Meglio vincere giocando male che perdere giocando bene

Il Rijeka ha centrato la sua decima finale di Coppa Croazia nonostante una prestazione deludente, ma ciò che conta è soltanto il risultato finale. Domenica la truppa di Đalović riprenderà la corsa in campionato nella spigolosa trasferta in casa della mina vagante Lokomotiva

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Meglio vincere giocando male che perdere giocando bene
I biancocrociati sono ora pronti a lanciarsi nella volata finale della stagionale. Foto: RONI BRMALJ

Il calcio dà, il calcio toglie. Due mesi fa in campionato il Rijeka aveva dominato creando una valanga di occasioni, ma a esultare fu l’Istra 1961 con un guizzo di Gagua a regalare ai polesi appena il secondo hurrà nel cortile dei cugini fiumani. Due mesi dopo nella semifinale derby di Coppa Croazia sono i gialloverdi a fare la partita, ma a festeggiare la qualificazione alla finalissima sono stati i biancocrociati. “E allora?”, diceva Đalović nel post-partita. E il tecnico montenegrino ha perfettamente ragione: alla fine ciò che conta è il traguardo raggiunto, non come l’hai raggiunto. Insomma, meglio vincere giocando male che perdere giocando bene. La mente corre al girone primaverile della scorsa stagione quando dopo quel clamoroso filotto di 14 vittorie in 15 partite un po’ tutti dicevano che il Rijeka merita di vincere il doblete. Ebbene, al momento della resa dei conti, la Dinamo si prese tutto giocando male mentre il Rijeka restò a mani vuote giocando bene. E allora? Appunto…

Il Rijeka ha giocato male l’altra sera. Addirittura il match winner Fruk ha parlato di “una delle prestazioni più deludenti dell’intera stagione”. Magari il fantasista della nazionale sarà stato un po’ troppo severo nel giudizio, però a onor del vero sotto il profilo tattico Garcia ha impartito una sonora lezione a Đalović, soprattutto nella ripresa quando i padroni di casa non si sono mai fatti vedere dalle parti di Majkić. Fino a quattro minuti dal 90’ (e dai supplementari) e al “black-out” di Valinčić che ha deciso di omaggiare Fruk offrendogli su un piatto d’argento il pallone (e il biglietto) per la finale. Qualcuno ricorda la sfida decisiva di Rujevica con la Dinamo di un anno fa? Il palo di Smolčić oppure il miracolo di Nevistić che ha negato il 2-0 a Fruk? O l’andata della finale di Coppa al Maksimir quando allo scadere Marić si era divorato il gol vittoria? E poi ancora le occasionissime in avvio di Mitrović e Fruk nella sfida di ritorno? No, non se lo ricorda nessuno. Esattamente come nessuno ricorderà la gagliarda prova dell’Istra a Rujevica. Ma tutti ricorderanno chi è stato a passare il turno. Come pure chi è stato a conquistare il doblete nella scorsa stagione.
Rijeka-Slaven Belupo sarà una finale inedita. Zlomislić e soci hanno ora una grande occasione visto che il format prevede due partite, con il ritorno fissato peraltro a Rujevica. Il settimo Sole di Rabuzin è a portata di mano e inoltre la Coppa rappresenta una sorta di “paracadute” qualora dovesse andare male in campionato perché alzando il trofeo i fiumani staccherebbero il pass per i preliminari di Europa League, il che aumenterebbe le chance di accedere alla fase campionato di una competizione europea, che sia Europa o Conference League. Ma la finale è ancora lontana (14 e 29 maggio) e già domenica si torna in campo. La quarta e decisiva tornata di campionato si aprirà con la sempre spigolosa trasferta a Zagabria in casa della mina vagante Lokomotiva, che la scorsa stagione proprio in via Kranjčević inflisse una stoccata mortale ai sogni di gloria della banda di Sopić. Đalović potrebbe rimescolare un po’ le carte visto che la squadra è apparsa piuttosto scarica dopo la battaglia di Koprivnica. Anche a Rujevica c’è stato un importante dispendio energetico (e menomale che non si è andati ai supplementari…) e serviranno forze fresche.

Gialloverdi da applausi
E l’Istra? Diciamocelo: una finale tra Istra e Slaven sarebbe stata molto divertente. Il giusto premio per il percorso di entrambe in questa stagione. Sarebbe stato curioso vederle giocarsi il primo trofeo in assoluto della loro storia. Che cosa gli vuoi dire a Garcia? Forse che avrebbe dovuto togliere prima Valinčić, che già nel primo tempo l’aveva quasi combinata grossa ed era apparso molto nervoso battibeccando con l’ex compagno di squadra Devetak. Probabilmente voleva strafare di fronte al club nel quale è cresciuto, ma che non gli ha mai concesso una chance. Però è troppo facile parlare col senno di poi. L’Istra, a differenza del Rijeka, ha giocato a calcio! Costruzione sempre dal basso (pur rischiando sul pressing avversario), azioni manovrate e giocate in verticale. Esattamente come piace al tecnico di Montevideo, che in soli tre mesi è riuscito a imprimere ai suoi giocatori la propria filosofia, ben diversa da quella di Tramezzani, orientata più sul risultato che sul bel gioco. Se poi Lawal spreca tutto solo davanti a Zlomislić e Valinčić fa la frittata in disimpegno all’86’, è ovvio che poi paghi dazio come nemmeno l’Europa con Trump… Ma con questo approccio i gialloverdi potranno togliersi delle belle soddisfazioni in questo finale di stagione. Già domani al Drosina arriva la Dinamo di Cannavaro. Una Dinamo bisognosa di punti per restare agganciata a Hajduk e Rijeka. E che Istra si troverà di fronte? Probabilmente svuotato fisicamente e mentalmente dopo questa cocente delusione. E anche se così fosse, ci sarà soltanto da tributare un applauso ai polesi.

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