Petrović: «Venuta meno la fiducia dei giocatori»

Aleksandar Petrović spiega i motivi che l'hanno portato a lasciare la panchina di Pesaro. «In carriera non mi è mai successa una cosa del genere: la squadra ha mollato e questo per me era inaccettabile»

0
Petrović: «Venuta meno la fiducia dei giocatori»

A inizio settimana la notizia delle sue dimissioni da capo allenatore della Carpegna Prosciutto Pesaro aveva fatto molto rumore sotto i canestri tricolori. Dopo le sconfitte con Fortitudo Bologna e Bertram Tortona, che hanno fatto precipitare i marchigiani in fondo alla classifica con un solo successo nelle prime quattro giornate di campionato, Aleksandar Aco Petrović ha deciso di lasciare la panchina, chiudendo la sua seconda esperienza in riva all’Adriatico (la prima fu da giocatore nella stagione 1987/88, coincisa peraltro con la vittoria dello scudetto) dopo soli tre mesi dal suo arrivo, dove tra l’altro aveva sostituito un altro coach croato, Jasmin Repeša. Nonostante la fiducia della società e dei tifosi, mai venuta meno nonostante il difficile inizio di stagione, Aco ha deciso di farsi da parte. Il motivo? Glielo abbiamo chiesto.

 

Coach, veniamo subito al sodo: perché si è dimesso?

”Contro la Fortitudo e Tortona la squadra era ben al di sotto del proprio livello. Non so se sia un problema di affiatamento o di altra natura, fatto sta che non potevo più permettere che la squadra giocasse così male. Ne ho parlato con la dirigenza, in particolare col presidente Ario Costa e Walter Magnifico, spiegando loro che un allenatore deve prendersi le proprie responsabilità per non essere riuscito a far girare la squadra e che fosse più giusto affidare questo compito a qualcun altro”.

Così però sembra che abbia gettato la spugna. Voglio dire, va bene lasciare dopo dieci sconfitte, ma dopo due…

”Il problema è che la squadra ha mollato smettendo praticamente di giocare e questo per me era inaccettabile. Dato che non si possono cambiare dieci giocatori, non potevo far altro che farmi da parte io. È la prima volta nella mia lunghissima carriera di allenatore che mi capita di non riuscire a instaurare un rapporto di fiducia con i giocatori. E in tutta onestà la cosa mi ha molto sorpreso e lasciato perplesso. Era perciò necessario troncare tutto subito e non attendere altre 5-6 sconfitte. Sulla scelta ha in parte inciso anche il budget, uno dei più limitati di tutto il campionato. A un certo punto ci siamo ritrovati a dover prendere due giocatori con 80mila euro…”.

Che il bilancio sarebbe stato contenuto lo sapeva però fin dall’inizio…

”È vero, ma avevo avuto anche determinate garanzie a riguardo…”.

Ci sono state magari delle frizioni con la dirigenza?

”Assolutamente no. Ad Ario e Walter mi lega una bellissima amicizia fin dai tempi in cui eravamo compagni di squadra a Pesaro”.

Prima del suo arrivo ne aveva per caso parlato con Repeša?

”No, non ci eravamo sentiti. Comunque in squadra c’erano quattro giocatori che già conoscevo per cui avevo già tutte le informazioni del caso”.

Ha avuto già delle offerte?

”No. Ora ho bisogno di 2-3 mesi per resettare tutto e poi valuterò il da farsi”.

Le piacerebbe restare nel campionato italiano?

”Non chiudo la porta a nessuno. Per prima cosa devo però capire che cosa voglio io, e in secondo luogo ciò che avrà da offrire il mercato”.

La panchina di una nazionale?

”Negli ultimi dieci anni ho guidato tre nazionali, Bosnia ed Erzegovina, Croazia e Brasile. Quello delle nazionali è perciò un capitolo chiuso”.

Tornando alla Serie A, crede che qualcuno possa spezzare il duopolio Olimpia Milano-Virtus Bologna?

”Penso proprio di no. Sarà ancora una lotta a due”.

L’Olimpia è partita fortissimo in Eurolega: secondo lei può arrivare fino in fondo?

”Milano è un’ottima squadra e super competitiva anche in Europa, ma ce ne sono altre 4-5 al suo stesso livello. Non è facile vincere l’Eurolega. Inoltre quest’anno è cambiato il format e ora soltanto le prime quattro al termine della regular season accederanno direttamente ai quarti dei play-off, mentre invece quelle da 5º al 12º posto si giocheranno gli altri quattro posti a disposizione. Per Milano sarà quindi fondamentale cercare di arrivare tra le prime quattro perché in caso contrario, soprattutto se qualche altra favorita dovesse finire fuori dalla top-4, rischierebbe un pericoloso incrocio”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display