Molti dei nostri piccoli o grandi problemi quotidiani li viviamo qui, nel nostro piccolo, nel nostro quartiere e per molti di essi si possono anche trovare delle soluzioni. Il ruolo del Comitato di quartiere, il primo livello dell’ordinamento democratico del nostro Paese, dovrebbe essere quello di venirci incontro per risolvere questioni di cui non si occuperanno direttamente né il premier, né il presidente della Regione e nemmeno il sindaco, per quanto le nostre sorti, molto spesso, dipendono dalle loro decisioni.
Il Comitato di quartiere di Vojak opera in un quartiere sorto, in alcune fasi, come zona residenziale che è cresciuta in modo, possiamo dire, abbastanza sostenibile, pur incontrando in tempi recenti le problematiche che caratterizzano tutte le aree urbane delle moderne città. Saša Ostojić è il presidente dell’organo rappresentativo, eletto con la propria lista civica e pronto a giurare di non avere ambizioni politiche. Le ambizioni, semmai, sono legate alla volontà di salvaguardare e migliorare ciò di cui dispongono i residenti in un rione di grattacieli costruiti in buona parte negli Anni ’60 in un contesto urbano pianificato abbastanza bene per le esigenze del tempo. Allora c’era meno di un’automobile per famiglia, mentre oggi sono poche quelle che dispongono di un solo veicolo.
Quello dei parcheggi è solo uno dei problemi da affrontare, ma ce ne sono tanti altri di cui il Comitato di quartiere ha la possibilità di occuparsi. Sembra, comunque, che non ce ne rendiamo conto. Alle ultime elezioni per l’organo locale a Vojak, con una popolazione di circa 1.500 anime, si sono recati ai seggi 188 elettori. Anche per questo motivo Saša Ostojić sembra piuttosto deciso nell’intento di svegliare la gente, senza propositi di sollevamenti popolari e senza puntare contro le autorità di livello superiore non sempre responsabili per ciò che ci capita sotto casa.
“Anche se è più facile puntare il dito contro il sindaco quando si esprimono critiche e insoddisfazione, la verità si trova spesso nel mezzo. C’è una parte di potenziale nascosto e non realizzato, proprio nelle mani dei cittadini. Essi spesso ritengono, individualmente, di non dover fare nulla e che debba essere qualcun altro a doversi occupare del loro problema. In questo modo si crea un circolo vizioso, sterile. Qualcosa succede sì, ma sempre troppo poco, insufficiente e quasi in modo invisibile”, commenta Ostojić. Si ha l’impressione che il ruolo dei Comitati di quartiere conti poco, anzi, che sia insignificante. Invece, c’è chi è convinto del contrario e tra questi c’è proprio il nostro interlocutore.
Decisioni basate sul consenso
Il quartiere di Vojak si trova nella parte orientale di Fiume, in un’area in cui vivono quasi 2.500 abitanti, circondata a Sud da Crimea e a Nord da Tersatto, mentre a Ovest c’è il Bulevard. Più a Est ci sono Gornja Vežica e Podvežica. Vojak fu un tempo un’oasi verde e tranquilla, ora deve fare i conti con grandi sfide urbanistiche come conseguenza della costruzione del Campus universitario e del nuovo Ospedale della mamma e del bambino. Oltre alla consapevolezza sulle cause e sulle conseguenze, occorre trovare dei rimedi.
“Il Comitato di quartiere e i suoi membri rappresentano gli interessi di quasi 2.500 persone che vivono a Vojak, uno dei più piccoli e tranquilli rioni di Fiume, strettamente collegato a Tersatto e Crimea. C’è tolleranza zero nei confronti dei concetti di manipolazione e politicizzazione, con l’obiettivo principale di migliorare la qualità di vita dei cittadini nel quartiere, attraverso un’analisi veloce e accurata delle problematiche e delle priorità nella strutturazione, pianificazione e attuazione di iniziative e progetti in tal senso. Vorrei sottolineare anzitutto il nostro alto livello di motivazione, di collaborazione e di coerenza nel perseguire gli obiettivi comuni. Nel secondo anno di mandato, ciò ha portato anche all’avvicinamento di nuovi collaboratori, amici di Vojak, ovvero alla creazione di tre specifici sottocomitati in seno all’organo rappresentativo. Ogni tema in preparazione viene analizzato da diversi punti di vista personali, ma le decisioni sono prese per consenso, ponendo in primo piano Vojak. Ritengo che siano proprio la comunità d’intenti e l’approccio progettuale, invece di quello politico, le prime e più importanti caratteristiche del lavoro di questo Comitato”, è lo spirito che Ostojić ama sottolineare riferendosi all’attività che ha deciso di intraprendere.
Campus e ospedale, vicini ingombranti
Cerchiamo di comprendere l’intera situazione in tempo reale, con uno sguardo attento al futuro. Una volta, in un prato deserto, a Goljak, il nostro quartiere veniva pianificato come un’oasi tranquilla e verde, con poche strade e un’architettura moderna che è stata integrata nel tempo in modo pianificato. Oggi le infrastrutture principali sono rimaste praticamente le stesse di allora, nonostante i grandi cambiamenti urbanistici sul lato settentrionale dell’insediamento. Si tratta di interventi che mettono in discussione il livello di qualità di vita a cui i cittadini sono abituati. Nel vicino quartiere, nell’area del Campus e dell’ospedale, sta sorgendo una nuova città, la cui vita frenetica si sta già riversando nel nostro tranquillo habitat. Il nostro quartiere non è stato progettato né costruito per assorbire strutture di questa portata. Con le loro esigenze specifiche e l’intera organizzazione, superano di gran lunga le capacità di mantenere il livello di funzionamento esistente in una piccola comunità come la nostra. Già ora, prima della prossima fase di costruzione del Campus e della terza fase del nuovo ospedale, a Vojak si avverte un grande problema a causa dell’aumento del traffico che si riversa nelle sue vie. Mi riferisco al traffico quotidiano e all’impossibilità di trovare posti per parcheggiare, tra quelli che lavorano, che sono in visita o studiano in quest’area confinante. Vanno a parcheggiare occupando i pochi posti disponibili anche per i residenti. Quindi, nella continua ricerca di avviare un’iniziativa per realizzare uno studio completo sulle soluzioni legate alla circolazione, stiamo lavorando costantemente alla comunicazione con le autorità competenti, e allo stesso tempo con i nostri cittadini. Guardiamo anche alle questioni Urbanistiche in un contesto più vasto, per l’intera area di Sušak”, spiega Ostojić, che teme un ulteriore peggioramento della situazione. Parla dell’ultimo Piano urbanistico di quest’area, che comprende il Campus e il Centro clinico-ospedaliero e che è stato varato nel lontano 2005.
“Da allora sono cambiate tante cose e ritengo – aggiunge –, che nulla sia inciso nella pietra. Occorre tenere in considerazione la possibilità che alcune idee, visioni o progetti possano e debbano venire cambiati a vent’anni dalla loro nascita. I cittadini di Vojak e dei quartieri circostanti accettano con gioia nella loro comunità strutture in funzione dell’apprendimento, della scienza e della pratica medica, ma al contempo hanno il diritto di porre domande per la qualità di vita nella casa in cui abitano e di partecipare con le loro idee alla pianificazione e costruzione di spazi che rappresentano per loro un luogo di vita reale. Il nostro unico interesse è quello di preservare i valori esistenti e il miglioramento della cultura del vivere comune, consapevoli di un futuro in cui potremmo doverci confrontare con problemi insormontabili. Aggiornando il piano dettagliato di sviluppo del Campus universitario e del CCO, da adeguare ai tempi, è necessaria contemporaneamente anche uno studio sul traffico per il futuro di Vojak. Non si può affrontare la problematica della prosecuzione dell’arteria che attraversa il Campus come se Vojak non esistesse. il traffico di quelle aree si riversa sulle strade del nostro quartiere e già oggi le congestionano. Pertanto, secondo la logica dei vasi comunicanti, è necessario includere Vojak negli studi annunciati. Uno studio completo del traffico dovrebbe riunire tutte le principali arterie del quartiere. Da prendere in considerazione anche le vie d’accesso e possibili cambi di direzione, nuove rotatorie e zone pedonali, così come i parcheggi e la loro classificazione come zone a pagamento”.
Per questo e altro il presidente del Comitato di quartiere invita tutti a riflettere prima di commettere errori irreparabili che si possono prevenire. Oltre al traffico, quando si tratta di prevenire situazioni poco gradite, c’è lo stesso campo sportivo dell’ex caserma il cui futuro è legato ai piani di ampliamento delle strutture ospedaliere. Per gli abitanti di Vojak e dei rioni del circondario si tratta di un luogo di ritrovo irrinunciabile.
Luoghi d’incontro
Fluidità della circolazione e parcheggi non sono le uniche questioni legate al traffico. C’è un problema, estremamente serio e che ha causato in tempi recenti due gravi incidenti stradali di cui uno mortale. Per questo motivo si sta lavorando al progetto di chiusura al traffico del Passaggio Vladimir Gortan, quello che da via Marohnić conduce alla scuola elementare. Si tratta di uno spazio molto frequentato nel cuore dell’abitato, dove circola quotidianamente un gran numero di pedoni, tra cui tanti bambini in un punto in cui si incrociano diversi flussi pedonali. La strada chiusa con lo spiazzo davanti al supermercato diventerebbe zona pedonale a tutti gli effetti, idea osteggiata dal titolare di una panetteria che è in buona parte all’origine del caos creato dalle auto che si spingono fino all’ingresso del negozio. Oggi l’intera area è subordinata alle automobili, trasformata in un pericoloso snodo stradale con un parcheggio disordinato. “Il sostegno all’iniziativa viene espresso anche da molti cittadini di Vojak, che nei loro incontri quotidiani manifestano le loro preoccupazioni e la loro indignazione per l’attuale stato di pericolo. Allo stesso tempo – dice Ostojić –, salutano l’idea di creare un piccolo ‘Piazzale delle relazioni di buon vicinato’, che potrebbe diventare un luogo di incontro e di comunicazione, ma prima di tutto uno spazio sicuro per i pedoni”.
Oltre ad aumentare la sicurezza attraverso la sistemazione delle strade, ci si impegna anche nel segmento dell’ecologia. “Oltre al traffico, la transizione ecologica è uno dei fattori chiave per promuovere la salute e il benessere. Dopo l’accreditamento – spiega Ostojić –, quest’anno è stato approvato un progetto nell’ambito del Programma di partenariato locale di Fiume, con il quale abbiamo pianificato di sistemare il nuovo Parco delle relazioni di buon vicinato accanto al Passaggio Vladimir Gortan. Stiamo trasformando un’area verde trascurata, che era spesso utilizzata come discarica illegale dei rifiuti, in una piccola oasi verde che attira i cittadini e rappresenta un luogo di ritrovo comune con le nuove panchine e superfici dove sostare. Anche se questo micro-parco rappresenta un’area molto ristretta in termini di superficie, la sua importanza è maggiore rispetto al livello simbolico iniziale”. L’intento è, come ci viene spiegato, mantenere la continuazione tra vari punti nello spirito della “visione verde” dell’architetto paesaggista Josip Kulfanek. Quest’uomo, dal suo arrivo a Fiume nel lontano 1926, ha creato le future oasi verdi, oltre al parco di Tersatto, pianificando e realizzando tutti i parchi di Sušak, dal parco Augusto Cesarca a Pećine ai filari di alberi in quest’area. Ha ristrutturato anche il parco cittadino di Mlaka e ha inoltre provveduto al verde nei cimiteri di Tersatto e Cosala. Solo a Sušak, tra il 1926 e il 1940, ha sistemato una superficie complessiva di circa 45.000 metri quadrati. “Vojak fu il suo punto di partenza e di rifugio, poiché nell’area dell’attuale scuola elementare ‘Vladimir Gortan’ aveva allestito il suo ricco vivaio di piante”.
Concludiamo la nostra visita al rione di Vojak con alcune parole chiave da parte del presidente del Comitato di quartiere, Saša Ostojić: “Ciò che mi interessa è parlare di progetti da realizzare, prendendo le distanze dalla politica e da quelli che possono essere gli interessi dei partiti. Per quanto riguarda i cittadini, invece, vorrei una più massiccia partecipazione e presa di coscienza. Quando ci si trova davanti a un problema, troppo spesso si va a puntare il dito verso il sindaco o le strutture cittadine ritenute inefficienti, senza rendersi conto che molte volte sono i cittadini stessi a metterci del loro. Di chi è la colpa se un elettrodomestico viene a trovarsi accanto ai cassonetti dei rifiuti? È soltanto un esempio, ma ce ne sarebbero altri. La parola d’ordine deve essere responsabilità, mentre dopo si può parlare delle altre cose”.
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