Ivan Buljubašić. A un passo dal sogno

Pallanuoto. L’ex giocatore del Primorje racconta la favola di Trieste che sabato potrebbe centrare una storica finale scudetto. «Il successo in gara-1 sul Brescia non è una sorpresa. Adesso ci crediamo per davvero»

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Ivan Buljubašić. A un passo dal sogno

Su Pro Recco e AN Brescia non c’erano dubbi, anche il Savona ha mantenuto fede alle promesse, ma la sorpresa si chiama Trieste, approdata per la prima volta alle semifinali dei play-off del campionato italiano dio pallanuoto. E nel capoluogo giuliano ora si sogna davvero in grande perché in gara-1 i triestini hanno piegato in trasferta per 11-10 Brescia. Quello stesso Brescia che la scorsa stagione aveva detronizzato la Pro Recco ponendo fine al regno dei liguri durato 14 anni, e che quest’anno ha già centrato il pass per la Final Eight di Champions League vincendo con autorità il proprio girone. Sabato andrà in scena gara-2 in una Bianchi caldissima per spingere la propria squadra verso una storica finale. Un’impresa complicata al cospetto dei campioni in carica, obbligati a vincere per impattare la serie e restare in corsa per difendere lo scudetto, ma comunque alla portata dal momento che in regular season i ragazzi del tecnico Daniele Bettini avevano già battuto i lombardi tra le mura amiche. I giuliani stanno disputando una stagione da assoluti protagonisti, trascinati anche da una piccola colonia croata: Mislav Vrlić, Ivo Bego e il veterano Ivan Buljubašić, che a 35 anni suonati è il leader e punto di riferimento della compagine triestina che non ha alcuna intenzione di fermarsi proprio sul più bello.

“Nessuno si aspettava questo risultato – ammette l’ex giocatore del Primorje, alla seconda stagione con la calottina dei triestini –. Andare a vincere in casa di una squadra che quest’anno sta esprimendo la miglior pallanuoto in Champions League è semplicemente pazzesco. È senz’altro una sorpresa, ma fino a un certo punto perché in regular season li avevamo già battuti e quindi questa vittoria non è casuale. Oltretutto abbiamo concluso sia la stagione regolare che il round scudetto al terzo posto dietro a Pro Recco e Brescia perciò non sorprende essere arrivati in semifinale. Anzi, l’obiettivo a inizio stagione era proprio quello di entrare tra le quattro migliori formazioni del campionato e centrare la qualificazione in Europa. La chiave in gara-1? Il fatto di aver già raggiunto il nostro obiettivo ci ha permesso di scendere in vasca liberi da qualsiasi pressione e con la mente sgombra. E poi abbiamo avuto più fame, ci abbiamo creduto più di loro e alla fine penso che questo abbia fatto la differenza”.

La spinta dei tifosi
Tra due giorni davanti ai propri tifosi Trieste avrà a disposizione il primo match ball per chiudere i conti. Il sogno chiamato finale è distante una sola vittoria, ma sarà una partita ben diversa perché dall’altra parte ci sarà un avversario con il coltello tra i denti e determinato ad allungare la serie. “Sicuramente loro non si aspettavano questa sconfitta – prosegue il difensore originario di Makarska –. Mi aspetto giocoforza una reazione da parte loro perché non possono più permettersi passi falsi. Per una squadra come Brescia non raggiungere la finale scudetto sarebbe un colpo pesantissimo. Verranno qui per vincere e cercheranno di imporre il proprio gioco fin dall’inizio. Noi però avremo dalla nostra la spinta del pubblico e in casa non è facile batterci. Il successo in gara-1 ci ha dato tanto entusiasmo e consapevolezza nei propri mezzi. La finale? Ora ci crediamo per davvero, ma per battere di nuovo Brescia ci vorrà una prestazione che rasenti la perfezione”.
Intanto ieri sera la squadra di Alessandro Bovo è stata impegnata in Champions League contro il Ferencvaros. La trasferta di Budapest potrebbe portare in dote qualche tossina in eccesso in vista di sabato. “Certamente giocare in Champions ti porta via energie, ma non dimentichiamoci che loro hanno conquistato in anticipo il primo posto nel girone perciò penso che si siano un po’ risparmiati perché in questo momento il match di sabato è per loro più importante”.

Una grande famiglia
A Trieste Ivan ha trovato la propria dimensione, sia dentro che fuori dalla vasca. “Qui sto benissimo. Professionalmente parlando l’organizzazione è veramente al top, la società è vicinissima alla squadra e non fa mai mancare il proprio supporto, quando giochiamo in casa le tribune sono gremite e infine anche i rapporti tra giocatori e staff sono ottimi. Siamo come una grande famiglia. E direi che si vede a giudicare dai risultati che stiamo ottenendo quest’anno. Trieste è poi una città a misura d’uomo e favorevole anche da un punto di vista geografico essendo Fiume e Zagabria molto vicine. La scorsa stagione anche mia moglie Marina e mia figlia Noa erano qui con me, ora invece stanno a Zagabria, però riusciamo comunque a vederci spesso. La prossima stagione? Ho ancora un anno di contratto e non ho intenzione di muovermi. Anche grazie al supporto della mia famiglia”.
Ivan naturalmente segue da vicino anche il campionato croato, giunto alla serie finale che ha visto lo Jug sbancare Spalato e imporsi in gara-1 contro la Jadran. “Lo Jug è attaccabile in una partita secca e infatti negli ultimi anni hanno perso un paio di finali tra Coppa Croazia e Lega Regionale, ma in una serie con più partite è difficile batterli. Ad ogni modo, quest’anno la Jadran ha investito tanto colmando il gap. Sono due squadre che si equivalgono e credo che il titolo potrebbe decidersi anche in gara-5”.

«Kharkov un grande colpo»
Scontata infine una battuta sulla Croazia di Ivica Tucak, che quest’estate sarà impegnata sia ai Mondiali che agli Europei. “La nazionale è in pieno ricambio generazionale, che è sempre un momento un po’ delicato. Attualmente il problema principale è la mancanza degli automatismi di gioco perché in passato c’erano 6-7 giocatori dello Jug in rosa e la squadra giocava praticamente a memoria, ora invece i giocatori militano in tanti club diversi. La base comunque è molto buona e non ho dubbi sul fatto che in futuro arriveranno nuovi successi, ma in questo momento bisogna avere pazienza e concedere ai ragazzi il tempo necessario per crescere senza caricarli di troppe responsabilità e aspettative. La naturalizzazione di Kharkov? È stato un grande colpo. L’anno scorso aveva fatto sfracelli con la Mladost. Non abbiamo potuto trovare un’alternativa migliore in quel ruolo dopo l’addio di Joković”, conclude Ivan Buljubašić, il quale con la calottina a scacchi biancorossi si è messo al collo un oro olimpico, un oro continentale e due bronzi iridati.

Il viceallenatore fiumano dei lombardi «Vogliamo dimostrare il nostro valore»
Dopo la sconfitta in gara-1 Brescia si trova ora con le spalle al muro, costretta a sbancare Trieste per evitare un’eliminazione che sarebbe clamorosa. Nello staff tecnico dei campioni in carica figura il fiumano e connazionale Edvin Calderara, il quale promette battaglia. “Giocando la prima partita in casa abbiamo forse avvertito un po’ di pressione. Ci è mancata tranquillità nella gestione di alcuni momenti e loro sono stati bravi a sfruttare ogni nostro errore e hanno vinto meritatamente. Trieste è comunque una buonissima squadra che ha in rosa un paio di elementi di grande esperienza come Buljubašić, che non ha certamente bisogno di presentazioni, e altri giocatori giovani e di talento che sono cresciuti tanto nel corso della stagione. Noi però siamo consapevoli della nostra forza e il primo posto nel girone di Champions League non è il frutto del caso. Sappiamo bene qual è il nostro obiettivo: sabato vogliamo dimostrare il nostro valore ed è quello che faremo. Ci vorrà una reazione di carattere, dovremo scendere in vasca con un altro atteggiamento e alzare il livello del nostro gioco. Le fatiche in Champions? Il tempo per recuperare c’è tutto quindi niente scuse”, suona la carica il viceallenatore dell’AN Brescia.

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