Uccelli del Quarnero: quando alla natura va data una mano

A colloquio con Elvis Vuleta, custode della natura dell’Ente pubblico «Priroda» della Regione litoraneo-montana e Boris Ende, ornitologo volontario qualificato e collaboratore dell’Istituto

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Uccelli del Quarnero: quando alla natura va data una mano
Il volontario Boris Ende. Foto Elvis Vuleta/ Javna ustanova

Quando meno te lo aspetti, può succedere di incontrare un uccellino per terra, perso e disorientato. Durante una passeggiata nel bosco, una sosta al bar o per strada guidando la macchina. La prima reazione per molti è spesso di questo tenore: cosa fare adesso? Un appassionato della natura saprà sicuramente come agire, ma molti altri inizieranno magari a chiedere consigli in giro, a chi se ne intende. Oppure ignoreranno completamente l’accaduto, forse con qualche rimorso di coscienza. A dare un consiglio e a raccontare il mondo della natura e dell’ornitologia sono Elvis Vuleta, custode della natura dell’Ente pubblico “Priroda” della Regione litoraneo-montana e Boris Ende, ornitologo volontario qualificato e collaboratore dell’Istituto.

Tutela istituzionalizzata

La Regione litoraneo-montana presenta sul proprio territorio un gran numero di veri e propri capolavori della natura, qualcosa che rende l’area, anche nel contesto dell’intera Croazia, oltremodo affascinante. L’ecosistema che ingloba questi gioielli del mondo naturale, tuttavia, è incessantemente sotto pressione a causa dello sviluppo incessante e dell’ampliamento degli insediamenti. In generale, si potrebbe parlare di un grande numero di piante e di animali che, se non tutelati, rischiano di scomparire e di porre di conseguenza in pericolo il resto della catena biologica. È in questa situazione complessa che si colloca il lavoro dell’Ente pubblico “Priroda” e dei volontari, senza i quali la situazione sarebbe al di là di ogni dubbio sensibilmente peggiore.

In Croazia esistono diverse categorie di territori protetti. In primis ci sono le riserve naturali integrali e i Parchi nazionali, poi i Parchi della natura, i monumenti naturali e così via. Se da un lato le zone più protette sono di competenza del governo centrale, quelle poste più in basso nella scala gerarchica sono tutelate da istituzioni fondate delle Regioni. Nella Regione litoraneo-montana è presente l’Ente pubblico “Priroda”, mentre nella Regione istriana opera l’Ente pubblico “Natura Histrica”. Questi Enti hanno la missione di garantire le attività di tutela, di mantenimento e di promozione delle zone naturali protette nelle rispettive Regioni per preservarne l’autenticità, assicurare lo sviluppo indisturbato dei processi naturali e l’uso sostenibile delle risorse. Infine il loro compito è di supervisionare l’attuazione pratica delle misure di tutela previste e di partecipare alla raccolta dei dati scientifici.
Vista la situazione estremamente complessa, purtroppo devono darsi delle priorità, per cui ad alcune specie viene prestata un’attenzione maggiore mentre per altre è necessario spesso arrangiarsi con quello di cui si dispone, dall’ottica finanziaria che del personale a disposizione.

L’uccello inanellato. Foto Boris Ende

L’Ente “Priroda” è forse meglio noto per il suo lavoro di salvaguardia del grifone di Caisole, simbolo di Cherso e del Quarnero. Questo uccello è sicuramente la specie alla quale viene data l’attenzione maggiore, ma l’ecosistema istroquarnerino può vantare decine e decine di specie di volatili, e malgrado tutti rivestano un’importanza cruciale per il mondo naturale, è necessario fare delle distinzioni pratiche nel lavoro quotidiano. “Priroda”, ha precisato Vuleta, collabora con tutte le istituzioni che hanno al centro la protezione della natura e, dall’ottica gerarchica, con il Ministero per la Protezione dell’ambiente. Nella loro zona operativa rientrano 27 località della Regione litoraneo-montana, il Centro dei grandi carnivori di Stara Sušica e il Centro visitatori del Monte Maggiore.

Il lavoro quotidiano

“Sono un collaboratore volontario presso l’Istituto di ornitologia dell’Accademia croata delle scienze e delle arti. Ho l’autorizzazione per la cattura e l’inanellamento degli uccelli”: si è presentato così Boris Ende. “Avere una licenza ufficiale è molto importante – ha chiarito Vuleta –, non è che chiunque possa occuparsi di questo. Boris ha le qualifiche, le conoscenze e le carte in regola”. “Siamo in quattro ad avere le qualifiche necessarie”, ha proseguito Ende, sottolineando: “Voglio ricordare l’impegno di tutti i miei colleghi: Andrej Radalj, Milorad Malatestinić, Kristijan Mandić e Paolo Corva. Ognuno di noi, quando necessario, si prende cura di qualche uccello”.

“Quando compare qualche necessità mi contattano perché ho le possibilità e, prima di tutto, la voglia di aiutare. Gioisco per ogni uccello che riusciamo a salvare e a riportare in natura. Se c’è bisogno, talvolta il volatile può riposare e riprendersi e poi, quando è in buona salute, eseguiamo l’inanellamento, ci posizioniamo in qualche luogo adeguato e lo lasciamo andare”, ha detto ancora Ende. “Lavorando con i volontari come Boris abbiamo un’attenzione particolare per gli uccelli rapaci come il gufo e la poiana. Sono presenti in numero minore e sono molto importanti per l’ecosistema. Perciò ogni esemplare salvato porta un grande beneficio”, ha aggiunto Vuleta.

Via dai centri urbani

I centri urbani come Fiume disorientano i volatili, ha chiarito Vuleta. “Le grandi superfici vetrate confondono gli uccelli. Succede che sbattano sui vetri durante il volo. Ed è una variante favorevole perché dopo qualche ora o qualche giorno di stordimento si riprendono completamente e possono venir liberati. Boris dà loro da mangiare, li controlla e perlopiù tutto va a buon fine. Se ci sono però fratture le capacità del nostro Ente non sono sufficienti e dobbiamo talvolta inoltrare il volatile a Zagabria, presso il Giardino zoologico della capitale oppure presso la Facoltà di Veterinaria”. Ende ha esemplificato ancora: “Se non si tratta di scontri con vetrate, automobili o altri scontri di questo tipo, può semplicemente darsi che il volatile non abbia mangiato a sufficienza e abbia perso le energie. Gli uccelli rapaci perdono molto rapidamente le proprie forze. Dopo solo qualche giorno, se non si nutrono a sufficienza, vedono scendere le loro possibilità, dato lo sfinimento, di catturare qualcosa da mangiare”. Fare il volontario è un lavoro che non ha orari definiti, è una vocazione. “Proprio stamattina, durante il mio lavoro, ho trovato per strada a Preluca un merlo, l’ho spostato velocemente da parte per permettergli riprendersi”.
Boris Ende ha illustrato un altro caso tipico. “Maggio è la stagione degli assioli. Prevedo che avremo numerose chiamate. Di solito, se la gente vede un piccolo assiolo per terra, è da supporre che il suo nido si trovi in alto nelle vicinanze. La gente, però sa portarlo a casa, nutrirlo, ma poi dopo qualche giorno non sa più cosa fare e ci chiama preoccupata”. Ende ha poi proseguito: “I merli hanno la tendenza a volare prematuramente dal nido e poi cadere. Se cade dal nido verrà nutrito dai genitori sul terreno finché non sarà capace rialzarsi in volo. Se lo trovate per terra, sarebbe bene metterlo su qualche ramo, il più alto possibile, perché non diventi magari vittima di qualche gatto”, hanno sottolineato i nostri interlocutori. Vuleta, in questo ambito, ha espresso l’opinione che sarebbe necessario fare di più per educare i cittadini in tal senso.

L’impegno dei veterinari

A volte è inevitabile avere l’aiuto di un veterinario. L’istituto non ha un’equipe propria in loco, ma collabora o con i centri specializzati situati fuori Regione o con delle cliniche private locali, facendo affidamento anche sulla loro buona volontà e sull’interessamento e la passione del loro personale. Si possono fare analisi come i raggi X o somministrare con urgenza qualche medicinale. “Naturalmente, questo non fa parte del lavoro abituale dei veterinari, essendo essi principalmente orientati sugli animali domestici e non possiamo proprio oberarli troppo. Si fa di solito qualche compromesso”, ha detto Vuleta. Esistono poi in giro per la Croazia vari punti dove è possibile trovare personale altamente specializzato, ad esempio il Centro per i falchi di Sebenico e le varie istituzioni a Zagabria, quest’ultime più vicine a Fiume e all’Istria.

Quando possibile, gli uccelli catturati e accuditi vengono liberati nello stesso posto in cui sono stati trovati, tenendo conto del contesto ambientale, ovvero che ci siano prede a sufficienza. “Se lo lasci, per esempio, sul Corso, non troverà nuovamente nulla con cui cibarsi per cinque giorni e il sesto giorno te lo ritroverai sfinito e dovrai riprenderlo di nuovo”, ha detto Ende. Viene considerata adeguata, secondo Vuleta, in generale ogni località con vegetazione mista, boschiva e campestre, dove si possono trovare roditori vari. “Se per esempio troviamo un uccello a Veglia, ovviamente non lo lasciamo andare a Vrbovsko”.

L’inanellamento

Boris Ende si è soffermato indi su altri dettagli del lavoro dei volontari. Ogni anno si rinnovano i permessi e i volontari operano singolarmente o in gruppo presso i campi dedicati all’inanellamento. Nelle vicinanze abbiamo il campo presso il Lago di Vrana a Cherso, quello del Monte maggiore e poi uno a Capo Promontore, a sud di Pola. L’inanellamento viene fatto per poter seguire le migrazioni degli uccelli. A ogni volatile salvato viene attaccato un anello di alluminio (in acciaio per i gabbiani) provvisto di numero di serie unico. Con l’aiuto di questo semplice accorgimento è possibile seguire con notevole precisione il loro movimento sull’intero continente. Si valutano lo stato di nutrimento e altri elementi. Esistono poi in pratica diversi livelli di precisione nel monitoraggio, a seconda della situazione pratica. “Di solito nei campi lasciamo andare un grande numero di uccelli e allora il procedimento è più sbrigativo. Non c’è tempo a sufficienza per prestare la dovuta attenzione ad ogni esemplare. Può succedere, per esempio, di avere 200 uccelli e bisogna provvedere a tutti il prima possibile”, ha spiegato Boris Ende. Il personale dell’Ente “Priroda” si prende cura di quelle specie particolarmente a rischio, come il grifone, mentre i volontari agiscono quando c’è bisogno di interventi per salvare altre specie di uccelli. “Ovviamente, tutti gli uccelli sono importanti. Però, un passero, per esempio, in pratica non ha lo stesso peso di un gufo o di un falco, che sono presenti in natura in numero minore. Noi ci sforziamo sempre di salvare tutti, con maggior o minor successo”, hanno precisato i due interlocutori.

Il team in azione. In alto
a sinistra Elvis Vuleta. Foto Boris Ende

Ecologia e sostenibilità

Le centrali eoliche danneggiano gli uccelli, hanno confermato sia Ende che Vuleta. “Spesso troviamo uccelli feriti sotto le pale. Essi migrano di notte e succede che si scontrino con esse”. Questo è uno dei motivi per cui i progetti per le centrali eoliche devono superare una serie di esami e succede più spesso di quanto non si pensi che non venga data l’approvazione proprio per queste ragioni, ha dichiarato Vuleta. Meno problematici invece i pannelli solari siccome si trovano in basso sul terreno. Nell’ambito dell’energia elettrica, anche i cavi elettrici dell’alta tensione arrecano danni. “Se l’uccello tocca un filo non succede niente, ma se tocca l’altro e chiude il circuito, è spacciato. Qui non si può fare nulla, non possiamo naturalmente smantellare tutto e vivere senza l’energia elettrica”, ha concluso il custode.

Ma non finisce qui. “Le barriere anti-rumore sulle autostrade sono pure un problema. Su di esse vengono dipinte silhouette di piccoli uccelli, ma a volte non basta. Il rapace prende slancio, intravede il vetro, ma è troppo tardi”, ha aggiunto Boris Ende. I veleni per topi prendono pure il loro tributo. “Quelli moderni non uccidono subito il roditore, ma perdurano nell’organismo per qualche giorno. Succede così che un rapace lo catturi e lo mangi così avvelenato”, ha evidenziato Elvis Vuleta.

I monitoraggi

I dati dei monitoraggi suscitano molta attenzione sia fra gli esperti che fra i volontari. “Succede che catturiamo un uccello che ha avuto un anello collocato da un ornitologo all’estero, oppure ci viene riferito quando uno dei miei viene rilevato in qualche altro Paese”, ha detto Ende. I gabbiani inanellati, per esempio, sono stati ritrovati in Polonia, Ungheria, Slovacchia e Danimarca. “I gabbiani non sono una specie protetta e dunque non sono al centro dell’attenzione di noi come Istituto. Però ogni dato che apprendiamo sulla loro biologia può avere un valore”, ha concluso Elvis Vuleta.

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