Istra 1961, ma chi l’ha detto che scopa nuova scopa bene?

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Istra 1961, ma chi l’ha detto che scopa nuova scopa bene?

POLA | Scopa nuova, scopa bene? Altrove forse anche sì, ma all’Istra 1961 di questa stagione non c’è scopa che tenga. Il quarto allenatore dei gialloverdi in questa stagione, Igor Cvitanović, inizia con il piede sbagliato l’avventura sulla panchina polese, incappando in una brutta sconfitta al Drosina, uno 0-3 che non ammette repliche contro il Gorica, che in due partite allo stadio di Pola in questa stagione ha conquistato 6 punti. Nonostante sulla panchina dei gialloverdi stia ora seduto un grande ex attaccante, il digiuno dal gol si allunga a 476 minuti. Davvero troppi per tutti, specialmente per chi deve lottare per non retrocedere.

E dire che il turno era iniziato nel migliore dei modi per i polesi. Le due squadre coinvolte per evitare gli spareggi salvezza avevano fatto cilecca: l’Inter veniva battuto dal fanalino di coda Rudeš, mentre lo Slaven Belupo aveva deposto le armi contro l’Hajduk.
Quella che doveva essere la cura Cvitanović ha trovato in Sanè l’uomo costretto a pagare dazio. Dopo avere giocato tutte le partite da titolare, per scelta tecnica non è finito nemmeno in panchina. Al posto suo chance dal primo minuto per Savio, mentre per il resto la squadra non è cambiata.
I polesi sono anche partiti bene, presentando un gioco di pregevole fattura nei primi 20 minuti con un possesso palla vicino al 70 per cento e facendo vedere i sorci (giallo) verdi agli ospiti. Ma nel calcio bisogna metterla dentro e dopo soli 43” Obeng è arrivato in ritardo su un passaggio di Perić-Komšić, che al 3’ si presentava solo soletto davanti a Kahlina, ma da 6-7 metri mandava inspiegabilmente a lato. Gli sforzi di una squadra votata all’attacco s’infrangevano sul muro ospite che vacillava, ma non crollava. Gli ospiti si sono resi pericolosi soltanto con alcuni calci da fermo di Lovrić neutralizzati da Čondrić. Al 33’ altra grande occasione per i padroni di casa; Ndi con un tocco di mano non ravvisato da Zebec metteva Perić-Komšić in condizione di andare a tu per tu con il portiere, ma Kahlina neutralizzava la conclusione dell’ariete polese. Al 45’ la doccia fredda, con un gol fotocopia di quello subito 8 giorni prima a Rujevica: da un corner dalla destra Suk lasciato colpevolmente solo insaccava di testa da pochi passi.
I polesi accusavano il colpo e nella ripresa s’è vista un’altra squadra: impaurita, inconcludente e con molti errori nei passaggi. Al 66’ Bosančić la combinava davvero grossa, quando valutava male la traiettoria del pallone che finiva sulla spalla destra di Ndiaye e carambolava in rete. Un mazzata accompagnata da cori di contestazione dei “Demoni”, che a fine gara hanno voltato le spalle ai calciatori venuti a salutarli. La tribuna centrale invece ha comunque applaudito i gialloverdi al termine della gara. Dopo lo 0-2 la partita era ormai virtualmente chiusa e gli innesti di Iglesias, Laukžemis e Maicon non hanno portato nulla di buono. Anzi, nel finale c’è stato spazio anche per la seconda rete di Ndiaye, lasciato solo in mezzo all’area.

Cvitanović: «Rialzare la testa»

“Ora dobbiamo rialzare la testa e andare avanti. La squadra ha giocato molto bene nei primi 20-25 minuti, ma non è riuscita a concretizzare le occasioni avute. I ragazzi ci hanno messo impegno e aggressività in apertura di partita. Poi la rete subita ci ha tolto sicurezza e l’incontro ha preso una piega diversa. Siamo rimasti in partita fino al raddoppio del Gorica”, ha detto Igor Cvitanović dopo la prima sulla panchina dell’Istra 1961. L’allenatore si è poi soffermato sui singoli: “Sanè? Ho analizzato le sue partite precedenti e non ha dato quello che poteva dare. Questa non è una bocciatura definitiva, ma stavolta ho preferito altri calciatori. Per quel che concerne le occasioni fallite da Perić-Komšić, non posso rimproverarlo. Purtroppo il peso dell’attacco è tutto su di lui e per un 20.enne non è facile farsi carico di una responsabilità di questo genere. È positivo che riesca comunque a trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Peccato per la mira”.

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