L’industria che influisce su ogni aspetto della vita

Alla nona Conferenza internazionale sul patrimonio industriale promossa dall'associazione Pro Torpedo, tenutasi alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume, è stato elaborato il periodo dopo il 1945

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L’industria che influisce su ogni aspetto della vita
Il panorama “industriale” di Fiume. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Il lascito industriale dopo il 1945 è stato il tema della 9ª edizione della Conferenza internazionale sul patrimonio industriale promossa dall’associazione Pro Torpedo, la quale quest’anno celebra vent’anni di attività ed è stata insignita della Targa d’oro della Città di Fiume per il suo contributo nella promozione e nella tutela del patrimonio industriale del capoluogo quarnerino. Per la prima volta, alla conferenza è stato preso in esame un periodo storico, ma è stato anche dato spazio a temi non strettamente legati all’argomento principale.

Un tema vasto
Anche se il lascito industriale dopo il 1945 è un tema vasto che riguarda tutti i Paesi europei dopo la Seconda guerra mondiale, avendo l’Europa sofferto in maniera particolare durante il terribile conflitto, al Convegno non ci sono stati interventi di relatori provenienti dall’Europa occidentale. Il tema ha suscitato, invece, l’interesse di relatori provenienti dalle ex Repubbliche jugoslave, i quali hanno illustrato con i loro contributi il processo di industrializzazione e lo sviluppo dell’ex Jugoslavia in tutti gli aspetti fino agli anni Novanta, quando scoppiò la Guerra patriottica e la Federazione si sciolse.
Nel contesto del tema del Convegno, è utile tracciare un quadro generale del secondo dopoguerra. Al termine della Seconda guerra mondiale, la maggior parte delle abitazioni e degli stabilimenti industriali era completamente distrutta, ma fin da subito, nonostante la mancanza di materiale e di manodopera – infatti, una gran parte degli adulti istruiti perì durante il conflitto – iniziò un dinamico processo di ricostruzione. Come rileva l’architetto Iva Mrak della Pro Torpedo, nel suo testo introduttivo alla Conferenza, soltanto ora si inizia a comprendere l’entità e la forte influenza che questo periodo storico ebbe sulla società e sull’attività umana.

I grattacieli nel rione di Podmurvice…
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Una rapida e urgente ricostruzione
“Nel dopoguerra mancano tutti i tipi di edifici, infrastrutture, prodotti, materiali e persone necessari per la ricostruzione – sottolinea Iva Mrak –. Questo periodo è caratterizzato da una combinazione di diversi fattori: è necessaria una rapida ricostruzione di abitazioni, di stabilimenti industriali e di infrastrutture, mentre al contempo mancano i materiali necessari per l’edificazione in quanto l’industria è devastata. Di conseguenza, questo è un periodo di grandi sacrifici e di povertà, anche nel mondo occidentale, letteralmente per mancanza di materiale. L’edilizia e l’architettura rispondono a questa sfida ideando processi costruttivi veloci, utilizzando quantità quanto più piccole di materiali e di spazio. In tale situazione, dove la semplicità dell’architettura del funzionalismo trova terreno fertile e si espande in tutto il mondo, soprattutto con lo stile internazionale, contemporaneamente appaiono anche le prime critiche di questo stile architettonico”.

…e quelli di Rastočine.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Lo stile comune
Già alla fine degli anni Quaranta, negli Stati Uniti gli architetti iniziano a sperimentare con i materiali applicando, ad esempio, la tecnologia utilizzata nell’industria aeronautica, nonché ideando nuovi tipi di spazi adeguati allo stile di vita moderno, segnato dall’edonismo e dalla fiducia in sé stessi scaturita dallo sviluppo economico che investì gli USA dopo la ricostruzione nel dopoguerra, prosegue Iva Mrak. L’urbanistica si concentra sulle nuove città, sull’igiene pubblica come standard essenziale e sull’edificazione di stabilimenti industriali e di abitazioni legate all’industrializzazione. Con la nuova generazione di architetti, dagli anni Sessanta in poi si afferma con più forza la tradizione dello stile internazionale ed emergono delle nuove tendenze: la crescita della natalità e il trasferimento della popolazione dalla campagna nelle città. Con l’aumento della popolazione nelle città cresce anche la necessità di nuovi alloggi, il che – rileva Iva Mrak – porta a un distanziamento dalla tradizione nel campo dell’architettura, alla brutalità delle dimensioni, delle forme, dei materiali e alla monofunzionalità degli edifici. Il culmine di questa tendenza si riconosce nelle megastrutture che vengono proposte in tutto il mondo. In questo periodo storico, in alcuni Paesi (soprattutto quelli dell’Europa orientale) viene codificato il sapere recente.

Ritorno alla tradizione
Al contempo – sottolinea l’architetto – l’architettura sviluppa anche altre direzioni, facendo ritorno alla tradizione e all’idea del vicinato nel tessuto urbano. L’accento viene posto sulle tradizionali tecniche di edificazione e sul regionalismo e viene accettata l’importanza della continuità e della storia. Nell’architettura diventa sempre più forte la consapevolezza dell’importanza della conservazione dei beni culturali del passato. L’edificazione negli ex Paesi coloniali, che ottengono l’indipendenza in quel periodo, e una forte collaborazione internazionale incentivano parallelamente lo sviluppo di correnti regionali e dello stile internazionale. Fino agli anni Settanta – spiega Iva Mrak –, la crescita esponenziale della popolazione globale, il prezzo basso delle fonti d’energia e una costante crescita economica che genera ottimismo, sostengono una forte fiducia nell’edilizia e nella tecnologia, che vengono viste come mezzi capaci di risolvere tutti i problemi: dall’abitazione all’alimentazione, dalla sanità al tempo libero. Lo sviluppo della società dei consumi porta alla costruzione di spazi adibiti al divertimento: parchi naturali, parchi gioco, strutture alberghiere, cinema, negozi, navi da crociera e via dicendo. Le successive crisi economiche porteranno molti a criticare questo approccio, il quale verrà in seguito riesaminato in un processo che dura ancora oggi.

L’architettura
Il vasto argomento principale del Convegno è stato suddiviso in sottotemi, tra cui il lascito dell’epoca del socialismo, l’influsso della politica sull’industrializzazione, l’industrializzazione pianificata, i giganti dell’industria, le donne e l’industria e via dicendo. Per quanto riguarda l’architettura industriale relativa a questo periodo storico, questa non viene considerata di particolare qualità. “Oggi osserviamo in maniera molto critica quel periodo storico – rileva la presidente dell’associazione Pro Torpedo, Kristina Pandža –, mentre invece esso possiede un grande valore. Anche se il tema di questa conferenza non era incentrato sul socialismo, è interessante il fatto che la maggior parte dei temi proposti al Convegno era legata proprio all’industria e all’architettura nata all’epoca dell’ex Jugoslavia. Dal punto di vista dell’architettura, è importante anche il fatto che negli anni Sessanta, nell’ambito del Movimento dei Paesi non allineati, numerosi architetti e imprese jugoslave edificarono importanti stabilimenti industriali in Africa. Interessante è anche l’aspetto del lavoro e dei diritti dei lavoratori, la posizione delle donne nell’industria e nella società e tanti altri temi che si legano a questo periodo storico. Dal punto di vista della ricerca scientifica, il vantaggio di questo periodo storico è il fatto che oggi sono ancora in vita numerosi testimoni diretti e abbiamo a disposizione tantissimo materiale d’archivio e reperti museali che ci permettono di esaminare ogni suo aspetto nei particolari”, osserva Pandža, aggiungendo che dal punto di vista della ricerca questo periodo è stato finora trascurato, anche perché le epoche più antiche sembrano più intriganti, soprattutto se danno vita a delle scoperte importanti.

Il silo nei pressi della ferrovia.
Foto: RONI BRMALJ

La Fiume moderna
“D’altro canto, è un dato di fatto che la Fiume moderna è stata edificata proprio dopo il 1945 – prosegue Kristina Pandža –. Per quanto riguarda l’architettura industriale fiumana costruita in questo periodo, uno degli esempi più monumentali e di maggior valore è senza dubbio il silo nel porto di Fiume. Ritengo, però, che la grandezza dell’industria fiumana dopo la Seconda guerra mondiale non risieda esclusivamente negli stabilimenti industriali, bensì nel fatto che essa fu il fattore decisivo che portò alla ricostruzione e allo sviluppo della città. L’industria attirò a Fiume tantissime persone in cerca di lavoro, il che portò a un aumento esponenziale del numero di abitanti, mentre l’appartenenza al Movimento dei Paesi non allineati fece sì che le imprese fiumane avessero l’opportunità di ampliare il loro giro d’affari anche fuori dai confini dell’ex Jugoslavia. Va anche detto che in molti casi, nell’ambito dell’industria fiumana si assiste a una continuità, in quanto numerose nuove aziende si insediano negli spazi una volta occupati da altri tipi di industria e da altre aziende. Uno degli esempi più eclatanti è la sede della fabbrica Torpedo, che dopo aver chiuso con la produzione di siluri si orientò sulla fabbricazione di trattori. Un processo simile interessò, come sappiamo, anche il complesso Rikard Benčić”.

La funzione come elemento essenziale
Dal punto di vista dello stile architettonico, qui domina, come già rilevato, lo stile internazionale, la cui caratteristica principale è la funzionalità. “Anche se il funzionalismo come corrente architettonica nacque prima della Seconda guerra mondiale, dopo il conflitto gli edifici sono privi di elementi decorativi, la funzione è dunque l’elemento essenziale. È doveroso rimarcare l’importanza dell’industria nell’ex Jugoslavia, in quanto essa permea ogni segmento della società – sottolinea Kristina Pandža –. Anche l’edilizia residenziale è in funzione dell’industria, che a Fiume si traduce nell’edificazione di un gran numero di grattacieli e complessi residenziali finanziati dalle varie aziende al fine di procurare degli alloggi ai loro dipendenti. Il riconoscibile panorama odierno della città è nato proprio negli anni Sessanta e Settanta. Tutti gli architetti che lavorano all’epoca, tra cui Kučan, Emili, Magaš e altri sono i fautori dell’aspetto moderno di Fiume. In questo contesto rientrano anche i villaggi turistici lungo la costa costruiti appositamente per i lavoratori delle numerose fabbriche jugoslave. È proprio grazie a queste strutture che alcune località della costa croata, come ad esempio Crikvenica, sono diventate dei veri e propri centri turistici”.

I grattacieli nel rione di Torretta.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Accento sull’urbanistica
A quell’epoca a Fiume si pone un forte accento sull’urbanistica, in quanto su un territorio abbastanza ridotto è necessario costruire molti contenuti. Uno di questi esempi – spiega Pandža – è l’ex Zuccherificio, che all’epoca in cui venne costruito – nel XVIII secolo – si trovava lontano dal centro della città. Lo stesso vale anche per la Raffineria in Mlaca, che con il tempo venne inglobata nel tessuto cittadino. Successe così che in poco tempo l’industria pesante venne a trovarsi quasi in centro città. Nei nuovi quartieri del dopoguerra, come Vežica, ad esempio, vengono pianificati tutti i contenuti indispensabili per la vita delle famiglie. Oggi, invece, nella costruzione di nuovi rioni cittadini non vengono seguite le regole della pianificazione urbana, osserva Pandža.

Le donne nelle fabbriche
Un sottotema importante del Convegno ha riguardato le donne e l’industria, che soltanto dopo la Seconda guerra mondiale diventano una forza lavoro imprescindibile nelle fabbriche. È interessante il fatto che nel cantiere “3. maj” – rileva Pandža – nel secondo dopoguerra lavorano numerose saldatrici. Un segmento di particolare importanza nell’industria dell’epoca era l’istruzione, in quanto tutte le fabbriche offrivano corsi di vario tipo. In seguito vennero fondati anche gli istituti professionali legati ai vari settori dell’industria, mentre nelle numerose fabbriche i giovani potevano svolgere il tirocinio. Una volta concluso questo periodo di abilitazione e la formazione scolastica, potevano iniziare a lavorare.
Il Convegno ha dato un contributo importante alla conoscenza delle varie sfaccettature dell’epoca in cui l’industria era in pieno sviluppo e in cui la società cambiava drasticamente anche in seguito al suo influsso. Sarebbe stato, però, interessante conoscere anche la realtà industriale del secondo dopoguerra in un contesto completamente diverso, quello capitalista, nell’Europa occidentale.

I grattacieli di Cosala.
Foto: RONI BRMALJ

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