Saša Jantolek. Una «Metamorfosi» nella vita e nell’arte

L'irregolarità, la spontaneità e la dinamicità sono i punti salienti dell'attività dell'artista castuano. Durante l'incontro nel suo atelier, uno dei più noti rappresentanti visivi della scena contemporanea fiumana ci ha rilevato di preferire la strada della suggestione, cui dà spazio all'immaginazione dell'osservatore di interpretare le opere

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Saša Jantolek. Una «Metamorfosi» nella vita e nell’arte
Saša Jantolek nel suo atelier a Castua si sente a casa. Foto: Željko Jerneić

La sede fiumana dell’Associazione nazionale degli artisti visivi (HDLU) ha di recente presentato la nuova serie di lavori di uno dei più noti artisti visivi della scena contemporanea fiumana: Saša Jantolek, noto per opere che intrecciano la pittura alla scultura, il disegno all’installazione, anche questa volta è riuscito a sorprendere il pubblico con lavori dotati di fascino e originalità, che stimolano l’immaginazione dell’osservatore. La mostra intitolata “Preobražaj” (Metamorfosi) può essere visitata presso la Galleria “Juraj Klović” di Fiume, a ingresso gratuito, fino a giovedì 1.mo dicembre. Il progetto è stato realizzato con il supporto del Dipartimento per la Cultura della Città di Fiume, del Ministero della Cultura e dei Media e della Regione litoraneo-montana, mentre il catalogo dell’esposizione è stato curato da Jasna Rodin.

Saper cogliere le intuizioni
Il nuovo allestimento di Jantolek si lega ad altri progetti espositivi – “Potpuna preobrazba” (Trasformazione totale), “Kriptoevolucija” (Criptoevoluzione) e “Faza lutke” (La fase della ninfa) – presentati di recente presso la Galleria Laurus di Laurana, nella Galleria Fonticus di Grisignana, nella Galleria Toš di Ponte di Veglia (Punat) e nella Galleria dell’HDLU dell’Istria, a Pola. In particolare, per quanto riguarda “La fase della ninfa”, il nome dell’allestimento rimanda a una delle fasi della metamorfosi di alcuni insetti, un’idea che si riflette tanto nelle fasi di lavorazione di Jantolek, quando nell’impressione finale che si ha delle sue opere. “La linea che sto seguendo in questo momento potrebbe davvero portare a nuove forme, andando persino oltre l’iniziale idea dell’insetto come simbolo di questa fase evolutiva”, afferma. Una trasformazione, un’evoluzione totale, dunque, che interessa tutto ciò che la mente di un artista è in grado di immaginare. Un espediente, questo, per evitare la staticità della produzione artistica. “Bisogna sempre cercare di spingersi oltre – puntualizza Jantolek –, di non rimanere fermi oppure di procedere solamente per inerzia. Con l’andare delle cose, si arriva sempre a nuove scoperte, basta saper rimanere ricettivi e cogliere le intuizioni che la vita e l’arte ci offrono”.

Una trasposizione pittorica
Quelli contenuti nella mostra allestita presso la Galleria “Juraj Klović” sono lavori realizzati negli ultimi due anni, che proseguono il ciclo avviato con gli allestimenti sopraccitati. A detta dell’autore, si tratta di un progetto che sicuramente proseguirà anche in futuro. Soffermandosi sul significato del titolo dell’esposizione, l’autore spiega che si tratta di un concetto che pervade ogni aspetto della sua attuale produzione artistica. “È una ‘metamorfosi’ – afferma – che cerco di tradurre pittoricamente, sia dal punto di vista della produzione delle opere, sia da quello dei soggetti rappresentati che, in questo senso, non interessa esclusivamente le figure umane o animalesche. Potrebbe trattarsi anche di piante, alberi e altre forme di vita”. Alla nostra domanda se esiste un lavoro del ciclo “Metamorfosi” che preferisce ad altri, Jantolek ammette di avere un favorito. “Non so spiegare bene perché amo questa tavola più di altre – risponde –, è stata realizzata sempre con il medesimo procedimento, ma in questo caso sono riuscito a ottenere esattamente la consistenza, la patina, la forma e il colore a cui volevo arrivare. Naturalmente, sono molto soddisfatto anche delle altre opere della serie, ma questa, quasi inspiegabilmente, occupa un posto speciale nel mio cuore”. Ogni opera contenuta nel ciclo è stata creata per mezzo dell’utilizzo di una varietà di tecniche pittoriche (e anche scultoree). Si tratta di tavole di legno che vengono lavorate – intagliate, sottoposte ad alte temperature, levigate, ripulite – fino a quando non assumono la forma voluta dall’artista.

Foto: Ivor Hreljanović

Nessuna illuminazione istantanea
“Non mi fermo con la lavorazione delle tavole – puntualizza Jantolek – fino a quando non ottengo l’immagine che desidero. Rivolgo una particolare attenzione al colore. Anch’esso viene trasformato e ottenuto solamente dopo una serie di processi diversi”. Si tratta di un’attività stratificata, che procede per fasi e che non di rado richiede lunghi periodi di tempo. Ma come nasce davvero l’idea che fa partire il tutto? Che cosa c’è all’origine del processo creativo? Tutto quanto emerge dal lavoro, dalla passione e dalla dedizione con cui ci si dedica al mestiere, come spiegatoci dall’artista. “Non si tratta di un’illuminazione istantanea, bensì di una concezione che si costruisce gradualmente, un po’ per volta andando avanti con il lavoro. Non c’è stato un momento preciso, una folgorazione che mi avesse fatto iniziare questa strada. È piuttosto una naturale conseguenza della mia attività. Sono contento del progetto a cui sono giunto e intendo proseguire il lavoro nella medesima direzione, almeno per il momento. Quando inizio la preparazione di una nuova tavola, in un primo momento procedo senza ragionarci troppo. Semplicemente mi faccio guidare dai materiali, dalle forme. Piano piano, poi, viene a crearsi un’idea del risultato a cui voglio arrivare. Lo individuo, per poi svilupparlo ulteriormente e creare una storia”. Sono tasselli che vengono prodotti e aggiunti gradualmente per giungere a un’unità complessa. Un procedimento, dunque, fatto di intuizioni (fortuite o meno), trasformazioni e trasfigurazioni, che per sua natura può – come spesso capita – far nascere delle opere che conservano ben poco del disegno iniziale, lavori che, in un certo senso, hanno una vita propria.

Stimolare l’immaginazione dell’osservatore
Jantolek è indubbiamente uno degli artisti più attivi e più seguiti sul territorio del Quarnero. Molti dei suoi lavori possono essere osservati e acquistati presso il suo atelier nel centro di Castua, aperto una quindicina d’anni fa. ”Qui mi trovo assai bene – afferma –, ho sempre avuto delle ottime esperienze e apprezzo molto il supporto della Città. Credo che farei fatica ad adattarmi a un luogo diverso, qui mi sento a casa”. Le reazioni del pubblico al nuovo ciclo sono più che positive, secondo quanto riferitoci dall’artista. Non c’è da stupirsi, data l’imprevedibilità e la combinazione spontanea di un’eterogeneità di elementi che caratterizza il suo processo creativo. “Il caso deve per forza giocare un ruolo fondamentale in questo tipo di lavori, è quello che cerco”, spiega. Un aspetto, questo, che indubbiamente emerge anche nell’esperienza dell’osservatore. Ammirare le opere di Jantolek certe volte produce sensazioni istantanee, altre invece si traducono in una riflessione prolungata, fatta di impressioni diverse che si susseguono velocemente fino a raggiungere la percezione finale. A differenza di molti artisti che cercano di esprimere un messaggio preciso per mezzo delle loro opere, Jantolek sceglie invece la strada della suggestione, dando spazio all’immaginazione dell’osservatore di interpretare il lavoro. “Forse ciò che cerco di comunicare – ammette scherzosamente – è proprio il rifiuto di comunicare. Mi piace inserire nei lavori piccole scene e attività della vita quotidiana che trovo interessanti. I miei motivi preferiti variano a seconda dei periodi e dei cicli a cui mi dedico”.

La passione per la sperimentazione
Un’altra caratteristica piuttosto evidente delle opere di Jantolek è il legame con la forma del fumetto. “Non posso fare a meno del disegno – puntualizza –, e poi faccio fatica a concentrarmi su una sola tecnica o modalità. Amo sperimentare ed è ciò che mi spinge a reinventarmi e cimentarmi in nuove poetiche. Non cesso mai di pormi nuove domande e nuovi traguardi. In poche parole, sono così tanti gli impulsi che ricevo e le idee che mi vengono in mente, che non posso fare a meno che sperimentarle tutte quante”. L’irregolarità, la spontaneità e la dinamicità pervadono l’attività di Jantolek a ogni livello, dal concetto artistico dell’opera, alla scelta delle tecniche, dei materiali e dei colori, alle scene raffigurate e a tutto quanto concerne la creazione artistica. Alcune delle sue opere vengono completate in poche ore, mentre si dedica ad altre per giorni e persino mesi. Si spiega forse così la difficoltà nell’individuare un genere preciso in cui inserire la produzione dell’artista fiumano, che per sua natura sfugge a ogni pre-concezione, persino da parte dell’autore. Sono lavori che si muovono in maniera dinamica tra le varie forme, riflettendo la dinamicità che emerge dalle scene raffigurate, come anche quella che pervade la percezione da parte dell’osservatore.

Approfondire la comunicazione con il pubblico
E la metamorfosi delle persone, della comunità, della scena artistica? Alla domanda sulle trasformazioni osservate nel corso della sua carriera – Jantolek espone in mostre collettive e personali dal 2006 – e su quelle che forse dovrebbero essere innescate, l’artista indica nella distanza tra il pubblico e la produzione artistica il problema principale dell’attuale stato della scena artistica. “Bisogna trovare un giusto modo per entrare in contatto con le persone”, afferma. Come giustamente osservato dall’artista, l’arte, oggi come in altre epoche, sente la necessità di inserirsi nella vita (quotidiana) delle persone, di influire e farsi influire a sua volta dal mondo, di riflettere e di far riflettere sullo stato delle cose, di essere inscindibile dalla società in cui nasce e si sviluppa. “Purtroppo – dichiara Jantolek –, credo che l’unica cosa che noi artisti possiamo fare è quella di creare arte, non siamo in grado di agire in modo significativo sull’interesse della popolazione nei nostri confronti, che invece spetterebbe ad altre figure e altri ambiti”.

Opere che arricchiscono l’animo
L’attività dei vari atelier e laboratori gestiti da artisti individuali cadono spesso in secondo piano rispetto a quella di spazi espositivi e di altri centri culturali. Come proposto da Jantolek, uno strumento efficace per ovviare alla mancanza di riscontro da parte del pubblico potrebbe essere quello di creare una rete informativa, a disposizione delle persone, riguardante i vari atelier e studi artistici presenti sul territorio, in modo da offrire al pubblico un’immagine della complessiva produzione artistica di una data località e dandogli l’opportunità di scoprire artisti e luoghi d’arte di cui prima non erano a conoscenza. Il problema del carente interesse all’offerta culturale da parte della comunità ha da sempre accompagnato il mondo dell’arte. La pandemia e la crisi economica non ne hanno, di certo, favorito la risoluzione. “È stato difficile – ricorda l’artista – soprattutto nel periodo delle severe restrizioni anti-epidemiche, ma devo ammettere di non aver notato, a livello personale, degli effetti particolarmente gravi della pandemia. Le mostre venivano organizzate comunque e poi, a dir il vero, noi artisti siamo piuttosto abituati a rinchiuderci in piccoli spazi, ah ah”. In ogni caso, grazie alla graduale ripresa delle attività artistico-culturali, il pubblico dell’arte ha di nuovo l’opportunità di assaporare tutte quelle sensazioni e percezioni che arricchiscono il nostro animo e la nostra vita, facendoci riflettere, immaginare, sognare e apprezzare ciò che ci circonda. L’arte continua a regalarci sorprese, e i lavori che compongono la mostra “Metamorfosi” di Saša Jantolek ne sono la prova.

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