La città del ponte tra popoli e civiltà

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La città del ponte tra popoli e civiltà

La Bosnia ed Erzegovina da sempre è stato un mix di popoli, nazionalità, religioni come nell’ex Jugoslavia così anche con l’indipendenza. Inevitabile è stata la guerra nella prima metà degli anni ‘90. L’accordo di Dayton ha in qualche modo messo la parola pace in questa terra, ma il tutto rimane ancora oggi molto diviso. E il confine, quello che divide lo stato in due entità, è solo uno dei confini in questo Paese. Quello ben più importante e pericoloso è il confine e il rancore della gente. Problemi di ogni giorno a cui pure un semplice turista va incontro inevitabilmente.

Se la capitale, Sarajevo, in qualche modo è stata divisa in due parti esistono diverse altre città che dalla fine della guerra sono divise anche se sulla carta non ci sono confini. Una di queste, e di sicuro l’esempio più lampante, è Mostar. Sulla carta il capoluogo storico dell’Erzegovina è una città unica, ma ad ogni angolo si può vedere quanto sia divisa tra la parte bosniaca e quella croata. Arrivare fino a Mostar ancora oggi è difficile.
Incastrata tra le montagne, e in primis quella del Velež, è ancora oggi poco collegata con il resto del mondo. Per chi arriva dalla nostra regione la strada obbligata è quella dell’autostrada almeno fino a Makarska. Poi la scelta: o andare per strade secondarie e minori verso Vrgorac e passare il confine di Veliki Prolog per poi proseguire per Ljubuški e la regione di Međimurje prima di calarsi a Mostar; l’altro tragitto invece prosegue in autostrada fino a Ploče per poi andare a Metković e il suo confine, poi Gabela e Čapljina. Questa è la vecchia e consolidata strada con il grande confine. E magari è ideale per chi viene per la prima volta a Mostar. Infatti da subito si comincerà a capire tutta la problematica di questa città.Subito nella zona sud c’è la zona industriale che è in piena crisi. Comunque il turista proseguirà idealmente fino alla parte nord. Qui infatti ci sono grandi parcheggi, ma pure il terminal delle corriere e la stazione ferroviaria. E, come dicono i locali, è proprio il treno l’unico mezzo affidabile per andare fuori Mostar. È veloce, costa poco, è comodo e per di più con tanto di wi-fi gratuito.

Musala, tra i rioni più vecchi

La nostra visita alla città inizia proprio da qui, dal quartiere di Musala, uno dei più vecchi e che negli anni è cambiato molto. Rimane oggi noto in primis per gli ottimi ristoranti con menu del tutto locale. E da qui parte la strada che un po’ più avanti diventerà pedonale e che porterà al famoso ponte. Lungo la strada per primi vediamo i resti della guerra degli anni ’90. Diversi palazzi abbandonati e alla ricerca di restauro con tanti buchi nei muri.

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Le moschee

Ben presto si arriva al primo posto assolutamente da visitare. È la moschea di Karađoz Bey, del XVI secolo. È la moschea principale con il secondo più grande minareto della città. Bello salire in cima e godersi il panorama e vedere quanto sia ancora lontano il famoso ponte. Subito accanto un piccolo e vecchio cimitero. Dall’altra parte della strada il Museo della guerra e delle vittime di genocidio.
Andiamo avanti fino alla moschea favorita dai turisti. È la moschea di Koski Mehmed Pascià, del 17.esimo secolo. Più che una moschea è una zona del tutto dedicata al turismo. Qui, infatti, nel cortile ci sono tanti piccoli negozi ed altro che avvicinano il turista alle tradizioni locali, religiosi e non. Naturalmente da visitare è la moschea. Ricca nel suo interno, di recente è stata rinnovata. Quello che è assolutamente da visitare è il minareto. Lunga la salita, però una volta in cima potrete godere un panorama di tutta Mostar e non solo. Però guai a soffrire di vertigini. Infatti anche se il muro è alto, e caderci è difficile, quello che affascina di più è che vi trovate in cima al minareto più alto della Bosnia Erzegovina che per di più si trova subito accanto al canale della Narenta. Per cui siete ad una notevole altezza.
Appena da qui si può rendere conto quanto grande sia la città e come siano diverse le sue facce. Da quella vecchia e tutta dedita al turismo a quella occidentale più nuova e sportiva, fino alla parte più triste. Infatti si possono vedere i tanti palazzi ancora distrutti con i segni della guerra, e di dove era la zona di confine, dei combattimenti.
Subito accanto, usciti dal complesso della moschea, si può andare a visitare il museo dedicato all’ultima guerra. È ricco di cimeli ed altro che riportano i fatti della breve ma intensa guerra degli anni ‘90 e che è in primis dedicata alla situazione vissuta proprio a Mostar.
Andiamo avanti e siamo ormai nella parte più famosa della città. Quella che ogni turista viene a visitare. La strada comincia a scendere e alla sinistra c’è una serie infinita di negozi di souvenir. Ci si trova di tutto, da quelli classici e quelli più locali e dedicati alle varie opere fatte in rame. Poi l’occhio attento può notare dei souvenir del tutto speciali: infatti le vecchie munizioni da quelle più piccole a quelle più grandi sono state trasformate in souvenir. Così magari potrete comprate delle originali penne o altro in versione munizione. Da guardare con calma e ci si trova proprio di tutto, anche tante maglie con scritte e disegni del tutto originali.

Il ponte

Arrivati in fondo rimane la più famosa delle salite. È la salita che ci porterà al famoso ponte di Mostar. È noto con il nome di ponte vecchio anche se in realtà è stato costruito nel 2004. Infatti quello originale del 15.esimo secolo è stato bombardato e distrutto dalle milizie croate il 9 novembre del 1993. Poi per anni ci sono stati dei ponti provvisori per arrivare poi alla ricostruzione completa grazie a fondi dell’Unione Europea. Il ponte è largo 4 e lungo 30 metri. Si trova sul fiume Narenta ad un’altezza di 24 metri. Da entrambi i lati due torri. Quella più famosa è la torre occidentale. Qui oltre ad un piccolo museo ha sede pure la società dei tuffatori. Infatti, qui quasi tutto l’anno si trova qualcuno disposto a tuffarsi nel fiume. Negli anni questa dei tuffi è diventata una prassi con del saltatori quasi professionisti. E non rare sono pure le gare, anche internazionali.
Entriamo così nella parte occidentale della città. Pure qui il tutto è dedicato al turismo con tanti ristoranti e souvenir. Conviene subito deviare dalla strada principale a sinistra dove una scalinata vi porterà fino alla Narenta. Questo che è ormai diventato una vera spiaggia e in realtà il posto ideale per fare le foto al ponte. E non importa a che ora venite, troverete sempre qualche turista. Pure di notte il panorama è fantastico visto che sia il ponte, ma pure le varie moschee adiacenti sono molto ben illuminati.
Rifacciamo i scalini e andiamo verso ancora una moschea, è la Nezir Agina. Piccola ma panoramica. Subito però si nota che a due passi c’è il ponte Storto (Kriva ćuprija), costruito nel 1558 è il più antico della città. Per fortuna non ha subito danni durante l’ultima guerra. È piccolo e sotto di lui passa il fiume Radobolja.

La parte croata

Proseguiamo la nostra passeggiata, e ben presto notiamo che il tutto cambia. Le case diventano moderne e il tutto in qualche modo è più pulito, verde, e i nomi dei ristoranti sono del tutto europei e occidentali. Siamo entrati infatti nella parte croata della città. Un vero confine infatti non esiste però la differenza è netta tra le due parti di questa città.
Andando avanti notiamo nei parchi dei piccoli cimiteri improvvisati con tante croci. Siamo sicuri di essere nella parte croata della città quando notiamo il Hrvatski dom Herceg Stjepan Kosača. Andando un po’ a sinistra c’è la grande e nuova chiesa cattolica dedicata a Pietro e Paolo e con il campanile più grande del Paese.
Gli amanti del calcio invece andranno ancora verso occidente. Infatti in fondo e sotto la montagna si trova il quartiere di Bijeli Brijeg. E qui si trova il famoso stadio del Velež. O meglio si trovava visto che il Velež è stato “espulso” da questo stadio con la fine della guerra ed esiliato in periferia. Oggi qui gioca il rifondato Zrinski, che si è ormai laureato più volte campione nazionale di calcio.
Torniamo indietro e arriviamo al grande ginnasio locale. Subito accanto il più grande parco cittadino, oggi chiamato Zrinjevac. Una grande oasi verde con un originale monumento. È dedicato all’attore Bruce Lee. Anche se il karatista e attore non ha nessun legame con Mostar un’associazione ha deciso di farne una statua proprio per questo. Infatti in un Paese molto diviso si può mettere senza problemi proprio un monumento senza nessun legame locale.

La zona abbandonata

Usciamo dal parco e siamo quasi alla fine del nostro giro per Mostar. Entriamo in una zona morta. Morta in tutti i sensi della parola. Qui troviamo solo palazzi abbandonati con tutte le tracce dei duri combattimenti tra le forze bosniache e croate. È una specie di zona cuscinetto, che sembra non avere nessun futuro. Unica cosa nuova è il panello pubblicitario che indica che Mostar è candidato come città della cultura per il 2024.
Dietro l’angolo arriviamo fino al ponte che ci riporta verso il quartiere di Musala da dove siamo partiti. Per finire notiamo ancora una delle tante insegne che indicano chi ha finanziato il sanamento dei vari palazzi. Diversi sono stati fatti infatti dal governo italiano. Inoltre in città l’italiano è molto presente e non per caso sono diversi i ristoranti che portano nomi proprio italiani con menu come se ci trovassimo in Italia.È questa la Mostar di oggi. Una città ricca di attrazioni turistiche, da visitare, ma pure da capire e vivere in ogni suo angolo. Una città molto divisa e tanto varia da quartiere a quartiere. Una città divisa dal fiume Narenta, ma ancora di più divisa dal nazionalismo e dalla religione. Anche se sulla carta è una città unica, qui sembra di essere in un’altra Berlino, solo che manca il muro. E un’unione reale sembra ancora oggi essere lontanissima.

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