Federico Coppitelli: «Anti-Dinamo? Dico Hajduk, ma il Rijeka…»

Il tecnico romano dell’Osijek racconta la sua esperienza sulla panchina degli slavoni. «Il mio percorso non è mai stato determinato soltanto dal comprare un attaccante in più o dall’avere qualche soldo in più»

0
Federico Coppitelli: «Anti-Dinamo? Dico Hajduk, ma il Rijeka…»
Foto: Sanjin Strukic/PIXSELL

Coppitelli chi? È stata un po’ la domanda che serpeggiava tra gli addetti ai lavori e soprattutto tra i tifosi dell’Osijek quando la scorsa estate veniva ufficializzato il nome del nuovo tecnico degli slavoni che, un po’ come i colleghi di Hajduk (Gattuso) e Istra 1961 (Tramezzani), hanno deciso di scommettere su un tecnico italiano. Romano classe 1984, Federico Coppitelli ha fatto tanta gavetta nelle categorie giovanili arrivando anche a conquistare uno storico scudetto col Lecce primavera nella stagione 2022/23. Ora la scelta di compiere uno step in più nella sua carriera in panchina, di mettersi in gioco tra i “grandi” catapultandosi in una realtà completamente nuova, ma al tempo stesso anche stimolante e ricca di sfide.

Ma, come spesso accade, l’inizio è subito in salita. La squadra fatica a ingranare, la classifica è meglio non guardarla, arriva l’eliminazione in Europa, il bomber Mierez saluta la Opus Arena proprio nel momento più delicato e malumore inizia a farsi strada tra i tifosi. Ma Coppitelli non batte ciglio. Crede ciecamente nella bontà del lavoro suo e del suo staff, la società gli rinnova la piena fiducia e i giocatori lo seguono. Serve soltanto un po’ di pazienza. E il tempo gli dà ragione perché i pezzi iniziano lentamente a incastrarsi, i risultati finalmente arrivano, la squadra scala la classifica e l’Osijek chiude in crescendo il girone autunnale. Il -3 dalla Dinamo alla sosta invernale è sicuramente incoraggiante e infonde fiducia, anche se Rijeka e Hajduk sono lontane. Magari senza quella partenza ad handicap anche i biancoblù avrebbero potuto dire la loro nella corsa al titolo di campione d’inverno, però bisogna anche essere oggettivi e dire che gli obiettivi di Jugović e soci sono altri.
Calato il sipario sulla prima parte di campionato, il tecnico degli slavoni è rientrato a Roma per godersi le feste in famiglia, giusto il tempo di staccare un attimo, ricaricare velocemente le batterie e ripartire con rinnovato slancio verso nuovi traguardi da tagliare nel 2025.

Mister, un bilancio sul girone autunnale?
“Sono molto contento perché per me è una bellissima esperienza. Chiaramente all’inizio abbiamo avuto un po’ di rodaggio, poi però nella seconda parte abbiamo raggiunto risultati importanti e non era scontato essendo l’Osijek la squadra più giovane del campionato. Abbiamo rifondato le basi tecniche della squadra ed è questa la cosa più importante”.

Quali sono state le cause di quell’inizio tutto in salita?
“Il problema del calcio di oggi è il mercato ancora aperto nel momento in cui iniziano i campionati. In un tale contesto non riesci a fare le cose con i tempi giusti. Alcuni giocatori per i quali non sapevamo se sarebbero andati via o meno hanno deciso di salutare a ridosso della prima giornata di campionato. I giocatori che poi hanno fatto parte della rosa sono arrivati intorno alla quinta giornata perciò ci siamo ritrovati a disputare cinque partite di campionato e quattro di Conference League con un gruppo molto ristretto. Senza contare che parallelamente avevamo pure perso per infortunio 2-3 giocatori per noi molto importanti”.

Forse il rimpianto più grande è l’eliminazione nei preliminari di Conference, anche per il modo in cui è arrivata.
“Con lo Zira siamo usciti ai rigori dopo due partite in cui siamo stati ripresi al 90’. È ovvio che poi brucia uscire senza perdere”.

Mierez si poteva trattenere?
“Non è tanto il fatto di trattenere o meno un giocatore. Sapevamo che c’era la possibilità che potesse andare via, poi a un certo punto sembrava volesse rimanere e invece quando si è presentato con l’intenzione andarsene siamo rimasti un po’, non dico impreparati, ma comunque disorientati”.

Quanto influirà l’addio del diesse Boto sul vostro mercato di riparazione?
“Il direttore sportivo è una figura chiave e ci dispiace questo suo addio. Il mercato di riparazione è però molto diverso da quello estivo. Detto ciò, abbiamo le idee chiare e con il board siamo d’accordo sulla strategia da adottare”.

Il suo rapporto con Boto?
“Molto buono. Gli sarò sempre grato per avermi dato questa possibilità”.

Il giocatore della sua squadra che l’ha sorpresa di più?
“Abbiamo tanti ragazzi giovani che un domani potranno militare anche nei campionati più forti d’Europa. Jelenić, Jurišić, Soldo, Matković sono tutti giocatori con un futuro radioso davanti. A breve saranno pronti per uno step successivo, che sia interno con l’Osijek o magari in uno dei campionati top five d’Europa”.

Ha chiesto rinforzi alla società?
“Gli infortuni di inizio stagione ci hanno condizionato poi per tutta la stagione. Ci sono ragazzi che non hanno potuto dare niente proprio perché infortunati perciò per prima cosa vedremo di recuperarli. Poi ci sono altri con i quali dobbiamo capire che cosa vogliono fare e in base a quello ci muoveremo”.

In quali ruoli la coperta è un po’ corta?
“Non abbiamo dei ‘buchi’. La settimana prima del debutto in campionato abbiamo perso per infortunio Renan Guedes, che è il nostro terzino destro titolare e di conseguenza abbiamo giocato l’intero girone autunnale con un solo terzino destro. Matković, che è un po’ la nostra punta di diamante, nelle prime 4-5 giornate ha avuto la pubalgia e poi non ha più giocato. Mi aspetto di recuperare loro due come pure Mkrtchyan, che non ha mai giocato. E poi parallelamente ci sono giocatori che hanno dato meno di quello che ci aspettavamo e quindi dovremo capire le loro intenzioni”.

Obiettivi nel 2025?
“Continuare a fare bene come abbiamo fatto nella seconda tornata di campionato. Ricordo che abbiamo la battuto la Dinamo al Maksimir, stavamo vincendo fino a un minuto dalla fine con l’Hajduk, abbiamo pareggiato a Rujevica col Rijeka… Vogliamo continuare su questa strada e rimanere in alto”.

E magari infastidire chi vi sta davanti…
“Ripeto, siamo la squadra più giovane del campionato. Se ci dovessimo ritrovare a lottare per il titolo significherebbe che chi ci sta davanti ha dei problemi. Per me la cosa più importante è aver gettato le basi per essere competitivi fino in fondo nella prossima stagione”.

La Dinamo resta la favorita per il titolo malgrado tutte le difficoltà palesate nel girone autunnale?
“La Dinamo ha la rosa di maggior qualità, però è fortemente penalizzata dalla Champions e il fatto di dover giocare ogni 3-4 giorni l’ha pagato a caro prezzo anche in termini di infortuni. L’Hajduk invece ha trovato un forte equilibrio e secondo me sarà un 50:50 tra loro due. Nessuno però parla del Rijeka, che è lì e non ha mai perso…”.

E quindi chi è destinato a recitare il ruolo di anti-Dinamo, Hajduk o Rijeka?
“Ad oggi dico Hajduk perché è una squadra che ha un giocatore come Livaja che dal nulla si inventa un gol o una situazione pericolosa. Il Rijeka dal canto suo ha la necessaria esperienza e stabilità mentale per restate in corsa fino in fondo”.

Che cosa l’ha convinta a sposare il progetto Osijek?
“È una società molto ‘europea’, con delle strutture fantastiche e delle persone competenti, che poi sono quelle che fanno la differenza. Il mio percorso non è mai stato determinato soltanto dal comprare un attaccante in più o dall’avere qualche soldo in più”.

Aveva avuto anche altre offerte?
“Sarei potuto andare in una squadra della Serie B italiana, però all’Osijek ho visto una prospettiva molto interessante”.

Come ha trovato il campionato croato?
“Molto impegnativo, anche per degli aspetti che andrebbero sistemati, in primis le infrastrutture. Allenarsi su campi perfetti e giocare in uno stadio bellissimo come il nostro è quasi un’eccezione. Alla fine chi vede le partite vuole godersi uno spettacolo perché in fondo il calcio è anche un prodotto. Se poi ci tocca andare a giocare a Varaždin o a Sebenico su campi non all’altezza… Alla fine questo penalizza l’intero sistema. Nel campionato croato militano anche giocatori importanti e secondo me la loro testimonianza è fondamentale. Ad esempio quando un domani un calciatore italiano vorrà approcciarsi al campionato croato chiamerà magari il nostro Tuia. Alessandro gli parlerà dell’Osijek, di strutture fantastiche, di un centro sportivo incredibile, di un ristorante perfetto, di un’organizzazione impeccabile e più giocatori diranno questo e più tutti noi ne trarremo vantaggio. Ecco, oggi manca un po’ questa visione d’insieme”.

L’ha sorpresa trovare altri due tecnici italiani nella SHNL?
“Un po’ sì perché gli allenatori italiani sono molto legati alla Serie A. Con Gattuso ci siamo incrociati varie volte con la primavera, io con il Torino e lui col Milan. Paolo (Tramezzani, nda) l’ho conosciuto quest’anno, ma comunque abbiamo tante persone in comune. Gattuso è un allenatore molto importante ed è perciò fondamentale che possa testimoniare cose positive in merito al campionato croato perché questo poi andrà a richiamare interesse e giocatori. Il campionato croato dev’essere interessante non soltanto per gli scout internazionali, ma anche per chi lo guarda”.

Chi è il giocatore più forte del campionato?
“Livaja e Pašalić sono quelli che incidono di più. Se poi parliamo di un giocatore che un domani potrebbe giocare nel Manchester City, allora dico Baturina”.

Quali sono le principali differenze tra allenare una formazione primavera e i “grandi”?
“In Italia la primavera è un campionato che ha grandi pressioni e delle dinamiche molto legate alla prima squadra. L’Under 19 croata è molto lontana dalla primavera italiana. Per un allenatore la primavera è uno step molto formativo perché come dicevo c’è tanta pressione, competitività, un grande bacino di tifosi… Un passaggio imprescindibile per ogni allenatore: ci sono passati tutti e da quel punto di vista posso dire di essere arrivato pronto all’Osijek”.

Il trofeo al quale è più legato?
“Lo scudetto col Lecce è stato un qualcosa di irripetibile perché eravamo degli underdog, quintultimi a metà stagione. Poi arrivare primi con dieci punti di vantaggio sulla seconda e in seguito vincere anche i play-off che assegnano lo scudetto portando pure cinquemila tifosi in trasferta è stato un qualcosa di unico”.

Il giocatore più forte che ha lanciato?
“Scamacca, Buongiorno del Torino, Pellegrini della Lazio, Frattesi dell’Inter… Insomma, tanti giocatori che sono arrivati ad alto livello. Da Scamacca però mi aspetto ancora di più”.

L’Atalanta è pronta a dare l’assalto allo scudetto?
“Per com’è strutturata la società penso sia pronta per giocarsela fino in fondo. Poi però bisognerà capire quanto incideranno gli impegni in Champions”.

Il suo obiettivo è un domani sedersi su una panchina di Serie A?
“Mio padre ha lavorato in tutta Europa e viaggiando molto non sono così legato all’Italia. Vorrei arrivare il più in alto possibile, che sia Premier League, Bundesliga o Serie A non fa alcuna differenza”.

Com’è Federico Coppitelli nel privato: hobby, tempo libero?
“È poco il mio tempo libero. Ho una laurea in Scienze politiche e un master in Relazioni internazionali, però ho dedicato la mia vita principalmente al calcio”.

Altri sport?
“Solo calcio. Sono monotematico”.

Com’è la vita a Osijek?
“Mi trovo bene”.

A parte le zanzare…
“Quello è un grande problema”.

E il cibo?
“Sono più un tipo da pesce, mentre qui invece sono tutti da carne…”.

Visto il periodo… panettone o pandoro?
“Pandoro”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display