L’addio di Totti alla Roma

"Il futuro? Mi prendo un mese per decidere. Farò quello che mi renderà felice”

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L’addio di Totti alla Roma

Vestito nero, camicia bianca, cravatta grigia: ma Francesco Totti è scuro in volto più dell’abito che indossa… E c’è tanta amarezza nella sua voce al Salone d’Onore del CONI a Roma, dove si è tenuta la conferenza stampa del Pupone. Sebino Nela, Alberto Aquilani, Vincent Candela, Marco Cassetti, Odoacre Chierico, il fratello e il resto della famiglia. È la composizione della prima fila di persone presenti alla conferenza stampa di Totti.
“Mi dimetto dal mio ruolo nella Roma – ha detto subito Totti -. Viste le condizioni credo sia stato doveroso e giusto prendere questa decisione, non ho mai avuto la possibilità di operare in modo effettivo sull’area tecnica. Credo sia la decisione più coerente e giusta, davanti a tutti deve esserci la Roma che deve essere una squadra da amare e da stargli sempre vicina. Non devono esserci fazioni, ma un unico obiettivo. I presidenti, gli allenatori e i giocatori passano, ma le bandiere non passano. Ma diciamo che questo aspetto mi ha fatto pensare tanto e non è stata colpa mia prendere questa decisione”.
“Vado, non per colpa mia – ha proseguito il campione del Mondo –. Non sono mai stato coinvolto in un progetto tecnico. Con Franco Baldini zero rapporti, uno dei due doveva lasciare la Roma. Il futuro? Mi prendo un mese per decidere. Farò quello che mi renderà felice”. Ergo questo può essere solo un arrivederci non un addio definitivo al suo amore calcistico e poi ha detto a chiare lettere che questa dirigenza, alias il presidente Pallotta, se ne deve andare. Incalzato dai giornalisti, Totti ha rimarcato di essere sempre onesto con i tifosi dicendo la verità. “In un’intervista l’anno scorso dissi che la Roma sarebbe arrivata quarta o quinta e la Juve avrebbe vinto a febbraio lo scudetto: mi è stato detto che sono un incompetente, che toglievo i sogni ai giocatori. Ma io sono sempre stato trasparente e poiché sono così vuol dire che non posso stare qui dentro”.
Alla domanda cosa hai fatto da dirigente? La risposta dell’ex calciatore è sintomatica. “Niente, non ho potuto fare nulla, soprattutto sull’area tecnica. Non voglio fare il fenomeno, ma penso di capirne un po’ nelle valutazioni sui calciatori. E io non voglio fare altro perché penso di poter fare bene questo. Posso anche sbagliare certo, ma voglio prendermi le mie responsabilità”.

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