Si scrive craft, si legge qualità

Alessandro Zecchinati racconta la realtà di bura brew, il birrificio artigianale fondato a Parenzo assieme a Claudio Rossi e a Veronika Beckers

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Si scrive craft, si legge qualità

La birra è una delle bevande più popolari in Croazia. In base ai dati della Camera croata d’Economia (HGK) i birrifici del Paese sfornano ogni anno circa 3,4 milioni di ettolitri di birra. Una quantità sufficiente a posizionare la Croazia appena al 22º posto nella classifica dei Paesi produttori a livello di Unione europea. A sua volta il consumo pro capite annuo di birra ruota attorno ai 64 litri, posizionando il Paese al 20º posto nella graduatoria dei consumi di birra a livello comunitario. Se però nel computo s’include pure la birra ordinata o acquistata dai turisti stranieri durante il loro soggiorno nelle località di villeggiatura croate, il consumo annuo pro capite di birra lievita a circa 80 litri, posizionando la Croazia addirittura all’ottava posizione nell’apposita classifica UE (tutti i dati sono aggiornati al 2017).
La birra iniziò a diffondersi in Croazia nel XVII secolo, ai tempi in cui il Paese faceva parte dell’Impero austro-ungarico. Stando ad alcune fonti il primo birrificio croato sorse a Osijek nel 1664. Secondo lo storico Rudolf Horvat, tuttavia, il primo birrificio istituito sul territorio dell’odierna Repubblica di Croazia fu probabilmente quello fondato nel 1724 da Antun Petar Prandau a Valpovo (la produzione fu affidata al mastro birraio Johann Fehr) per soddisfare la domanda di birra dei militari germanofoni e di quelli provenienti dall’odierna Repubblica Ceca di stanza nell’area.
Al giorno d’oggi la produzione di birra in Croazia è dominata da tre marchi Zagrebačka pivovara (Molson Coors Brewing Company), Heineken Hrvatska (Karlovačka pivovara) e Carlsberg Croatia (Panonska pivovara) che propongono sul mercato prevalentemente birre di tipo lager. Le prima birra artigianale (sempre tipo lager) fu proposta dalla Pivovara Medvedgrad nel 1994, mentre per il debutto delle prime birre craft si dovette attendere fino al 2012-13. Oggi – se si considerano anche le cosiddette birre fatte in casa – i birrifici craft sono una settantina. Uno di questi, denominato Brew Bura ha sede a Parenzo. Lo stabilimento ha tre proprietari, di cui due italiani Claudio Rossi (mastro birraio) e Alessandro Zecchinati (responsabile commerciale), nonché la consorte di quest’ultimo Veronika Beckers, per metà tedesca e per l’altra metà istriana (responsabile amministrazione e financing). Abbiamo contattato Alessandro Zecchinati che ci ha spiegato che cosa ha spinto lui e i suoi compagni d’avvenuta a intraprendere quest’ambiziosa e ammirevole esperienza imprenditoriale.

Com’è nato il suo interesse per la birra e quando ha iniziato ad accarezzare l’idea di trasformare la sua passione in un lavoro?

Ho 44 anni, originario di Gallarate vicino a Milano. Bevo birra da quando ne avevo circa 19. All’inizio bevevo birra industriale, tuttavia il mio primo incontro con la birra artigianale fu la sera di Natale del 1998 quando andai a bere al pub del Birrificio Lambrate vicino a Milano. In quell’occasione ho assaggiato diverse loro birre e sono rimasto colpito. Da quel momento mi si è aperto un mondo nuovo, tutto da esplorare.
Dopo aver lavorato a Milano come praticante avvocato mi sono trasferito a vivere a Dublino in Irlanda, dove ho lavorato per aziende di IT come sales manager. Ho vissuto a Dublino per 8 anni e subito mi sono avvicinato al mondo della birra “craft” irlandese. Ho visitato tanti piccoli birrifici e ho studiato il loro modello di business e come si muovevano sul mercato. Un mercato dominato dai grandi gruppi industriali, primo fra tutti la Guinness. Mi entusiasmò molto vedere come, nonostante il dominio di questi gruppi, i piccoli birrifici crescevano e si facevano strada nei pub. Ho anche avuto un rapporto stretto di collaborazione col famoso brewpub The Porterhouse dove ho imparato sia a riconoscere i diversi stili di birra sia a come spillarla e servirla.

Com’è avvenuto l’incontro con i suoi attuali partner d’affari?

Veronika Beckers è di origini istriane da parte di madre. È mia moglie. Ci siamo conosciuti a Dublino in un teatro mentre lei si trovava in viaggio d’affari, solo per una settimana, nel febbraio 2008. A quei tempi lei lavorava a Roma per Expedia. Successivamente si è trasferita a vivere anche lei a Dublino. Claudio Rossi (originario di Milano) è invece mio amico dagli anni dell’Università, anche se in realtà lui ha studiato architettura e io giurisprudenza. È importante dire che la grande passione di Claudio è sempre stata la birra. Infatti ha fatto la birra in casa (homebrewer) per 20 anni prima di aprire con noi il birrificio. Claudio è un grande esperto di vini ed è wine sommelier ufficialmente iscritto alla FISAR – Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori; si è classificato terzo al campionato italiano FISAR nel 2012.

Quali sono i motivi che vi hanno convinto a stabilire la sede del vostro birrificio a Parenzo?

In Irlanda ho avuto un’esperienza di vita entusiasmante anche dal punto di vista lavorativo, ma non riuscivo a sopportare l’idea di stare per il resto della mia vita professionale davanti a un computer, tutto il giorno. Sognavo di fare qualcosa con le mani, e soprattutto di fare qualcosa di creativo, nel senso di creare, cioè vedere il risultato del mio lavoro in qualcosa di materiale, che prende forma. La birra mi ha dato la possibilità di realizzare questo sogno.
Abbiamo quindi mollato tutto nella nostra precedente vita e ci siamo trasferiti a Parenzo. Da quando conosco Veronika le mie vacanze sono sempre state in Istria dove abitano i suoi genitori. Mi sono innamorato di questa terra. E insieme abbiamo capito che il nostro futuro doveva essere qui. Luogo meraviglioso per stile di vita, cibo, vino, natura, aria pulita, poco traffico, poco stress e quindi abitato da gente tranquilla e non da stressati.
L’Istria è veramente una Terra magica. Parenzo in particolare è un posto strategico: località bellissima, molto turistica, ben collegata via autostrada a Trieste, Vienna e altre capitali. Qui abbiamo trovato un bel capannone nuovo dove siamo ora in affitto, nella zona industriale di Parenzo. Poter lavorare tutto il giorno per poi andare in spiaggia con i figli non ha prezzo.

La burocrazia vi ha creato problemi?

Si abbiamo avuto degli intoppi, ma quando c’è passione, entusiasmo, voglia di fare, voglia di realizzare i propri sogni e non si hanno grandi possibilità economiche alle spalle, ci si concentra al massimo per trovare la soluzione, o per farla trovare agli altri, cioè a coloro che lavorano nella burocrazia.

L’Istria vanta una lunga tradizione nella produzione di vino. Qual è il vostro rapporto con i produttori di vino?

Claudio ripete sempre ‘ho sposato la birra, ma l’amante è sempre il vino’. Conosciamo bene alcuni tra i più importanti produttori di vino istriani, come Roxanic e Damjanić. Ci piace bere bene.

In Croazia esiste la cultura della birra?

Sì esiste un interessante movimento di birra craft. Si sta diffondendo sempre di più. Il maggior numero di micro birrifici craft è concentrato a Zagabria, ma anche in Istria è ora molto importante. Noi cerchiamo di diffondere il concetto di birra artigianale incontrando i nostri clienti – bar, ristoranti… – e attraverso tour guidati presso il nostro birrificio.

La birra, in particolare quella artigianale, in prospettiva, ha la forza per trasformarsi in un marchio in grado di promuovere la Croazia nel mondo, contribuendo magari ad attrarre nel Paese nuove fasce di turisti e a far crescere le esportazioni?

In parte lo è già. Sono sempre più numerose le persone croate e i turisti che amano la birra craft e quando vengono in Croazia vogliono assaggiare solo birra craft locale. È un importante sales point, cioè è un valido modo di promuovere i propri prodotti nazionali. Purtroppo chi questo non lo capisce sono spesso i proprietari dei bar e i ristoratori. Questi – alcuni e per fortuna non tutti – si concentrano sull’arredamento del locale, sulla qualità del loro cibo, sulla qualità del vino…. ma quando si arriva a parlare di birra, “pivo je pivo”… Ma le nuove generazioni, o chi è più aperto mentalmente o ha un’ottima cultura internazionale, sa che nel proprio locale non può non avere birra craft.

A che cosa si deve la scelta del nome del vostro birrificio Bura Brew (Birra Bora)?

Molto semplicemente alla bora. Volevamo dare al nostro prodotto un nome internazionale che molti conoscono. Il vento della bora unisce i popoli, passando dall’Italia alla Slovenia alla Croazia e viceversa, ignorando i confini fatti dagli uomini. Tutte le genti di questa parte d’Europa sono “unite” dalla bora. Il nostro logo è la bora che soffia elementi del mare e della birra. Le nostre etichette colorate ricordano le bandiere nautiche.

Quali sono le peculiarità dei vostri prodotti che vi consentono di distinguervi dalla concorrenza?

Birra craft vuol dire birra di qualità. Noi scegliamo solo i migliori ingredienti, orzo maltato, luppolo e lievito dei migliori produttori in Europa e per questo motivo più costosi degli ingredienti della birra industriale. In più birra craft vuol dire non filtrata e non pastorizzata. Il processo di come lavoriamo è ben spiegato sul nostro sito burabrew.hr.; noi facciamo due fermentazioni, una nei tini da mille litri e la seconda in bottiglia.

Quante sono le persone che lavorano con voi?

Siamo noi tre proprietari e in stagione abbiamo un impiegato.

Dove si possono assaggiare e acquistare le vostre birre?

In tutta la Croazia (sulla nostra pagina Facebook abbiamo la mappa dei clienti), al Konzum, Kaufland, Interspar. Inoltre, il nostro prodotto è molto apprezzato in Austria, Svizzera, Germania e Italia dove esportiamo regolarmente bottiglie e fusti.

In Croazia il mercato è saturo o c’è ancora lo spazio per nuovi birrifici?

Sta diventando ormai saturo. Molti si sono buttati in questo settore pensando fosse un business facile, in realtà non è così.
Inoltre quando apri un birrificio, prima ancora di essere un birraio, devi essere un imprenditore. Fare la birra è la parte più importante, ma non la prima. Fare birra è solo il risultato finale di un lungo percorso che, come nel nostro caso nasce da molto lontano e si sposa molto bene con il concetto di passione, energia, amore, attenzione ai dettagli, in modo tale da dare al consumatore finale una esperienza di bevuta unica e soddisfacente.

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