
Un secco 2-0 come lo scorso 25 agosto nella prima tornata di campionato. Ma, risultato finale a parte, questi due successi raccolti alla Opus Arena non hanno praticamente nulla in comune. A partire dalle rose di Rijeka e Osijek, che sono cambiate parecchio rispetto ad allora, ma la principale differenza riguarda lo stato d’animo con cui i biancocrociati si approcciavano a queste due sfide sulle sponde della Drava. La scorsa estate i fiumani si presentavano reduci dal deludente pareggio di Rujevica nel match d’andata del play-off di Conference League contro l’Olimpija (1-1), ma al tempo stesso con grande fiducia in vista del ritorno, determinati ad accedere alla fase campionato della terza competizione europea per club essendo i lubianesi, al di là del pari di Rujevica, un avversario ampiamente alla portata. Poi vabbè, allo Stožice è successo quel che è successo…
Stavolta invece c’era un certo timore dopo la doppia sconfitta rimediata contro Varaždin e Istra 1961. La trasferta in Slavonia apriva un trittico di fuoco, con Dinamo e Hajduk in Coppa Croazia all’orizzonte. Al di là delle difficoltà della squadra di Federico Coppitelli, espugnare la Opus Arena non è mai scontato tant’è che i biancoblù erano imbattuti tra le mura amiche proprio da quel primo confronto stagionale di fine estate. E invece è sembrato di essere tornati indietro a quel 25 agosto. Il Rijeka ha tirato fuori dal cilindro una delle migliori prestazioni stagionali in trasferta, anzi, la migliore insieme a “gara-1”, affondando l’Osijek con i guizzi di Čop e Janković nel primo tempo, per poi amminstrare il doppio vantaggio nella ripresa senza praticamente mai concedere ai padroni di casa l’occasione per riaprire la partita. Zlomislić e soci hanno immediatamente cancellato gli schiaffi incassati nei precedenti 180 minuti e soprattutto sono tornati al comando della classifica, sfruttando il mezzo passo falso dell’Hajduk al Drosina con l’Istra (1-1). Vittoria e primo posto sono il miglior viatico verso gli altri due big match che ora li attendono. Il Rijeka è di nuovo lì, a guardare tutti dall’alto, nonostante l’addio di tre totem come Smolčić, Galešić e Pašalić. Ed è in piena corsa per il titolo. In termini di rosa i fiumani non sono certamente inferiori all’Hajduk, che un po’ da tutti gli addetti ai lavori viene indicato come l’anti-Dinamo. Parlando di roster, quello dei campioni in carica è certamente quello più completo e competitivo. Senza più l’ingombro della Champions ci si aspetta ora un loro rilancio in questo girone primaverile, un po’ sulla falsariga di quanto accaduto nella scorsa stagione. Nelle prime quattro uscite del 2025 gli zagabresi hanno ridotto da 7 a 4 punti il gap dalla vetta, pur senza brillare. La squadra sta ancora assimilando gli schemi e la filosofia di Fabio Cannavaro, senza contare che l’assenza di un punto di riferimento come Petković continua a pesare e non poco. La banda di Radomir Đalović si ritrova ora con una grande occasione perché qualora sabato dovessero arrivare i tre punti, ecco che la Dinamo rotolerebbe nuovamente a -7, un gap decisamente non semplice da recuperare.
Čop: «Qui per il titolo»
L’uomo copertina nel successo sull’Osijek è stato Duje Čop, autore del gol che ha sbloccato il risultato (il suo primo in maglia biancocrociata) e dell’assist che ha permesso a Janković di raddoppiare e di blindare la vittoria. Sebbene sia arrivato da poche settimane, l’ex centravanti del Cagliari sembra essersi inserito a meraviglia nello scacchiere di Đalović. Il vizio del gol non gli è mai mancato, nemmeno ora che è nella fase finale della sua carriera. L’ha dimostrato a suon di gol e assist con la Lokomotiva, meritandosi a 35 anni la chiamata di una big del campionato, con il Rijeka che ha scelto di scommettere su di lui laddove hanno fallito Andrić e Perica (e in parte Dogan). E sabato c’è la “sua” Dinamo. Quella stessa Dinamo che gli ha spalancato le porte della Serie A e delle nazionale, ma che ora cercherà di detronizzare.
“Non vedo l’ora arrivino Dinamo e Hajduk: per un calciatore queste sono le partite più belle da giocare – scalpita la punta classe 1990 –. La vittoria sull’Osijek è importantissima, non solo per la fiducia ma anche perché ci permette di presentarci alla sfida con la Dinamo da primi in classifica. Il mio gol? Ha fatto tutto Djouahra: a me è toccato soltanto spingere la palla in rete. Il Rijeka? A 35 anni la voglia di lottare per il titolo è fortissima. Non potevo lasciarmi sfuggire questa opportunità. Ringrazio anche la Lokomotiva per avermelo concesso e per il meraviglioso anno e mezzo che ho vissuto lì”.
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