Per tornare a Cantrida c’è tutto, tranne i soldi

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Per tornare a Cantrida c’è tutto, tranne i soldi

FIUME | Il revival nostalgico dello scorso fine settimana con il ritorno del Rijeka dopo tre anni sotto le rocce di Cantrida avrà un seguito? Difficile dirlo, ma il grande successo dell’iniziativa da parte dell’Armada, in collaborazione con il club, può far riflettere sull’ipotesi di giocare nel vecchio stadio almeno le amichevoli e, magari, qualche partita di Coppa Croazia. Si può credere dunque nella possibilità di tornare a Cantrida a titolo definitivo? Naturalmente sì, ma ci vuole lo stadio nuovo e in questo senso i conti non si possono fare senza l’oste, cioè senza qualcuno disposto a investire dei soldi, tanti soldi.
Ieri mattina a Radio Fiume, nella consueta rubrica sportiva del lunedì, hanno parlato del passato, del presente e del futuro di Cantrida il sindaco Vojko Obersnel, il presidente del Rijeka Damir Mišković e Dean Božić, presidente anch’egli, ma dell’Armada. Quest’ultimo si è preso i complimenti per la buona organizzazione e per il fatto che tutto sia filato liscio, senza il minimo incidente. Dalla sua posizione non può far altro che auspicare un ritorno a Cantrida e, nel frattempo, propone dei dibattiti pubblici. I diecimila giunti per seguire l’amichevole con il Maribor e i tempi brevissimi in cui i biglietti sono stati venduti testimoniano inequivocabilmente che i tifosi fiumani sono affezionati al vecchio stadio. Discutere a tale proposito è praticamente inutile. Per discutere invece del nuovo stadio sono altri a doversi esprimere, quelli che, in un modo o nell’altro, possono influire.
Da tre anni si gioca a Rujevica, in uno stadio che doveva essere provvisorio. Il ritiro della Fondazione Social Sport e dell’imprenditore Gabriele Volpi hanno avuto come conseguenza l’abbandono, si spera provvisorio, del progetto di costruire lo stadio nuovo. Il sindaco Obersnel ha ribadito ieri quanto già detto in diverse occasioni: “La Città aveva predisposto tutte le condizioni per dare inizio ai lavori per la costruzione dello stadio che poteva iniziare subito. Nel momento in cui, oltre allo stadio, è stata aggiunta l’edificazione di strutture commerciali, si è reso necessario cambiare il Piano urbanistico generale”.

L’impianto non è autosufficiente

Uno stadio da solo non è autosufficiente e ha bisogno di altri contenuti per sostenere le varie spese, a partire dalla manutenzione. Mišković ha quindi ripetuto che tre anni fa i soldi c’erano e che ora non ci sono più, cioè che nel momento in cui si disponeva dei mezzi per dare il via ai lavori non c’erano i documenti di pianificazione del territorio che richiedono, e non soltanto in Croazia, dei tempi abbastanza lunghi prima di essere approvati. Da oltre un anno è in vigore il nuovo piano generale per l’area di Cantrida, ma non c’è l’investitore. “Uno stadio da solo non può funzionare, a meno che non sia lo Stato a finanziarlo – ha commentato Mišković –. Noi abbiamo avuto la fortuna, se torniamo indietro di qualche anno, di aver avuto la Social Sport che ci ha consentito di fare ciò che abbiamo al momento. Il primo intento era quello di stabilizzare economicamente la società, ma si è riusciti a fare molto di più. C’erano anche i soldi per costruire lo stadio nuovo a Cantrida, con la Città che ha fatto la sua parte, ma, come avete sentito, occorreva modificare i documenti di pianificazione. Non potendo trattenere quei soldi a disposizione più a lungo, li abbiamo dirottati verso il campus di Rujevica dove oggi c’è uno stadio che, secondo i nostri piani di allora, non sarebbe dovuto essere com’è adesso. Doveva essere una struttura modesta con soltanto dei terreni per gli allenamenti. Per questo motivo abbiamo costruito lo stadio a Rujevica. Ora cerchiamo qualcuno disposto a investire a Cantrida e lo ripeto da due anni. Ci sono tutte le condizioni, a partire dal Piano urbanistico generale”.
Oltre che per il fatto di essere il tempio del calcio fiumano, Cantrida è speciale per il solo fatto di essere sovrastata da un’imponente parete rocciosa. Lo stadio com’è non corrisponde più agli standard del “calcio moderno”, per cui verrebbe sostituito da un impianto nuovo, tra l’altro, anche riposizionato. Non ci sarebbe né la vista sulle rocce, né quella sul mare. Soltanto il luogo sarebbe lo stesso.
Fino alla miracolosa apparizione di qualcuno interessato a investire proprio qui il proprio denaro ci si dovrà accontentare di momenti come quello vissuto sabato e respirare a pieni polmoni l’atmosfera, fumogeni compresi. Tra pochissimo ci si dovrà adattare alla realtà, a occupare un posto molto più comodo e confortevole a Rujevica, con una visuale perfetta da ogni settore, ma senza il fascino irresistibile di Cantrida. L’allenatore del Rijeka Matjaž Kek, pure lui legato a Cantrida, spera che ci sia la stessa passione e calore anche a Rujevica, già domenica quando i
fiumani riceveranno l’Osijek.

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