
Nessun tour operator del mondo e per nessuna tasca multimiliardaria potrebbe oggi offrire una cotale specifica destinazione di lusso incontaminato, un resort rigorosamente non invadente o banale, immerso nella vegetazione mediterranea con suite fronte mare, spiaggia e diremmo un beach club privato poggiante su mosaici e attorniato da marmi policromi pregiati, sculture, erme, piscina, peristili, soggiorni per trattamenti massaggio estasianti… Alla faccia di coloro che l’hanno battezzata Valbandon, questa nostra località di provincia a due chilometri di Fasana è stata tutto, ma proprio tutto, fuorché una valle abbandonata. E se oggi si è incapaci di valorizzare il potenziale rappresentato dall’ambiente litoraneo istriano senza stuprarlo con cementificazioni volgari, più o meno prive di anima, estetica e licenza edile, ieri i Romani non ancora oberati dai disastri ecologici, si sono dimostrati tutt’altro che scemi nel riconoscere e rispettare i pregi di una natura offerta in regalo per farci delle Spa non pretenziose, ma esclusive e di classe.

Testimonianze del regresso
A che serve la scienza archeologica oggi? Purtroppo ad amareggiarci nello scoprire il “regresso” compiuto dall’umanità nel suo secolare percorso. Invece di andare avanti abbiamo indietreggiato, e, per capire questa verità basta visitare la mostra dell’estate allestita alla Galleria dei Sacri cuori (già Chiesa sconsacrata), fino a constatare che l’allestimento “Vista mare. Villa romana a Valbandon” è un viaggio in una dimensione spazio-temporale autentica quanto irrecuperabile, un apprendimento di quanto ieri (dal secolo I a.C al secolo V d.C.), si sapeva ed oggi non si sa fare, con tanto di… offese nei confronti degli odierni architetti, progettisti e ingegneri edili. L’esposizione realizzata dal Museo – autrici Aleksandra Mahić Sinovčić e Ida Koncani Uhač – si potrà ammirare ogni giorno fino al 10 novembre (dalle 9 alle 21), concedendo la possibilità al pubblico di leggersi i pannelli – in croato e inglese – o il bel catalogo che offre pure la versione italiana dei testi a firma delle due archeologhe e dei curatori museali Dunja Martić Štefan, Erika Trbojević e Dolores Matika. Tuttavia, come confermato dal direttore del Museo archeologico istriano di Pola, Darko Komšo, ci sono centinaia e migliaia di persone che già sono reduci dall’esperienza acquisita nella Valbandon romana da turismo a cinque stelle: nel periodo che va dal 21 giugno (giorno d’inaugurazione) e fino al 27 agosto, ci sono stati ben 4.328 visitatori, oltre 2mila soltanto nel mese di luglio, mentre il periodo delle escursioni culturali deve ancora prendere il proprio corso e condurre le comitive su per il Clivo di Antoine de Ville.

La ricostruzione tridimensionale
Ragionando in termini di effetti speciali e di godimento immediato, la mostra che si è adoperata ad unificare tutti i dati archeologici finora raccolti sul sito in questione, conquista chi l’ammira per la ricostruzione tridimensionale e la raffigurazione degli ambienti che componevano la villa marittima di lusso, per le visualizzazioni e le proposte multimediali che lasciano evocare la bellezza e immaginare la vita dentro a quelle strutture architettoniche ampie, ariose, articolate, affacciate al mare con un colonnato (alto oltre due metri e 30), dove un micio, istriano di oggi, si sta prendendo cura dell’igiene del pelo. Un simpatico falso storico. Spiegano gli archeologi di Pola che le ville romane fuori dai centri urbani si dividevano in tre categorie: ville rustiche, ville suburbane e ville lungo la costa – litorali e marittime, quelle più sontuose. Ebbene, Valbandon è luogo privilegiato, in detto caso, perché si parla di un palazzone marittimo, un vero e proprio complesso residenziale integrato nel paesaggio destinato alla residenza stabile o occasionale dei proprietari della tenuta. Chi erano? Patrizi, aristocratici, romani doc… Chi altri avrebbero altrimenti potuto concedersi una cotale sistemazione aperta e adattata al paesaggio, con annessi parchi e cortili, giardini e piantagioni, nonché rifornirsi con cisterne da una bella fonte d’acqua (proveniente dall’entroterra di Lisgnamoro), a disposizione gratuita e priva di cloro?

Reperti originali
L’aspetto di particolare valore della mostra è, quindi rappresentato dai reperti originali e finora mai visti dal pubblico, ovvero da quella magnifica quantità di testimonianze storiche che il museo archeologico aveva estratto dalla terra e pescato dalla melma del fondale marino nel corso della campagna di scavo andata avanti in sordina e lontano dai possibili malintenzionati, tra settembre e dicembre 2022. Se l’Autorità portuale di Pola e il Comune di Fasana avevano predisposto il recupero della banchina, il Museo è stato chiamato a sondare il terreno e la baia per il recupero della storia nell’ager appartenente alla colonia romana di Pola. Tanto di preziosità pulite e desalinizzate nei laboratori museali racconta ora di questa villa menzionata dalle fonti storiche già all’inizio del XVI secolo, poi da Rudoph Weisshäupl alla fine del XIX secolo e scavata da Anton Gnirs all’inizio del XX secolo. A fare la differenza, però, sono proprio gli scavi del 2022, che trasformano l’insenatura di Valbandon in luogo di scoperte straordinarie: due piedistalli con erme, decorati in rilievo da tante dettagliate raffigurazioni simboliche, tre teste di erme, di cui una bifronte ritraente Giove barbuto e una deità muliebre riccioluta, un’altra ancora incompleta, una magnifica testa in marmo proconnesio di Apollo, frammenti di sculture (braccia, gambe, criniera di leone), anfore, vasellame da tavola e da cucina, lampade, vetreria, materiale da costruzione, reperti numismatici, e vari resti vegetali (viti, ulivi, fichi, noci, pini, more ecc.). “Le opere in pietra rinvenute nel porticciolo di Valbandon – afferma Darko Komšo – sono eccezionali sia per qualità che per numero e rappresentano una delle migliori raffigurazioni di sculture in pietra rinvenute nell’area istriana negli ultimi decenni. Le erme, teste in pietra su piedistallo allungato, erano una decorazione frequente nei giardini delle ville antiche e, dal punto di vista odierno, rappresentano una significativa fonte di informazioni sulle architetture e i rispettivi allestimenti interni. Tanto di ritrovamenti sono reali testimoni dello standard di vita e dello status sociale elevati del proprietario della villa”.
Promessa della direzione responsabile: dopo l’esposizione, questi reperti troveranno posto nella futura esposizione permanente del Museo archeologico dell’Istria, testimoniando così nel futuro la ricchezza e la bellezza di questa nostra villa con vista mare. Un patrimonio, non più privato, ma pubblico, di tutti coloro che lo sapranno apprezzare ed intuirne la magnificenza.







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