Lo spettacolo di Ferragosto

Partire per poi tornare. Gioie e dolori delle vacanze, aspettando il viaggio di ritorno

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Lo spettacolo di Ferragosto
Foto: Sergio Loppel

Anche Ferragosto, grazie a Dio, è passato, ma anche quest’anno ha lasciato le sue impronte di vasta umanità nel canovaccio di quella che è l’opera buffa; forse la più vissuta di tutte le più divertenti e immarcescibili avventure che affliggono la grande carovana dei vacanzieri d’Italia. Anche in Valle, lo spettacolo ha avuto le sue rappresentazioni. Ne ho scorto alcune. Ne ho vissuto altre, conoscendone gli interpreti.
Si decide di partire per le ferie e la decisione avviene immancabilmente alcuni mesi prima del giorno fatidico. È l’idea che dapprima accompagna ogni azione di vita quotidiana mentre il pensiero vola al momento in cui potremo lasciarci dietro alle spalle le fatiche, i doveri, le abitudini trite e ritrite e le noiosaggini dell’abitudine. Ci prepariamo mentalmente: solo mentalmente però. Ogni preparazione, quella vera, fisica, dei bagagli da preparare, avviene all’ultimo momento. La settimana di Ferragosto giunge così improvvisa, seppure fanaticamente attesa e si deve, dico “si deve” partire.
Un’opera buffa
L’inizio dell’opera buffa ha il suo preludio la notte precedente la partenza. Con gli occhi sbarrati, nell’impossibile attesa del sonno liberatore, scorrono le immagini del “che cosa avrò dimenticato”. La casa assume le sembianze di un maniero fortificato e circondato da una “palude del male”. Nella palude, eserciti di ladri, di malfattori e di grassatori, sghignazzano e si fregano le mani nell’attesa di dare l’assalto al “maniero” abbandonato. Attendono solamente che i “castellani” siano partiti. Allora e solamente allora, ti ricordi che gli accumulatori del tuo sistema d’allarme sono lì da tempo e che forse sono anche esauriti. La serratura della porta del retro non chiude bene e un vetro della finestra della legnaia è rotto da tempo immemorabile. Anzi, ti andava bene che fosse rotto, così il gatto poteva entrare e uscire senza disturbarti. Nel frattempo i tuoi vicini di casa, più accorti e previdenti, da qualche giorno fanno scattare il loro sistema d’allarme per provarne la funzionalità e il concerto delle sirene accompagna le tue emozioni.
I preparativi
Il mattino finalmente giunge con il levar del sole. Sì, per gli altri. Per te è già mattino da un paio d’ore: da quando ti sei ricordato che non controllavi da mesi la pressione dei pneumatici della tua auto e ti sei scaraventato in garage a cercare il manometro. Piano, piano per non fare rumore, senza pensare che sarebbe scivolato per terra tutto ciò che era sistemato sullo scaffale, proprio nel momento in cui sfilavi il manometro da sotto le cianfrusaglie accumulatesi nel tempo. Sudato come una bestia, la bocca ancora impastata dal sonno, sono i gatti che ti ronzano intorno a farti venire alla mente che devi programmare anche il loro sostentamento. Per fortuna ci sono i vicini: qualcuno di loro le ferie le ha già fatte e spiritosamente dice che il Ferragosto lo passerà al supermercato. Ben gli sta. Sarà uno di questi a soddisfare le esigenze feline.
Le valigie
La macchina è davanti al cancello. Le porte spalancate e il bagagliaio aperto, è pronta ad ingoiare la montagna delle inutili cose. Dentro la casa, la famiglia trasporta valigie e pacchi in un turbinio di cose posate e riprese, spostate e accatastate. Entri con fare saccente e autoritario per dirigere il traffico e sistemare le cose, con fare intelligente per non essere accusato della solita negligenza e dell’inutilità del tuo operato. Ti accorgi quasi subito che non è proprio il momento di esternare la tua autorità e ti lasci sommergere dai più futili ordini, dalle occhiate di scherno e dalle alzate di spalle che denotano la tua insufficienza in qualità di organizzatore. Finalmente, dietro la tua direttiva, la macchina è colma. Ci sono solamente gli spazi per i corpi dei passeggeri che andranno a incastrarsi tra la miriade di bagagli.
Le verifiche
Si fa la conta e la verifica delle cose. C’è tutto?
Accidenti, mentre chiudi la serranda del garage, vedi in fondo una ruota appoggiata al muro. È la ruota di scorta che avevi fatto riparare in previsione del viaggio e che ti eri dimenticato di sistemare a bordo della tua vettura. Accompagnato dai commenti della famiglia, procedi allo svuotamento del portabagagli per sistemarla al suo posto e, naturalmente alla ricarica del portabagagli. Ed è allora che si verifica quel principio fisico che dice come una cosa rimossa dalla sua posizione primitiva, acquista volume in proporzione dei commenti e della conseguente agitazione dell’operatore.
L’allarme
La strada comincia ad animarsi. I vicini ti salutano e ti chiedono dove vai. Lo sanno benissimo perché è da mesi che tua moglie li ha informati. Ha dato loro perfino il numero del cellulare, in caso di catastrofe. Ma tant’è, la cortesia è cortesia. Vogliamo fare una prova del sistema d’allarme? Ma sì. La sirena che sveglia anche l’ultimo assonnato che ti guarda ora da dietro le tende della sua finestra e ti impedisce di scorgerne i suoi tratti stravolti del viso, ti dice che per il momento tutto funziona. Appena il tempo di sistemarti al posto di guida che tua moglie si assicura che il tuo fiato non puzzi di alcool. Ma siamo impazziti. Non sei mica un alcolizzato.
Prima o poi finisce…
Sono le otto e un quarto del mattino. La giustificazione è che la sera prima aveva sentito al telegiornale che la “stradale” fa le prove con il palloncino e sequestra subito la patente. E già, chi li porterebbe in ferie, se così fosse. Finalmente si parte. Appena il tempo di mettere in moto che la suocera con il viso triste e con gli occhi umidi quasi si strangola nel girarsi per guardare la casa. Come fosse l’ultima volta, prima d’intraprendere il lungo viaggio dell’emigrante, emette un sospiro dolente e tu pensi già al settimo giorno: quello del viaggio di ritorno.

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