Villa Cesare, un gioiello dimenticato. Dal passato glorioso all’inesorabile declino

Nata agli inizi del XIX secolo, dopo avere testimoniato momenti d’oro, adesso si sta trasformando in un rudere. Il recupero è ostacolato in primo luogo dalla frammentazione della proprietà, ma ciò non dovrebbe essere un impedimento insormontabile. Negli intenti dovrebbe diventare un heritage hotel

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Villa Cesare, un gioiello dimenticato. Dal passato glorioso all’inesorabile declino
Il podere in una cartolina del 1902. Foto: ERIKA BARNABA

C’è un angolo in Istria dove il tempo non cura le ferite, ma le incide sempre più profondamente. Salvore custodisce un tesoro. Un colosso architettonico, un tempo splendido e oggi ridotto a un’ombra di sé stesso. A Salvore, tra la vegetazione ribelle e le ombre della storia, sorge Villa Cesare, maestosa dimora di un tempo, conosciuta anche come Stanzia Grande. Oggi questo edificio storico, un tempo simbolo di eleganza e prosperità, versa in uno stato di desolante abbandono. Villa Cesare si erge silenziosa tra le fronde selvagge, testimone di epoche dorate e di abbandono crudele. C’è chi la considera una semplice rovina, chi un luogo intriso di mistero e passioni dimenticate, chi la definisce maledetta. Ma ciò che è innegabile è il suo valore storico e culturale, un’eredità che rischia di dissolversi nell’indifferenza. Mentre a pochi passi un lussuoso complesso turistico brilla con il suo sfarzo e la sua piscina panoramica, una delle più grandi d’Europa, Villa Cesare si sbriciola lentamente sotto gli occhi increduli di visitatori e storici. È una vergogna culturale; un monumento che dovrebbe essere protetto e valorizzato, ma che invece viene lasciato morire nell’indifferenza di chi ne è oggi in possesso. Eppure, Villa Cesare è un bene culturale tutelato, registrato ufficialmente come patrimonio da preservare. Paradossale, se si pensa che, invece di essere restaurato, questo pezzo di storia sta letteralmente crollando su sé stesso. Da anni si parla di progetti ambiziosi per trasformarla in un hotel di lusso o costruire un campo da golf per restituirle la dignità che merita. Ma finora nulla si è concretizzato.

Chi di dovere, agisca
Nonostante Villa Cesare si trovi nel territorio della Città di Umago, l’amministrazione locale si trova sostanzialmente con le mani legate di fronte al degrado che avvolge questo straordinario patrimonio culturale. La causa principale risiede in una complessa matassa burocratica in quanto l’edificio e il terreno circostante risultano essere di proprietà mista, privata e statale, un intreccio di titolarità che rende estremamente difficile qualsiasi intervento coordinato o incisivo. Persino il Ministero della Cultura e dei Media, pur riconoscendo il valore storico dell’immobile, non dispone degli strumenti per agire in modo efficace proprio a causa di questa frammentazione. È evidente che l’onere dell’azione concreta ricade sui proprietari, coloro che un tempo avevano manifestato grandi ambizioni per questo luogo, promettendo restauri e rinascita. Tuttavia, al posto di un progetto compiuto, oggi resta solo lo sconcerto. Villa Cesare continua a sgretolarsi mentre cresce il malcontento della comunità, che si chiede con sempre maggior insistenza perché acquisire un bene così prezioso per poi condannarlo all’oblio. La responsabilità non può più essere rimandata: è tempo che i proprietari si assumano il compito di restituire a Villa Cesare la dignità che merita.

Villa Cesare, bene culturale.
Foto: ERIKA BARNABA

Eleganza architettonica e pittorica
Nel 2010 un team di esperti dell’Istituto croato per il restauro ha condotto una ricerca sul restauro. Il programma di ricerca comprendeva l’indagine degli interni e degli esterni della residenza, ricerche d’archivio, analisi di laboratorio su intonaci e pitture, lo sviluppo di un progetto architettonico con proposte di ricostruzione e una valutazione del valore storico-culturale dell’area paesaggistica. Sulla base di ricerche condotte con sonde edilizie e con l’esame di disegni e mappe storiche, è stato accertato che la villa aveva subito alcune modifiche strutturali nell’arco di circa cento anni. Le indagini su intonaci e strati pittorici hanno portato alla scoperta di pitture murali decorative risalenti alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo e hanno permesso di determinare il trattamento coloristico originale delle facciate nelle singole fasi. L’intonaco della facciata e i pigmenti degli strati pittorici degli interni sono stati sottoposti a prove di laboratorio. Gran parte del programma di ricerca è stata dedicata allo sviluppo di proposte grafiche per la ricostruzione e di una visualizzazione 3D.
Quasi tutte le stanze della sezione occidentale del palazzo erano decorate con pitture murali. Nel salone principale, la prima stesura presentava una complessa composizione di ornamenti vegetali, mentre la successiva consisteva in un arabesco. In alcune stanze, la pittura imitava l’aspetto della carta da parati in seta e carta, popolare nel XIX secolo. Le peculiari raffigurazioni grottesche sul soffitto della stanza al secondo piano della torre, raffiguranti draghi serpentiformi e urne con teste femminili, vennero realizzate negli anni Venti o all’inizio degli anni Trenta del secolo scorso. La ricerca condotta ha fornito un quadro completo dello sviluppo costruttivo, delle caratteristiche tecniche e stilistiche dell’edificio, soddisfacendo così i requisiti per un intervento di restauro scientificamente valido. In quanto l’Istituto croato per il restauro è stato incaricato soltanto della ricerca, il restauro dipenderà in larga misura dalle capacità dell’investitore e dal coinvolgimento del servizio di restauro competente.

La grandezza di un tempo
Il sentiero più affascinante che conduce alla villa è senza dubbio quello che parte dal porto di Salvore con un percorso che sembra una galleria naturale, avvolta da rigogliosi cespugli di alloro, come se la natura stessa volesse accompagnare i visitatori con un abbraccio profumato e silenzioso. Su questo viale un tempo transitavano eleganti carrozze dirette alla villa trasportando turisti appena sbarcati dal piroscafo. Già più di un secolo fa vi passava anche l’automobile di famiglia, segno di un’epoca che abbracciava con entusiasmo il progresso e le sue meraviglie. Le origini di Villa Cesare risalgono agli inizi del XIX secolo, quando la nobile famiglia Borisi, lasciata Antivari per sfuggire ai Turchi, si stabilì a Salvore. Si trattava di un unico complesso di terra di oltre 80 ettari, tutto recintato da un alto muro. La proprietà fu poi acquistata nel 1819 dai Fabris di Pirano, che ne fecero un’imponente tenuta agricola e la trasformarono in un raffinato complesso signorile. Era un luogo di pace e produttività, un esempio perfetto di architettura rurale aristocratica, con edifici padronali, stalle e vasti campi coltivati. Fu Angelo Fabris, erede del primo proprietario Giuseppe, a trasformare la tenuta in una vera e propria “Stanzia”, un vasto podere con coltivazioni, allevamenti e perfino una piantagione di gelso per la produzione della seta.
Ma la grande svolta arrivò nel 1877, quando l’intera tenuta fu venduta a Carlo Cesare, facoltoso armatore e industriale triestino. Con la sua visione ambiziosa, Cesare trasformò la proprietà in un’elegante residenza rivoluzionandone l’intera estetica. Fece costruire la caratteristica torre in stile neogotico ispirata al Castello di Miramare e agli edifici storici di Trieste, decorò la facciata con merlature, l’interno con affreschi sfarzosi e creò un giardino da sogno che si estendeva fino al mare. Un luogo incantato, quasi fiabesco, con una serra ricoperta di piante rampicanti, sentieri alberati e un viale che conduceva direttamente alla spiaggia. Villa Cesare era sia una dimora che un microcosmo di eleganza e innovazione. In quella dimora, la modernità conviveva armoniosamente con la bellezza del passato, in quanto l’acqua corrente scorreva nelle stanze grazie alla torre-cisterna e un gruppo elettrogeno di proprietà alimentava non solo la luce, ma anche una radio, attraverso cui si ascoltavano voci lontane portate dall’etere. Tutto questo quando ancora la corrente elettrica non era giunta a Salvore, ben prima del 1936. Lussuosamente costruita ed arredata con cura in tutti i minimi dettagli, venne definita, in una delle guide rosse del Touring Club Italiano del 1934, la più bella villa di tutta l’Istria. Villa Cesare visse allora il suo periodo d’oro quale rifugio aristocratico, un’oasi di lusso immersa nella natura. I suoi vialetti ombreggiati da lauri, ancora oggi presenti come sentinelle silenziose, videro amori, segreti e drammi umani, alcuni dei quali sono diventati leggende tramandate nel tempo.

I progetti futuri sulla recinzione.
Foto: ERIKA BARNABA

Agire prima che sia troppo tardi
Ma il tempo non è stato clemente. Con la Seconda guerra mondiale, la famiglia Cesare abbandonò la proprietà. La villa fu requisita dall’esercito tedesco e trasformata in un quartier generale militare. Finita la guerra, passò sotto il controllo della Jugoslavia e divenne una base della Marina militare. Quando l’esercito se ne andò, alla fine degli anni ‘80, Villa Cesare fu abbandonata. Da allora l’incuria ha fatto il resto, con tetti crollati, affreschi sbiaditi, stanze trasformate in rovine e il giardino, un tempo un’opera d’arte viva, ora un groviglio di rovi ed erbacce. Oggi, passeggiare tra le macerie di Villa Cesare significa sentire il peso del tempo e l’ingiustizia dell’abbandono. Le pareti, un tempo dipinte con scene sontuose, sono coperte di muschio e muffa. La vegetazione ha invaso gli spazi interni, trasformando la villa in una fortezza vegetale. Il suo destino sembra segnato, come quello di tanti edifici storici che, una volta caduti nell’oblio, vengono sacrificati sull’altare della speculazione edilizia.
Oggi la villa è un fantasma di sé stessa. Il suo splendido passato s’intravede appena tra le mura sbrecciate, gli intonaci cadenti e le crepe che si allargano minacciose sulla torre. L’accesso è vietato con diversi cartelli che indicano “lavori in corso” ed un altro, del Ministero della Cultura e dei Media, che avvisa sul pericolo di crollo. L’intera proprietà è recintata e sul recinto sono stati esposti i disegni del futuro progetto, ma ciò non basta a consolare chi, dalla terrazza panoramica del lussuoso vicino complesso turistico, osserva impotente il lento disfacimento di questo gioiello architettonico. Eppure, sulla carta, ci sarebbero progetti. Si parla da anni di trasformare la villa in un esclusivo heritage hotel di livello internazionale, ma le promesse dei proprietari ancora oggi rimangono tali, mentre l’incuria continua a divorare la storia.

Una responsabilità collettiva
Molti residenti continuano a chiedersi quanto ancora si dovrà aspettare prima che a questa villa venga restituita la dignità che merita, perché il tempo continua a macinare e ogni giorno che passa è un passo in più verso il punto di non ritorno. Se Villa Cesare crolla, non sarà solo un edificio a scomparire, ma un pezzo di memoria, di cultura, d’identità. Ciò che sta accadendo è inaccettabile in quanto in un’epoca in cui il turismo culturale è in crescita e in cui la valorizzazione del patrimonio storico è un motore economico potente, lasciare Villa Cesare in rovina è un crimine contro la nostra storia e l’eredità collettiva.
Le voci dei cittadini, come pure quelle di storici e turisti, confermano come le istituzioni hanno il dovere di agire, di trovare investitori, di mettere in moto il restauro, sottolineando come non si possa permettere che un monumento come Villa Cesare venga dimenticato, inghiottito dal tempo e dall’indifferenza. Questo è pure simbolo di un problema più grande, cioè il rischio che il passato venga dimenticato, che la memoria storica venga cancellata dalla superficialità. Salvare questa villa non significa soltanto restaurare un edificio, ma restituire alla comunità e alle future generazioni un pezzo della propria identità.
Chiunque cammini tra le sue stanze disastrate può ancora immaginare la vita che un tempo pulsava tra quelle mura. Il fruscio degli abiti di Francesca Fabris Pallato, l’eco delle voci dei suoi ospiti, il tintinnio dei bicchieri nei saloni affrescati. Oggi tutto questo è un sussurro, ma potrebbe tornare a essere una voce forte, chiara, imponente. Si attende il coraggio e la lungimiranza di fermare il declino, la volontà d’impedire che un altro frammento della nostra storia scompaia per sempre. Il tempo stringe e Villa Cesare non può più aspettare, non può parlare e chiedere aiuto. Parlano per lei la sua bellezza perduta e il suo passato glorioso. Resta solo da chiedersi se gli attuali proprietari sapranno sentire e ascoltare.

Una delle ville più belle d’Istria.
Foto: ERIKA BARNABA

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