
Due anni fa, nell’aprile del 2023, è entrato in servizio il primo canile municipale di Pola, sistemato deliberatamente in territorio periurbano, lontano dalle aree abitate di Montegrande. La struttura accoglie cani e gatti abbandonati, vaganti o smarriti, in salute o malati, fino al ritrovamento dei legittimi proprietari oppure fino al trasferimento in altre famiglie adottive, talvolta anche fino al decesso, qualora le cure prestate non siano state sufficienti per salvarli. Siamo andati a visitarla per vedere come se la cavano i soli tre dipendenti che la gestiscono sette giorni su sette: il medico veterinario Bojan Zidarić e gli assistenti Tihomir e Nina, che vanno a raccogliere e accudiscono gli animali fino a quando non avranno la grazia di trovare una casa migliore (benché, come casa, sia chiaro, questa di Montegrande non è affatto male, anzi).
Zidarić ci spiega lo scopo del canile, perché sembrerebbe che in tanti non abbiano ancora compreso quali sono le sue finalità. La struttura è stata progettata, costruita, attrezzata ed equipaggiata esclusivamente per “prelevare cani e gatti vaganti dalla strada, curarli, sterilizzarli, applicarvi il microchip e restituirli dove e a chi appartengono: i gatti randagi che non si lasciano addomesticare in strada, i cani e i gatti addomesticati ai loro padroni, se vengono a cercarli, oppure a nuovi padroni in adozione”. Ovvio che il gatto che sgraffia, morde e non cerca l’affetto dell’uomo, tornerà nel luogo in cui è stato prelevato, ma vi tornerà incapace di procreare e la catena delle gravidanze incontrollate sarà spezzata una volta per tutte.

Seicento felini sterilizzati
Il canile col suo ambulatorio veterinario dotato di sala operatoria è dunque una struttura efficiente di controllo della popolazione felina in condizioni di libertà (il gatto, se non è addomesticato, sopporta male la cattività, che quindi è sempre sconsigliata). Lo provano i numeri delle operazioni effettuate in poco più di un anno e mezzo: 600 interventi di sterilizzazione di gatti randagi. La progenie che questi felini avrebbero potuto generare in due anni è di un numero incalcolabile e quindi è chiara l’importanza che il canile e il suo staff rivestono nella missione di contenimento del randagismo in ambito urbano. Come vengono acchiappati questi gatti? Generalmente “con le belle”. Nina Božac corre dove la chiamano i cittadini preoccupati e ritira la bestiola che si lascia catturare se avvezza alle cure umane, oppure, se non funziona, procede con l’astuzia e si affida alla trappola cattura animali.

La fame e la trappola
Di solito un giorno di fame è sufficiente per attirare il felino con la pancia vuota nella gabbietta precedentemente farcita di cibo. Ci si accorda col vicinato che smette di nutrire l’animale, e quindi si procede con la cattura. Preso l’animale, Nina lo conduce al canile, dove viene castrato e dove gli viene rimossa la punta di un orecchio che è il modo più semplice per marcare l’animale prima di rimetterlo in strada. Si fa così per evitare che lo stesso soggetto torni in sala operatoria due o più volte a distanza di anni con inutile spreco di forze, tempo e soldi. “È importante far capire ai cittadini abituati a nutrire i gatti di strada che non hanno alcun onere finanziario per venire a sterilizzarli nel nostro canile: il servizio è gratuito, cioè è spesato dalla Città di Pola, che ci paga apposta, per ridurre, o meglio per tenere sotto controllo la popolazione felina in circolazione”, ci dice il veterinario.

Pola insegna ma nessuno raccoglie
Sia chiaro, per il momento questo vale solo per il territorio, i cittadini, i gatti e i cani di Pola perché le altre località dell’anello non partecipano ancora alle spese di gestione del canile che in verità è stato progettato per servire tutta l’Istria meridionale. Per ora le cose stanno in questa maniera ma verrà il tempo che dovranno cambiare. La legge detta infatti che tutti gli enti locali hanno l’obbligo di gestire il randagismo con un canile proprio oppure affidandosi ai servizi di uno condiviso. In ogni Regione deve esserci almeno un canile, ma nessuna amministrazione locale può sottrarsi all’obbligo di raccogliere, sterilizzare, marcare gli animali e promuoverne l’adozione con annunci e attività mirate a questo fine. Attualmente solo Pola rispetta la legge per filo e per segno mentre le altre amministrazioni della Bassa Istria se la sbrigano con contratti stipulati alla vecchia maniera con un ambulatorio privatizzato che continua a gestire un canile di fortuna in una fortezza austroungarica, in cattive condizioni, che gli ispettorati statali farebbero meglio a chiudere. Ma queste sono decisioni politiche che i sindaci dei comuni meno facoltosi (o anche facoltosi ma poco interessati alla questione animale) non hanno ancora trovato il modo o il motivo di prendere. Probabilmente le prenderanno quando una nuova generazione di politici subentrerà a quella che aveva imparato a trattare gli animali diversamente. Ma questo è un argomento che in questa sede non c’interessa. Ci basti dire che in passato controversie di questo genere avevano interessato anche la condivisione delle spese dei trasporti pubblici, dei vigili del fuoco o del Centro di riabilitazione di Veruda, e che poi sono stati risolti in sede di accordi multilaterali con o senza la mediazione della Regione.

Tante le adozioni
In questo momento il canile ospita solo una ventina di cani benché sia attrezzato per riceverne novanta. Il motivo, oltre al disinteresse dei comuni limitrofi a servirsene partecipando alle spese, risiede nel fatto che recentemente sono stati adottati 15 cani in breve tempo. Chiamiamolo pure un colpo di fortuna, perché spesso cani non più giovani, di una certa stazza, di un certo aspetto, di un certo temperamento, risultano difficilmente adottabili. Tuttavia il randagismo dei cani non è un problema grave in città, mentre lo è ancora in certe zone rurali dell’entroterra istriano. Se mai il problema che si riscontra maggiormente a Pola è legato all’emarginazione sociale degli esseri umani che si riflette sui loro amici a quattro zampe. Come ci racconta Nina, tutte le volte che una persona sola, senza famiglia e senza amici viene a mancare, oppure viene ricoverata all’ospedale, i suoi animali vengono raccolti dalle forze dell’ordine e finiscono al canile in attesa di uno sviluppo degli eventi favorevole. Recentemente è stata ricoverata una donna residente in via Sergia colpita da improvvisa disabilità. In casa aveva sette cani che non hanno mai visto la luce del giorno. Naturalmente il canile è corso a prenderli. Due sono stati adottati, per gli altri si vedrà.

Non comprare, adotta
In un modo o nell’altro, in poco meno di due anni sono passati per questa struttura ben duecento cani da compagnia, da guardia o da caccia, fuggiti, abbandonati o smarriti. La maggior parte è stata restituita ai padroni. Altri sono stati felicemente adottati. I casi difficili (cani aggressivi) sono sotto osservazione ma è possibile trovare una soluzione anche per loro. Una categoria di padroni non molto responsabile è una certa tipologia di cacciatori che tengono cani da caccia senza iscrizione all’anagrafe canina solo per quel tempo che dura la stagione venatoria. Quando un siffatto cane si smarrisce, fugge o viene deliberatamente abbandonato, non c’è verso di rintracciare i padroni che temono di pagare la multa e anche se si fanno vivi, si ha l’impressione che sono tornati solo per recuperare il collare col GPS che costa caro, piuttosto che il cane. Ovviamente il personale del canile restituisce l’animale perché non è compito suo castigare gli indisciplinati ma contenere il randagismo e promuovere le adozioni. A questo fine il canile aggiorna un sito Internet di bell’aspetto e facile consultazione – ora si dice user friendly – per cui l’attività ha preso piede e continuerà così in futuro, fintanto che ci saranno cani e gatti da sistemare. La parola d’ordine è sempre la stessa: non comprare, adotta. E pensaci bene prima di adottare, bisogna aggiungere, perché un cane è una responsabilità che dura per tutto il tempo che resta al mondo.






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