Marijan Kustić è già una garanzia

L’eredità lasciata dall’ex numero uno, Davor Šuker, non era semplice da gestire visti i rapporti tesi all’interno del massimo organo calcistico nazionale, ma anche in generale

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Marijan Kustić è già una garanzia
Marijan Kustić. Foto: ROBERT ANIĆ/PIXELL

Era il 29 luglio di un anno fa quando Marijan Kustić venne nominato presidente della Federcalcio croata. Dunque, oggi sono esattamente dodici mesi che ricopre una carica tutt’altro che semplice, con tante responsabilità sulle sue spalle. Volendo analizzare quanto fatto in questa prima parte del suo mandato ce la sentiamo di dire che Kustić, nato a Fiume 47 anni fa, ha sicuramente provato a risolvere alcune problematiche che assillano il calcio nazionale. In parte ci è riuscito, o è comunque sulla buona strada, per altre serve invece del tempo e il coinvolgimento di un’allargata schiera di persone, senza dimenticare il sostegno delle istituzioni. Una cosa è certa: il tempismo nel fare le cose non gli manca di certo.

Misure tempestive e decise
Così, nel bel mezzo dell’estate e del periodo di vacanza, quando in molti non si sarebbero nemmeno scomodati per rispondere al telefono, Kustić ha allertato in fretta e furia i vicepresidenti della Federcalcio e i membri dell’Esecutivo per una riunione straordinaria con tema l’arbitraggio nella prima giornata della Supersport HNL e le conseguenti polemiche, alcune sfociate addirittura in attacchi verbali e fisici (vedi il caso di Istra-Hajduk) da parte di dipendenti dei club. Kustić ha analizzato quanto successo, mettendo in croce gli arbitri (coloro che hanno sbagliato), ma allo stesso tempo tutelando la categoria e invitando tutte le parti in causa a stemperare la tensione. Dialogo e critiche costruttive invece di accuse e polemiche. Soltanto così si possono migliorare le cose e trovare le soluzioni ai problemi. L’augurio è che continui su questa falsariga, senza farsi influenzare da niente e nessuno. E sappiamo benissimo che quando ci sono di mezzo il calcio e gli interessi spesso i vari centri del potere sanno fare pressioni.
Più o meno allo stesso tempo è arrivata la notizia del fallimento dell’Inter di Zaprešić, che avrebbe dovuto militare nella neoformata Prima Lega, quella che fino alla scorsa stagione era la seconda HNL. Anche in questo contesto la reazione di Kustić, così come dell’Esecutivo, è stata tempestiva: Croatia Zmijavci promosso a tavolino per meriti sportivi. E discorso chiuso in pochi giorni, di modo da non minare la regolarità della competizione e di dare tempo alla società interessata di prepararsi in tempo per l’inizio della nuova avventura.

I diritti televisivi
Per anni il presidente del Rijeka, Damir Mišković, tra l’altro amico personale di Kustić nonché vicino di casa sull’isola di Pago, andava ripetendo che sarà difficile sperare in una crescita del “prodotto calcio “ finché le società non godranno di maggiori entrate. Queste, sempre secondo Mišković, sarebbero dovute arrivare dai maggiori ricavi in quanto a diritti televisivi e scommesse sportive. Svanita per forza maggiore la possibilità di “tassare” le varie ricevitorie, Kustić ha intravisto proprio nella vendita dei diritti televisivi riguardanti le competizioni sotto l’ingerenza della Federcalcio (campionati nazionali e Coppa Croazia, oltre al Futsal) l’occasione di assicurare alle rispettive società una certa entrata finanziaria. Dopo il tentativo, andato male, di cedere i diritti alla Endorphin Magine LTD, che garantiva alla Federcalcio un importo fisso di sette milioni di euro a stagione (più bonus e sponsorizzazioni, per un totale di 10 milioni), Kustić e soci non si sono persi d’animo e hanno cercato soluzioni alternative. In meno di un mese la Federcalcio si è ritrovata per le mani un paio di offerte, optando alla fine per quella dell’Hrvatski Telekom, “pesante” 36 milioni di euro per quattro anni. E non solo. Ricordate il discorso delle ricevitorie? Ebbene, con la SuperSport è stato firmato un contratto di sponsorizzazione dal valore di otto milioni di euro in quattro anni. In totale, la Federcalcio si è assicurata 44 milioni di euro di entrate, da distribuire in parte ai club.

La… pace con Spalato
Torniamo ora indietro di qualche anno e ricordiamoci la “guerra” tra la Federcalcio e l’Hajduk, al punto che la nazionale non era più la benvenuta a Spalato. Con l’insediamento di Kustić anche quest’aspetto è cambiato radicalmente e il Poljud ha ospitato così la gara decisiva per Qatar 2022 tra Croazia e Russia. Kustić ha subito cercato il dialogo con l’altra sponda, mettendo da parte tutte le animosità. O quasi, perché un po’ di sfiducia reciproca c’è ancora sempre. Ma siamo ad anni luce da ciò che accadeva durante la presidenza di Davor Šuker. A Kustić era subito chiarissimo il concetto che “il calcio croato non può esistere senza l’Hajduk e Spalato” e viceversa. Pertanto non gli è stato difficile riprendere i contatti, spinto ovviamente anche dal dovere professionale. Poco importa però il motivo, ciò che conta sono i risultati. E questi si vedono eccome.
Tutto ciò basterebbe per assegnare al primo anno di mandato di Kustić un voto estremamente positivo in pagella. Senza dimenticare l’impegno personale nello sviluppo del calcio femminile e gli investimenti nell’infrastruttura calcistica, nel limite delle possibilità e delle competenze della Federcalcio. Perché, inutile far finta di nulla, per il famoso “stadio nazionale” (e qui non vogliamo entrare nel merito della necessità o meno di un impianto del genere) c’è bisogno prima di tutto del sostegno e del “sì” del governo, oltre che dei vari Ministeri e dell’autogoverno locale. Soltanto allora la Federcalcio si può esporre.

Club poco competitivi
E allora tutto sotto controllo? Quasi. Il lavoro fin qui fatto è parecchio, ma altrettanto ce n’è ancora all’orizzonte. Vero che lo scorso campionato di Prima Lega (ora ribatezzato SuperSport HNL) è stato tra i più equilibrati e appassionanti della storia, ma è altrettanto vero che tutto ciò è in buona parte dovuto a un generale impoverimento qualitativo delle squadre partecipanti. Osijek e Hajduk non superano quasi mai il primo ostacolo nelle coppe europee, il Rijeka sapeva farsi onore ai “tempi d’oro”, mentre la Dinamo, regina indiscussa nella panoramica nazionale, fatica le proverbiali sette camicie per avere ragione dei semisconosciuti macedoni dello Shkupi. A differenza della nazionale, e non solo quella maggiore, i club rimediano sin troppo spesso delle figuracce in ambito internazionale. Qui bisognerà inevitabilmente compiere uno step avanti e allora sì che il “prodotto calcio “ diventerà più interessante all’estero, portando automaticamente più soldi dai diritti televisivi e di conseguenza nelle casse societarie. Siamo convinti che Kustić l’abbia capito, ora aspettiamo le sue prossime mosse per risolvere anche questa problematica. Se c’è qualcuno che abbia la capacità e la volontà di farlo questo è sicuramente lui, insieme ovviamente ai suoi collaboratori…

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