Villa Ružić, uno scrigno di storia

L'edificio nel rione fiumano di Pećine racconta ai posteri il passato sulle spalle del quale poggia il nostro presente. A fare da cicerone è stato il curatore della villa, Theo de Canziani

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Villa Ružić, uno scrigno di storia
Villa Ružić immersa nel verde

L’esposizione permanente del Museo civico di Fiume racconta la storia della città e i traguardi dell’industria e del commercio, ma la storia del capoluogo quarnerino non è fatta soltanto di guerre, conquiste e invenzioni. Esiste pure una dimensione storica fatta di un fitto intreccio di rapporti umani, legami di parentela, amicizie e interessi politici, che raccontano la storia del tessuto umano fiumano. A conoscerla molto bene è Theo de Canziani, curatore di Villa Ružić a Pećine, un museo della storia delle famiglie Ružić, Brlić e Mažuranić, ma anche di tutte le famiglie e amici che in un modo o nell’altro erano loro legati. La bellissima villa costruita nel 1938 per ospitare quadri, mobili e oggetti di grande valore storico, è circondata da un rigoglioso giardino di piante autoctone tra cui c’è pure un rosmarino portato da Viktor e Nada Ružić (figlia maggiore di Ivana Brlić-Mažuranić) dal viaggio di nozze. Quello che forse non tutti sanno è che il rosmarino è stato raccolto dalla tomba del poeta Francesco Petrarca e da più di cent’anni, complice pure il sole e l’aria di mare, continua a crescere e a fiorire, ma anche a formare sempre nuovi germogli che spuntano dal terreno nei posti più strani, come ad esempio al centro della scalinata che porta alla spiaggia.

Il rosmarino del sepolcro di Petrarca

Una casa costruita come spazio espositivo
Villa Ružić è un bellissimo palazzo progettato in modo da potervi collocare non solo i mobili della famiglia Ružić, ma anche i quadri, i libri e gli altri oggetti in suo possesso ed ereditati da vari personaggi importanti (scrittori, artisti, politici o altro) sia a livello regionale, che internazionale. L’architetto David Bunetta si è dovuto adeguare, dunque, ai bisogni e ai desideri dei committenti, i coniugi Ružić, i quali reputavano molto più importanti gli oggetti in loro possesso, che non i muri che avrebbero dovuto racchiuderli. Già all’entrata nella villa sui muri del corridoio si vedono decine di fotografie e illustrazioni, tra cui spicca una per le sue dimensioni. Si tratta di una fotografia realizzata dal noto fotografo fiumano Ilario Carposio il quale ha immortalato non solo persone, ma anche paesaggi fiumani, impianti industriali, case, teatro e altro dal 1870 al 1920. La foto in questione è di grandi dimensioni e raffigura i quattro bambini della famiglia Ružić in data 11 febbraio 1904. A quanto pare si tratta della più grande stampa fotografica d’epoca nell’Europa centrale. La foto è stata scattata a Fiume, stampata a Vienna e rispedita a Fiume e poi successivamente colorata. Raffigura Viktor Ružić a 6 anni vestito alla francese, a sinistra suo fratello Giorgio (successivamente sindaco di Sušak) vestito come un toreador e le due sorelle, Zorka (sposata Müller von Thomamühl) e Nada (sposata Dworski de Prus), anche loro con costumi di carnevale e successivamente sposate con capitani della marina austroungarica.

Un capitello disegnato da Viktor Ružić ispiratosi a una villa di Ragusa con annotazioni dello scalpellino

Il risveglio di una coscienza di genere
Sempre nel corridoio, dalla parte opposta, si trova una raffigurazione della città di Zagabria del 1851 particolare per il fatto che è stata fatta da Fanny Daubachy de Dolje (suocera di Ivana Mažuranić e madre di Vatroslav Brlić), la prima donna aristocratica croata ad aver mostrato pubblicamente un suo quadro. All’epoca, infatti, le donne non potevano né pubblicare i propri scritti, né mostrare pubblicamente altre opere di carattere artistico. La decisione di collocare il quadro zagabrese nella vetrina di un negozio di piazza Jelačić, a Zagabria, destò, quindi, grandissimo scalpore e indignazione. Sempre in tema di femminismo, de Canziani, parlando dei ritratti della hall di Villa Ružić, che danno il benvenuto al visitatore e sono quelli di Viktor e Nada Ružić e dei loro sei figli realizzati nel 1935 dal pittore sloveno di origini istriane Božidar Jakac proprio per venire collocati nella casa, ha ricordato un aneddoto legato alla nascita di Ivana Brlić-Mažuranić, madre di Nada. Quando Ivan Mažuranić ha saputo che il figlio Vladimir Mažuranić stava per diventare padre scrisse una lettera alla nuora nella quale le diceva di volere che il suo primo nipote portasse il suo nome e che sviluppasse una propensione per la letteratura. Nacque, invece, una bambina, che però venne chiamata come il nonno, onorando il suo desiderio, e che si fece strada proprio in quel campo diventando una pioniera della letteratura croata al femminile. La villa conserva pure il ritratto più famoso di Ivana Brlić-Mažuranić, fatto da Otto Antonini nel 1936, figlio di Marco Antonini, pittore veneziano. Il ritratto è stato commissionato da Viktor Ružić quando Ivana Brlić-Mažuranić è stata nominata prima donna nella Mitteleuropa a far parte dell’Accademia jugoslava delle Scienze e delle Arti nel 1937.

I mobili che raccontano storie
Ivan Mažuranić, dopo aver conseguito il dottorato in Ungheria, venne a Zagabria, dove il suo amico Demetrio Demeter gli chiese di dare ripetizioni a sua sorella Alessandra, che poi divenne sua moglie. Alessandra (o Aleksandra) Demeter gli portò in dote tanti mobili e oggetti preziosi, di cui alcuni erano stati ereditati dal padre Theodoro Demeter, imprenditore e commerciante greco. A villa Ružić c’è, ad esempio, un armadio realizzato nel 1820 a Vienna, che fa parte di questa dote e che conteneva tantissime suppellettili usate nella vita di ogni giorno dalla famiglia Mažuranić. Tra i numerosi servizi da tè, zuppiere e bicchieri si trovano tanti oggetti usati per il sposalizio di Ivan Mažuranić e Aleksandra, tra cui alcuni bicchieri realizzati a Praga con i quali si poteva produrre un’intonazione diversa a seconda dello spessore. De Canziani ha spiegato che le tazzine e i bicchieri sono molto importanti in quanto nel XIX secolo le donne non si incontravano nei luoghi pubblici, ma socializzavano soprattutto nei salotti di casa, dove spesso si offriva il tè e si invitavano musicisti o altri artisti. L’arte, dunque, spesso nasceva per venire presentata a questi incontri e intrattenere gli ospiti. Gli oggetti conservati a villa Ružić sono testimoni della vita quotidiana di quel periodo.

I bicchieri musicali di Praga, conservati nell’armadio del 1820

Il grande salone
Nel salone che guarda a meridione sono conservati molti tavoli, sedie e altri mobili avuti in dono dalla famiglia. Particolarmente interessante è una libreria fatta con gli elementi dei letti di Theodoro Demeter e sua moglie. Nel 1830, dopo la sua morte, il figlio Demetrio ha chiesto a un falegname zagabrese di usare le testiere e le assi più lunghe per farne un armadio. Vladimir Mažuranić, nipote di Theodoro, morto cent’anni dopo, nel 1928, ha trovato successivamente la quarta testiera e l’ha usata per incorniciare la genealogia della famiglia Brlić-Mažuranić. Nel salone si trova pure una vetrina con tanti oggetti di piccole dimensioni, che a prima vista potrebbero sembrare insignificanti, ma che raccontano la storia croata e internazionale. La vetrina contiene, ad esempio, un notes fatto all’epoca quando Ivan Mažuranić era segretario dell’imperatore Francesco Giuseppe a Vienna. Si lamentava di aver paura di dimenticare informazioni importanti e di dover sempre prendere appunti sulla carta. Allora un gioielliere gli regalò una scatoletta fatta di tartaruga che porta le sue iniziali con dentro una tavoletta di avorio e una matita di argento. La vetrina contiene anche una tabacchiera che gli venne regalata dal cognato Demetrio quando finì di scrivere “La morte di Smail-aga Čengić”, ma anche un anello realizzato a Costantinopoli e portato da Smail-aga Čengić al momento della morte, per mano del guerriero montenegrino Novica Cerović. La famiglia Cerović donò l’anello a Ivan Mažuranić per intercessione del cognato. L’anello è composto da un cristallo e raffigura una salamandra che simboleggia la vita eterna e la risurrezione. Anche se Smail-aga perì il suo amuleto è andato a colui che veramente lo rese immortale: il poeta che cantò le sue gesta. Tra i numerosi oggetti c’è pure il libretto da ballo di Ivana Brlić-Mažuranić nel quale la scrittrice segnava il nome dei pretendenti ai quali aveva promesso le danze. Nel salotto della villa c’è pure un orologio a pendolo realizzato dall’orologiaio fiumano Enrico Natich con il falegname Giovanni Crespi per la prima mostra industriale di Fiume, che ogni domenica viene caricato e ancor oggi, a quasi 130 anni di distanza (risale al 1899), segna l’ora con precisione.

Il libretto delle danze di Ivana Brlić-Mažuranić

Interessante è il dettaglio del parquet del salotto, usato prima nell’osteria fiumana “Bukovnik” e sostituito negli anni Trenta. Viktor Ružić lo notò e lo acquistò per usarlo nella villa di Pećine, dove si trova tuttora.

Il parquet dell’osteria
fiumana “Bukovnik”

L’importantissima biblioteca
Dal salone si passa alla biblioteca e sala di lettura della famiglia, che tra libri e manoscritti contiene più di 10mila opere e rappresenta la più grande biblioteca storica in Croazia. Sui muri si trovano i diplomi di Ivan Mažuranić, ma anche gli auguri per gli onomastici inviatigli nel 1874, anno in cui divenne bano, da Francesco Giuseppe e altri. I grandi armadi contengono volumi che comprendono un arco storico che va dal XVII alla fine del XIX secolo. Alcuni libri sono stati ereditati da Ivan Mažuranić dal suocero e dai fratelli Matija e Antun, ma ci sono anche tanti libri in lingue straniere appartenuti a lui. La biblioteca contiene anche un busto di Ivan Mažuranić realizzato dall’artista Ivan Rendić, molto amico sia della famiglia Mažuranić, che di quella Ružić, per la quale realizzò il mausoleo al cimitero di Tersatto e una scultura sul palazzo della famiglia nel rione di Piramide.

Il busto di Ivan Mažuranić realizzato dall’artista Ivan Rendić

Sui grandi armadi Biedermeier della biblioteca sono affisse pure alcune illustrazioni di Vladimir Kirin, che vennero usate nel libro “Priče iz davnina” (Storie del tempo passato) di Ivana Brlić-Mažuranić. Gli armadi contengono volumi interessanti e importanti, come ad esempio la prima edizione del classico della letteratura per l’infanzia “Čudnovate zgode šegrta Hlapića” (Le avventure dell’apprendista Hlapić), ma anche un manuale per lo studio dell’inglese di Ivana Brlić-Mažuranić, stampato a Dresda nel 1888, nel quale si vedono ancora le sue annotazioni. Una delle prime traduzioni del suo libro “Storie del tempo passato” è stata fatta proprio in inglese, è intitolata “Croatian tales of long ago” (1925 a Londra) ed è conservata nella biblioteca di Villa Ružić. Seguirono traduzioni in altre 60 lingue, tra cui purtroppo manca l’italiano. Nella biblioteca si trovano pure le traduzioni delle “Avventure dell’apprendista Hlapić” in giapponese, retoromanzo e altre lingue. La biblioteca conserva il manoscritto restaurato dell’“Osman” di Giovanni Gondola o Ivan Gundulić, regalato a Ivan e Antun Mažuranić dal principe e scrittore Petar Njegoš, che aveva sentito che i due fratelli lo stavano cercando per stamparlo. Il manoscritto, però, era molto danneggiato, scritto in un croato arcaico e per giunta incompleto. Allora i fratelli si diedero il compito di scrivere un glossario (anch’esso conservato nella biblioteca) e Ivan Mažuranić scrisse i canti mancanti andati perduti. Nel 1844 la tipografia zagabrese di Ljudevit Gaj pubblicò l’opera, anch’essa conservata nella biblioteca. Tra i volumi c’è pure un messale in glagolitico del monaco Levaković stampato a Roma nel 1631. Le preghiere, scritte in slavo antico, sono state acquistate per conservarle ed è interessante il fatto che il libro porta ancora i segni dell’usura, ovvero le macchie di cera o gli strappi rattoppati e i passi riscritti a mano.

Il libro che stava leggendo Ivan Mažuranić al momento della morte

A parte i volumi, la biblioteca comprende una comoda poltrona reclinata nella quale si spense Ivan Mažuranić, mentre stava leggendo il libro “Les terres du ciel” (1884) di Camille Flammarion, che parla di astronomia ed è anch’esso presente nella biblioteca. Leggendo il libro nella poltrona, a un certo punto gli cadde la testa e a trovarlo in quella posa fu la nipote, l’allora quindicenne Ivana Brlić-Mažuranić, che nel libro ha annotato come morì il nonno. Tra gli altri oggetti presenti, su un pianoforte a coda d’epoca ci sono due bastoni da passeggio appartenuti a Ivan de Zajc. Uno lo usava per camminare per città, mentre il secondo lo usava quando andava a caccia o passeggiava per i boschi. Interessante il fatto, ha notato de Canziani, che la scultura di de Zajc di fronte al Teatro non ha più il bastone, rubato anni fa. Accanto al pianoforte c’è una delle scrivanie di Ivan Mažuranić, realizzata a Martinovo selo, a Grobnico, sul quale si trova il decimo libro degli ospiti da quando è aperta al pubblico la villa.

Il calore della cucina
Un ambiente che non sempre si mostra ai visitatori, ma che ha un innegabile fascino e calore è la cucina di Villa Ružić, un ambiente non solo arredato con gusto e con molti oggetti di valore storico, ma anche e soprattutto funzionale. Proprio come avveniva nelle altre case d’epoca fiumane, la cucina vanta il suo “vintofer”, il focolare interno. A differenza del salone, la bella cucina illuminata da una grande finestra che guarda a levante e piena di utensili, ha il fascino di una casa vissuta. Parlando di calore, de Canziani rivela che Villa Ružić oggi è effettivamente un palazzo molto freddo. La ragione della mancanza di caminetti è il fatto che al momento della costruzione la villa possedeva un sistema di riscaldamento centralizzato con tanto di caloriferi in ogni stanza, ma nel 1947 Viktor Ružić cadde in disgrazia e fu accusato di essere nemico del popolo e allora, non potendo esercitare il suo mestiere di avvocato, decise di vendere l’unica cosa di valore nel dopoguerra: il riscaldamento. Interessante è pure l’informazione che questo sistema è finito nella villa di Tito sulle isole Brioni.

La cucina della villa con a sinistra il “vintofer”

“La storia va avanti – conclude de Canziani – e molti scienziati e studiosi visitano la villa alla ricerca di risposte alle loro ricerche e informazioni storiche. Secondo me questo è importante perché in questo modo la casa vive. I libri non sono interessanti se qualcuno non ti spiega come, dove e perché sono stati scritti. Lo stesso vale per i mobili, che non hanno un valore se non vengono messi in un contesto e non viene raccontata la loro storia. Bastano poche frasi per dare un significato più profondo a quello che Villa Ružić conserva”.

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