
È lungo appena 17,5 chilometri e non figura nemmeno tra i 20 fiumi più lunghi della Croazia. Ha dato i “natali” a una città e per decenni è stato anche un confine di stato naturale. Divideva due città che poi sono diventate una sola. Di quale fiume stiamo parlando? Della Fiumara! Un fiume tortuoso che sorge dalla roccia in una zona oggi ben nascosta e non semplice da visitare. Dopo una lunga scia nel Grobniciano, incastrato tra le colline dopo Lukeži, passa e viene “fermata” nel lago artificiale di Valići. E poi scende sempre di più, prima nella zona che era dei mulini, fino ad arrivare nella città di Fiume.
La Fiumara è stata da sempre importante per Fiume e svariate erano le attività legate al fiume su entrambe le sponde, come in città così pure nella sua periferia, dalla sorgente fino alla foce. Però le due sponde sono divise e passare da un lato all’altro non è sempre semplice. A unire queste due sponde ci sono i ponti. Ma quanti sono oggi i ponti sulla Fiumara? Quanti ce n’erano nel passato e quanti non esistono più? Come nel suo attuale corso, anche in quello passato, oggi noto come Canal morto.

Primi dati incerti
Per capire la storia dei ponti, bisogna capire la storia di questo fiume, che negli anni e nella varie mappe ha avuto diversi nomi. Tra i più vecchi nomi troviamo quelli in primis latini di Oeneus, Tarsis e Tarsus, poi Pflatum e Fluvis o Fluvitius. E così arriviamo fino al diploma di Bela IV dove sono citati i confini della circoscrizione verso occidente in cui troviamo “Fluvitus et locus Recha”. Recha poi diventerà Rečina prima e Rječina poi, ossia Fiumara in italiano.
I dati sui primi ponti sulla Fiumara sono incerti, però si pensa che i primi furono costruiti nel Medioevo. Basti pensare che nello Statuto della città di Fiume del 1530 si prescriveva che il passaggio di persone e animali da una sponda all’altra deve essere fatta tramite “traghetti”. Alla fine del XVI secolo si comincia a pensare a dei ponti a causa delle sempre più frequenti inondazioni che portarono a incidenti e capovolgimenti delle imbarcazioni. Inevitabili pure le vittime.

Il pagamento del pedaggio
Si arrivò così all’idea di costruire un ponte ed è così, grazie al giudice e deputato cittadino Gašpar Knežić, che fu costruito il primo ponte. Fu lui a finanziarlo, si pensa nel 1601. Unico dato certo e che nel 1612 esisteva un tariffario per passare sul ponte, insomma, per passarlo bisognava pagare un pedaggio, che per le persone andava da uno a due soldi, mentre per le merci il dazio cambiava in base agli animali, per la mucca tre soldi, quattro per il maiale e il bue, due per il vitello, uno per l’agnello, ecc. Invece per il trasporto di legname si pagavano tre soldi. Il ponte non durò molto. Così nel 1640 l’erario di stato e il convento di Tersatto decisero di costruire il primo vero ponte di legno. Anche per questo ponte sono state definite delle tariffe e gli introiti venivano suddivisi tra i francescani di Tersatto e l’amministrazione comunale di Fiume. A cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, nei vari disegni e mappe si intravedono i primi ponti di legno. Così in un disegno a colori che raffigura Carlo VI in visita a Fiume, nel 1728, in occasione dell’inaugurazione della prima strada che collegò la città con l’entroterra, si vede bene un ponte. Si trovava presso l’imbocco della scalinata che porta al Santuario di Tersatto. Ed è proprio nel XVIII secolo, durante l’amministrazione austriaca degli Asburgo, che vennero fatti dei grandi lavori che poi nel 1753 portarono alla costruzione del primo ponte mobile che diede la possibilità all’ingresso di navi fino a Scoglietto. Nel 1806 furono fatti dei progetti per due ponti, uno di legno e uno di pietra, però alla fine non furono realizzati.

Il Canal morto
Col passare degli anni, veniva sempre di più alla ribalta il problema del poco profondo alveo del fiume, mentre le spese per il suo dragaggio erano sempre più alte. Nel 1820 venne pertanto proposto di scavare un nuovo alveo, dal ponte verso sinistra attraverso la Grande Braida, mentre quello vecchio, che dal ponte portava al mare doveva venir ripulito e sistemato in modo da diventare un porto protetto e sicuro per i velieri, il Canal morto. Però tra l’idea e la realizzazione passarono ben 20 anni! Appena nel 1842 si giunse a un accordo con i francescani di Tersatto, proprietari del terreno. Un accordo raggiunto grazie all’intervento del papa e dell’imperatore austriaco! I lavori iniziarono, finalmente, nel 1852 dopo la grande inondazione e finirono nel 1855.
Scavato il nuovo letto del fiume, si giunse anche alla costruzione del primo ponte di ferro. Non rimase a lungo e fu pure lui “vittima” dell’ultimo grande straripamento della Fiumara nell’ottobre del 1898. Andò distrutto come pure tutti i macchinari ed altro sorti lungo il fiume in città. Nello stesso luogo, in Scoglietto, fu costruito anche il primo ponte ferroviario, edificato in vista dell’apertura della linea ferroviaria che avrebbe collegato Fiume con Zagabria prima e Budapest poi, nel 1873. Il ponte fu distrutto due volte, nel 1920 e nel 1945.

Distruzioni e ricostruzioni
Con la costruzione di edifici sempre più importanti e con il ruolo di Sušak che stava diventando sempre più importante, e in funzione dello scalo di Brajdica, alla foce furono costruiti altri due ponti nel 1891 e 1892. E poi con l’aumento dell’importanza del ruolo di porto Baross, nel 1896 venne costruito un ponte mobile, mentre nel 1908 si materializzò anche un terzo ponte alla foce.
Tutti questi ponti furono vittime del Natale di sangue del 1920. Il primo ad andare distrutto fu il ponte ferroviario che collegava Brajdica e il Delta. Poi venne demolito l’altro ponte ferroviario e alla fine quello centrale davanti all’albergo Continental, ma ben presto ne furono costruiti dei nuovi. Il 23 febbraio 1921 fu inaugurato un ponte provvisorio di legno nella zona del ponte di confine. Poco più a sud accanto all’albergo, ne fu edificato uno nuovo, a uso pedonale.

Il ruolo di confine di stato
Si arrivò così agli accordi di Roma del 1924 e alla zona in cui il fiume segnava il confine. E con i conseguenti accordi di Nettuno del 1925 il governo italiano e quella del Regno jugoslavo si accordarono di rifare il grande ponte, che in primis segnava la zona di confine, al più tardi entro un anno. I costi di costruzione sarebbero stati in buona parte a carico dell’Italia, mentre la Jugoslavia avrebbe finanziato la costruzione dei tre ponti ferroviari alla foce, con la partecipazione finanziaria dell’Italia di due milioni di lire. Gli accordi furono rispettati e il 31 dicembre 1926 il ponte, ora chiamato “di confine” fu inaugurato. Durò fino al 1943 quando venne demolito per la prima volta il giorno della capitolazione dell’Italia per venire poi completamente distrutto dai tedeschi nell’aprile del 1945 come pure tutti gli altri ponti sulla Fiumara. Interessante che i due ponti accanto alla cartiera furono smontati dagli stessi operai e dopo la guerra furono ben presto riparati e rimessi in funzione. Grazie a questo si evitò un pericolo ancora più grande legato all’acquedotto fiumano e alla centrale, che allora come oggi si trovano a due passi da questi ponti.
Nel corso della Seconda guerra mondiale, quindi, furono quasi totalmente distrutti tutti i 15 ponti sulla Fiumara e sul Canal morto. Fiume e Susak rimasero così separate e si rese impellente la costruzione del nuovo ponte principale al posto di quello di confine. Ben presto si dovette procedere al dragaggio del letto del fiume e alla progettazione di un nuovo ponte, del tutto diverso, che non ricordi più quello di confine. Vennero ideati subito due ponti, uno per il traffico veicolare e l’altro per i pedoni. Il tutto in cemento armato. E così si arrivò all’inaugurazione il 23 ottobre del 1946.

Il ponte girevole
Negli anni che seguirono furono riparati o ricostruiti anche gli altri ponti. Nel 1954 viene sostituito il ponte allo sbocco della Fiumara con una nuova struttura in ferro per il traffico ferroviario, stradale e pedonale. Nel 1947, invece, fu ricostruito il ponte girevole sul Canal morto accanto a porto Baross, mentre nel 1955 anche quello accanto al teatro.
Con il passare degli anni e con l’aumento del traffico, il ponte principale diventò sempre di più una zona di ingorgo e si rese necessario la costruzione di nuovi ponti. Nel 1965 fu costruito il cosiddetto ponte meridionale, a sud dell’albergo, che avrebbe consentito di poter “girare” attorno al Continental. Sette anni più tardi si fece il ponte nord che portò il traffico sotto il ponte ferroviario e diretto dalla zona di Sušak e quella di Scoglietto.

L’uscita orientale
Con i progetti della costruzione dell’uscita orientale della città alla fine degli anni ‘70 si arrivò alla ricostruzione di tutta la zona attorno al teatro, per arrivare, nel 1979, alla costruzione del nuovo ponte e dell’arteria stradale che formò l’incrocio con viale A. Kačić Miošić.
E così arriviamo agli anni ‘80 che videro la costruzione del più grande e lungo ponte sulla Fiumara. È il ponte che è stato completato nel 1985 e parte della circonvallazione attorno a Fiume. Lungo ben 190 metri e largo 11,2 metri. Con due corsie e a 95 metri di altezza rispetto al canyon della Fiumara. Poi è stato costruito il secondo ponte parallelo a sud. Fu un nuovo record in quanto lungo 208 metri e a 101 metri di altezza. I lavori iniziati nel 2008 furono completati alla fine del 2009.
L’ultimo ponte costruito nella città di Fiume fu realizzato sul Canal morto. Si tratta del ponte dei veterani croati della guerra patriottica, realizzato nel 2001.

Una storia turbolenta
Sono questi i ponti che la storia di Fiume ricorda. Ponti che hanno collegato le due sponde prima della Fiumara e poi con la nuova deviazione, anche del Canale morto. Ponti che hanno portato allo sviluppo della città e alla sua crescita sotto ogni punto di vista. Naturalmente, questa è soltanto una carrellata cronologica dei ponti più importanti della città. Ci sono stati inevitabilmente altri, meno importanti e di cui magari si ha poca memoria. Ciascuno di questi ponti ha segnato un passo avanti per la città, per il porto e per l’industria e d’altro canto ha facilitato la vita ai suoi cittadini, che potevano passare indisturbati da una sponda all’altra, prima tra due città e oggi di un città unica. Sono strutture che oggi diamo per scontate e immaginiamo qui da sempre, ma che invece hanno avuto una storia turbolenta. Oggi sono quelli che vediamo e sembra quasi che la loro presenza riduca l’importanza di questo fiume. Un fiume di soli 17,5 chilometri e che oggi, soltanto nel cuore della città, dalla cartiera alla foce, conta ben 10 ponti, ai quali vanno aggiunti altri quattro che passano sopra il canal morto. Sono ben 14 distinti ponti. Sembrano tanti e qualche volta sembrano addirittura pochi.



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