L’importanza strategica dell’«oro bianco»

Max aveva da poco perso il lavoro e le Saline di Pago in Croazia stavano cercando un «acquaiolo», ovvero un addetto alla manutenzione dei vasti campi di sale. Avrebbe risposto all’annuncio

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L’importanza strategica dell’«oro bianco»
La baia di Pago città

Max aveva perso il lavoro in seguito alla chiusura dell’azienda in cui aveva lavorato da quando, appena diciottenne, aveva finito le medie superiori. Si era affezionato tanto a quella minuscola impresa a conduzione familiare, ma soprattutto a quelle persone così squisite che la gestivano e che, per il veloce deperimento della loro piccola impresa, dovuto all’avanzare delle moderne tecnologie, si erano visti costretti a fare quel passo così drastico. Max, alla soglia dei trent’anni, si era dovuto, così, unire alla lunga schiera di disoccupati. Superata la prima fase di shock per un cambiamento così improvviso della sua vita, si era fatto forza, prendendolo come uno stimolo a intraprendere qualcosa di nuovo. Si era così messo a consultare le offerte di lavoro, alla ricerca di una che potesse interessarlo, ma nulla sembrava in grado di attirare la sua attenzione. Quando già aveva perso ogni speranza, ne aveva notata una, scritta in piccolo, quasi nascosta. L’azienda che gestisce le Saline di Pago, sull’omonima isola croata, era alla ricerca di un “acquaiolo”, ovvero un addetto alla manutenzione dei vasti campi di sale di questa regione dalla rilevante importanza storica. Un mestiere che faceva per lui e che, nel caso fosse stato preso, avrebbe contribuito a cambiargli prospettiva. Sì, aveva proprio bisogno di darsi una mossa e di stravolgere la propria esistenza, anche trasferendosi in un altro Paese. Max era italiano ed era cresciuto tra i monti dolomitici. Un cambiamento drastico lo avrebbe di certo aiutato a superare più in fretta quel momento un po’ brutto della sua vita. Il mare lo affascinava da sempre. Perché non provarci?

Dopo avere risposto all’annuncio – che non dava come obbligatoria la conoscenza della lingua croata –, si era messo a googlare per conoscere meglio la storia dell’isola, ma soprattutto quella delle saline di Pago, di cui aveva già sentito parlare in quanto conosciute in tutto il mondo per la loro unicità.

L’entrata nel Museo del Sale

Una storia antichissima
Stava così apprendendo che “le saline di Pago hanno una storia antichissima e molto affascinante, che è strettamente legata allo sviluppo dell’isola e della regione circostante. La produzione di sale ha sempre rappresentato un pilastro dell’economia locale, al punto da influenzare anche la disposizione urbanistica e lo sviluppo della città di Pago. Non si conosce la data esatta in cui iniziò la produzione di sale sull’isola, ma si presume risalga almeno all’epoca dei Romani, con alcune fonti che la menzionano già nel III secolo a.C. Le saline sono poi citate per la prima volta nelle cronache del IX secolo. La loro importanza strategica è data dal fatto che il sale era un bene preziosissimo, spesso definito ‘oro bianco’, utilizzato non solo per insaporire il cibo, ma soprattutto per la sua conservazione. Questa importanza ha reso le saline di Pago un punto strategico di grande valore.
Durante il Medioevo, in particolare sotto il dominio veneziano, l’isola di Pago fiorì e la produzione del sale conobbe un notevole sviluppo. Venezia, grande potenza marittima e commerciale, aveva un forte interesse nel controllo e nello sfruttamento delle saline adriatiche, tra cui quelle di Pago. Addirittura, nel XV secolo, l’intera città di Pago fu trasferita in un punto più strategico per vigilare meglio sulla produzione del sale. Per secoli la produzione di sale sull’isola ha seguito il metodo tradizionale dell’evaporazione naturale dell’acqua marina in ampie vasche. Questo processo è favorito dalle condizioni climatiche di cui gode Pago, con molte ore di sole e, in particolare, l’azione della bora, il forte vento settentrionale che aumenta la salinità delle acque e favorisce l’evaporazione.
Sebbene le tecniche si siano modernizzate con l’introduzione di impianti industriali, l’importanza storica e culturale delle saline di Pago rimane immutata. Ancora oggi, la produzione di sale è un elemento fondamentale dell’economia locale e il sale isolano ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta (DOP), che ne garantisce la provenienza e la qualità, legandolo indissolubilmente al territorio e alle sue tradizioni produttive.
Le saline di Pago, con le loro vaste distese di vasche saline e i magazzini storici, rappresentano non solo un luogo di produzione, ma anche un vero e proprio patrimonio culturale e naturale dell’isola, testimoniando secoli di storia e lavoro legati a questo prezioso elemento.

Statua dedicata ai salinari

Evaporazione naturale dell’acqua marina
Come scritto sopra, per secoli, la produzione del sale a Pago si è basata su un metodo che sfrutta al massimo le condizioni climatiche uniche dell’isola: l’evaporazione naturale dell’acqua marina. Il processo si articola in diverse fasi di cui la prima consiste nella raccolta dell’acqua marina, la quale viene convogliata in una serie di vasche a cielo aperto (chiamate, appunto, “saline” o “campi di sale”) situate in zone costiere basse e pianeggianti. La baia di Pago, essendo poco profonda e protetta, è ideale per questo scopo.
La seconda fase è rappresentata dalla concentrazione (o pre-evaporazione) nell’ambito della quale l’acqua passa attraverso una serie di vasche sempre più piccole, dove, sotto l’azione costante del sole e della bora, inizia a evaporare. Questo aumenta gradualmente la sua concentrazione salina. La bora, in particolare, è un fattore cruciale, in quanto il suo soffio secco e forte accelera enormemente il processo di evaporazione, rendendo la produzione più efficiente.
Segue, poi, la cristalizzazione. Una volta che la salamoia (l’acqua marina fortemente concentrata) raggiunge una densità critica (circa 25-26% di cloruro di sodio), viene trasferita nelle vasche di cristalizzazione. Qui, il cloruro di sodio inizia e precipitare e a formare cristalli sul fondo delle vasche.
Un elemento distintivo e tradizionale di alcune saline (come ad esempio quelle di Pirano, che hanno appreso la tecnica da Pago) è la “petola”. Si tratta di uno strato di fango marino steso sui letti delle vasche di cristalizzazione. Questo fango viene colonizzato da alghe e cianobatteri che formano una crosta protettiva, impedendo al sale di entrare in contatto diretto con il fango e contribuendo alla produzione di un sale più puro e bianco.
La fase successiva della produzione riguarda la raccolta del sale. Storicamente, essa avveniva in modo manuale, con i ‘salinari’ che raschiavano i cristalli dal fondo della vasche. Questa è una fase molto intensa e tradizionale. Al giorno d’oggi, anche se il processo di evaporazione rimane naturale, alcune fasi della raccolta possono essere meccanizzate per aumentare l’efficienza. Infine, l’ammasso e l’essicazione. Dopo la raccolta, il sale viene ammassato in enormi cumuli all’aperto, dove continuava a liberarsi dell’umidità residua sotto l’azione del sole e del vento. Grazie a questo metodo, il sale di Pago vanta una notevole purezza e una composizione minerale unica, influenzata dall’ambiente marino incontaminato della baia di Pago.
Mentre la produzione per evaporazione naturale ha radici profonde, la moderna fabbrica di sale di Pago, dal nome “Solana Pag”, ha segnato un’evoluzione significativa nel processo produttivo, affiancando e in parte sostituendo le tecniche puramente manuali.

Industria chiave dell’economia locale
La fabbrica, costruita nei primi anni 2000, si estende su una superficie considerevole (a quanto pare, circa 2 milioni di metri quadrati, inclusi i magazzini e gli impianti industriali) e questo ha permesso di aumentare notevolmente la capacità produttiva e di standardizzare il prodotto. Seppure la base rimanga l’evaporazione dell’acqua marina, la fabbrica ha introdotto tecnologie e processi industriali per la lavorazione successiva del sale. Questi possono includere il lavaggio (il sale grezzo può essere lavato per rimuovere le impurità), la vegliatura (i cristalli vengono selezionati e divisi in base alla loro granulometria – sale finissimo, fino, medio, grosso – attraverso reti a maglie metalliche), la iodatura (per scopi nutrizionali e di salute pubblica, il sale può essere addizionato di iodato di potassio attraverso un processo di nebulizzazione) e confezionamento (il sale viene quindi confezionato in diversi formati e tipi di imballaggio per la vendita).
La manutenzione dei vasti campi di sale è cruciale. Gli ‘acquaioli’ sono impegnati anche nel periodo invernale nella manutenzione di oltre 30 chilometri di canali e di oltre 20 ettari di superficie di cristalizzazione, assicurando l’integrità delle strutture e l’efficienza del processo.
Oggi l’azienda “Solana Pag” è la più grande salina della Croazia, sia in termini di estensione che di capacità produttiva. Rappresenta un’industria chiave per l’economia dell’isola e della regione. L’azienda enfatizza la purezza del suo sale, che è considerata tra le migliori in Europa e nel mondo. Questo è attribuito alla qualità dell’acqua di mare nella baia di Pago, che è eccezionalmente pulita e filtrata naturalmente grazie alla ricchezza di conchiglie sul fondale. Inoltre, la posizione isolana delle saline, lontana da industrie pesanti o attività agricole intensive, contribuisce a mantenere l’acqua marina incontaminata. Recentemente (fine 2024/inizio2025) si è parlato di presunte modifiche nel processo tecnologico e persino di riduzione della produzione. La direzione dell’azienda ha però prontamente e categoricamente smentito le voci su una chiusura o una devastazione delle saline, ribadendo che l’azienda è pienamente operativa e che le famiglie di Pago continuano a preservare questa ‘eredità’ e ‘oro bianco’ croato. Le voci sembravano legate a lavori di manutenzione e riorganizzazione dei campi di sale e dei canali, mal interpretati come una dismissione. L’azienda continua a investire nella manutenzione e nell’ottimizzazione dei suoi impianti. In sintesi, la produzione del sale a Pago è un mix affascinante di tradizione millenaria e modernità industriale. Mentre le antiche tecniche di evaporazione naturale rimangono il cuore del processo e un’attrazione turistica (anche grazie a visite guidate delle stesse e visite al Museo del Sale), la fabbrica moderna assicura che il sale di Pago (in croato Paška sol) possa raggiungere un pubblico più ampio, mantenendo elevati standard di qualità e purezza.

Parte degli antichi capannoni del sale

Il Museo del Sale, tappa fondamentale
Il Museo del Sale di Pago è una tappa fondamentale per chiunque voglia comprendere a fondo la storia, la cultura e l’importanza economica dell’’oro bianco’ per l’isola. Non si tratta di un museo enorme, ma è estremamente significativo e ben curato, offrendo una prospettiva unica sulla vita e il lavoro legati alla produzione del sale. È strategicamente posizionato all’interno di uno degli storici magazzini del sale, risalente all’epoca veneziana. Questo conferisce all’esperienza della visita un’autenticità unica, immergendo i visitatori direttamente nel luogo in cui il sale veniva stoccato dopo la raccolta. Il percorso espositivo del Museo del Sale è progettato per raccontare la storia della produzione del sale sull’isola, dai metodi antichi fino alle tecniche moderne, evidenziando il ruolo centrale che il sale ha avuto nella vita degli isolani per secoli.
La visita inizia con una panoramica della storia delle saline di Pago, con accenni alle origini che risalgono almeno al III a.C. e le prime menzioni documentate nel IX secolo. Viene sottolineata l’importanza del sale come ‘oro bianco’ e il suo ruolo chiave nel determinare la fortuna dell’isola, in particolare sotto il dominio veneziano.
Una delle parti più affascinanti del museo è l’esposizione di attrezzi e strumenti originali utilizzati dai salinari nel corso dei secoli. Si possono vedere pale, rastrelli, carriole, bilance e altri utensili che erano essenziali per la raccolta e il trasporto del sale, molti dei quali fatti a mano e testimoni di un lavoro duro e faticoso.
Vengono illustrate le diverse fasi del processo di evaporazione naturale, con pannelli esplicativi e forse anche schemi o modelli che mostrano il sistema delle vasche e dei canali. Viene spiegato come il sole e, soprattutto, la bora siano stati e siano ancora fattori cruciali per l’efficienza della salina.

Un’immersione nella storia
Il museo non si limita agli aspetti tecnici, ma offre anche uno spaccato della vita quotidiana e delle condizioni di lavoro dei salinari. Foto d’epoca, documenti e forse anche qualche testimonianza (testuale o video) possono contribuire a far rivivere la fatica e la dedizione di coloro che hanno dedicato la loro vita a questa attività. La visita include la proiezione di un breve filmato (disponibile in croato e inglese, talvolta anche in italiano) che mostra la produzione del sale in passato e oggi, offrendo un’immagine più dinamica del processo. Viene evidenziata la purezza e la qualità del sale di Pago, spesso descritto come uno dei migliori d’Europa grazie all’acqua marina incontaminata della baia e al metodo di produzione naturale.
Sono, inoltre, disponibili visite guidate al museo che forniscono approfondimenti e aneddoti sulla storia del sale. Agli interessati vengono offerti anche laboratori educativi all’aperto, denominati “Mattine nei campi di sale”, offerti dall’azienda “Solana Pag”, dove i visitatori possono recarsi direttamente nei campi di sale, imparare il processo di produzione e, in alcuni casi, partecipare attivamente alla raccolta di sale. Questa è un’esperienza molto popolare e interattiva, che completa la visita al museo. Nelle vicinanze dello stesso e presso l’ingresso nella fabbrica, c’è un negozio dove è possibile acquistare una vasta gamma di prodotti dell’azienda, inclusi i diversi tipi di sale, cosmetici a base di sale e souvenir.
Il Museo del Sale di Pago è un’ottima risorsa per immergersi in una parte fondamentale della storia e della cultura croata, offrendo un’esperienza educativa e allo stesso tempo affascinante”. Quella appena letta sull’amico Google era stata una lettura fantastica, che avevano catapultato Max in un mondo speciale, che non vedeva l’ora di vivere appieno. Sperava, soltanto, di riuscire a ottenere quel posto di lavoro.

Uno scorcio delle saline di Pago

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