Filip Glavaš: «È anche grazie alla scuola se oggi sono ciò che sono»

Filip Glavaš, nazionale croato di pallamano, ha fatto visita alla SEI Belvedere incontrando le sue ex maestre e dando consigli agli alunni attuali, soprattutto ai più piccoli

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Filip Glavaš: «È anche grazie alla scuola se oggi sono ciò che sono»
Filip Glavaš si racconta e risponde alle domande dei tanti bambini presenti. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Una mattinata ben diversa dalle solite, senza allenamenti, palestra o lavagne tattiche. Al posto di tutto ciò un graditissimo ritorno al passato, laddove aveva trascorso buona parte della sua infanzia per otto anni. E dove lui stesso e coloro che l’hanno conosciuto conservano ancora dei bellissimi ricordi. Filip Glavaš, fiumano di nascita e nazionale croato di pallamano, ha fatto ieri visita alla Scuola elementare italiana Belvedere, che aveva frequentato da alunno (al pari della sorella maggiore). Ad attenderlo c’erano le sue maestre, con in testa la capoclasse Luciana Kruljac-Legac, e la direttrice Ivana Kastelc, la quale gli ha dato il classico benvenuto. Quanto Filip sia rimasto nel cuore del personale della Belvedere lo dimostra anche l’affetto da parte della cuoca, del bidello e di altri dipendenti. Affetto ovviamente ricambiato dall’ex alunno tra un sorriso, una battuta e un selfie. E poi, anzi forse meglio dire prima di tutto, c’erano loro: i tanti bambini, ovvero gli alunni attuali (ben oltre cento). Che si sono radunati per l’occasione in cortile in due gruppi (classi inferiori e superiori), invocando il suo nome una volta che l’hanno visto arrivare. Lui, con il piglio di un abile presentatore e conduttore, quasi il suo palcoscenico fosse Sanremo e non i tanti campi di pallamano sparsi su e giù per il mondo, ha risposto con saggezza alle domande dei bambini, trovandosi comunque spesso in… difficoltà (del tipo: “Ma ce l’hai la fidanzata? No? E perché mai?”), al punto che sotto sotto ci ha confessato: “Per certi versi è stata più dura che durante la finale per il titolo mondiale con la Danimarca. Ma oserei dire anche molto più divertente!”. E come dargli torto…

Divertente sì, ma anche educativo e istruttivo. Come quando ha consigliato a un bambino, che pratica la pallamano come lui, di “non arrendersi mai e di crederci sempre, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà”. Oppure: “Ronaldo o Messi? Modrić! Tornando alla domanda, dico Cristiano, perché aveva forse meno talento di Leo però è riuscito a compensarlo con impegno, serietà, dedizione e professionalità”. Insomma, ciò che ci vuole nello sport, ma anche nella vita. A tale proposito, Filip ha tenuto a precisare: “Mi piaceva andare a scuola perché potevo stare con i miei amici e compagni di classe. Ma è anche grazie agli insegnamenti ricevuti, e alle maestre che ho avuto alla Belvedere, se oggi sono ciò che sono. Anche voi bambini dovete essere felici di andare a scuola, vi servirà eccome per il futuro”. Prettamente in tema di pallamano, alla domanda su quale fossero i giocatori ai quali s’ispira o che ritiene i migliori, Glavaš ha confessato: “Ivano Balić, Domagoj Duvnjak e Mirza Džomba. Ah, devo elencarne soltanto uno? Allora dico Džomba, che è fiumano come me. Se conosco qualche pallamanista? Sì, tante. Faccio il nome di Deana Milosaljević, che abita qui vicino”. E ancora: “La squadra di pallamano e di calcio che mi sta nel cuore? Sulla prima sorvolo in quanto sono di parte, la seconda è ovviamente il Rijeka”. E via con gli applausi e le ovazioni da parte dei bambini…
Se quelli più piccoli, dalla prima alla quarta classe, lo hanno bersagliato di domande volendo sapere tutto sul suo conto, i più grandi, ovvero quelli delle classi superiori, si sono “accontentati” di poterlo conoscere di persona e di scattare qualche foto ricordo. Poi, una volta che gli alunni sono tornati in aula, Filip ha avuto modo di conferire con le maestre e tornare indietro con i ricordi di qualche anno. Nell’occasione sono “spuntati” anche alcuni compiti in classe dell’epoca, dai quali emerge che Glavaš era molto bravo anche a scuola, come lo è ora nei campi di pallamano. Tuttavia… “Confesso di aver perso un po’ la dimestichezza con l’italiano. Lo parlo molto di rado, non avendo con chi, e qualche parola mi viene a mancare. Dovrò rimediare a questi vuoti di memoria”.
Anche per questo motivo gli abbiamo proposto una breve intervista in italiano, che lui ha accettato con piacere. Ma di quello che co ha raccontato, con particolare accento ai recenti Mondiali, al suo futuro e ad altre questioni d’attualità, ne riparliamo fra qualche giorno…

Con le maestre di allora e alcune più giovani.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

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