Francia-Croazia, sogno Davis

0
Francia-Croazia, sogno Davis

Saranno Jeremy Chardy e Borna Ćorić ad aprire venerdì alle 14 la tre giorni di sfide nello stadio di calcio della squadra locale del Lilla, già teatro pure della finale del 2014 persa dai transalpini contro la Svizzera di Roger Federer e Stan Wawrinka. Poi nel secondo singolare spazio a Jo-Wilfried Tsonga (Noah nella prima giornata ha rinunciato a Lucas Pouille) e Marin Čilić. Questo l’esito del sorteggio di ieri, primo atto ufficiale della finale. Sabato alle 14, poi, il doppio fra le coppie Nicolas Mahut/Pierre-Hugues Herbert e Mate Pavić/Ivan Dodig, quindi domenica (salvo cambiamenti dei due capitani) dalle 13 i match Chardy-Čilić e Tsonga-Ćorić. Adesso la parola passa al campo, per quella che sarà curiosamente anche la “rivincita” della finale dei Mondiali di calcio di Russia 2018, vinta dalla Francia sulla Croazia quest’estate a Mosca: a fare festa saranno ancora i “Bleus” oppure scoccherà l’ora del riscatto?
Il cammino delle due squadre
La sfida che assegnerà la Davis 2018 sarà la terza tra i due Paesi (va ricordato che fino al 1992 i giocatori croati rappresentavano la Jugoslavia): i “Bleus” si sono imposti 4-1 nel primo turno del World Group 2004 a Metz (terra indoor), mentre i croati hanno vinto 3-2 nella semifinale del 2016 sul veloce indoor di Zara. La Francia, team campione in carica, gioca la 19ª finale della sua storia e con dieci trofei è terza nella speciale classifica delle nazioni più vincenti (1927, 1928, 1929, 1930, 1931, 1932, 1991, 1996, 2001, 2017) a pari merito con la Gran Bretagna, mentre Stati Uniti (32) e Australia (28) sono irraggiungibili.
In questa’edizione, la squadra capitanata da Yannick Noah (dall’anno prossimo lascerà il suo posto ad Amelie Mauresmo), che dodici mesi fa proprio a Lille sconfisse il Belgio nella sfida per il titolo, è approdata in finale superando per 3-1 l’Olanda ad Albertville al primo turno, ancora per 3-1 l’Italia nei quarti sulla terra rossa genovese di Valletta Cambiaso e per 3-2 la Spagna, orfana di Rafael Nadal, in semifinale sempre a Lilla. Per la Croazia si tratta invece della terza finale dopo quella vinta nel 2005 con la Slovacchia e quella persa contro l’Argentina due anni fa. Čilić e soci sono approdati alla sfida per il titolo grazie al successo per 3-1 sul Canada nel primo turno disputato ad Osijek, quindi nei quarti ancora un 3-1 al Kazakhstan a Varaždin, mentre nella semifinale di Zara si sono confermati la “bestia nera” degli Stati Uniti, vincendo per 3-2 anche se gli americani hanno sfiorato la rimonta clamorosa dopo il doppio svantaggio della prima giornata.
I protagonisti
Dopo il forfait annunciato da Richard Gasquet (n. 26 ATP), i cinque francesi convocati sono Lucas Pouille (n. 32), Jeremy Chardy (n. 42), Jo-Wilfried Tsonga (n. 261), e gli specialisti del doppio Pierre-Hugues Herbert (n. 55 ATP e n. 17 in doppio) e Nicolas Mahut (n. 195 ATP e n. 15 in doppio), reduci dalla finale del Masters a Londra. Željko Krajan, invece, ha scelto di confermare la squadra che ha battuto gli Stati Uniti in semifinale, ossia Marin Čilić (n. 7 ATP), Borna Ćorić (n. 12) e tre specialisti del doppio, ovvero Ivan Dodig (n. 35), Mate Pavić (n. 3) e Franko Škugor (n. 31).
Insalatiera in… soffitta
A prescindere da quel che sarà il risultato finale, si tratterà di una finale storica, perché la sfida sulla terra rossa indoor dello Stade Pierre Mauroy di Lilla (27mila posti la capienza) segna la fine di un mito dello sport, chiudendo l’ultima edizione della Coppa Davis disputata con il format tradizionale. Una storia lunghissima, ultracentenaria, che va avanti dal 1900, sta per essere messa in soffitta, sacrificata dalle federazioni nazionali (quelle che hanno votato ad agosto ad Orlando) sull’altare dei milioni di dollari proposti dal gruppo Kosmos, presieduto da Gerard Piqué, con il progetto che tanto ricorda i Mondiali di calcio.
Pathos ed emozioni
Così fra dodici mesi, dal 18 al 24 novembre 2019, saranno ben 18 squadre le protagoniste delle Finals di Coppa Davis in sede unica, a Madrid, nell’impianto della Caja Mágica: 12 scaturite dal turno di qualificazione di inizio febbraio che si giocherà ancora con la formula “in casa-fuori” (in lizza anche l’Italia, chiamata a rendere visita all’India sull’erba di Calcutta), più le quattro semifinaliste di quest’anno (Francia, Spagna, Croazia e Stati Uniti) e le wild card Argentina e Gran Bretagna.
La modifica del format della competizione, nella speranza di coinvolgere un maggior numero di big della racchetta ormai propensi a preferire gli impegni nel circuito, con un calendario assai affollato, a quelli sotto l’egida della bandiera nazionale, coinvolge anche i match che si disputeranno al meglio dei tre set invece che dei cinque e su due giorni e non più tre. Insomma, la Davis cambia e non sarà mai più quella di prima. Una rivoluzione ben più radicale rispetto anche all’abolizione, nel 1971, del Challenge Round, che prevedeva, proprio come nella Coppa America di vela, che la nazione campione in carica ospitasse a casa propria la vincitrice del torneo delle sfidanti. L’eliminazione del fattore campo nelle Finali toglierà sicuramente pathos ed emozioni, quell’elemento che fin qui ha caratterizzato la Coppa rendendola così affascinante e diversa da qualsiasi torneo individuale, Slam compresi.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display