Rione di Belvedere. Architettura che parla (foto)

Visita guidata da un grande appassionato della materia, lo storico dell’arte Theo de Canziani

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Rione di Belvedere. Architettura che parla (foto)
Via Laginja nel rione di Belvedere si presenta affascinante dal punto di vista architettonico

“Saluto e ringrazio cordialmente tutti di essere venuti. La vostra affluenza conferma il fatto che le tematiche che trattiamo, relative a Fiume, hanno un loro peso, non sono scontate e non bastano mai”, ha esordito Theo de Canziani, di fronte a un centinaio di persone desiderose di scoprire, approfondire, imparare e, come sempre avviene in compagnia dell’esperto storico dell’arte, insaziabile e sfegatato curioso del trascorso (soprattutto architettonico) quarnerino, meravigliarsi dei suoi straordinari aneddoti, che hanno invaso l’entrata del parco Nikola Host (e le vie circostanti), davanti all’Archivio di Stato, dal quale si è partiti per una preziosa passeggiata per le vie del capoluogo quarnerino, concretamente nel rione di Belvedere, organizzata dal Comitato di quartiere Podmurvice e, nello specifico, dalla sua segretaria, Đuliana Desanti. “Alla fine del nostro percorso odierno vi attende una sorpresa, una vera chicca di cui andare orgogliosissimi, ma prima di raggiungerla, affronteremo via Laginja, nel tempo chiamata altresì via della Salute, via Buonarroti, via Maksim Gorki e, a partire dal 18 ottobre 1993, via Matko Laginja. In effetti, verso la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, quando è stata edificata, la stessa si presentava quale bellissimo viale da passeggio che portava verso i rioni di Belvedere e Cosala”, ha spiegato de Canziani.

All’incontro con Theo de Canziani ha partecipato un centinaio di persone

Il giardino magico di Villa Giuseppe
Prima d’imboccare l’affascinante viale, che trasuda storia, bellezza e cultura da ogni angolo, l’appassionato di storia cittadina ha spiegato che “il punto in cui ci troviamo (appunto il parco Nikola Host, nda) una volta era un meraviglioso giardino privato facente parte dell’adiacente Villa Giuseppe, costruita alla fine del XVII secolo, appartenente all’intraprendente patrizio aristocratico fiumano Michele Androcha. Egli fu inoltre il committente della grande tela realizzata dall’artista Cristoforo Tasca, rappresentante la scena della casa di Nazareth, in seguito trasferita da Tersatto nella cittadina di Loreto, oggi collocata sopra l’altare principale all’interno del Santuario mariano di Tersatto”.
Gli Androcha furono un’importante famiglia di mercanti, residenti a Fiume dal XVI secolo, dei quali non si sa molto, il cui stemma familiare è oggidì collocato sul camino al pianterreno. Sono noti, invece, i tanti successivi illustri proprietari del palazzo, quali le famiglie Pasquale e Zanchi, il console inglese, gli Adamich, gli Scarpa e quella del barone Simone Vranyczany. Quest’ultimo, nel 1881, vendette la villa a Carlo Giuseppe d’Asburgo, arciduca d’Austria, il quale affidò agli architetti fiumani Pietro e Raffaele Culotti (padre e figlio) l’opera della sua ristrutturazione e ampliamento, conclusisi nel 1895. L’intuizione di un momento di grande lustro ed eleganza è inevitabile, in riferimento al quale lo storico d’arte ha ancora affermato che, relativamente al succitato parco, quello che vediamo oggi è solo un pavido frammento dell’antica opulenza che l’arciduca, amante della natura, fece pervenire da vari Paesi d’oltremare, tradotta in piante, oggetti (sculture, stagni artificiali, una cascata) e culture esotiche. In tale contesto, ha specificato che “essendosi invaghito di una focosa zingara ungherese ha scritto anche un Dizionario della lingua rom o zigana. Carlo Giuseppe d’Asburgo aveva molti amici e buoni contatti a Fiume dove, dato che non di rado lo si vedeva aggirarsi per il mercato senza l’accompagnamento del suo seguito, lo chiamavano ‘sior principe’. Siccome faceva grande concorrenza a suo cugino, l’imperatore Francesco Giuseppe, e doveva rimanere fuori dai confini austriaci, fece costruire un altro alloggio estivo a Cantrida, nel luogo in cui oggi è sito l’ospedale pediatrico”. Ritornando alla storia di Villa Giuseppe, in base ai coinvolgenti racconti di de Canziani, dopo la sua morte, la stessa è stata dapprima proprietà della Cassa di Risparmio e, in seguito, della Città di Fiume la quale, fino agli anni 1945/47, la utilizzava in qualità di spazio archiviale e museale, quando divenne a tutti gli effetti Archivio di Stato. Incantata dalla suggestiva narrazione, che da un potente altoparlante mobile si diffondeva generosamente nell’aria, la comitiva si è avviata lungo via Laginja e, conquistando il suo lato sinistro, ha raggiunto la palazzina che oggi ospita la Scuola di musica Ivan Matetić Ronjgov, nata quale Villa Corossacz (via Laginja 1).

Villette che trasudano storia

Le ville Corrosacz, Klein e le case De Re, Giordani, Srića I e II
Alzatosi sopra il muretto nelle vicinanze del villino, con il suo inconfondibile e amabile savoir-fair, la guida de Canziani ha raccontato: “Proprietario di Villa Corrosacz fu l’omonimo banchiere, imprenditore e grande mecenate, che commissionò la sua progettazione all’architetto Ambrosini e la cui edificazione ebbe luogo tra il 1902 e il 1905. La stessa è un magnifico esempio della blasonata architettura fiumana di quel tempo, alla quale si affiancò la casa situata subito dietro, ovvero Villa Klein, ideata da Francesco Mattiassi. All’epoca i suoi proprietari, i Klein appunto, avevano in affitto l’edificio della Filodrammatica e una balneazione, della quale è rimasta soltanto la piscina sita nella zona di Scoglietto, che ci piacerebbe farvi visitare ma che, date le pericolanti condizioni, non possiamo farlo. La signorile abitazione, a due piani, era un bellissimo edificio in stile Liberty, costituito da una torretta d’ingresso e un bovindo che si affacciava sul mare. Purtroppo, la stessa venne abbattuta durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale e, in suo luogo, ne venne innalzata una di natura residenziale”. Colui che, a un certo punto dell’incontro, qualcuno tra i presenti ha definito “un’enciclopedia camminante”, non si è risparmiato neanche nell’illustrare le tante altre mirabili palazzine di via Laginja, rilevando che “di fronte a quella che fu Villa Klein sono ubicate la casa De Re (via Laginja 2), seguita da una fila residenziale di case in affitto, la palazzina ad angolo Giordani e gli edifici Srića I e II, progettati dall’architetto Glavan (via Laginja 3, 5 e 7). Inoltre, all’inizio del ‘900, l’architetto Ambrosini costruì per l’Unione Cooperativa Fiumana due interessanti palazzi da affitto in raffinato stile Liberty (via Laginja 4 e 6). Vi sono poi Casa Scrobogna (via Laginjia 10) e Villa Hadsner-Rosenthal (via Laginja 13), una delle più belle di Fiume, progettata da Giovanni Rubinich nel 1907 e oggi magistralmente restaurata e romanticamente invasa dai fiori di glicine. Trattasi di un bel progetto, il quale presenta una piccola sorpresa architettonica a ogni angolo. Lo stile è quello dell’Art Nouveau ma, in un certo senso, ricorda anche i tempi passati e ci riporta alle fortificazioni, alle strutture di difesa. Se, infatti, osserviamo i suoi dettagli, specialmente quelli dei bovindi, degli abbellimenti, il supporto dell’arco e altri elementi, possiamo notare quanto imiti l’architettura difensiva. Seguono Villa Steinacker Arturo firmata da Giovanni Rubinich (oggi Casa dei giovani), Villa Bilitz-Wickenburg (via Laginja 16) e, al termine della Laginja, un’altra palazzina ad angolo, anch’essa in stile Liberty e costruita nel 1911 su visione dell’architetto Carlo Conighi, la Shiucca-Matcovich, rimessa a nuovo circa tre anni orsono”. Con lo sguardo ammirato e sempre in alto, il numeroso gruppo, quasi in silenzio religioso, ha continuato a seguire il relatore, fermandosi davanti a uno dei più significativi e visionari palazzi fiumani, Casa Nave.

Casa Srića I

Casa Nave e zona Campetto
“La palazzina venne costruita nel 1937, su progetto del noto architetto Nereo Bacci. Costruita all’incrocio di due strade e costituita da sette piani, un pianoterra e un interrato, deve il suo nome simbolico, conferitole dai cittadini, al suo particolare aspetto, caratterizzato anche dalla bella facciata, in cui l’autore ha sapientemente utilizzato delle cornici divisorie, rilevandone ulteriormente la linea orizzontale e creando un’invidiabile dinamica. Casa Nave è una delle più belle realizzazioni dell’architettura fiumana moderna, nelle cui adiacenze si possono notare svariate scritte dell’epoca contenenti messaggi politici, testimoni dei tempi e delle situazioni politiche a Fiume sia prima che dopo il 1945. Così, allo stesso momento, possiamo leggere “Viva Duce” e iscrizioni di sostegno all’ex Jugoslavia, il che dà prova dei rapidi cambiamenti relativi alla nostra città”, ha spiegato ancora la guida. Non dimentichi della sorpresa promessa a inizio percorso, la comitiva ha fatto tappa anche negli spazi del Centro sportivo e ricreativo – Campetto, sovrastato e circondato da una miriade delle cosiddette “case popolari”, costruite negli anni ‘30 e ‘40, in qualità di alloggi della classe operaia dell’allora Italia fascista. A detta di de Canziani, il campo da gioco, progettato dagli architetti padovani Miozzo e Mansutti (autori di una struttura sportiva quasi identica a Zara), veniva utilizzato per i momenti ricreativi della gioventù fascista “Opera nazionale Balilla” (ONB), teso a una loro rigida educazione militare e politica. Altra testimonianza del passato fascista è altresì uno degli edifici sito sotto il campo di calcio, ricoperto di intonaco rosso sul quale, molto chiaramente, è visibile una sporgenza grigia riverniciata, riportante il simbolo del fascio littorio con sottostante la lettera “A”, associata all’anno 1933, ovvero il decimo dell’epoca fascista.

Il campo di calcio in zona Campetto circondato da case popolari

Una piccola perla architettonica
Infine, la chicca. Situata sul lato sinistro della suddetta casa, se ne trova una, costruita nel 1899 per gli operai della Stazione ferroviaria di Fiume caratterizzata, come le altre due nelle vicinanze, dai mattoni rossi e dalle persiane color verde prato. “Questa casa, a parte essere una bella dimostrazione del rispetto che all’epoca si aveva nei confronti degli operai, nasconde un impensabile tesoro del quale, architettonicamente parlando, possiamo andare più che fieri. Per scoprirlo dobbiamo entrare ma, per non disturbare gli inquilini, non parlerò più il che, considerata la bellezza che avrete modo di ammirare, sarebbe comunque superfluo. La stessa consiste in un cortile interno circolare, progettato dall’architetto Superina. Alzando lo sguardo noterete che è costruito a elica e sembra venir girato da una vite. La sensazione è spettacolare e lo spazio è una vera perla architettonica. Come già accennato, ciò testimonia quanto Fiume, all’epoca importante città industriale, fosse consapevole delle necessità della classe operaia e possiamo ritenere l’edificio un vero monumento ai lavoratori. All’epoca gli industriali che pensavano alle loro abitazioni le immaginavano quali case in cui vivere con dignità nelle quali, oltre il mero avere un tetto sopra la testa o un letto su cui sdraiarsi, si desiderava imprimere la bellezza, ugualmente necessaria. Ecco perché questa palazzina è una piccola perla fiumana, la quale dimostra che eravamo molto più avanti di svariate altre città che, purtroppo, nel tempo, ci hanno superato”. Che dire? Nulla, ha ragione Theo de Canziani. Basta alzare gli occhi, tacere e respirare quell’armonia.

Villa Corrosacz, attuale Scuola di musica
La scalinata in via Laginja da cui si accede alla via Trinajstić nel rione di Cosala
Villa Hadsner-Rosenthal
Uno degli edifici ristrutturati in via Laginja
L’abitazione in zona Campetto con il simbolo del fascio
Dettagli interni
Costruzioni che risalgono al XIX secolo

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