto sono arrivati quattro punti in due partite. Ed è già una notizia. Come pure il fatto che il quarto posto sia ora un po’ più vicino, distante otto lunghezze.
Jakirović avrà adesso una settimana piena per preparare al meglio l’atteso derby con l’Hajduk in programma domenica al Poljud. Di fronte troverà un avversario ferito nell’orgoglio e voglioso di riscatto dopo le clamorose tre sberle rimediate al Drosina contro un’Istra 1961 in versione extralusso. Una partita in cui la squadra sarà chiamata a mostrare nuovi progressi, ma che sarà anche un’ottima cartina di tornasole per capire il divario nei confronti di una formazione di vertice che lotta(va) per il titolo, nonché le potenzialità di questo Rijeka nel girone primaverile.

Il capitano Labrović è stato il migliore in campo.
Foto: HRVOJE JELAVIC/PIXSELL

Frigan verso la permanenza
Nel frattempo continua a tenere banco il mercato, in particolare quello in uscita dato che la società ha necessità di fare cassa. Il nome più gettonato è quello di Frigan. La punta classe 2003 ha molti estimatori soprattutto in Italia e dopo Spezia e Lecce, ora sono spuntati pure Empoli e Sassuolo. Per quanto ammalianti possano essere le sirene della Serie A, il giocatore al momento non ha alcuna fretta di cambiare aria e, anzi, vorrebbe rimanere a Rujevica almeno fino a giugno. Anche il Rijeka da par suo sa benissimo che da qui all’estate il prezzo del suo cartellino è destinato a lievitare, ma se dovesse pervenire una di quelle offerte difficili da rifiutare, ecco che la società sarà pronta a sacrificarlo e lasciarlo partire. Tuttavia, per adesso è più probabile la sua permanenza in quanto la finestra invernale, per quanto riguarda i principali campionati europei – e quindi anche la Serie A – si chiuderà stasera a mezzanotte. Ciò significa che i club interessati hanno ancora poche ore a disposizione per presentare un’offerta concreta. In fondo però anche il Rijeka, in cuor suo, vorrebbe trattenere il suo miglior marcatore (cinque centri in campionato e uno in Coppa). Frigan è andato a segno sia contro l’Osijek che con lo Šibenik e perderlo in questo momento sarebbe una mazzata pesantissima. Non è però da escludere che a essere sacrificato sia qualche altro elemento visto che ce ne sono un paio che hanno mercato (Vukčević, Selahi, Hodža, Ampem). Per quanto riguarda invece i movimenti in entrata, questi sono strettamente vincolati a quelli in uscita. Al momento Jakirović ha chiesto espressamente un esterno sinistro dopo l’infortunio di Djouahra (il franco-algerino starà fuori a lungo), anche perché non ha intenzione di riportare Ampem nel suo ruolo naturale sulla fascia sinistra.

Dialogo tra sordi
E infine c’è la spinosa grana legata agli esuberi. Sono complessivamente 16 i giocatori di cui la società sta cercando di liberarsi, ma di questi solamente 6 hanno fin qui lasciato Rujevica (Vučkić, Vuk, Jurišić, Lunetta, Bristrić, D. Pavlović). Gli altri 10 gravano sul bilancio, soprattutto coloro con in tasca i contratti più onerosi come Halilović, Vrančić e M. Pavlović. Il rischio è ora che tra loro e la società si venga a creare un pericoloso braccio di ferro. Chi non rientra negli schemi di Jakirović potrebbe, per ripicca, decidere anche di restare (rimanendo naturalmente fuori rosa) fino al termine della stagione. M. Pavlović, per dire, ha rifiutato un’offerta di un club israeliano e potrebbe non essere l’unico. Il tavolo delle trattative è aperto, ma con il serio rischio che i negoziati si trasformino in un dialogo tra sordi.

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