Luka Bukša: i Mondiali per chiudere il cerchio

Basket in carrozzina. Dopo aver conquistato il «triplete» con la Briantea84 Cantù e l'oro agli EPYG di Pajulahti, il cestista fiumano vuole ora guadagnarsi la convocazione per la rassegna iridata con la maglia azzurra

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Luka Bukša: i Mondiali per chiudere il cerchio
Luka con la maglia della Briantea. Foto: LAURA MANDRESSI

Per lui è stato un annus mirabilis tra il “triplete” con la sua Briantea84 Cantù (scudetto, Coppa Italia e Supercoppa italiana) e la medaglia d’oro messa al collo con la nazionale italiana Under 22 ai recenti European Para Youth Games andati in scena a Pajulahti, in Finlandia. Ma per il fiumano Luka Bukša c’è ancora un traguardo da tagliare per chiudere idealmente il cerchio. Il prossimo novembre Dubai ospiterà i Mondiali di basket in carrozzina e lui alla rassegna emiratina, con la canotta azzurra, vuole assolutamente esserci. “Ho già esordito in nazionale maggiore, però non ho mai preso parte a un grande appuntamento internazionale – racconta Luka, rientrato da poco a Fiume dopo essere stato convocato per un collegiale svoltosi a Tirrenia –. È stato uno stage di preparazione in vista proprio del Mondiale. L’obiettivo è guadagnarmi una maglia per Dubai, però non è scontato perché ci sono tanti altri ragazzi forti che come me si stanno giocando la convocazione. La concorrenza è insomma bella tosta. L’oro in Finlandia? Non ce l’aspettavamo. Nel corso del torneo un paio di giocatori avevano accusato qualche problema di salute ritrovandoci praticamente decimati. In finale abbiamo superato l’Olanda, che a sua volta ci aveva battuto nella prima fase, ma in quell’ultima partita ci hanno sottovalutato e noi abbiamo dimostrato grande carattere conquistando meritatamente l’oro nonostante tutte le difficoltà che abbiamo incontrato. Tra l’altro sono stato anche inserito nel quintetto ideale del torneo. Non pensavo minimamente di finirci e quando al termine della finale avevano fatto il mio nome, sono rimasto di sasso. I premi individuali fanno naturalmente piacere, ma alla fine ciò che conta è il risultato di squadra”.

Battaglia epica
I canturini hanno messo in bacheca il nono scudetto della loro storia, il settimo dal 2013, a testimonianza dell’egemonia della società lombarda. Ma la vittoria del tricolore è arrivata al termine di una battaglia epica contro Giulianova, piegata alla “bella” della finale play-off con un combattutissimo 67-66, negando agli abruzzesi la gioia del primo titolo. “Una lotta davvero pazzesca e vincere così è stato ancora più dolce. Aver conquistato il triplete è un’impresa straordinaria e per me è un orgoglio aver contribuito a scrivere la storia del club. La prossima stagione? Resto a Cantù. Ho avuto anche altre offerte, ma difendere il triplete rappresenta una sfida ancora più stimolante. Abbiamo posto altissimo l’asticella e sarà dura riconfermarci. La vita a Cantù? In realtà abito a Meda, una cittadina situata a metà strada tra Cantù e Milano. Milano è stupenda e c’è veramente tanto da vedere perciò è una fortuna averla a portata di mano, anche se devo ammettere che il mare mi manca tantissimo. In futuro comunque vorrei provare un’esperienza in Spagna o in Germania, che sono i due campionati più competitivi in Europa. Oltretutto qui i giocatori di basket in carrozzina sono riconosciuti come professionisti, a differenza dell’Italia dove invece non c’è ancora questo status”.
Luka si è avvicinato molto tardi alla palla a spicchi, ma la sua ascesa è stata fulminante e l’ex alunno della Gelsi e della SMSI di Fiume ha bruciato le tappe. “Ho iniziato col nuoto poi, dopo un paio di operazioni, mi sono reso conto che questo sport non faceva per me. Quindi sono passato all’atletica, arrivando anche a ottenere risultati di tutto rispetto, fino a provare qualche anno fa il basket in carrozzina grazie in particolare a una mia cara amica, che ho avuto come compagna di squadra al Kostrena. Qui ho avuto come allenatore Siniša Kuharić, un’altra persona a cui sono infinitamente grato e che ha avuto un ruolo chiave nel mio percorso di crescita”.

Le quattro medaglie d’oro a suggellare una stagione straordinaria.
Foto: VOR HRELJANOVIĆ

Trama da film
Il suo approdo in Italia sembra quasi la trama di un film. “Due anni fa gli scout della Briantea erano giunti a Kostrena per assistere alla partita tra noi e lo Split. In realtà avevano il compito di visionare due giocatori spalatini e invece hanno notato me. A fine gara si sono avvicinati, abbiamo parlato un po’ e ho capito subito che sarebbe stata una grande opportunità poter misurarmi in un campionato di alto livello come quello italiano. A distanza di circa un anno sono poi arrivate anche le prime convocazioni in nazionale, grazie al doppio passaporto. Sia chiaro, il mio non è un rifiuto nei confronti della nazionale croata, bensì dietro c’è un discorso legato prettamente al tasso tecnico dal momento che con l’Italia posso giocare a un livello molto più alto e partecipare ai più importanti eventi internazionali”.
Il basket in carrozzina è uno sport alquanto costoso. Alla voce costi rientrano le attrezzature (una carrozzina sportiva arriva a costare fino a 6.000 euro), le trasferte, spese legate alla struttura dove si disputano le gare casalinghe e compensi dei giocatori. “I costi delle carrozzine sono a carico delle società, oppure della Federazione per quei giocatori che militano in nazionale. Ciò comprende i costi di manutenzione, una spesa tutt’altro che trascurabile tra copertoni, spingiruota, bulloni e altri elementi. Per coprire tutte queste spese è necessario avere alle spalle degli sponsor che ti supportano perché in caso contrario è difficile tirare avanti”, conclude Luka Bukša.

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