
Quest’anno, nell’ambito del 61esimo raduno di fine ottobre dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo (AFIM), il relativo convegno scientifico internazionale dedicato a un importante scrittore fiumano del Novecento è stato incentrato sulla figura e sull’opera di Osvaldo Ramous. Il proficuo incontro, intitolato “Quei ‘tempi senza misura’ di Osvaldo Ramous”, tenutosi nell’Aula consiliare della Città di Fiume e organizzato dal Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume in collaborazione con l’AFIM e la Comunità degli Italiani di Fiume, ha visto la partecipazione di rinomati relatori di varia provenienza per ricordare il fine poeta, l’autore del romanzo “Il cavallo di cartapesta”, il direttore del Dramma Italiano di Fiume e collaboratore di prestigiose riviste letterarie italiane. Lo stesso è stato affiancato dalla presentazione dell’ormai tradizionale cofanetto bilingue con la raccolta di racconti “I figli della cometa e prose sparse” di Osvaldo Ramous (Djeca kometa i rasuta proza), a cura di Gianna Mazzieri-Sanković, appassionata studiosa dell’autore e docente all’Ateneo fiumano.
Un progetto ambizioso
Ringraziando caldamente tutti coloro abbiano collaborato, sostenuto e contribuito all’ambizioso progetto relativo al cofanetto in lingua italiana e croata, la prof.ssa Melita Sciucca, responsabile a nome del sodalizio fiumano della parte tecnico/editoriale dello stesso ha spiegato che, a seguito della pubblicazione di Enrico Morovich, Paolo Santarcangeli e Franco Vegliani, si tratta del quarto cofanetto in lingua italiana e croata dedicato a un autore fiumano, Osvaldo Ramous, di cui Gianna Mazzieri-Sanković ha scelto i contenuti e ha curato la parte italiana. La traduzone in lingua croata porta la firma di Damir Grubiša, da anni attento e prezioso collaboratore ai suddetti progetti letterari. A seguire ha rilevato che, a modo degli anni precedenti, gli editori sono l’AFIM (che ha anche finanziato l’iniziativa, di concerto con l’Ufficio per le minoranze della Repubblica di Croazia) e la CI di Fiume. La bellissima immagine di copertina è stata realizzata da Bruno Bontempo, la progettazione grafica dalla Fox grafica nella persona di Sanjin Mačar e la stampa dalla tipografia Sušak. Esprimendosi successivamente sull’importanza del progetto, ha dichiarato di reputare che gli autori connazionali e i contenuti riguardanti la nostra realtà comunitaria non dovrebbero rimanere rintanati all’interno della stessa, bensì è necessario prodigarsi nel fare conoscere alle maggioranze italiana e croata le ricchezze e i gioielli di cui ci avvaliamo. “Si tratta di un lavoro di traduzione e pubblicazione dei libri bilingui iniziato trent’anni fa dapprima con l’Izdavački centar Rijeka e, a seguire, con la casa editrice EDIT, nonché ripreso quattro anni or sono con i succitati enti. Questo tipo di operazioni sono di fondamentale importanza per far conoscere la nostra cultura, che appartiene a quella di questa città e, quindi, avere la possibilità di leggere gli autori connazionali sia in lingua italiana che in croato è importantissimo”, ha rilevato in conclusione del suo intervento.
La scelta del titolo
Riallacciandosi alle parole di Sciucca relative alla scelta dei contenuti inseriti nel cofanetto bilingue, Mazzieri-Sanković ha rilevato che nel 2025 ricorrerà l’importante anniversario dei 120 anni dalla nascita di Osvaldo Ramous, che ha segnato la letteratura quarnerina lasciando a Fiume la maggiore impronta in ambito letterario, specificando che “la sua è un’eredità preziosissima, ancora da scoprire, che alla Facoltà, a livello di specialistica, continuiamo a studiare e analizzare. Il volume racconta tanto sul poligrafo fiumano e sulle sue collaborazioni con numerosissimi periodici, il che sta a indicare che parliamo di un autore importante, il quale ha probabilmente scritto più all’estero che a casa e che forse, per certi versi, qualche volta è risultato anche essere più noto oltreoceano”.
Il prezioso cofanetto riprende i racconti ramousiani “I figli della cometa”, pubblicati a puntate dal quindicinale “Panorama” dell’EDIT di Fiume nel corso nel 1984, con il complemento di altri. A tale riguardo, nell’introduzione allo stesso, la prof.ssa ha spiegato di avere deciso personalmente l’adozione del summenzionato titolo interpellando proprio Ramous, che nei suoi diari scrisse di volerlo assegnare a una raccolta di narrazioni autografa alla fine degli anni ‘60, con massimo rispetto e volendo mantenere fede alle sue preferenze, attestate dal Grande brogliaccio del 25 luglio 1968 custodito nell’Archivio di famiglia. Inserita postuma in “Lotta con l’ombra ed altri racconti” (pubblicati nel 2006), a detta dell’esperta la stessa ora si completa di una ventina di prose sparse in cui, accanto a scritti pubblicati su riviste a partire dagli anni Trenta, figurano piccole perle inedite tratte da quest’ultimo, quindi di difficile recupero. Si tratta di fogli, quali “L’Orizzonte letterario”, “La Fiera letteraria” e altri, con cui l’autore collaborò non solo con i racconti, ma anche con circa 400 articoli e saggi culturali su vari argomenti, sia relativi ad autori dell’ex Jugoslavia, che a quelli italiani. In seno al cofanetto bilingue le ricercate “prose sparse”, sono ora gustabili anche nella meravigliosa traduzione di Damir Grubiša, il quale riporta fedelmente la lingua del nostro territorio, ha concluso Mazzieri-Sanković.
L’appendice al volume
Non riuscendo trovare un editore all’opera che gli stava particolarmente a cuore, a quella biografia e storia di Fiume espressa ne “Il cavallo di cartapesta” (tradotto nel 2023 in lingua croata da Lorena Monica Kmet con il titolo “Papirnati konj”, per un’edizione a cura di Boris Domagoj Biletić, ed. Čakavki sabor – Sabor ciacavo di Gimino e Istarski ogranak Društva hrvatskih književnika – Sezione istriana della Società dei letterati croati di Pola), Ramous pubblicò tre capitoli su varie riviste italiane, adattandoli alla forma del racconto. In tale contesto, la studiosa ha rimarcato che gli stessi vengono riproposti in appendice del volume “I figli della cometa e prose sparse”, in cui si è voluto riportare, di volta in volta, la rivista nella quale è apparso il singolo racconto, indicando la rispettiva data di pubblicazione e, nei casi in cui fosse nota, pure quella di scrittura del testo, dettagli, a suo dire, indispensabili per la ricerca filologica futura. “Va inoltre segnalata la catalogazione costante, paziente e amorevole, svolta da Nevenka Ramous Malić” – scrive nell’introduzione – “la consorte di Ramous autoproclamatasi sua ‘segretaria’ che, scomparsa nel 1993, ci ha lasciato numerose schede tecniche, preziose per la ricostruzione dell’opera omnia del poligrafo. Nel volume si è riusciti a recuperare pure racconti che Nevenka aveva segnato come irrimediabilmente perduti, ed ecco che il libro si apre al recupero di quanto prodotto in vita dall’autore. È anche vero che negli elenchi della stessa vi è traccia di un racconto dialettale che, ad oggi, non è stato ancora rinvenuto”.
I summenzionati capitoli integrati sono “Guerre di uomini e formiche” (qui nella versione intitolata “Uomini e formiche”, pubblicato dalla “Fiera letteraria” nel 1966), “Il mostro” (pubblicato da “La Tore”) e “Una pallottola sulla tettoia” (pubblicato dai “Quaderni del Vittoriale” a Milano nel 1980), tutti dati alle stampe mentre l’autore era ancora in vita. In concomitanza agli stessi la docente ha specificato che “il primo scritto è proposto nel cofanetto nella versione che leggiamo nel diario, ovvero in prima persona. Ramous sottolinea spesso la volontà di realizzare un romanzo compitivo, eterodiegetico, teso a raccontare la storia di Fiume e a mostrare che coincide con la sua. Quindi, in un certo senso, il proporre la versione autodiegetica, del narratore in prima persona, cambia anche la prospettiva. La volontà di passare dalla prosa autodiegetica a quella eterodiegetica fa sì che l’autore acquisti in obiettività, che il narratore parli di una storia avvenuta e che esca dal romanzo, sebbene non lo fa mai del tutto in quanto all’interno del cavallo vi sono delle piccole spie, le quali rivelano parli di sé”.
Tematiche sentite e profonde
Soffermandosi in seguito a una breve analisi delle tematiche trattate negli scritti de “I figli della cometa e prose sparse” di Osvaldo Ramous, Gianna Mazzieri-Sanković ha osservato essere numerose e variegate, affrontate dall’autore in microdiscorsi in cui parla dell’arte, della cultura, di alta e bassa letteratura, dell’uomo, dell’esistenza, della propria città, della musica. A tale proposito, nell’ introduzione del libro scrive che “i racconti spaziano, da quelli ambientati a Fiume, storicamente e culturalmente colorati, a testi che studiano la complessa natura umana, non privi di riflessioni filosofiche ed esistenziali, da racconti in cui analizza i rapporti sociali e coniugali a quelli in cui affronta il delicato equilibrio tra uomo e macchina, da testi in cui si accosta al realismo magico a narrazioni accattivanti e travolgenti, da racconti brevi, proposti sulle terze pagine dei giornali, a quelli lunghi che confinano spesso nel romanzo breve. C’è un Ramous che, nell’arco dei cinquant’anni di espressione narrativa, e quindi di stili, scelte, temi diversificati, ci offre la completezza, un mondo studiato a 360 gradi, dove, a seconda delle preferenze individuali, ciascun lettore può trovare narrazioni di suo gradimento”.
Il realismo magico
Riprendendo il discorso inerente alla novità della narrativa ramousiana, la studiosa ha riferito sia stata delineata dalla volontà dello scrittore di avvicinarsi, in certi racconti, a un modo di dire del realismo magico e, in tale senso, accostabile a Massimo Bontempelli, con il quale collaborava. Quando vedeva, dati i tempi ancora non maturi, di non poter dire determinate cose in modo diretto, ha puntualizzato, ricorreva allo stesso. “Ed è proprio qui, in questa copertina e in questo titolo che si raccoglie il messaggio del realismo magico più forte – ha ribadito, puntualizzando – cioè l’avvicinarsi ai vincoli di verosimiglianza per dare poi spazio a un discorso che, attraverso soluzioni fantastiche, affronti contenuti molto seri, mascherando problematiche molto stratificate e complesse. Quindi, il dire con la magia quello che non si può dire direttamente e, tramite la stessa, riflettere sull’uomo, sullo spazio, sul tempo e su Fiume. Facendolo, Ramous raggiunge alla fine il suo obiettivo, in questo senso molto foscoliano, ovvero la realizzazione di una scrittura che sia quell’arma che vince la morte”.
Chi sono i misteriosi figli della cometa?
Nella sua intensa riflessione sui “figli della cometa”, riportata nel retro del libro e letta in conclusione della presentazione nell’ambito del convegno, Mazzieri-Sanković ha scritto che “l’autore lascia spazio alla fantasia, a un significante ampio e vario: sono tutti coloro che vagano sulla terra in cerca di un posto; dai nati in circostanze diverse, segnati per tutta la vita dalla presenza di una ‘cometa’, a coloro che rimangono in un luogo ma si sentono a modo loro stranieri. Sono forse i cittadini del mondo in cui si identificava Ramous stanco delle tante cittadinanze, o sono gli individui diversi ma felici e orgogliosi di una libertà che si sono ricuciti? Lo scrittore lascia volutamente il margine di dubbio, ma anche la libertà polisemica di interpretazione del lettore. Una chiave di lettura possibile è nel pensarci diversi, altri, come se una cometa avesse modificato il nostro habitat: essere individui, essere orfanelli, figli di tanti stati e dalle molteplici cittadinanze/comete che la sua città natale ha dovuto affrontare. Ora questi figli della cometa si incontrano per strada, sono altri, diversi, ma si osservano sorridenti, illuminati da una misteriosa luce opalina. Forse, appunto, in questo figlio della cometa si nasconde il ricongiungimento ossimorico della poetica ramousiana in cui la difesa delle proprie radici identitarie si sposa con il sentirsi un cosmopolita in grado di comunicare con altri figli della cometa, spiriti liberi che vagano per il globo.
Sull’autore
La personalità e l’opera di Osvaldo Ramous, il maggiore esponente delle letteratura istro-quarnerina del Novecento, riflettono le complesse e laceranti vicende storiche di Fiume. Condannato dal regime jugoslavo all’isolamento intellettuale, Ramous esprime lo smarrimento di chi si sente straniero in patria, nella produzione lirica come nella drammaturgia, contrapponendo al caos della realtà il preziosismo delle parole e l’equilibrio formale. Poligrafo fiumano, nato a Fiume nel 1905 e spentosi sempre nel capoluogo quarnerino nel 1981, Ramous ci lascia un’eredità preziosa condita di poesia, narrativa, produzione teatrale e radiofonica. Ben undici libri di poesia, nove drammi dei quali cinque rimangono per varie ragioni inediti, due raccolte di racconti, due romanzi, circa 400 articoli e saggi pubblicati su varie riviste o radiotrasmessi, numerosi radiodrammi e 46 regie del Dramma Italiano. Innanzitutto poeta ma pure narratore, drammaturgo, giornalista, critico letterario e teatrale, traduttore, regista e direttore del Dramma Italiano, tradotto in tante lingue, conosciuto nell’America latina, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, Osvaldo Ramous rimane sconosciuto a molti. Cantore della natura tersa, limpida, pulita, dell’uomo a stretto contatto con questo suo habitat, dei suoi pensieri più intimi, dei dubbi di fronte alla meccanizzazione e alla tecnologia, delle domande sulla morte, sull’esistenza, sui perché delle mille facce con cui comunichiamo a chi ci circonda, Ramous si è espresso in vari generi, specie quello lirico e drammatico, anche se punte nuove e originali le ha toccate proprio nel campo narrativo. Nel romanzo capolavoro “Il cavallo di cartapesta”, edito postumo, attraverso l’analisi dell’individuo e della società, nella dimensione dilatata della storia, denuncia la brutalità della guerra e l’ipocrisia della politica che ha tradito gli ideali di libertà, uguaglianza e giustizia predicati dal socialismo. Dalla contronarrazione di Ramous emergono i meccanismi oppressivi e perversi di un potere con il quale Ramous non volle mai scendere a compromessi. Oggi non si conosce ancora, perché inedita, la produzione drammatica di Ramous, spesso volta a satire di carattere politico.
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