Gorgon suona la carica: «La sosta ci ha fatto bene»

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Gorgon suona la carica: «La sosta ci ha fatto bene»

FIUME | Quando i risultati non arrivavano, dopo sei partite di campionato senza vittoria, a Zaprešić contro l’Inter era importante fare bottino pieno. Un successo esterno non può certo bastare per considerarsi fuori dalla crisi, però ci sono stati dei segnali confortanti dal campo, oltre al 2-1 e ai tre punti indispensabili per poter ancora dare un senso alla stagione. Il Rijeka visto a Zaprešić ricorda quello dei giorni migliori e non tanto per la qualità del gioco, discreta anche quella, quanto per l’atteggiamento e il carattere. Gli avversari sono stati aggrediti fin dall’inizio, si è segnato presto per poi dover soffrire in inferiorità numerica per quasi un’ora. Si è vista una squadra concentrata, che con l’uomo in meno ha colpito in contropiede. Quando l’Inter ha poi accorciato, il Rijeka ha dimostrato di saper soffrire e gioire. Nel complesso, questa partita è stata un toccasana per l’ambiente e per uno spogliatoio che sembrava aver perso ciò che per anni lo aveva portato a compiere grandi imprese. Era quello che ci voleva anche per Antonio Čolak, che ha interrotto un lungo digiuno in campionato con una doppietta. In precedenza aveva sì segnato, addirittura 5 gol in una partita, ma si è comunque trattato di un confronto con una squadra di Quarta Lega in Coppa Croazia. Il Radnik, come si sarebbe visto nei giorni successivi, non poteva venire considerato come un indicatore del reale stato di salute del Rijeka.
Non poteva andare meglio, quindi, all’allenatore Igor Bišćan nella gara d’esordio sulla panchina fiumana, sicuramente non comodissima. Ha guidato la squadra sotto il peso della pesante eredità lasciata da Matjaž Kek, uno che non è semplice rimpiazzare, ma anche dal suo passato di giocatore della Dinamo che l’Armada non intende perdonargli, almeno non per ora. I gestacci dell’ex difensore dell’allora Croatia, risalenti ormai a vent’anni fa, buona parte di quelli dell’Armada nemmeno li hanno visti, ma gli ultrà per vocazione devono avercela con qualcuno. A Zaprešić c’è stata un’ora di silenzio nel settore dell’Armada, seguita da un tifo timido e, alla fine, da salve di insulti nei confronti dello staff tecnico, compreso Renato Pilipović, uno dei presunti traditori nella stagione 1998/99, quella del mancato titolo. Adesso c’è la trasferta con l’Hajduk, punito dal giudice sportivo con quattro gare interne da disputare a spalti vuoti. “Non ho mai giocato senza pubblico – ha detto ieri a Radio Fiume Alexander Gorgon, investito di un nuovo ruolo al Rijeka, quello di capitano –, ed è triste doverlo fare. A Spalato, poi, lo sappiamo tutti che c’è una splendida atmosfera”.
L’attaccante, dopo una carriera con la maglia dell’Austria Vienna, sembra trovarsi bene dalle nostre parti. Tra l’altro, ha sfoggiato un ottimo croato, assimilato forse anche per il fatto di avere la moglie di origini croate. La sua esperienza e il suo carattere, nonché un impegno mai venuto meno, sono dei motivi validi per assegnargli la fascia di capitano. Il ruolo di leader, anche istituzionale nel suo caso, può aver influito positivamente in campo, ma Gorgon attribuisce ad altri fattori i meriti per una prestazione promettente come lo è stata quella a Zaprešić: “Penso che ci abbia fatto bene la sosta di due settimane in cui ci siamo un po’ riposati e abbiamo rinfrescato la mente, cercando di non pensare a tutto ciò che è avvenuto. Il primo test lo abbiamo superato. Ora ci attende una stagione in cui, come si è visto finora, non si può dare nulla per scontato. Diverse squadre che lo scorso anno erano in difficoltà ora sono rinforzate”. Al Poljud Gorgon festeggerà il suo trentesimo compleanno, purtroppo tra pochi intimi, ma vorrebbe comunque farsi un bel regalo.

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