Merletti

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Merletti

Raccontava una vecchina seduta al “tombolo” sotto gli archi del porto Romano dell’Isola di Ventotene che i merletti tessuti da lei erano tutti ispirati ai “merletti” che rimanevano impigliati nelle reti dei pescatori. Al mattino, quando rientravano le barche dopo le calate della notte, lei era lì per farsi consegnare i rami delle gorgonie che erano rimasti impigliati nei tramagli. Era rimasta affascinata fin da ragazza dal complesso ed elegante intrecciarsi del tessuto che i rami delle gorgonie creavano, pur nel rispetto della logica semplice che la natura aveva fornito a questa specie di animaletti.

Organismi coloniali
Sono animali infatti le “gorgonie”: organismi coloniali formati da “polipi”. Ottocoralli vengono chiamati scientificamente perché possiedono una colonna cilindrica che termina con una bocca circondata da otto tentacoli pinnati. Sono queste le bocche che permettono alla colonia di crescere e sopravvivere, non soltanto perché afferrano il cibo trasportato dalla corrente, ma anche perché informano attraverso una rete centrale nervosa di ogni pericolo l’intera colonia. Infatti, se la gorgonia viene toccata anche sulla punta periferica di un suo ramo, l’intera colonia immediatamente si difende facendo rientrare i polipi nel tessuto.

Architettura a ventaglio
La tipica architettura a ventaglio delle gorgonie che in certi mari raggiunge complessi coloniali molto grandi, ha da sempre affascinato gli antichi naviganti. Soprattutto quelli che percorrevano rotte a ridosso delle coste e che dovevano “dare ancora” nelle baie protette per trascorrervi la notte. Non era raro che gli ancoraggi facessero presa tra i grossi “cespugli” cresciuti sui fianchi delle pareti rocciose, impedendo così alle imbarcazioni di “scarrocciare” pericolosamente verso le rocce affioranti. Al momento di ripartire i marinai delle antiche navi “onerarie” facevano certamente fatica nel salpare l’ancora trattenuta dalle gorgonie e non era difficile che grosse ramificazioni venissero strappate e portate a bordo. Si accorgevano allora che gli dei erano stati clementi e che li avevano protetti durante la notte.

Ai tempi di Cesare…
Anche Cesare, nel suo De bello gallico, fa cenno ai rami delle gorgonie nel raccontare un ancoraggio movimentato delle sue navi. Le contromarre in piombo delle ancore romane portavano spesso incisi simboli propiziatori e situazioni di ringraziamento agli dei e alla natura. Delfini e gorgonie erano incisi con grande perizia, a dimostrazione del rispetto per il mare. Diversi musei archeologici conservano infatti delle stupende contromarre romane artisticamente “tatuate” con un gioco di rami delle gorgonie.

L’ambiente marino
Le gorgonie vivono in tutti gli ambienti marini. Sono predominanti e raggiungono la loro massima diversità soprattutto nei fondali profondi. Nei fondali poco profondi vivono invece alcune specie di gorgonie meno invasive, che per trarre vantaggio dall’attività della fotosintesi delle alghe simbianti, si servono della luce solare. Sono colonie estese maggiormente su di una superficie rocciosa a ventaglio planare invece che verticale. Sfruttano l’estensione delle ramificazioni che intercetta le correnti per smorzarne la forza e per determinare dei vortici d’acqua che portano le particelle di cibo anche ai polipi dei rami più distanti. Tra queste si distinguono la Eunicella Cavolini e la Eunicella Stricta. Comunissime nel Mediterraneo e strutturate più semplicemente delle gorgonie delle platee profonde.

Un gioco armonico
Ma quale gioco incredibile ed armonico viene offerto al subacqueo, sottolineato dal brulicare dei polipi come fosse un’elegante tenda da vetrata. Coloro che frequentano l’ambiente sommerso sottolineano tutti una personale emozione che li prende di fronte a questi incantevoli “merletti”. Io vengo, ad esempio, attratto dal contrasto tra l’intrecciarsi delle ramificazioni proiettate contro lo sfondo blu cupo della superficie del mare. Viste in controluce, le gorgonie, paiono un trine fluttuante: quasi uno schermo protettivo alla sacralità di quel meraviglioso ambiente impreziosito dalle ombre e dai colori che è il mare.

Un Panda che fa la differenza
Sono soltanto 1.600 i Panda sopravvissuti al mondo. Ognuno di loro racconta una storia. Racconta il sogno del WWF di salvarli tutti e l’impegno concreto in tanti Paesi del mondo, per proteggere la natura e tutte le specie in pericolo.

Il panda di cartapesta


Al concorso fotografico “Mediterraneo: Piccoli, grandi e intrusi” di WWF S.U.B., edizione 2021, nella sezione Quante forme nel mare con un Panda – il simbolo di un gesto che puà fare la differenza – è stato premiato anche il nostro collaboratore, il fotogiornalista subacqueo Sergio Loppel, per la foto Aragosta su Gorgonia (Isole Medas, Spagna, 10 metri).

Le gorgonie, ottocoralli presenti nel nostro mare, sono in grado di ospitare un’elevata biodiversità. Nella foto premiata con il Panda Limited edition 1062/1600 realizzato per il WWF da Alisea Recycled & Reused Green Objects Design si può osservare una bella aragosta in posa su di una gorgonia. L’animale sembrava proprio in posa, voleva essere immortalato mentre scalava questo animale meraviglioso.

Aragosta su gorgonia, la foto di Sergio Loppel premiata dal WWF

 

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