Divorzio Rijeka-Obregon: ci eravamo (poco) amati

La frattura tra il giocatore e la società è insanabile per un addio intriso di veleni. Rujevica sembrava la piazza ideale per esplodere, ma la scintilla non è mai scoccata

0
Divorzio Rijeka-Obregon: ci eravamo (poco) amati
L’esperienza di Obregon al Rijeka è giunta al capolinea. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Inizio luglio 2023, Kranjska Gora. Nella hall dell’albergo Kompas incontriamo Sergej Jakirović per tracciare un bilancio sul ritiro precampionato del Rijeka. Prima di pigiare “on” sul registratore del cellulare per l’intervista, parliamo un po’ di mercato. Off the record, naturalmente. “Mister, ma Obregon?”, gli chiediamo. “Preferisco offrire una chance a un ragazzo delle giovanili che sogna di vestire la maglia del Rijeka”, risponde lui. La risposta non lascia spazio a interpretazioni: il centravanti colombiano non si applica ed è disinteressato, quasi non gli importasse nulla di quella maglia che indossa. “Jakir” avrebbe volentieri voluto farne a meno, ma alla fine l’ex Varaždin non si è mosso da Rujevica. Vuoi perché non è arrivata nessuna offerta, vuoi perché la squadra aveva la coperta un po’ corta in attacco. Poi è arrivato Željko Sopić, che a differenza del suo predecessore qualcosa ci vedeva nel “cafetero”. Spesso lo lanciava titolare e anche alla sosta invernale non lo lasciò partire nonostante l’ingaggio di Marić dal Monza. Qualche lampo è arrivato (vedi Gorica e Hajduk), ma nel complesso troppo poco per sopperire al calo di rendimento di Ivanović nel girone primaverile e di un Marić che faticava a entrare negli schemi.

Irrispettoso
Sabato scorso all’esordio in campo contro la Lokomotiva ecco Ivanović titolare mentre in panchina, come attaccante di riserva, c’è il “baby” Jakac. E Obregon? In tribuna. Messo fuori rosa avendo saltato di proposito la rifinitura del giorno prima. Su esortazione del suo procuratore, ha poi spiegato Sopić. Il messaggio è chiaro: Obregon vuole lasciare il Rijeka. Lecito, per carità, ma c’è modo e modo di chiedere la cessione. Farlo non presentandosi all’allenamento è la maniera più subdola e irrispettosa nei confronti dei compagni e della società. Stavolta è davvero finita. Di chance ne ha avute fin troppe. Ora basta. La separazione è l’unica soluzione ed è meglio per entrambi le parti. Ed è un peccato perché quel ragazzo che aveva stregato gli uomini mercato del Rijeka ai tempi del Varaždin aveva un davvero un gran bel potenziale. Fiume sarebbe potuta essere la piazza ideale in cui esplodere, ma così non è stato. Per una questione di testa. Obregon, per rendere al meglio, ha bisogno di un ambiente in cui sentirsi sereno, amato e apprezzato. Cosa che a Rujevica evidentemente non ha trovato. Un po’ anche per colpa sua. Nessuno sentirà la sua mancanza. C’è solo da augurarsi che questo caso non condizioni la squadra a pochi giorni dall’importantissima doppia sfida con l’Elfsborg che potrebbe spalancare le porte della fase a gironi di una competizione europea.

A caccia di una punta
Capitolo mercato. La presunta offerta di 8 milioni di euro del Wolverhampton per Pašalić si è rivelata una bufala. La Dinamo resta dunque alla finestra per l’esterno della nazionale. Quanto al trasferimento di Hodža negli Emirati, per ora non ci sono novità, anche se l’esultanza molto emotiva del centrocampista dopo il gol rifilato alla Lokomotiva potrebbe essere più di un indizio sul suo imminente addio. Per sostituire Obregon il Rijeka starebbe pensando a Stipe Perica dello Standard Liegi. La formula sarebbe quella del prestito con diritto di riscatto, ma stando a quanto filtra le richieste economiche dell’ex attaccante dell’Udinese sarebbero fuori portata per le casse dei fiumani. Sul taccuino del diesse Raić-Sudar ci sono un paio di altri profili per tamponare l’emergenza nel reparto avanzato, ma il tempo stringe e bisogna agire in fretta.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display