Rijeka a digiuno di vittorie. E scatta l’allarme infortuni

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Rijeka a digiuno di vittorie. E scatta l’allarme infortuni

FIUME | La partita con l’Osijek ha lasciato conseguenze sia per quando riguarda la situazione di classifica, con i fiumani sempre terzi (in coabitazione con la Lokomotiva), però a -4 dalla Dinamo, ma ancora di più per quanto concerne il bollettino medico. Il problema più grosso riguarda l’infortunio occorso a Heber, uscito dal campo dolorante dopo avere segnato la rete del vantaggio fiumano (poi è arrivato il pareggio di Bočkaj per l’1-1 finale). “Soltanto mercoledì il giocatore sarà sottoposto a risonanza magnetica per capire l’entità dell’infortunio, ma mi sembra ovvio che non ci sarà per diverse settimane – fa il punto della situazione Kek –. Purtroppo, non è soltanto Heber ad avere problemi. Acosty si sta trascinando a lungo un problema al tendine e quando comincia a correre sente dolore. Župarić continua ad avere grandi problemi con la sinusite anche dopo l’operazione, Kvržić ha una caviglia malridotta, mentre Capan si è fatto male alla spalla e la situazione non appare incoraggiante. In quanto a Velkovski, sinceramente non so quanto potrò contare sui suoi servizi”.
Fin qui il referto medico, che sembra quasi un bollettino di guerra. C’è poi il problema del gioco e del risultato, con i fiumani che sembrano avere smarrito la via della vittoria. In sette partite disputate in campionato il bilancio parla di tre successi e ben quattro pareggi, con la casella delle sconfitte per fortuna vuota.

«Primo tempo sotto le attese»

Contro l’Osijek i quarnerini avrebbero alla fine anche potuto vincere, ma per quanto si è visto in campo il pareggio ci sta tutto. Anzi, come nel caso del derby con l’Istra 1961, nemmeno un successo degli ospiti sarebbe stato immeritato o scandaloso. “Il primo tempo è stato sotto le attese, non abbiamo fatto in campo quanto concordato nello spogliatoio – analizza Kek –. Eravamo in difficoltà a centrocampo, con l’Osijek che riusciva a gestire bene la situazione. Nella ripresa abbiamo alzato il livello del nostro gioco, cercato maggiormente la verticalizzazione e trovato il vantaggio. Poi, purtroppo, abbiamo subito ancora una volta il gol su calcio piazzato. Il problema è doppio: come si è arrivati a commettere fallo in quella zona e come abbiamo reagito in occasione del calcio di punizione. Il pareggio ci sta tutto, anche se bisogna ammettere che in alcuni frangenti l’Osijek è stato superiore”.
Le difficoltà esistono e sono evidenti, ma l’ottimismo non manca. “Una cosa è certa, e cioè che il Rijeka è e rimarrà ai vertici del calcio croato. Dobbiamo soltanto trovare la formula giusta, oliare i meccanismi a centrocampo e individuare gli interpreti ideali – prosegue nella sua analisi il tecnico sloveno –. In ogni partita emerge un nome nuovo, ma poi nella prossima gara quello stesso giocatore finisce per deludere. Ci manca creatività e il passaggio filtrante per mettere gli attaccanti nelle condizioni di segnare. La voglia e la determinazione ci sono, ma finché non sapremo dominare a centrocampo con l’aggressività e la verticalizzazione sarà difficile aspettarsi qualcosa di più. Tutti quei retropassaggi sono sinonimo di insicurezza. Qui non si tratta di un problema tecnico o tattico, ma di carattere. Alcuni giocatori devono avere più coraggio nel cercare la giocata o il passaggio per il compagno, senza dover ricorrere a soluzioni scontate. Adesso ci aspetta la trasferta in casa della Lokomotiva e sarà senz’altro una gara complicata per tutti i motivi che ho fin qui elencato”. 

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