Museo Presečki. Auto d’epoca riportate all’antico splendore

Fondato nel 2017 dall'imprenditore Antun Presečki, lo spazio espositivo di Krapina che presenta oltre venti vetture e una settantina di motociclette, è una tappa obbligatoria per coloro che soggiornano nella Regione di Krapina e dello Zagorje

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Museo Presečki. Auto d’epoca riportate all’antico splendore

Poche invenzioni hanno accompagnato l’evoluzione della società come l’automobile, il mezzo di trasporto per eccellenza. La sua storia racconta la storia dell’umanità, delle sue conquiste, delle sue battaglie, della formidabile corsa alla modernizzazione che ha segnato il XIX e il XX secolo.

È vero che l’unicità dell’offerta culinaria si sta affermando sempre più come un fattore decisivo nei processi di attrazione turistica ma oltre a questa parte del settore turistico già riconosciuta a livello nazionale e internazionale, la Regione di Krapina e dello Zagorje ha un futuro promettente per ciò che concerne l’offerta museale. Sì, perché il vintage non è mai stato così attuale. Abiti, design, auto. Anche se bisogna ammetterlo, il fascino per i veicoli d’epoca non è mai passato di moda. Fondato nel 2017 grazie all’impegno pluriennale del suo ideatore Antun Presečki, oltre al Museo dell’uomo di Neanderthal a Krapina, il Museo che abbiamo avuto l’occasione di visitare nel capoluogo della Regione di Krapina e dello Zagorje, è una tappa obbligatoria per coloro che soggiornano nella zona.
Il Museo delle automobili d’epoca Presečki (Muzej Oldtimera Presečki) di Krapina è garanzia dello sviluppo del turismo continentale della Croazia. Aperto a varie forme di innovazione e sperimentazione, è vivace promotore di cultura e punto di attrazione per l’intero territorio. Gestito con criteri manageriali, è riconosciuto come esempio efficace e di Museo-impresa, cioè di istituzione culturale non convenzionale che promuove conoscenza e innovazione senza perdere di vista obiettivi di crescita e sviluppo.

Una passione innata
Oltre 25 anni di collezione e restauro di vetture d’epoca vengono presentati al pubblico su una superficie di 1.100 metri quadrati di spazio espositivo. Qui i visitatori possono immergersi nella storia della cultura automobilistica e del motociclismo.
L’imprenditore Antun Presečki, proprietario della principale municipalizzata dello Zagorje, da più di due decenni si dedica al restauro di automobili antiche. Il talento del suo fondatore spiega solo in parte il successo che il Museo ha registrato in questi anni; alla base della sua affermazione c’è infatti la gestione imprenditoriale della struttura. Presečki ha trasferito il suo know-how in modo strategico anche nell’attività museale, puntando sulla promozione della cultura e sulla valorizzazione del territorio senza dimenticare la propria vocazione imprenditoriale. Il Museo, collocato all’interno del Centro d’affari del Gruppo Presečki, è un’unione di entusiasmo e perfezionamento aziendale realizzata in modo molto professionale. Il risultato ne è una struttura unica specializzata nel patrimonio automobilistico e nella presentazione della storia dell’automobilismo e del motociclismo. Nell’edificio del Museo sono stati investiti sei milioni di kune mentre per il restauro delle vetture esposte ci sono voluti 300mila euro.

Un’istituzione museale moderna
Fanno parte della collezione permanente oltre venti macchine e una settantina di motociclette. Le “opere d’arte” più significative sono senza dubbio le auto risalenti agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del XX secolo. Pure gli amanti dei veicoli a due ruote rimarranno entusiasti dopo aver visitato le sale espositive. Corriere, biciclette e altri manufatti come fotografie, riviste, libri, poster e dispositivi che evocano il mondo di un’epoca passata, hanno trovato la loro collocazione nello spazio del Museo. I visitatori possono godere di mostre fotografiche a tema, proiezioni di pellicole e presentazioni che promuovono la cultura automobilistica e del motociclismo. L’obiettivo dell’ente è affermarsi quale istituzione museale moderna, riconosciuta sia a livello locale che fuori dai confini della Croazia, proponendo al pubblico più ampio la storia di quest’importante aspetto della cultura tecnica.

Dall’Oakland True Blue Six all’Opel Olympia
Articolato su tre piani, il percorso di visita presenta in una novantina di modelli tra automobili e motociclette sia una storia della casa locale sia un racconto dell’evoluzione del concetto di automobile. Il Museo Presečki propone un autentico viaggio nel passato dell’auto e del design tedesco, americano, inglese e non solo. Le più interessanti sono le automobili risalenti al periodo tra le due guerre mondiali, tra cui spiccano la Mercedes del 1924 e la Morgan rossa, realizzata su modello del 1935. Seducente la serie di vetture anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del XX secolo, i modelli d’epoca della Peugeot, della BMW, la Zastava 750, l’Audi 50 LS, l’Opel Kadett. Il modello americano, l’Oakland True Blue Six del 1925, è la più antica “automobile croata” con una documentazione “valevole”. Stiamo parlando di una delle dieci vetture più vecchie a livello nazionale ritrovata nel garage di una famiglia a Otočac. Per oltre un decennio fu proprietà di un’unica famiglia. Stando ai documenti recuperati e in buone condizioni, l’automobile fu immatricolata per la prima volta nel 1929 mentre nel 1940 per l’ultima volta. Grazie alla documentazione Antun Presečki è riuscito a rintracciare un membro della famiglia che teneva per decenni la vettura nel giardino di casa ovvero la figlia del proprietario, quest’ultimo un tale Franjo Čustek, ucciso nel 1941 durante la Seconda guerra mondiale. Čustek, di professione farmacista, acquistò l’Oakland True Blue Six da Ferdinand Budicki, il noto pioniere dello sport automobilistico e delle motociclette. Restaurata l’anno scorso, la vettura occupa un posto di prim’ordine al pianoterra del Museo.
La pietra miliare della Mercedes Benz, la Mercedes Benz 170 S decappottabile (Cabriolet) del 1950, dal colore verde olivastro, può essere noleggiata per occasioni speciali come matrimoni. Accanto a questa è stato posizionato un altro gioiello della Mercedes Benz. Il modello della 15/70/100 PS (1924-1929), un giallo limone, è un’autovettura di lusso prodotta dal 1924 al 1926 dalla Casa tedesca Daimler Motoren Gesellschaft per il suo marchio automobilistico Mercedes. A dominare la sala è una maestosa Jaguar SS 100 coupé a due posti, prodotta dalla casa automobilistica SS Cars Ltd presso lo stabilimento di Coventry tra il 1936 e il 1939. Fu la prima auto della ditta a fregiarsi del nome Jaguar che, da quel momento, verrà usato per tutte le vetture che saranno prodotte dalla SS Cars. La Jaguar SS 100 è considerata una delle più belle vetture mai costruite dalla casa automobilistica del giaguaro. Saliamo ora al primo piano, ammaliati da ciò che abbiamo appena osservato al pianoterra.
Durante la prima metà degli anni Trenta dello scorso secolo l’automobile stava subendo una profonda evoluzione stilistica: si stava infatti diffondendo in quegli anni la cultura e la moda dello “streamlining”, ossia di quella tendenza stilistica volta a creare automobili dalle carrozzerie tondeggianti, sinuose e profilate, in una parola, aerodinamiche. Tale tendenza avrebbe raggiunto il suo culmine alla fine del decennio, quando, specie nelle auto di lusso, si videro carrozzerie dai profili arditi, definite con il termine francese “flamboyant”. Ma non era necessario arrivare a tali vetture per constatare un’evoluzione stilistica: anche nelle fasce più basse si cominciarono a vedere modelli sempre più diversi, già fin dalla prima metà del decennio. La Opel in listino aveva già alcuni modelli del genere. La presentazione della vettura Opel Olympia avvenne nel febbraio del 1935 al Salone di Berlino: il nome Olympia fu scelto in onore dei Giochi olimpici estivi che si sarebbero tenuti in Germania nel 1936. La sigla di progetto fu invece 13237. Con il suo arrivo, la 1.3 L fu pensionata e la Olympia poté così cominciare la sua fortunata carriera. Nel gennaio 1950, con l’uscita di produzione della seconda serie dell’Olympia, fu introdotta la terza, che propose una nuova carrozzeria profondamente aggiornata. È proprio l’Opel Olympia del 1952 il modello che possiamo vedere nel Museo di Krapina.

Buick, Packard e Fiat
Oltreoceano i decenni Trenta e Quaranta furono gli anni di successo per la Buick. Nel 1936 la casa automobilistica statunitense utilizzò per la prima volta un criterio di denominazione che era caratterizzato da nomi veri e propri e non da sigle numeriche come era stato fatto fino ad allora. Fu quindi cambiato il nome a tutti i modelli della gamma. Più precisamente, alla Serie 60 fu addizionata la denominazione Century, alla Serie 90, il modello più lussuoso, fu aggiunto il nome Limited e alla Serie 40 venne addizionato il nome Special. Proseguendo la nostra visita incontriamo la Buick Eicht del 1937, vettura anche questa restaurata dall’azienda Presečki. Notiamo quindi una Packard 120C Sedan color nero del 1937. La One-Twenty è una delle vetture più importanti nella storia della Packard. Questa vettura segna l’ingresso della Casa nel mercato delle macchine di fascia media dotate di motore 8 cilindri in linea. La scelta all’epoca fu criticata in quanto la Packard era famosa per le sue vetture di lusso. L’auto riscosse un immediato successo e furono 24.995 le One-Twenty vendute. Nel 1936, anno record per le vendite di questo modello, saranno 55.042 le One-Twenty prodotte.
Tra le poche vetture di produzione italiana esposte nel Museo Presečki riconosciamo una Fiat F1100 E bianco panna.
La Fiat 1100 musone è una berlina derivata dalla “508 balilla”, uscita nel 1937 e inizialmente nota come “508 C”, ma in seguito migliorata e presentata nelle versioni 1100, 1100 B e 1100 E dal 1939 al 1953, quando è stata sostituita dalla 1100/103.
Nel 1939 l’auto subì un restyling del frontale e divenne la Fiat 1100, anche inappropriatamente conosciuta come 1100 A per distinguersi dalle varianti successive. L’auto aveva guadagnato una griglia più alta e appuntita, che gli ha valso il soprannome popolare di 1100 musone. Il nostro tour prosegue al secondo piano dove ci attendono alcune biciclette elettriche e oltre 60 motociclette. Tra i veicoli esposti una BMW sidecar, una moto e una bici firmate Moto Guzzi del 1939. Queste due sono in attesa di restauro. La Moto Guzzi 500 Alce, una moto Made in Italy, fu costruita dalla Moto Guzzi tra il 1938 e il 1948, principalmente per le forze armate e di Polizia. Acquisita anche dalla Milizia della Strada e dalla Polizia dell’Africa Italiana, fu estesamente impiegata dal Regio Esercito durante la Seconda guerra mondiale su tutti i fronti.

Restauro: passione e professionalità
Un settore in costante crescita sia in Europa che nel resto del mondo, oltre che dal forte valore storico, è rappresentato dal restauro delle autovetture d’epoca. Avere a che fare con le auto storiche non richiede solo passione per questi gioielli della strada, ma anche conoscenza ed esperienza. Non tutti sono in grado di smontare un’automobile d’epoca e rimetterla in sesto. C’è bisogno di un team esperto che sia in grado di offrire un servizio di restauro sia parziale che totale, per riportare le vetture allo stato originale. Il servizio completo viene fatto dal Centro d’affari del Gruppo Presečki, sede dell’omonimo Museo delle automobili d’epoca. All’interno dell’azienda vi è infatti un’officina specializzata nella quale nulla è lasciato al caso. Grazie alla vasta conoscenza ed esperienza dei meccanici, carrozzieri e tappezzieri, è possibile restituire non solo il piacere di ammirare queste vetture, ma anche la possibilità di guidarle in tutta sicurezza. Alcune automobili infatti possono essere noleggiate. Il Centro d’affari del Gruppo Presečki mette a disposizione degli interessati una serie di bellissime e potenti automobili, adatte ad ogni gusto ed esigenza per un’esperienza di guida unica. Le vetture di rara bellezza si differenziano dalle moderne e quotidiane automobili per esclusività e originalità del design.

Dagli inizi…
La nostra visita non si ferma qui. Oltre ai modelli di automobili e motociclette allestiti su due piani e tre corriere d’epoca parcheggiate nel cortile del Museo, ci siamo lasciati trasportare nel passato dell’industria automobilistica dai pannelli espositivi che accompagnano nella loro visita gli amanti delle auto d’epoca. Dal momento della sua nascita fino ad oggi, l’industria dell’auto è sempre stata in costante evoluzione, tra alti e bassi di crisi mondiali o territoriali condizionando in modo viscerale le economie di molti Paesi, oltre che la società stessa. Siamo agli inizi del Novecento. L’americano Henry Ford fonda la Ford Motor Company nel 1903. In Europa l’industria automobilistica è presente già dall’ultimo decennio dell’’800, ovviamente con modelli basati su carrozze. L’avventuriero e visionario Ferdinand Budicki istituisce invece nel 1906 a Zagabria il primo Club automobilistico croato. Tre anni dopo, nella località dell’odierna via Martić, compaiono le prime concessionarie d’auto. Il primo furgone dell’Ambulanza inizia a circolare nel 1910. Sono in pochi quelli che possono concedersi un’auto, vista come oggetto di lusso. L’industria non offre un prodotto commerciale a basso costo ma un prodotto commerciale riservato a quell’élite che ha fatto fortuna con la rivoluzione industriale. Su un totale di 85mila abitanti, nel 1910 a Zagabria ci sono solamente 90 vetture. Nonostante gli orrori e le vittime della Prima guerra mondiale, le automobili, gli aerei e l’avanzare dell’industria rappresentano un trionfo della tecnologia e della modernità.

…al Circuito del Carnaro
L’inizio del XX secolo viene ricordato per una serie di eventi tenutisi proprio nella zona quarnerina. E il Museo Presečki ne va fiero. Il 1902 è particolarmente importante dato che in quell’anno ha luogo la gara automobilistica Abbazia-Nizza. Un decennio più tardi, nel 1911, si tiene la gara che collegava Abbazia al Monte Maggiore. Piccola parentesi. Il rapporto che lega donne e motori nella storia dell’industria automobilistica ha radici antiche. Anche se rare, in quegli anni ci sono anche donne che decidono di salire a bordo di una macchina e girare da sole per le strade del Paese. Alma Belley è la prima croata ad aggiudicarsi la patente di guida nel lontano 1914. Supera l’esame con un’Opel. I pannelli espositivi ora ci portano nel capoluogo quarnerino. A Fiume la situazione è altrettanto fruttuosa. L’Automobile club di Fiume viene fondato nel 1924. L’Associazione si stabilizza al civico 4 di via Mazzini (l’odierna via Adamić). Nel 1931 il Club conta 216 membri. Sempre nel capoluogo quarnerino viene prodotto l’olio motore “Italoil”. Le gare internazionali Mattuglie-Monte Maggiore (1929 e 1930), Padova-Trento-Fiume (1930) e Circuito del Carnaro (1939) inseriranno Fiume e il Quarnero nella storia delle maggiori competizioni automobilistiche.
La gara del Circuito del Carnaro comprendeva quattro strade cittadine, le odierne Opatijska, Ljubljanska, Ivana Matetića Ronjgova e Pavlovac. Nel giorno della competizione, il 9 luglio, la zona di Preluca era chiusa al traffico. Visto il grande interesse di pubblico vengono organizzati bus speciali. Quello da Fiume partiva da piazza Regina Elena e quello da Abbazia davanti all’albergo Palace, ogni 15 minuti. Inoltre c’era pure una linea da Laurana ad Abbazia. Quanto scritto da alcuni giornali d’epoca, gli spettatori erano ben 30mila. A Fiume giunsero piloti quali Guido Barbieri, Pino Baruffi, Carlo Bonomi, Franco Cortese, Catullo Lami, Vico Pagliano, Paul Pietsch, Enrico Platé, Giovanni Rocco, Emilio Romano e Luigi Villoresi. Visto il grande interesse, nel 1940 si vuole organizzare una seconda edizione. Però alla fine questa non si tenne per il sopraggiungere della Seconda guerra mondiale. Nel 1946 fu riusato il circuito ma per gare di motociclismo. Nei pannelli viene quindi tracciato un parallelo tra le città di Fiume e Trieste. Siamo nel 1933. Fiume possiede un totale di 753 automobili e 45 autobus mentre il capoluogo giuliano conta 3.065 vetture e 71 corriere. La differenza tra la Banovina croata e l’Istria italiana (anno 1941): il primo territorio è costituito da un totale di 154 chilometri di strade asfaltate, la penisola ne ha invece 218. Alla fine del nostro viaggio nella storia dell’automobilismo ammiriamo le vetture simbolo, riunite in una minicollezione. È davvero impossibile resistere alla sinuosità delle linee, allo slancio delle carrozzerie e alle brillanti cromature delle vetture appena viste in questo Museo. Il desiderio di viaggiare al loro volante è un sogno nel cassetto. La voglia di provare l’emozione forte di ritornare indietro nel tempo a bordo di una vettura d’epoca è trascinante. Da realizzare al più presto possibile! Terminata la visita non ci resta che ringraziare i padroni di casa per averci ospitato durante una calda mattinata settembrina regalandoci un’esperienza indimenticabile.

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