La potenza della cultura urbana

Per il momento sembra non esserci un deterrente serio agli atti vandalici che interessano Fiume. La realizzazione di murales sulle facciate degli edifici può aiutare

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La potenza della cultura urbana

La riqualificazione delle aree industriali dismesse, e Fiume ne ha a iosa, è nei piani e nelle promesse delle strutture politiche. Grazie al titolo di Fiume – Capitale europea della Cultura, che la città ha onorato nel 2020 (con proroga di due mesi a causa della pandemia di Covid-19), l’ex complesso della “Rikard Benčić” sta assumendo una nuova fisionomia nel cuore della città. Si sta rimediando, gradualmente, a decenni di incuria in questa e altre parti cittadine, dove ciò è possibile, anche con interventi di minore portata.

…e quello in via dell’Acquedotto

C’è un bell’esempio, anche se non si tratta di un edificio trascurato, in via Krešimir, di come si possa dare un aspetto più gradevole al singolo rione o via. La facciata orientale dello stabile che ospita, tra l’altro, la Direzione del Centro clinico-ospedaliero, sarà un grande dipinto dal titolo promettente “Rasserenamento”. Sapremo giudicarla quando sarà terminata – anche se s’intravede già una figura femminile –, nella speranza che non debba subire lo stesso trattamento riservato alle facciate appena rifatte, ricorrente meta dei vandali, degli autori di graffiti che riproducono in modo a dir poco discutibile quella che è una forma d’arte. I “cavernicoli” del nostro tempo, quelli che imbrattano con simboli codificati i muri della città – e contro i quali non sembra esserci al momento un deterrente abbastanza severo (le multe per i vandali “colti in flagrante” non superano le 1.000 kune) –, si sfidano tra loro facendo a gara chi sarà il primo a porre la propria firma su una parete tinta di fresco, che sia un condominio in periferia o un edificio storico. Il messaggio, ammesso che esista, è incomprensibile. Io ogni caso, non è sicuramente il modo più creativo con cui contribuire alla cultura urbana.

Il murale sull’edificio dell’Exportdrvo in Delta…

Lavori «ad alta quota»

Ieri abbiamo sorpreso all’opera l’esecutore materiale del murale ancora incompleto, Mislav Lešić, slavone, ma fiumano d’adozione, sfornato dall’Accademia di belle arti, specializzato nella street art e, in particolare, in murales di grande formato. Infatti, per dipingere, utilizza un camioncino con il cestello per i lavori “ad alta quota”. L’associazione “Akumulator” ne ha già realizzate, di opere simili e di autori diversi, a partire dall’ex magazzino dell’Exportdrvo fino a via dell’Acquedotto, quest’ultima una via “silenziosa”, che necessita da tempo di rivitalizzazione. Ma questa è un’altra storia, di cui torneremo a occuparci.

Tornando alle attività portate avanti dalla troupe della Akumulator, tutto ovviamente è legale. L’associazione possiede, infatti, le necessarie autorizzazioni che, a loro volta, necessitano di tempi non brevissimi per essere rilasciate. Occorre il consenso della Città e, naturalmente, quello dei proprietari, in questo caso del CCO. In mezzo c’è il parere vincolante da parte del Ministero della Cultura, rappresentato a livello locale dalla Sovrintendenza ai ben culturali. “Abbiamo aspettato oltre sei mesi. Non ci sono stati attriti, ma è evidente che vi sono delle procedure da rispettare. Bisogna accordare i contenuti e le scelte cromatiche. In questo caso – spiega Lešić, il cui nome d’arte è Lord Čardak –, le scelte sono mie e, come vedete, sono state acettate e approvate. Desideravo lasciare qualcosa a questa città in cui ho studiato. Mi sento in debito”.

L’associazione “Akumulator” proseguirà con iniziative come questa

Obiettivi

Abbandoniamo il luogo del delitto e le metafore beneauguranti che riusciamo a scorgere, a intuire, in attesa che l’opera venga terminata. Il degrado post industriale di Fiume lascia molto spazio all’immaginazione e alla creatività. Ci sono altri obiettivi? Ci risponde Bernard Koludrović, che guida l’associazione: “Certo che ci sono, ma non possiamo svelare nulla visto che, come sappiamo, le procedure sono lunghe e complesse. Il murale in via Krešimir era previsto già lo scorso anno, ma abbiamo dovuto attendere i dovuti permessi. Il nome che gli abbiamo dato sarà un inno alla speranza, di questi tempi difficili contrassegnati dalla pandemia, in cui è difficile intravedere la luce in fondo al tunnel. Luce di cui tutti abbiamo bisogno”.

La street art vuole essere, tra l’altro, una risposta a ripugnanti atti di vandalismo

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