Veglia. Flight to quality

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Veglia. Flight to quality

L’anno che si sta avviando al termine rimarrà ricordato come quello dei record per l’aeroporto di Fiume. Lo scorso ottobre, infatti, è stata sfondata quota 170mila passeggeri e superato così il primato precedente che resisteva dal 2006. Allora era seguito un lento, ma inesorabile declino che nel 2012 ha portato lo scalo vegliota sull’orlo del fallimento. Nel momento più difficile, a prendere in mano le redini era stato Tomislav Palalić, originario di Ogulin, ma fiumano di adozione, il quale in pochi anni, non senza difficoltà, ha saputo rilanciarlo. E mentre il 2019 sta iniziando a bussare alla porta, è tempo di tracciare un primo bilancio.
Direttore Palalić, siamo davanti a un anno da incorniciare: è soddisfatto?
“Eccome. Rispetto al 2017 siamo cresciuti del 30 per cento”.
Alla fine dell’anno verrà superata quota 200mila?
“No. Verosimilmente arriveremo a circa 185mila. In realtà saremmo anche potuti arrivare a 210mila se Ryanair e un’altra compagnia polacca non si fossero tirate indietro all’ultimo”.
Anche il traffico merci è cresciuto.
“Qui siamo i primi in Croazia”.
Tradotto in numeri?
“Al momento siamo a circa 4.300 tonnellate di merci trasportate. In realtà Zagabria arriva fino a 5.000, ma loro contano anche le merci solamente in transito, il che chiaramente non è propriamente corretto, ma ognuno tende a inserire nelle statistiche ciò che più gli conviene. Ripeto, per carico e scarico siamo i numeri uno in Croazia”.
Tempo fa in un’intervista aveva dichiarato che l’obiettivo nel 2020 sarebbe stato mezzo milione di passeggeri. Non crede sia stata una previsione un po’ troppo azzardata?
“Potevamo raggiungerlo già quest’anno se solo lo Stato avesse definito in maniera più equa il PSO (Public service obligation, nda) in tutti gli aeroporti del Paese. Attualmente Zagabria può contare su mezzo milione di sedili sovvenzionati, Spalato tra 250 e 280mila, Pola, Zara e Osijek 70-80mila. In rapporto alle dimensioni, Fiume dovrebbe averne almeno 200mila e invece ne ha solamente 3.500”.
Perché? Voglio dire, come mai Fiume viene così spudoratamente snobbata ora che a capo del Ministero delle Infrastrutture c’è Oleg Butković, che è originario di questa Regione?
“Qui va tuttavia precisato che l’attuale modello PSO era stato definito durante il mandato del suo predecessore (Siniša Hajdaš Dončić, nda). Ho comunque fiducia nell’attuale ministro e sono convinto che a partire dal prossimo ciclo, quello 2020-2024, questo atteggiamento cambierà”.
Anche voi dovete però far pressioni al Ministero.
“Bisogna insistere, è vero. Il modello è stato comunque creato per adattarsi alle esigenze della Croatia Airlines: ora, va bene tutelare gli interessi della compagnia di bandiera, ma non per questo bisogna penalizzare gli altri. Non è giusto che Fiume abbia meno degli altri, a maggior ragione partendo dal presupposto che il Quarnero è una regione a forte vocazione turistica”.
Lo scalo ha chiuso il 2017 con ricavi intorno a 20 milioni di kune e un utile netto di circa 2 milioni. Cosa indicano le proiezioni per quest’anno?
“Abbiamo già superato 26 milioni e contiamo di chiudere l’anno a quota 27, il che dovrebbe generare un utile netto pari a 4 milioni di kune. E non solo: a fine anno pagheremo anche l’imposta sui profitti, cosa che non accadeva dal 1997”.
L’anno prossimo sbarcheranno nel Quarnero colossi come TUI, Volotea e Lufthansa. Introdurrete magari anche delle altre linee?
“Voglio subito precisare una cosa: non sono gli aeroporti a introdurre nuove linee ma bensì le compagnie aeree. Il nostro compito è semplicemente quello di promuoverle. Detto questo, ci sono delle trattative in corso però al momento non posso ancora svelare nulla”.
La grande novità saranno i collegamenti invernali.
“Fino a tre anni fa eravamo completamente fermi per cinque mesi. Lo scalo era comunque aperto per accogliere ambulanze o charter di squadre di calcio, ma si trattava di casi eccezionali. Ora invece per la prima volta avremo due collegamenti settimanali con Düsseldorf, Monaco di Baviera, Spalato, Ragusa (Dubrovnik) e Osijek”.
Tempo fa si era parlato della possibilità di realizzare un centro di manutenzione per qualche compagnia aerea. L’idea esiste ancora?
“Sì, però si tratta di un progetto proibitivo sotto l’aspetto economico. La costruzione di un solo hangar costa mezzo milione di euro, al quale poi si aggiunge altrettanto in contributi comunali. È quindi difficile convincere un investitore a metterci dei soldi. Ma più aumenta il traffico e più è facile trattare”.
Cioè?
“Capite bene che avere 2,8 milioni di passeggeri, come nel caso di Spalato, facilita il dialogo con le compagnie interessate. Altrimenti diventa difficile…”
Torniamo un attimo ai numeri: a quanto ammontano gli investimenti nelle infrastrutture per il 2019?
“Negli ultimi cinque anni abbiamo speso 22/23 milioni di kune nelle cosiddette superfici operative. Sono interventi che dall’esterno non si vedono, ma fondamentali nel contesto della sicurezza di volo. Abbiamo inoltre impiegato 2,5 milioni per sistemare l’interno dell’edificio centrale il che ha contribuito a migliorare la sua funzionalità e comfort. Per il prossimo anno il Ministero delle Infrastrutture ha già stanziato 6 milioni per il rifacimento della facciata esterna. Lavori che contiamo di portare a termine entro maggio quando finalmente la struttura risplenderà in una veste completamente rinnovata”.
Quanti dipendenti ha l’aeroporto?
“Attualmente 73, mentre durante la stagione estiva siamo arrivati a un massimo di 97. I dipendenti fissi sono in totale una cinquantina”.
Glielo sto chiedendo perché negli ultimi anni ci sono stati diversi licenziamenti e anche i sindacati l’avevano accusata della violazione dei diritti dei lavoratori.
“Nelle loro richieste le persone devono essere ragionevoli. Non puoi pretendere 40 giorni di ferie, la tredicesima o l’indennizzo ferie se i soldi non ci sono. O distribuisci ciò che hai in maniera quanto più razionale oppure sei destinato a fallire. Noi abbiamo optato per la prima, che però non è risultata gradita soprattutto ai dipendenti vicini alla pensione, i quali speravano in un aumento di stipendio e contemporaneamente in una riduzione della mole di lavoro. Cinque anni fa, degli allora 81 dipendenti fissi, solamente il 3 per cento possedeva un’alta formazione professionale. Oggi tale percentuale è salita a 40. Lo dico perché nel momento in cui è arrivata la Ryanair non era più possibile la comunicazione manuale e quindi con i piloti bisognava farlo in inglese. Non è un problema imparare una lingua, ma piuttosto la motivazione delle persone. Secondo lei quanti lavoratori tra i 50 e i 60 anni erano disposti a farlo? Voglio inoltre sottolineare come tutti i dipendenti che se ne sono andati hanno percepito buonuscite non tassabili tra 70 e 200mila kune. Valuti lei se per gli standard croati si tratta di importi grandi o no”.
L’anno scorso il Ministero delle Infrastrutture aveva annunciato la sua rimozione, alla fine però le è stata rinnovata la fiducia e assegnato un nuovo mandato.
“Non sono state chieste le mie dimissioni, ma la revoca del mandato dell’amministrazione che era giunto alla scadenza. È stato indetto un nuovo bando di concorso e il governo, che è il socio di maggioranza, ha proposto nuovamente la mia nomina e nell’Assemblea dello scorso 28 maggio, mi è stato conferito un nuovo incarico quadriennale”.
Oggi si parla sempre più spesso di avioturismo: si aspetta un maggiore impegno da parte di albergatori, operatori turistici ed Enti per il turismo nell’attrarre gli ospiti?
“Le pongo una controdomanda: a cosa crede che servano gli Enti per il turismo? Non è certamente compito degli aeroporti promuovere il turismo”.

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