Bruno Marić, addio misterioso

Istruttore VAR: dimissioni a sorpresa, ma...

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Nella settimana in cui la Federcalcio croata ha presentato a Sesvete l’introduzione della VAR prevista nel febbraio del 2020, l’assistenza video a favore dell’arbitro in campo, già conosciuta in Italia e durante la Champions League, l’arbitro di riferimento per introdurre i colleghi all’uso della VAR, una specie di istruttore, Bruno Marić ha rassegnato le dimissioni da questo incarico, andandosene prima di iniziare.
Un fulmine a ciel sereno, come è stato definito da molti. Le vere ragioni che lo hanno portato a questo gesto non sono ufficialmente note. Si sa solo che l’addio è arrivato dopo un incontro con il direttore esecutivo della Federcalcio Marijan Kustić. Nel suo comunicato l’ex arbitro non adduce ragioni precise, affermando di farlo per il bene del calcio croato, una fra le frasi fatte più popolari, non solo nello sport ma anche in altri settori della vita (sacrificarsi in nome di qualcuno o “per il bene di qualcuno” per nascondere i veri motivi di questa o quell’azione).
“Siamo reduci da un presentazione mediatica della VAR molto importante. È una tecnologia che al calcio nazionale darà fiducia e contribuirà a una rappacificazione generale con la speranza che ciò facendo garantisca quegli appoggi necessari per salire di livello. Non me ne vado per presunte pressioni o a causa di certi commenti sui social degli hater di turno, non me ne vado per motivi di stanchezza. Lascio perché sono l’arbitro  croato più premiato e sento di avere una responsabilità nei confronti del calcio croato. Dietro le mie dimissioni non c’è né l’Hajduk né la Federcalcio, ma in questo momento nello spazio mediatico non ci deve essere nemmeno un granello di negatività quando si parla di calcio o nazionale”, ha detto l’ex arbitro.
​Secondo alcuni giornali, Marić sarebbe l’agnello sacrificale nella rappacificazione tra Federcalcio, nazionale e Hajduk: nell’ospitare la nazionale a Spalato (sede espressamente voluta dal ct Dalić) per la gara di qualificazione per l’Europeo 2020 con l’Ungheria, durante gli accordi, la “parte Hajduk” avrebbe posto alla Federcalcio dei paletti. Uno di questi era far fuori Marić, l’altro era la testa di Damir Vrbanović, direttore della Federcalcio, intoccabile (nonostante la sfilza di processi a carico) perché uno degli uomini forti del padre padrone Zdravko Mamić, che tira i fili delle vicende pallonare croate e dei burattini, che gli rispondono nonostante la latitanza a Međugorje. O sarà un   un’apparizione? (gioffi)

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