Francia-Croazia, a voi la parola…

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Francia-Croazia, a voi la parola…

Sarà una finale storica perché inedita e strana, come strano è stato un po’ tutto il Mondiale. Francia-Croazia, dunque. Nella testa di molti, vista la composizione dei gironi eliminatori, era uno degli ottavi di finale. La sfida di domani pomeriggio allo stadio Luzhniki di Mosca (ore 17) fotografa in un certo senso il livello e la tendenza di questa edizione della Coppa del Mondo, la 21ª della storia. Da una parte, la Francia: il calcio che mescola Europa e Africa, disciplina ed effervescenza; un album da 67 milioni di abitanti. Dall’altra, la Croazia: un francobollo di quattro milioni che, viceversa, gioca come mangia, trascura la Premier League (presente il solo Lovren del Liverpool) e pesca a piene mani nella “derelitta” Serie A, come documentano i gol con i quali Perišić e Mandžukić hanno ribaltato l’Inghilterra. Francia-Croazia sarà anche un’occasione di rivincita, a vent’anni di distanza dal Mondiale 1998, quando l’allora nazionale guidata da Miroslav Blažević in panchina, Davor Šuker, Zvonimir Boban e Robert Prosinečki in campo perse per 2-1 la semifinale con i galletti, poi saliti sul gradino più alto del podio. La Francia ha già preparato la maglietta con la “seconda stella”, mentre la Croazia sogna ad occhi aperti, a un passo dal Paradiso. La speranza di un paese intero è che domani questa porta si apra, facendo entrare Modrić e compagni nell’Olimpo del calcio mondiale.

Appuntamento con la storia

La Croazia si è qualificata alla finale di Mosca dopo aver battuto 2-1 l’Inghilterra, mercoledì 11 luglio, nella terza gara consecutiva del suo Mondiale giocata fino ai tempi supplementari. Rispetto alla Francia, quindi, la nazionale di Dalić ha giocato 90 minuti in più in totale: l’equivalente di una partita, il che potrebbe incidere eccome a lungo termine. Il gol decisivo della semifinale è arrivato nel secondo tempo supplementare e lo ha segnato Mario Mandžukić. Anche la Croazia era arrivata prima nel suo girone, davanti ad Argentina (battuta 3-0), Nigeria e Islanda. Agli ottavi ha superato la Danimarca ai rigori dopo l’1-1 dei primi 90 minuti; ai quarti la Russia, sempre ai rigori, dopo aver pareggiato 2-2 alla fine dei tempi supplementari (e 1-1 nei 90 minuti).
Per la Croazia è la prima volta in una finale dei Mondiali. È un traguardo sportivo incredibile per un paese che, nonostante abbia poco più di 4 milioni di abitanti, ha una grande tradizione negli sport di squadra. La formazione che ha portato a Mondiali è composta dalla generazione di calciatori croati più forte di sempre, tra cui alcuni dei migliori giocatori del calcio europeo degli ultimi anni, da Luka Modrić a Ivan Rakitić, da Mario Mandžukić a Ivan Perišić, affiancati a giovani come Ante Rebić (la sorpresa a Russia 2018) e Marcelo Brozović.

Rakitić: «Abbiamo sognato questo»

A Miami il tennista serbo Novak Đoković aveva incontrato, meno di due mesi fa, i calciatori croati. Sono circolate foto, selfie con quello che è uno dei più grandi campioni del tennis mondiale. Ora ha annunciato che avrebbe fatto il tifo per la Croazia. A Ivan Rakitić, nel corso della conferenza stampa di ieri, è stato chiesto di esprimersi in merito. “È un amico e anche noi, se dovesse vincere a Wimbledon, festeggeremo il suo successo. In passato sono avvenute delle cose che ora è forse giunto il momento di mettere da parte”, ha risposto il centrocampista del Barcellona, da fuoriclasse e da possibile futuro ministro degli Esteri. “Riceviamo messaggi beneauguranti da ogni parte del mondo – ha aggiunto Rakitić -. e abbiamo l’impressione che siano tutti con noi”.
Nell’affolatissima sala stampa dello stadio moscovita si è parlato del “miracolo croato”, che si nota anche in altri sport. Pallamano, pallanuoto, tennis, in passato il basket. La Croazia ha dei risultati dovunque. Rakitić commenta: “Quando indossiamo la maglia della nazionale non siamo gli stessi. Abbiamo sognato questo momento e ora abbiamo l’occasione di fare qualcosa di grandioso”.

L’unica big che non ha steccato

Nella sua semifinale, giocata il 10 luglio a San Pietroburgo, la Francia ha battuto 1-0 il Belgio grazie a un gol di testa nel secondo tempo del difensore Samuel Umtiti, raggiungendo la sua terza finale di un Mondiale della storia dopo quella vinta a Parigi nel 1998 e quella persa contro l’Italia a Berlino nel 2006. La Francia, allenata dall’allenatore Didier Deschamps, ha un’età media di 26 anni, una delle più basse tra le squadre che hanno partecipato al torneo, ma quasi tutti i suoi giocatori hanno almeno un paio di anni di esperienza ad alti livelli: già alla vigilia del Mondiale era considerata una delle favorite per la vittoria finale e lo sta dimostrando. Buona parte dei calciatori francesi è rappresentata dalle seconde generazioni di immigrati, che hanno costituito una nazionale con grande prestanza fisica e doti tecniche sopra la media.
Dopo essere arrivata prima nel suo girone davanti a Danimarca, Perù e Australia, la Francia ha battuto 4-3 l’Argentina agli ottavi, in una delle partite più spettacolari del Mondiale, e 2-0 l’Uruguay ai quarti. La tecnica in velocità della squadra è stata esaltata soprattutto dal suo attacco, uno dei più rapidi e tecnici in scena ai Mondiali. In particolare Kylian Mbappé, attaccante tra i più promettenti al mondo, ha segnato fin qui tre gol e ha giocato almeno due partite di altissimo livello, contro l’Argentina e contro il Belgio, nella semifinale.

Pogba: «Non siamo noi i favoriti»

“Possono criticarmi, posso sbagliare, devo migliorare ancora e accetto questo tipo di critica. Quello che invece non accetto è che si metta in dubbio il mio amore per il calcio”. Paul Pogba, definito da Deschamps il leader della Francia che domani tenterà di vincere il secondo titolo mondiale, attacca chi dopo le prime partite in Russia lo aveva accusato di non impegnarsi abbastanza. “Non ha senso pensare a queste cose, è meglio concentrarsi su ciò che ci aspetta. La Croazia ha battuto l’Argentina, ed era molto difficile. E con l’Inghilterra erano in svantaggio, ribaltando poi la situazione a loro favore. Ci sono due squadre per una coppa. Non credo che noi siamo favoriti, non mi dimentico delle critiche pre-Mondiale sulla nostra capacità di giocare insieme. Non abbiamo ancora vinto niente”. La motivazione più forte dei croati potrebbe essere quella di non avere mai vinto un Mondiale: “Una finale è sempre equilibratissima, decidono i dettagli – aggiunge Pogba –. Anch’io non ho mai vinto un Mondiale, anche se porto una maglia con la stelletta sopra”. A proposito di stelle, servirà una gabbia tattica per fermare Modrić: “Non credo che sia questo il punto. La Croazia non è soltanto Modrić: ci sono anche Perišić, Rakitić, i difensori che avanzano. Non ci sarà un piano per un solo giocatore, ma per tutti gli avversari. Il nostro piano d’attacco è questo”.

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