Stranieri a Fiume: «Una città dalle mille sfaccettature»

Ci sono sempre più persone che decidono di lasciare il proprio Paese d'origine per stabilirsi, per lavoro o per amore, nel capoluogo quarnerino. Abbiamo incontrato tre famiglie per farci raccontare le loro storie

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Stranieri a Fiume: «Una città dalle mille sfaccettature»

“Un bel dì vedremo” canta l’affascinante geisha sedotta, abbandonata e poi suicida nella delicatissima e struggente “Madame Butterfly” nel rappresentare al pubblico il suo “delirio amoroso”. Una storia d’amore fragile, come le ali di una farfalla, e sfortunata. Un sentimento recentemente raccontato presso il teatro fiumano “Ivan de Zajc” da artisti, tra cui molti stranieri che, per e con amore, hanno deciso di cambiare città e vita. A differenza di quello della sconsolata eroina giapponese il loro amore, per il lavoro, per la musica, per l’arte, per la famiglia, per la bellezza è ciò che alimenta le loro anime e il loro modo di essere ed è ciò che li ha portati nella nostra Fiume, nella quale hanno deciso di mettere radici, o quasi. Di fatto però, trasferirsi in un’altro Paese è come rinascere e reimparare a fare tutto quasi da capo e, mentre lo fai, i tuoi genitori invecchiano, i tuoi nipoti crescono, i tuoi amici di sempre si incontrano: da un’altra parte. Inevitabilmente, e nonostante la tecnologia, ti perdi dei pezzi fondamentali delle vite di tutte le persone che ami: tutte meno una (o, nel nostro caso anche due, tre o più), quella matta che ha deciso di seguirti. Trascurabile? No, o quantomeno non per Ewa, Giuditta, Alessandro, Elia,Valentin e Dario.

 

Una bella storia d’amore

Complici il lavoro e il mare, Ewa e Miljenko si sono incontrati su una nave da crociera 7 anni orsono. Lei, polacca di Ciechanów, suonava nell’orchestra della stessa, lui, croato di Fiume faceva l’ennesimo viaggio in qualità di marittimo. Si sono conosciuti in una delle tappe della nave in Alaska e non si sono più lasciati. Oggi Ewa suona il violino nella filarmonica del teatro fiumano, parla benissimo il croato e l’italiano, oltreché il polacco e l’inglese, è mamma di due meravigliose bimbe, Jana e Lucia, ed è in dolce attesa di una terza. Da un paio d’anni a questa parte si sono stabiliti a Tersatto, nelle adiacenze del Parco degli eroi, dove li abbiamo incontrati e dove spesso portano le bimbe a giocare e passeggiare.

I Labotić, ovvero Ewa e Miljenko, con le loro due bambine e una terza in arrivo

Ewa, ci racconti il tuo percorso, professionale e di vita, prima di arrivare a Fiume?

“Inizialmente lavoravo nell’orchestra da camera di Elblog, una cittadina vicino a Danzica, dopodiché suonavo per un po’ in quella di Varsavia. Ad un certo punto ho cominciato a sentire il bisogno di cambiare, di fare qualcosa di diverso. Così, un giorno, quando un’amica mi ha contattata per chiedermi se volevo andare in Alaska per quattro mesi a suonare nell’orchestra di una nave da crociera mi sono detta “perché no?” e sono partita. Mi sono licenziata, mi sono imbarcata sulla “Norvegian Parl” e, per un po’ di tempo, ho fatto l’itinerario Seattle-Alaska. Dopo tre mesi ho conosciuto Miljenko.”

Come l’hai conosciuto?

“Al bar, ah ah. Quel giorno mi sentivo giù, ero triste e volevo stare da sola. La sera, per farmi distrarre, la mia amica mi ha proposto di unirci ad un gruppo di ragazzi croati che aveva conosciuto, fra i quali c’era anche lui. In quell’occasione, visto il mio stato d’animo, non mi interessava nulla. Ho pensato fosse un bel ragazzo, una persona educata e perbene, ma è finita lì. Due giorni dopo ci siamo incontrati di nuovo, poi ci siamo rivisti e… da cosa nasce cosa. Alla scadenza del mio contratto siamo venuti a Fiume.”

Come mai?

“Ero innamorata e avevo voglia di fare un viaggio insieme a lui, di vedere la Croazia, la sua città, che non conoscevo.”

E poi?

“Lui è ripartito e io sono tornata a Varsavia. Poi abbiamo nuovamente lavorato insieme alcuni mesi sulla nave e siamo rientrati a Fiume. Ma stavolta avevo deciso di rimanerci. È stata una cosa spontanea. In seguito abbiamo desiderato avere un bambino ed è arrivata Jana. Al settimo mese di gravidanza ho partecipato ad un concorso per violino al teatro “Ivan de Zajc” e l’ho vinto.”

In che modo hanno reagito i tuoi genitori?

“I miei erano abituati al fatto che non fossi mai a casa. Per frequentare la Scuola di musica, che si trovava a Płock, lontana 100 km dalla mia città, sono andata a vivere da sola all’età di 14 anni. Dopodiché ho vissuto per altri dieci anni a Danzica e a Varsavia. Inizialmente, quando mi sono fidanzata con Miljenko, gli avevo detto solo che avremmo fatto un viaggio a Fiume. In seguito hanno accettato con serenità il mio trasferimento, anche se mia madre talvolta si lamenta che sono troppo lontano.”

E tu? Sei serena?

“Si, anche se mi manca la Polonia perché non ci sono stata da due anni. In compenso mia sorella, mia madre e una mia buona amica sono venute a trovarmi a Fiume. Hanno portato un po’ di aria polacca a casa mia. E io, con le mie bambine, parlo sempre nella mia lingua. La loro stanza è piena di albi illutrati e giochi polacchi.”

Come vivi Fiume?

“Ci vivo bene. Mi piace la città anche se, per conto mio, le temperature sono troppo alte e io non ci sono abituata. Adoro il mare, che è molto più caldo del nostro e con le bimbe andiamo spesso a fare il bagno a Costrena. La gente, poi, mi ha sorpreso molto in positivo.Quando sono entrata a far parte dell’orchestra, mi hanno accolto con un tale calore… I polacchi sono diversi, distaccati, ti mettono continuamente alla prova. In generale direi che sono più organizzati, più disciplinati, più puntuali.”

Un tuffo nell’armonia fiumana

Solari, caldi, generosi e di una simpatia contagiosa. Così sono Giuditta, Alessandro, il figlio Elia e il morbidoso persiano Gaspare, del quale è difficile non innamorarsi. Musicisti per vocazione e passione, sono un esempio evidente dell’ indissolubile legame tra musica e amore, i mondi che più gli appartengono e che a Fiume hanno trovato la tanto cercata armonia.

La famiglia Saraconi formata da Alessandro, Elia, il gatto Gaspare e Giuditta

Cosa vi porta nel capoluogo quarnerino?

Alessandro – “Io sono romano, di Trastevere, e per qualche anno ho suonato il corno nell’ orchestra del teatro di Roma. Ad un certo punto è arrivata Giuditta, che mi ha subito notato, anche perché ero molto bello, ah ah ah!”

Giuditta – “Io invece sono nata a Figline Valdarno, in Toscana, e sono vissuta a Faella, in provincia di Arezzo. Terminati gli studi di violino sono andata a suonare a Roma. Di Alessandro mi ha colpito subito la sua simpatia, il fatto che cantasse sempre durante le prove. Era divertente.”

Giuditta e Alessandro – “In seguito ci siamo sposati ed è arrivato Elia. Ad un certo punto l’orchestra si è spenta e siamo rimasti entrambi senza lavoro. È stato un brutto momento, che abbiamo affrontato in modi diversi.”

Giuditta – “Elia aveva due anni, per cui la cosa più logica per me era cercare in tutti i modi di mantenere la serenità familiare. Avevo un diploma magistrale e ho deciso di reinventarmi, di studiare e andare a insegnare.”

Alessandro – “Io non l’ho presa bene, ero arrabbiato. Cercavo delle soluzioni che, alla fine, non c’entravano nulla con quello che ero e sapevo fare, ovvero il musicista. Così ho ricominciato a fare concorsi, alcuni andavano bene, altri meno, ma non demordevo. Ho lavorato molto in giro, ero spesso fuori casa. Un giorno, a giugno del 2019, mentre suonavamo a Torino, il mio amico Antonio mi ha segnalato che a Fiume, in Croazia, s’era aperto un concorso per corno presso il teatro fiumano. A fine mese ho partecipato e l’ho vinto. È stata una bella rivincita. Il mio contratto è partito dal 1mo luglio. Poco più di un anno dopo, a dicembre del 2020, mi è stato dato quello permanente.”

Prima di venirci a vivere siete venuti a visitare la città, vero?

Giuditta -“Inizialmente con Elia siamo venuti a Natale del 2019 e abbiamo fatto Capodanno qui. Il Corso, addobbato con tutte le luci, era proprio bello! A luglio eravamo in vacanza, per cui eravamo tutti e tre insieme, per vedere, per renderci conto. Avevamo molti dubbi e siamo andati alla Comunità degli Italiani, dove ci siamo iscritti. Alessandro già allora ha fatto tutta la stagione estiva. Io avevo intravisto la possibilità di poter stare finalmente tutti insieme. Abbiamo cercato di capire com’era la città, le persone, le scuole e quello che ci poteva offrire.”

Alessandro – “Io stavo in centro, in via Strossmayerova, a dieci minuti dal teatro. Sono venuto prima in avanscoperta e, da parte del teatro, mi è stata data la possibilità di avere alcuni progetti liberi, quindi stavo qui 15 giorni e tornavo a casa 10. È stata una cosa abbastanza faticosa.”

Quali sono state le vostre prime impressioni su Fiume?

Alessandro – “Le mie sono state sicuramente positive anche perché, in realtà, ho trovato subito il mio gruppetto, il “clan” dei connazionali. Abbiamo girato tutti i posti, siamo andati sul Monte Maggiore a mangiare l’orso piuttosto che a Veglia, a Verbenico o sull’isola di Cherso. A dicembre, quindi dopo pochi mesi che ero qui, è giunta anche una proposta di lavoro per Giuditta all’interno dell’orchestra. Poi, a marzo del 2020 è arrivato il Covid, tutto si è fermato e quindi sono ritornato a casa, in Italia, dove sono rimasto fino a maggio. A inizio giugno sono rientrato a Fiume.”

Elia – “A me sono piaciuti i cioccolatini Bajadera.”

Giuditta – “La prima sensazione che ho avuto è che la città fosse pulita e ordinata. Si sente che i cittadini le vogliono bene. Riguardo ai fiumani devo dire che sono stati una bella sorpresa, abbiamo sempre incontrato persone che si prestano a darti una mano, gentili, disponibili. Questo ci ha messo in pace con gli altri. A me mi ha tolto un po’ di strati di imbruttimento che involontariamente avevo accumulato. Anche Gaspare, il gatto, sembra ben ambientato. Gli unici momenti in cui mi sento straniera sono tutte le volte che vado al supermercato e devo capire cosa compro. Una cosa che mi manca è non riuscire a parlare in croato, a farmi capire…”

Quand’è maturata l’idea di rimanere qui?

Giuditta – “L’idea di venire è maturata a fine anno 2020. Finito il mio contratto nella scuola in cui insegnavo a giugno siamo partiti. Elia però non voleva venire…”

Come mai?

Elia –”Perché prima c’ero stato poco…. Ma ora è tutto ok.”

In quel periodo avevate deciso in quale scuola iscrivere vostro figlio, si era anche consolidata l’offerta di lavoro per Giuditta…

Alessandro – “Si. Abbiamo scelto la Belvedere in quanto c’era stata consigliata da un collega del teatro, il rione ci piaceva e avevamo preso casa vicino. Inoltre, il consolidamento dell’offerta di lavoro per Giuditta ci poteva permettere ancora meglio di stare qui…

Giuditta- “E soprattutto era il modo per poter stare tutti e tre insieme.”

C’è un posto a Fiume, o dintorni, che è diventato un po’ vostro?

Giuditta e Alessandro – “Ci piace andare in un ristorantino a Costrena e sul Platak… poi dobbiamo ancora esplorare molto.”

Nel futuro dove vi vedete?

Giuditta – “L’esperienza romana mi ha insegnato a vivere il presente, per cui chi lo sa.”

Alessandro – “L’intenzione è quella di rimanere, ma tutto può succedere. Non mi pongo neanche il problema se me ne andrò da Fiume o no. Adesso stiamo qui. Punto.”

Una città in cui si respira

Alla chiamata del teatro “Ivan de Zajc” Valentin Egel risponde subito con entusiasmo, seguito ben volentieri da Dario Dugančić, il suo compagno. Un giovanissimo e virtuoso dirigente d’orchestra tedesco e un talentuoso baritono dalle origini bosniache, ma londinese d’adozione, dopo aver girato i teatri di mezzo mondo, decidono di fermarsi nel capoluogo quarnerino. Almeno per un po’. Ma cosa li ha fatti innamorare della nostra città? Ce lo raccontano con leggerezza e allegria, inducendoci a pensarla da un’ennesima nuova prospettiva.

Valentin e Dario

Da quando siete a Fiume?

Valentin e Dario– “Siamo venuti un anno fa da una località vicina a Friburgo, in Germania. Lì l’emergenza da Covid era molto dura, per cui non si poteva fare più nulla, sia in merito al lavoro che agli studi, tutto era stato cancellato.”

Valentin – “In quel tempo l’unica chiamata che ho ricevuto è arrivata dal teatro di Fiume, per dirigere due concerti.”

Dario – “Anch’io ero in stato di fermo. All’inizio della pandemia mi trovavo a Oslo e facevo parte di un grande progetto presso il meraviglioso Teatro dell’Opera. Nel tempo di dieci giorni ci hanno fatto sapere che dovevamo ritornare a casa. Non sapevamo cosa stesse succedendo, se ci avrebbero pagato… È stato brutto. Al che sono ritornato in Germania e abbiamo aspettato. Poi è arrivata Fiume.”

Valentin – “È arrivata come una bella sorpresa!”

Cosa sapevate di Fiume?

Valentin – “Dario, essendo di Sarajevo, ovviamente la conosceva. Io, essendo stato a Zagabria per una competizione, nel corso della quale ho conosciuto Petar Kovačić, ne avevo sentito parlare. Prima sapevo solo della sua esistenza, ma non c’ero mai stato. La prima volta è stata per il concerto “Ero dell’altro mondo” di Jakov Gotovac, a luglio del 2020. Meraviglioso.”

Avete deciso subito di rimanerci?

Valentin – “Si. La cosa buona era che non ero da solo, Dario era già qui con me, per cui non è stato difficile decidere.”

Dario – “Tra l’altro i miei parenti, mio zio con sua moglie e i miei cugini vivono a Pola, quindi anche loro erano vicino. È seguita l’offerta di lavoro, che abbiamo festeggiato con un pranzo a Tersatto.”

Valentin – “Dopo il primo concerto è giunta la seconda chiamata del sovrintendente dell’ “Ivan de Zajc” mentre ci trovavamo al bar Pajol di Pecine, per cui è diventato uno dei luoghi che preferiamo.”

Valentin e Dario – “Siamo ritornati in Germania, abbiamo fatto le valigie, comprato una macchina e venuti qui. Non sappiamo fino a quando rimarremo. Ora siamo qui ed è meraviglioso. Il lavoro ci porta sempre in giro. Mettiamola così: speriamo di starci a lungo. Fin quando tutto sarà com’è ora non vogliamo andarcene”

La città vi piace. Ma che cosa in particolare?

Dario – “Mi piace vivere vicino al mare. Da sempre sono un amante dell’acqua, probabilmente nella vita precedente sono stato un pesce. Si può nuotare ogni giorno, fare un giro per Costrena. È proprio bello.

Valentin – “Io non sono un gran nuotatore, ma anch’io amo stare vicino al mare. Mi piace molto il carattere di questa città, un luogo davvero unico. La sua storia, talmente complessa, è coglibile dall’architettura, che si presenta in svariati stili, dalle persone che ci vivono, estremamente aperte, tolleranti e calorose. Dopo poche settimane che eravamo qui ci sentivamo già come a casa.”

Dario – “Si, i fiumani sono molto onesti e diretti, che è in netto contrasto con l’Inghilterra, dove sono molto gentili, non criticano direttamente ma non sono molto sinceri.”

Cosa rappresenta Puccini per voi?

Valentin – “Mi piacerebbe fosse stato mio amico, lo sento molto vicino. Se potessi scegliere quale compositore poter conoscere probabilmente sarebbe lui, soprattutto per il suo stile di vita. Era una persona divertente.”

E Fiume?

Valentin e Dario – “Piuttosto che una sfida la viviamo come un’avventura. Rappresenta decisamente un nuovo capitolo, in cui le responsabilità e le decisioni da apportare sono tante.”

Di che cosa vi occupate quando non lavorate?

Dario – “Lui lavora veramente tanto. Io vado a nuotare, generalmente a Costrena o a Veglia, passeggio, prendo il caffè ad Abbazia.”

Valentin – “Vivere a Fiume per noi è un pochino come fare la “dolce vita”.

C’è qualcosa che vi manca o che non vi piace?

Dario – “Mi manca un ristorante indiano, che è il mio preferito.”

Valentin – “E non ce n’è neanche uno francese. Mi mancano molto i croissant…E i miei amici. Non sarebbe male se si potesse viaggiare di più in treno.”

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