Kovačić: «L’Argentina non è solo Messi»

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Kovačić: «L’Argentina non è solo Messi»

ILICHEVO | Per un giorno la nazionale croata è stata, suo malgrado, al centro dell’attenzione mediatica, dopo che Nikola Kalinić è stato rispedito a casa dall’allenatore Zlatko Dalić. Già all’indomani nella sala stampa della base croata a Roschino i rappresentanti dei media stranieri non c’erano quasi più.

Prima della partenza per Nizhny Novgorod, dove domani sera la Croazia scenderà in campo contro l’Argentina nel secondo turno del Gruppo D, ai giornalisti, in larga maggioranza croati, si sono rivolti Mateo Kovačić e Ante Rebić. La prima domanda è stata rivolta a Rebić, protagonista contro la Nigeria e uno dei possibili uomini chiave per la sfida contro l’Argentina, che ha avuto parecchi problemi con l’Islanda nel primo match del girone, in difficoltà in occasione degli inserimenti, soprattutto sulla fascia, tra le linee dei centrocampisti e dei difensori. Per Rebić, inoltre, è un periodo che lo vede costantemente nei primi undici. “Sono titolare, mi pare, da quattro partite – commenta Rebić –, cercando di mettercela tutta e ponendo la squadra al primo posto. Credo che lo facciano tutti e lo si è potuto notare anche in occasione della nostra prima partita con la Nigeria. Affrontando gli argentini dobbiamo rimanere uniti come lo siamo stati finora, consapevoli del fatto che dall’altra parte c’è Messi che, a mio parere, rappresenta il 50 per cento della loro squadra. Dobbiamo arginare le sue iniziative difendendoci come ha saputo fare l’Islanda. Abbiamo sicuramente delle buone chance. Perišić e io, come laterali, forse avremo più spazi a disposizione, ma staremo a vedere come si disporranno gli avversari. Non ne abbiamo ancora analizzato tutti gli aspetti, ma lo faremo prima della partita”.

Leo è un giocatore straordinario

A differenza di Rebić, titolare in nazionale, nonché all’Eintracht Francoforte, Mateo Kovačić con la Nigeria è partito dalla panchina. Nemmeno quest’anno, inoltre, ha potuto assaporare la finale di Champions League vinta dal suo Real Madrid. A differenza di Nikola Kalinić, a lui non sta stretto il ruolo di riserva. Comunque, Kovačić conosce bene Messi, affrontato nella Liga, forse un po’ più qualificato rispetto ad altri per parlarne: “Per intenderci, l’Argentina dipende molto da Messi, ma anche se escludiamo lui si tratta di una squadra molto forte in tutte le posizioni. A lui, naturalmente, occorrerà prestare maggiore attenzione. Che dire di Leo? È un giocatore straordinario, che in ogni momento può inventare qualcosa e fare la differenza. Anche con l’Islanda, secondo me, ha disputato un’ottima gara, anche se non ha segnato, fallendo poi un rigore. Sono cose che possono capitare anche ai migliori. L’Argentina è una squadra che gioca con undici calciatori e non puoi preparare una partita pensando soltanto a Messi”.

Grande qualità a centrocampo

Secondo le stime, oggi la linea dei centrocampisti croati sul mercato vale di più rispetto a quella dell’Argentina. Al di là di queste valutazioni, proprio a centrocampo potrebbe esserci la battaglia decisiva. “Sono d’accordo – risponde Kovačić –, che la Croazia ha grandissime qualità a centrocampo, e non solo lì. Abbiamo dei giocatori straordinari anche in attacco, con una difesa solida e un ottimo portiere. Non dobbiamo temere l’Argentina perché, tra l’altro, ritengo che siamo superiori a loro anche individualmente, escludendo, ovviamente, Messi. Rispettiamo lui e tutti gli altri, ma dobbiamo guardare soprattutto a noi stessi. Questo deve essere il nostro atteggiamento”.
La stampa spagnola è interessata alle vicende dei calciatori provenienti dalla Liga, come lo stesso Kovačić che ha dovuto rispondere anche alla domanda che riguarda la nazionale spagnola, l’avvicendamento sulla sua panchina e l’arrivo del nuovo tecnico alla guida del suo Real. “Adesso che mi trovo qui penso soprattutto alla nazionale, ma siccome me l’avete chiesto vi rispondo che il nuovo allenatore non lo conosco personalmente. La situazione nella Spagna è strana, ma sono cose che a noi della nazionale croata interessano poco”.
I due laterali a centrocampo, Perišić e Rebić, sono entrambi abituati a giocare sulla fascia sinistra. Nel corso della gara, molto spesso, si scambiano le posizioni. “Credo che abbiamo trovato un’ottima intesa, anche se entrambi preferiamo la sinistra. A dire il vero, oggi per noi è lo stesso se l’allenatore ci schiera a sinistra o a destra. Non ci sono problemi né per me né per Perišić”, ha detto Rebić.

Nessun timore reverenziale

Anche l’Argentina, forse più di altri, tiene in panchina calciatori da 100 milioni di euro come Higuain o Dybala. In questo senso, potrebbe avere un potenziale offensivo non ancora espresso a questo Mondiale. Kovačić se ne rende conto: “L’Argentina ha in panchina gente che giocherebbe in ogni altra nazionale, nell’undici di partenza, ma hanno un allenatore che ha diritto a fare le proprie scelte. Hanno una rosa ampia per cui occorre pensare a tutti i giocatori che la compongono”.
C’è timore reverenziale nei confronti di una grande nazione calcistica oppure la Croazia si è liberata di quello che, qualche volta, è sembrato come un complesso di inferiorità? È un quesito che è stato posto ripetutamente alla nazionale che oggi, come mai finora, sembra davvero avere la compattezza e la qualità per non doversi sentire inferiore a nessuno. Un eventuale successo con l’Argentina significherebbe il passaggio del turno e farebbe crescere l’autostima che qualche volta è venuta meno nelle grandi occasioni. “Così come siamo scesi in campo contro la Nigeria, rispettando l’avversario, rispetteremo anche l’Argentina. È stato così anche con il Brasile in amichevole quando siamo riusciti a reggere il confronto per un’ora. Adesso siamo pronti per questa grande sfida, motivati e convinti di poter arrivare agli ottavi. Infine, pensando a Messi, l’unico modo per marcarlo è quello di farlo con il collettivo. Controllarlo a uomo, uno contro uno, è difficile. Il nostro selezionatore ha sicuramente in mente la tattica per lui. Ripeterei – conclude Kovačić –, che nell’Argentina non c’è soltanto lui”.
Rebić ha quindi parlato del suo nuovo ruolo di titolare: “Per prima cosa, per me è un piacere e un grande onore essere stato convocato e trovarmi qui. A questo punto per me è lo stesso stare in campo o in panchina dove ho trascorso parecchio tempo prima di queste ultime partite. Per due anni, tra l’altro, non sono nemmeno stato convocato. È bello, naturalmente, poter giocare e a me spetta giustificare la fiducia del selezionatore”.
Nel 2014 al Mondiale in Brasile c’erano entrambi, giovanissimi. Rispetto ad allora sia Kovačić che Rebić sostengono che ci sia un’atmosfera migliore, con un gruppo compatto e quattro anni di esperienza in più.

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