
Il Comitato di quartiere “Potok” rispecchia le caratteristiche di un rione prettamente urbano con i suoi pregi e difetti. Si estende su una superficie di poco più di 35mila ettari, precisamente dalla scarpata sotto il parco giochi Giordano Bruno a nord, fino al mare, e dal Quartiere artistico “Benčić” a est, attraverso tutta l’area del Centro clinico-ospedaliero di Fiume e fino all’edificio dell’Istituto regionale di salute pubblica a ovest. In pochi, infatti, forse sanno che quest’ultimo edificio rientra ed è sotto la giurisdizione del rione di Potok e non di quello di Mlaka, come verrebbe logico da pensare, vista la sua posizione geografica.
Il rione di Potok (in italiano torrente) ha preso il suo nome dal torrente di Valscurigne, il cui corso inferiore attraversa appunto l’area di Potok e fa parte della rete di torrenti che una volta scendevano a valle dalle colline circostanti. Il torrente esiste ancora, ma è incamerato oggi in un canalone sotterraneo che scorre lungo le vie Potok (in parte), Josip Završnik e Gian Battista Cambieri, per attraversare via Krešimir e riversarsi, infine, in mare.
Fabbriche e manifatture
Un tempo questa grande area abbracciava l’ex Zuccherificio (oggi sede del Museo civico), un lazzaretto (oggi Caserma dei vigili del fuoco), la Stazione ferroviaria, parte del porto e altri edifici manifatturieri, che in epoche ormai lontane formavano una zona altamente industrializzata molto vicina al centro città, raggiungibile a piedi in una decina di minuti. Da qui iniziò la sua ascesa quale quartiere cittadino con un Piano urbanistico di tutto rispetto, che comprendeva le attuali vie Viktor Car Emin, Nikola Car e Josip Završnik. Per le necessità di una classe medio-alta, l’idea era di edificare un complesso di palazzi con all’interno un giardino. Il piano prevedeva l’assetto di un grande parco e di un anfiteatro, che nei mesi più caldi avrebbe ospitato vari programmi culturali, musicali e d’intrattenimento. Purtroppo, la Prima guerra mondiale fece saltare quest’idea e, infine, furono realizzati in tutto solo sette palazzi, tra cui la nota Casa Modiano, che si occupava di produzione di carte da gioco. Di seguito, durante il Ventennio, precisamente nel 1934, venne realizzato e completato solo uno di questi complessi, ubicato tra le vie Viktor Car Emin, Nikola Car e Rikard Katalinić Jeretov. In quel periodo furono costruiti anche i bei palazzi di fronte alla Stazione ferroviaria, mentre lo Zuccherificio venne riqualificato in Fabbrica di tabacchi. Una serie di ville, di proprietà privata, venne costruita a ridosso dell’attuale via Stane Vončina.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
Passato industriale
Il rione di Potok, dopo la Seconda guerra mondiale e con la formazione dei Comitati di quartiere, prese il nome di Nikola Tesla e, con l’esodo in corso, al suo interno cambiò la struttura etnica della popolazione, come pure i fini delle industrie presenti. La Fabbrica di tabacchi divenne un’industria bellica, venne costruita una segheria all’incrocio tra le vie Viktor Car Emin e Josip Završnik, il grande complesso dell’Accademia militare venne riqualificato in quello che ancora oggi è il Centro clinico-ospedaliero. Nella zona dove sarebbero dovuti nascere il parco e l’anfiteatro, vennero erette la Corderia e la ditta per la gestione delle strade. Il rione cambiò fisionomia con la costruzione del complesso dell’azienda elettroenergetica (HEP) e dei primi silos per le necessità del porto in espansione, vennero asfaltate tutte le vie che componevano la zona e introdotta l’illuminazione pubblica. I rimanenti silos vennero eretti alla fine degli anni ‘70 dello scorso secolo. Da allora e fino all’inizio degli anni ‘90 e della Guerra patriottica, il rione raggiunse il suo apice in termini di densità di popolazione, sia come il nucleo di una Fiume dal forte sviluppo industriale. Inizia, poi, un lento declino con la chiusura di tutta una serie di fabbriche, come ad esempio quella di macchinari “Rikard Benčić” (ex Zuccherificio), quella di cordami, la segheria, l’azienda per la gestione delle strade e la ditta commerciale “Elektromaterijal”.
Nel 1997, dietro decreto della Municipalità, il Comitato di quartiere cambia il nome nel toponimo che lo contraddistingue, ritornando a essere Potok per tutti i suoi residenti. Attualmente conta circa 1.500 abitanti e, secondo i dati ufficiali, il numero degli stessi, negli ultimi quindici anni, è sceso di circa il 20 per cento, e molti degli appartamenti di proprietà presenti in zona vengono affittati a fini turistici anziché essere usati come luoghi di residenza.
Il Quartiere artistico
In seguito al declino di cui sopra, in cui gli edifici industriali una volta prosperi vennero abbandonati a sé stessi e lasciati a deperire, il rione di Potok, alla fine degli anni ‘90, iniziò una nuova ascesa con l’inizio dei lavori al Quartiere artistico nell’ex complesso “Rikard Benčić”, resi possibili nell’ambito del progetto Fiume – Capitale europea della cultura 2020. La pandemia di Covid, scoppiata quell’anno, fece slittare più volte la conclusione dei lavori, posticipando la rivitalizzazione della zona.
Attualmente le problematiche sono tante, come nella maggior parte dei rioni di Fiume, soprattutto di quelli del centro cittadino. Infrastruttura stradale, aree verdi, inquinamento e nettezza urbana, rappresentano soltanto una parte delle difficoltà che affliggono i residenti. Su quanto è stato fatto finora su cosa si intende fare in futuro, abbiamo parlato con il presidente del Comitato di quartiere “Potok”, Zoran Frković, eletto per un secondo mandato in qualità di candidato indipendente, ma supportato dalla Lista per Fiume.
“Il rione di Potok risulta quale rione urbano, attraversato dalle principali arterie stradali che collegano il centro città con i rioni occidentali e con i Comuni limitrofi – ha esordito –. Le strade sono quelle che sono, e non ci sono grandi possibilità di un loro ampliamento o di un’eventuale costruzione di nuove. Per questo, dovrebbero essere soggette a una regolare manutenzione e asfaltatura. Purtroppo, questo non succede in toto in quanto parte della stessa infrastruttura stradale, ovvero quella che attraversa la via Viktor Car Emin, è sotto l’ingerenza della Repubblica di Croazia e classificata come statale. In questo caso, spetta alla municipalità richiedere un intervento e fino ad allora non è possibile fare nulla. Essendo una via molto trafficata, soprattutto negli ultimi tempi in seguito alla chiusura della via Adamich e precedentemente di parte della via Krešimir, il suo manto stradale è stato notevolmente danneggiato e presenta delle buche pericolose in diversi punti. Per il momento, però, come Consiglio del Comitato di quartiere non possiamo intervenire, in quanto gli interventi che andremmo a richiedere non rientrano tra quelle che sono le priorità”.
Alla fine degli anni ‘90 dello scorso secolo era in vigore un Piano urbanistico per questo versante di Fiume, che poi è stato modificato in positivo per il quartiere e a favore dello stesso. “Il vecchio Piano urbanistico avrebbe devastato la zona – ha spiegato Frković –, in quanto prevedeva la costruzione di un cavalcavia della tangenziale nella parte settentrionale del rione. Ciò avrebbe comportato la demolizione di alcune case della zona, nello specifico di alcune ville in via Stane Vončina, e il cavalcavia si sarebbe esteso sopra le abitazioni della zona. Fortunatamente, ciò non si è avverato e il documento è stato modificato. Un altro problema che potrebbe interessare la parte occidentale del rione, è la prossima apertura del terminal container ‘Rijeka Gateway’ in Riva Zagabria. Qui siamo in contatto con il Consiglio del Comitato di quartiere di Mlaka per quanto riguarda l’inquinamento acustico che potrebbe venire scaturito dal terminal, una volta che questo entrerà in funzione. Seppure la Direzione del terminal ci assicuri che esso sarà minimo, soltanto con l’arrivo delle prime portacontainer sapremo se ciò sarà vero. L’esperienza del rione di Pećine e in parte di quello di Vojak, quartieri vicini al terminal container di Brajdica, non preannuncia nulla di positivo. Questi due rioni, a causa dell’inquinamento acustico e luminoso, proveniente appunto dal terminal, hanno perso il 30 per cento degli abitanti, trasferitisi altrove o nei Comuni vicini”.
La municipalità non fa che parlare di ecologia e di ampliamento delle zone verdi in tutta l’area d’ingerenza della Città, ma il rione di Potok sta perdendo questa battaglia. “Le nostre aree verdi sono ridotte all’osso – ha precisato il nostro interlocutore – escluso il complesso del CCO, che viene gestito a parte, abbiamo all’attivo pochi parchi se si esclude il Quartiere artistico “Benčić”. Il parco giochi di Potok è stato salvato dalla devastazione edilizia per ben due volte. Adesso è registrato ufficialmente come area verde protetta e parco giochi, poi c’è il parco “Dott. Vinko Frančišković” situato tra le vie Nikola Tesla e Cambieri, ma si tratta di un’area con pavimento in cemento con un punto ludico e una fontana. Per fortuna nostra, gli alberi che lo circondano sono stati salvati dalla devastazione offrendo gli stessi un po’ di ombra nei mesi più caldi. Un altro problema che ci assilla è quello del filare di via Nikola Car, di cui alcuni alberi risultano ammalati, per cui andrebbero abbattuti. Il nostro fondo per i piccoli interventi è esiguo e insufficiente per coprire questa complessa opera. Ci sono poi le municipalizzate “Čistoća”, che gestisce le aree verdi cittadine, e la “Rijeka Plus”, che si occupa dei parcheggi, le quali non riescono a mettersi d’accordo su come effettuare l’operazione di sradicamento e di piantagione di giovani alberi a causa dei posti parcheggio nelle vicinanze degli alberi ammalati. Speriamo che la questione venga risolta al più presto. Vorrei, inoltre, sottolineare che la municipalizzata che si occupa delle are verdi non collabora assolutamente con il Consiglio del Comitati di quartiere, eseguendo i lavori di sradicamento e taglio dei rami senza un’eventuale consultazione”.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
Devastazioni ecologiche
Un’altra zona che è stata soggetta a devastazione ecologica è quella in cui una volta c’era l’edificio della direzione dell’azienda “Elektromaterijal”. “Quell’area, oltre a un capiente parcheggio, aveva tanti alberi. Con l’abbattimento dello stabile in questione da parte degli attuali proprietari, la cui idea primaria era quella di costruirvi un albergo con tanto di autorimessa sotterranea, sono stati abbattuti tutti gli alberi presenti in loco. Successivamente, dopo i dovuti accertamenti, l’azienda ha rinunciato all’idea, trasformando l’area in un parcheggio privato a pagamento. L’area si presenta, attualmente, arida e senza un minimo di ombra e, nel periodo estivo, a volte addirittura rovente. Una devastazione che la Città non avrebbe dovuto permettere”.
La nettezza urbana è un altro degli annosi problemi che assillano il rione di Potok. “I cassonetti sono sempre sporchi e tanti sono danneggiati. Molti di questi rimangono aperti alimentando la presenza di colonie di ratti e scarafaggi. Parte delle colpe è da attribuire ad alcuni dei residenti, che non si prendono cura più di tanto, lasciando pure i sacchetti con la spazzatura al di fuori dei contenitori. Per non parlare dei rifiuti ingombranti, che vengono lasciati per giorni o settimane nei pressi dei cassonetti. Essendo in contatto con i rappresentanti degli altri Comitati di quartiere, un problema grosso è rappresentato dalla raccolta differenziata in cassonetti apribili solo con chiavi o schede magnetiche. I residenti dei rioni in cui questo tipo di raccolta è stato introdotto, spesso e volentieri trasportano nelle automobili i propri rifiuti per gettarli dove ancora questa prassi non è in vigore. Non oso pensare quando i rioni vicini entreranno a far parte del sistema. Ci troveremo sommersi dai rifiuti”.
In futuro ci sono tanti progetti da portare avanti. “Il primo è quello di fondare un Consiglio unificato dei Comitati di quartiere e su questo ci stiamo lavorando. Uniti saremo più efficienti nelle richieste inoltrate alla municipalità. Per quanto riguarda il quartiere stesso, verranno abbassati i lampioni stradali nelle vie Nicola Car e Viktor Car Emin, che così porteranno più luce in queste due vie. Tenteremo di terminare i lavori al nuovo parco nella zona settentrionale del rione, proprio sotto l’incrocio tra le vie Tiziano e Osijek, e sarebbe il caso di realizzare uno Street Festival, in cui una domenica del mese, nei mesi primaverili e autunnali, complessini musicali, artigiani e artisti metterebbero in mostra e in vendita i loro lavori. Forse già questa primavera saremo in grado di offrire alla gente un appuntamento di questo tipo”, ha concluso Zoran Frković.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
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