«Vicino al fuoco si sfiorano gli 800 gradi»

La siccità, la mancanza di precipitazioni, le alte temperature e le giornate di bora hanno favorito gli incendi che si sono verificati sostanzialmente nei pressi dei centri abitati. Fondamentale evitare le situazioni di panico e intervenire in modo coordinato

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«Vicino al fuoco si sfiorano gli 800 gradi»
Una foto scattata col drone dell’area arsa in zona Valdibecco. Foto: SRECKO NIKETIC/PIXSELL

Se qualcuno ci chiedesse di qualificare la stagione che sta per chiudere, probabilmente non sarebbe per niente facile trovare l’aggettivo giusto. Non cerchiamo una valutazione dal punto delle vacanze, dei bagni in mare. Quelli, bene o male, delle soddisfazioni ce le hanno date. Pensiamo in primo luogo agli sforzi che ha richiesto per superare tutte le prove che ci ha messo sul percorso. Il caldo. Le temperature hanno sfiorato gradi finora impensabili: abbiamo superato convincentemente i 35°C. La siccità. Per riandare all’ultima pioggia abbiamo dovuto fare seriamente mente locale. Eppoi, se da una parte non è piovuto, dall’altra abbiamo speso acqua. Anche oltre le solite quantità stagionali, perché questa è stata la stagione del boom turistico dopo un anno di secca e uno di magra dovuti alla pandemia. E sì: ci hanno messo in croce anche i numeri per niente contenuti del contagio. Ma ritorniamo alla faccenda idrica: niente immissioni e aumentate emissioni d’acqua hanno ristretto il bacino di Bottonega, che dà da bere a tutta la penisola (non da solo, ma il suo è il contributo più generoso), tanto che è stata introdotta la misura di restrizione dell’uso dell’acqua potabile. Tutto ciò è successo mentre in Regione soggiornavano centinaia di migliaia di turisti. Basta e avanza a giustificare un mal di testa devastante. Invece, non è bastato per niente. La stagione degli incendi è stata… beh, sì, verrebbe da dire infuocata, ma sarebbe decisamente ridondante.

Degli incendi che hanno segnato la penisola in questa stagione – che non è ancora finita, ma qualche sconto ce lo siamo meritati – parliamo con Dino Kozlevac, comandante dei Vigili del fuoco della Regione. Che premette che il resoconto per la stagione è ancora in attesa di redazione, in quanto si chiude a fine mese. I dati riportati quindi sono riferiti a tutto agosto.

Dino Kozlevac.
Foto: SRECKO NIKETIC/PIXSELL

Com’è stata la stagione?
In primo luogo caratterizzata da una siccità incredibile. Credo che nessuno ne ricordi una così estrema. La mancanza di precipitazioni ha provocato arsura e la vegetazione era secca. A questo aggiunga giornate di forte bora e quindi ci sono stati tutti i fattori favorevoli allo sviluppo d’incendi. Siamo stati in grado di affrontare bene tutte le emergenze grazie a una buona organizzazione del servizio e alla tempestività d’intervento. Abbiamo avuto qualche difficoltà con gli incendi di più vaste proporzioni e in alcuni frangenti, 12 per la precisione, è stato necessario l’intervento dei Canadair o airtractor e c’è stato pure l’intervento di un elicottero.

Quanta superficie è arsa?
Parecchia: 645 ettari.

Quanti incendi avete affrontato? Quant’è stato il dispiegamento di forze?
Tanti. Fino al 31 agosto ben 589. A questi aggiunga altri 798 interventi cosiddetti ‘tecnici’ e ne consegue che in tre mesi abbiamo affrontato 1.387 emergenze. Grandi i numeri degli interventi, altrettanti quelli di uomini e mezzi impiegati. Abbiamo registrato l’impiego di 6.052 Vigili del fuoco e 2.715 mezzi per complessive 23.200 ore d’intervento. Poi, come detto, c’è stato l’appoggio dei Canadair, airtractor e dell’elicottero.

Quant’è stata la spesa e quanti i danni?
Certamente enormi. La quantificazione sarà nota a fine stagione, quanto tireremo le somme e stenderemo il rapporto. I danni sono principalmente di ordine ecologico, ambientale. La massa di legname persa non è certamente vicina a quella che sarebbe andata distrutta in altri ambienti, più ricchi.

È stato possibile determinare la matrice degli incendi?
Questo è compito della Polizia, non nostro. Certo ci sono stati fuochi nati per cause tecniche, ma indubbiamente ce ne sono stati anche di provocati dall’uomo. Forse non necessariamente di matrice dolosa, per quanto si ha forte motivo di sospettare che siano stati appiccati apposta e non nati casualmente laddove si ripetano più volte nello stesso luogo.

Qual è stato l’incendio più grande?
Ce ne sono stati parecchi, che hanno interessato ciascuno una superficie tra i 50 e i 100 ettari; a Pola, Cittanova, Monpaderno, Rakovci, Valle-Rovigno. Direi però che il più pericoloso in assoluto sia stato quello scoppiato a Pola, nei pressi di Valdibecco. Era pericolosamente vicino alle abitazioni. I danni subiti sono consistenti, ma sono cose cui si può ovviare. Quello che più conta è che, nonostante la vastità e la pericolosità, non ci sono stati feriti o vittime di qualsiasi genere, né persone né animali. Gli incendi si sono verificati sostanzialmente nei pressi dei centri abitati, con una massiccia presenza di turisti ed è stato necessario provvedere senza che si crei un certo panico. Eppoi, la configurazione del terreno, in Istria, è tale che ogni incendio si vede praticamente dappertutto.

Per i Vigili del fuoco una stagione di emergenze.
Foto: SRECKO NIKETIC/PIXSELL

Non bastasse l’emergenza in casa, i Vigili del fuoco della Regione sono intervenuti anche altrove.
Sì, siamo stati tre giorni in Slovenia, per aiutare i colleghi nello spegnimento del rogo sul Carso. Eravamo preparati anche per intervenire a fianco dei colleghi in Dalmazia, poi non siamo partiti.

Diceva della buona organizzazione: com’è il livello di equipaggiamento?
Devo dire che siamo… ben messi. Ringrazio Città, Comuni e Regione per il supporto che ci hanno dato. Tutti hanno capito che quello dei Vigili del fuoco è un servizio di salvataggio importante in una Regione come la nostra, improntata al turismo. Siamo equipaggiati, in quanto a uomini e mezzi, in modo da garantire un livello di sicurezza elevato. Forse migliore di quello in tanti Paesi di provenienza dei villeggianti. In penisola contiamo oltre 1.300 pompieri, disposti in 7 Unità pubbliche dei Vigili del fuoco – che ne contano 230 -, 34 unità volontarie – con 1.100 uomini – e in più impieghiamo 20 stagionali nei Corpi professionisti. Ancora, ci supportano 50 dipendenti dell’Ente forestale. Infine, possiamo contare su 228 mezzi di tutti i tipi. In caso di necessità, com’è stato quest’estate, contiamo sull’intervento dei Canadair.

A proposito di Canadair: sono competenza dell’esercito, ma non se ne potrebbe avere durante la stagione uno permanentemente a Pola?
No, impossibile. Questi aerei formano un’unità sola. Sono stazionati all’aeroporto di Zemunik; necessitano di manutenzione e altro. Però, guardi: dalla richiesta d’intervento alla presenza operativa di spegnimento di un Canadair passano sì e no 60 minuti.
I Vigili del fuoco in prima linea, ma si tratta di una manovra di squadra, presumo.
Sì, certo. Possiamo contare sull’appoggio della Polizia (per la sicurezza nel traffico, la chiusura di viabili), dell’HEP (a volte serve disinserire le reti di approvvigionamento, specie se intervengono anche i Canadair), l’Esercito, il Pronto soccorso, la Capitaneria di porto (mettono in sicurezza l’area in favore dei Canadair e airtractor), il Pronto soccorso, la Protezione civile, Città, Comuni e Regione per il supporto logistico. Sento di dover ringraziare tutti loro per la presenza fattiva e attiva al nostro fianco. Vorrei anche specificare che si lavora molto anche sulla preparazione fisica. Non si può essere impegnati nello spegnimento più di un certo periodo: fa caldo, abbiamo addosso caschi e abiti protettivi anche pesanti… insomma, ogni tot ore bisogna dare il cambio.

Tanto per rendere un’idea: qual è la temperatura che si deve affrontare in un incendio?
Guardi, quest’anno siamo stati vicino ai 40 gradi come temperatura stagionale; vicino al fuoco si sfiorano gli 800 gradi. Mi creda: è più che un’impresa.

Comandante regionale dei VVFF, comandante dell’Unità regionale della Protezione civile, lei vive da un paio d’anni, anzi anche un po’ di più, in un costante stato d’allerta. Prima il Covid con tutto quello che c’è stato da fare, adesso quest’estate infernale. Come fa?
Come faccio? Faccio il lavoro che mi piace, che ho scelto, che, potrei dire, ho nel sangue. Anche mio padre è stato pompiere. Quando si fa il lavoro che piace, mi creda, il peso non esiste. Credo che la maggioranza delle persone apprezzi quello che abbiamo fatto, su entrambi i fronti. Poi, naturalmente, c’è sempre chi critica ed è contrario. Ma va bene anche così. Accontentare tutti è impossibile. Ma questa non è una mia posizione e basta. I VVFF lavorano per la paga, ma senza metterci il cuore non sarebbe lavoro e non farebbero quello che fanno. E non ci sarebbero nemmeno i volontari.

Certo non basta, però… grazie. Di cuore. E con tutta l’ammirazione possibile.

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