Hajduk, Rijeka, Dinamo: una poltrona per tre

A undici giornate dalla conclusione la lotta per il titolo è apertissima e domenica a Fiume si gioca un delicato derby dell’Adriatico

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Hajduk, Rijeka, Dinamo: una poltrona per tre
Il Rijeka e i tifosi credono nella grande impresa. Foto: ZELJKO JERNEIC

Hajduk 48, Rijeka 47, Dinamo 42 racchiuse in sei punti, poi il vuoto. Una poltrona per tre chiamata “titolo di campione” quando alla conclusione dei giochi nella SuperSport HNL mancano ancora undici giornate. E quindi può accadere ancora tutto e il contrario di tutto, in palio ci sono la bellezza di 33 punti pesantissimi e in questo momento lassù, nelle prime posizioni, nessuno sta incantando e tutti hanno motivo di recriminare per quello che poteva essere e non è stato. Un triello è un evento raro per il campionato croato, che come forse mai accaduto in passato sta vivendo la fase conclusiva del torneo all’insegna della totale incertezza. A decidere saranno i dettagli: la forma del momento, l’atteggiamento, la tenuta fisico-mentale, non le motivazioni perché quelle di certo non mancano a nessuna delle tre antagoniste.

Non c’è una vera favorita
A questo punto della stagione non c’è una vera favorita – i bookmaker, che di scommesse s’intendono e ci vivono, dopo l’ultimo turno mettono sullo stesso piano spalatini e zagabresi e un gradino più in basso i fiumani – anche se la prossima giornata potrebbe dare qualche prima indicazione sulle reali possibilità delle tre rivali. Domenica allo stadio Rujevica c’è l’attesissimo derby dell’Adriatico Rijeka-Hajduk – i dalmati per l’allungo, i quarnerini per il controsorpasso –, e il giorno prima la stracittadina Dinamo-Lokomotiva. Poi fino alla conclusione altri derby tra le tre e una serie di partite contro squadre che possono creare seri grattacapi perché non esistono partite scontate e dall’esito già scritto.

Luci e troppe ombre
Per motivi di… campanilismo ci soffermiamo principalmente sul Rijeka, Numeri e risultati evidenziano le difficoltà recenti dei biancocrociati di Radomir Đalović. Prendiamo per esempio le ultime sette partite di campionato, quelle del 2025, un termine di paragone attendibile per indicare la condizione di una squadra. Dopo la vittoria interna con la Lokomotiva (4-1) sono arrivate due clamorose sconfitte, quella in casa del Varaždin (1-0 e due giocatori espulsi) e a Rujevica con l’Istra 1961 (1-0). La squadra sembrava in crisi e le susseguenti polemiche post-mercato invernale (venduti Pašalić, Galešić, e Smolčić, tutti titolarissimi) avevano “costretto” il presidente Damir Mišković a convocare una conferenza stampa straordinaria per spiegare pubblicamente le strategie societarie. Il sereno è presto arrivato a Rujevica: il successo esterno a Osijek (2-0), ma soprattutto lo show contro la Dinamo, travolta a Fiume (4-0) avevano fatto salire vertiginosamente le quotazioni della squadra, in quel momento indicata da tutti gli addetti ai lavori come la principale favorita per la conquista del titolo. Convinzione rafforzata anche dalla prestazione super al Poljud contro l’Hajduk (3-1). Poi il patatrac.
Un calendario amico si è trasformato in una trappola. Due giornate che proponevano le ultime due della classe, un regalo da scartare quanto prima per spiccare il volo in classifica e magari distanziare le concorrenti, soprattutto l’Hajduk. E invece sono arrivate due cocenti delusioni, un pareggio (0-0) senza arte né parte con il penultimo Gorica e quindi il doloroso 1-1 a Rujevica con il fanalino Šibenik, avviato verso la retrocessione.

Manca il killer-instinct
In queste due partite sono emersi i limiti della squadra, grande con le grandi e piccola con le piccole. Per spiegare meglio cominciamo da una legge fondamentale dello sport: quel che gli anglosassoni chiamano killer-instinct. Ossia la capacità di uccidere (sportivamente s’intende) l’avversario quando se ne presenta l’occasione. Di non regalargli la chance di tornare in corsa. Vale per tutti gli sport, quindi anche per il calcio. In questo segmento è venuta a mancare la squadra e lo si è visto anche troppo bene proprio con lo Šibenik: una volta in vantaggio con il fresco nazionale Fruk, l’undici fiumano non è stato in grado di sferrare il colpo del KO e chiudere la partita, anzi in alcuni frangenti ha rischiato anche la clamorosa beffa.

Nulla è perduto
Situazione compromessa? Ci mancherebbe. Se il Rijeka in questo momento sta arrancando Hajduk e Dinamo non fanno faville. Certo, è stata persa la leadership (e brucia tantissimo…), che potrà venire ripresa già domenica. Non sarà facile perché ultimamente gli spalatini si trovano bene a Rujevica – come del resto i fiumani al Poljud – e c’è sempre da tenere conto della variabile impazzita Dinamo. “Non abbiamo nessun imperativo di vittoria – ha detto in questi giorni Đalović –. Ma siamo consapevoli di avere un’opportunità unica per entrare nella storia del club. Quindi avanti tutta, facciamo quest’ultimo sforzo perché vogliamo vincere sia il campionato che la Coppa”.

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