Il Rijeka si gioca la carta Europa con una… Coppa di vino istriano

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Il Rijeka si gioca la carta Europa con una… Coppa di vino istriano

Dinamo 45, Osijek 34, Rijeka 33, Lokomotiva 31… Il quartetto guida prima dell’inizio della fase discendente del campionato croato di calcio. Una volta fatti i conti, dopo la 36ª puntata non ci saranno esami di riparazione. Il Rijeka ha un incontro da recuperare (oggi con lo Slaven a Koprivnica) e sabato sarà ai blocchi di partenza nella gara interna con il Gorica. Un recupero che vale non soltanto tre punti, ma anche il sorpasso sull’Osijek.
Il chiaro obiettivo dei fiumani nel prosieguo del torneo è quello di cercare di mettere pressione alla Dinamo, difendendo allo stesso tempo il secondo posto dalle ambizioni dell’Osijek.
L’Hajduk resta un’incognita, anche per sé stesso, e inizia la sua primavera partendo dal sesto posto con 23 punti. Sarà interessante vedere che cosa riusciranno a fare i dalmati per raggiungere il proprio sogno europeo.
Classifica alla mano, la Dinamo ha praticamente il titolo in tasca, mentre Rijeka, Osijek e Lokomotiva lotteranno per due posti in Europa. Forse ci sarà posto per tutti… Nella Coppa andrebbe versato il buon vino istriano, che varrebbe un visto per l’Europa. La finale, infatti, si giocherà in terra istriana, al Drosina di Pola. Il Rijeka è favorito nella semifinale con l’Inter (anche se in Coppa non si sa mai…), mentre la Dinamo dovrà vedersela con gli umori dell’Osijek in terra slavone…
È chiaro che gli zagabresi cercheranno di difendere sia il primo posto in campionato che la Coppa Croazia e bissare la scorsa stagione. Il Rijeka aveva fatto lo stesso nel 2017, anno storico per il calcio fiumano e per il presidente Damir Mišković, che al quinto anno alla guida del Rijeka raggiunse la vetta del Monte Maggiore con una doppietta ubriacante!
Conquistare oggi il secondo posto e poi difenderlo a spada tratta, dando ogni tanto uno sguardo alla vetta, sarà il compito del Rijeka nella fase discendente del torneo che sta per iniziare, ma anche dare la caccia a un trofeo, ossia la Coppa Croazia. Si tratterebbe della terza dell’era Mišković, quinta dall’indipendenza croata, alle quale vanno aggiunte le due conquistate nell’ex Jugoslavia, l’ultima esattamente quarant’anni fa a Belgrado (0-0, 2-1 a Cantrida), con il Partizan.
Tre vittorie e cinque pareggi (ogni pareggio sono due punti persi…), sono il bottino di quel genio di Matjaž Kek, che aveva smarrito la via del successo. Sei le vittorie di Igor Bišćan in sette incontri, con un solo pareggio, quello di Spalato.
Da aggiungere anche le due vittorie (Varaždin e Lokomotiva in trasferta) in Coppa.
Bišćan ha cambiato volto alla squadra. Prima ha lavorato alla testa, liberando i giocatori dai pesi psicologici. Poi ha fatto alcuni ritocchi sul campo, prima di tutto dando fiducia al bomber Čolak, che alla fiducia ha risposto con cinque gol in sette partite, mandando al tappeto Inter e Dinamo.
Una volta ridisegnato il centrocampo, la squadra ha iniziato a girare. Con Pavičić e Lončar davanti alla difesa, mandando in panchina Grahovac (partito per l’Astana) e Čanađija.
Fantasia e velocità hano preso il sopravvento e il Rijeka è diventato una squadra a trazione anteriore, con le punte in vena di prodezze.
Dopo il collegiale in Portogallo, Bišćan ha definitivamente dimostrato di conoscere la squadra, ha preso in mano le redini e ora cercherà di mettere in vetrina il nuovo Rijeka, a partire dalla sfida di domenica a Rujevica con il Gorica.
Oggi, purtroppo, non avrà a disposizione ben tre attaccanti: Čolak e Gorgon, entrambi infortunati, nonché Heber, squalificato per tre ammonizioni.
Nella prova generale con il Krško (3-0) Bišćan ha cercato di disegnare un 4-1-4-1 con Capan davanti alla difesa a quattro e Puljić prima punta. Dando maggiore libertà a Pavičić, il vero gioiello di questo nuovo Rijeka.
È il classico fantasista in grado di inventare gioco. Più geometrico, invece, Lončar.
Per il Rijeka il sipario si alza oggi a Koprivnica. Oltre al cuore, a Koprivnica ci vorrà anche tanta intelligenza tattica e soprattutto tanta qualità. A parte le assenze, i fiumani sono messi bene in questo senso.

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