La commedia che ispirò Hollywood

Dino Risi, uno dei Maestri della Commedia all'Italiana. Dalle critiche agli allori. Tacciato di aver distrutto il Neorealismo per dare vita al Realismo rosa, il registra porta un genere a toccare i livelli più alti. Il suo Profumo di donna viene ripreso dagli Studios. Affidato ad Al Pacino ottiene l'Oscar

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La commedia che ispirò Hollywood
Bernardo Bertolucci, Dino Risi, Marco Risi e Alberto Sordi. Foto: (L. BertoLucci/Giacominofoto, X - 1993-01-31)/IPA/PIXSELL

Il titolo di Maestro della Commedia all’Italiana accomuna Dino Risi, Mario Monicelli e Pietro Germi. Fu quest’ultimo a realizzare il famoso film Divorzio all’italiana (1961), pellicola che – per mano della critica francese – diede origine al nome del genere. I tre Maestri crearono appunto la Commedia all’Italiana, facendo registrare un notevole miglioramento rispetto alla media dei film comici realizzati all’epoca nello Stivale. Come Germi e Monicelli, Risi non partecipò mai alle battaglie politiche militanti di quegli anni e fu quindi spesso snobbato dagli intellettuali di sinistra. Va detto però che i suoi lungometraggi erano satire pungenti sulle manie italiane in cui Gassman, che girò ben 16 film sotto la sua direzione, e altre grandi star di quegli anni come Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Sophia Loren e Monica Vitti vantavano ruoli da protagonisti.

Dal Realismo rosa…
Sophia Loren fu coprotagonista assieme a Vittorio De Sica di tre film diretti da Risi nel 1955: Il segno di Venere, Scandalo a Sorrento e Pane, Amore e …, quest’ultimo, va detto, in un primo momento doveva essere realizzato da Luigi Comencini con protagonista Gina Lollobrigida, ma entrambi avevano opposto un rifiuto, assicurando popolarità e successo di pubblico appunto al duo Risi/Loren. La carriera cinematografica del Maestro proseguì con una serie di commedie di successo in cui i ruoli principali furono affidati a giovani stelle del cinema che fruttarono a Risi non poche critiche. Fu accusato infatti di aver trasformato il Neorealismo impegnato, cupo e ideologico in un cinema divertente, con un lieto fine e con lo scopo di mostrare la realtà italiana della ricostruzione, ovvero di aver creato il cosiddetto Realismo rosa.

… al malessere sociale
Nel 1961 Risi realizza A Porte Chiuse con Anita Ekberg, con la quale ha una relazione, e nello stesso anno dirige Una Vita Difficile, il suo primo sguardo cinico sul malessere sociale dell’epoca. Sceneggiato da Rodolfo Sonego, il film ha per protagonista Alberto Sordi nel ruolo di un idealista seguace del Partito comunista che cede alle tentazioni della nuova era capitalista nel momento in cui si trova in una situazione economica disperata. Umiliato, compie un patetico ma dignitoso tentativo di salvare il proprio onore. Restaurata di recente la pellicola ha finalmente ottenuto il giusto riconoscimento.

Il Sorpasso: un cult
Nel 1962, con Gassman, Il Sorpasso diventa un film cult. Riflette al meglio lo stato d’animo del tempo, concretamente il malessere sociale che si cela dietro al miracolo economico italiano degli anni Sessanta. Gassman interpreta un falso playboy che guida un’auto sportiva in una Roma deserta in un giorno d’estate. Induce un giovane studioso, interpretato da Jean-Louis Trintignant, a fargli compagnia, trascinandolo in un viaggio alla Easy Rider verso avventure sulla strada e nelle località balneari, prima che un sorpasso azzardato faccia precipitare l’auto sulla scogliera. Gassman viene sbalzato fuori dall’auto e sopravvive, ma Trintignant perde la vita sul posto. Il produttore non avrebbe voluto il finale tragico, a suo avviso il film era di fatto una commedia, ma Risi gli propose una scommessa: “Se domani piove, accetterò di trovare un finale più felice”. Non si mise a piovere e il finale del regista fu girato come da copione, senza intaccare il trionfo delle vendite al botteghino.

Verso il successo internazionale
Tra i suoi successi quello più apprezzato resta il film I Mostri (1963), venti sketch in cui Gassman e Tognazzi trovano la possibilità di sbizzarrirsi in caricature grottesche che spaziano dai tifosi fanatici ai politici corrotti; una galleria di mascalzoni che ancora oggi fa ridere e trasalire gli spettatori. Ma Risi affrontava spesso anche temi seri, come in Caro Papà (1979), in cui Gassman interpreta un imprenditore ex partigiano, padre di un figlio che studia semiotica ed è membro di un gruppo terroristico. Scoprirà troppo tardi che il figlio aveva cercato di convincere i suoi compagni a non giustiziarlo.
Una menzione particolare va fatta per Profumo di donna (1974), che vede ancora Vittorio Gassman nei panni del protagonista, un capitano in congedo che cerca di venire a patti con la sua cecità e segnato dall’incidente nel quale ha perso una mano. È un uomo acido, strafottente, roboante, deciso a dimostrare che non ha bisogno di niente e di nessuno. Per alcuni tratti un personaggio simile a Bruno Cortona, il protagonista de “Il Sorpasso” che non vuole arrendersi all’evidenza di essere diventato, come ammette lui stesso, “l’undici di picche, la carta che non esiste nel mazzo e che non serve a nessuno”. Non accetta il confronto con il cambiamento e con le sue limitazioni fisiche; rimarrà fino alla fine rinchiuso nel proprio buio, a rimpiangere la vista delle gambe e dei capelli neri delle donne. Profumo di donna è stato forse il più grande successo internazionale di Risi. Il film fu infatti nominato all’Oscar per la sceneggiatura e Hollywood propose un remake con protagonista Al Pacino. La storia originaria è tratta da un romanzo di Giovanni Arpino, Il buio e il miele, in cui un ex ufficiale dell’Esercito amareggiato e non vedente viaggia per un breve periodo con un ragazzo che viene pagato per accompagnarlo. L’ufficiale mette il ragazzo in situazioni di difficoltà, ma Fausto apre a Ciccio, così viene soprannominato nel film, la porta di un mondo adulto disilluso e volgare e di una sensualità femminile che per il ragazzo è ancora piuttosto misteriosa.

Il remake made in USA
In Scent of a Woman (1992), il remake di Martin Brest, Al Pacino interpreta il personaggio di un colonnello cieco in pensione, cui fa da accompagnatore durante il fine settimana uno studente del New England che ha bisogno di soldi. Il colonnello ha un carattere e un’ arroganza incontenibili e una grande passione per le donne. Trascina il ragazzo in un viaggio a New York (nella versione italiana Gassmann viaggia da Torino a Genova, per poi andare a Roma e infine a Napoli). La versione hollywoodiana ha una sottotrama piuttosto importante incentrata sul giovane accompagnatore che manca completamente nella versione originale di Profumo di donna firmata da Risi.

Il confronto
Volendo fare un confronto tra i due film ci si trova a pensare come spesso i dischi originali tendano a essere migliori delle cover, lo stesso si potrebbe dire di Scent of a Woman/Profumo di donna e concludere che il film di Risi riveli una significativa tendenza a collocarsi su un livello più alto. Al contempo la performance di Al Pacino mette a dura prova quella di Vittorio Gassman. La sua interpretazione travolgente, una scena irresistibile – quella del tango – e molte, diciamo, “gag” gli valsero nel 1993 l’Oscar per il miglior attore. Forse però non rende fino in fondo quella malinconia palpabile e la tragica amarezza che trapelano invece dagli occhi di Gassman.
Il film comunque porta lo spettatore a esplorare la natura dell’essere uomo, nello specifico di un maschio adulto, quando si trova di fronte alla perdita della virilità. In entrambi i film il protagonista supera la sua disperazione diventando alla fine del film “più umano”. La mascolinità iniziale consiste per entrambi nell’essere prepotenti, nel vedere le donne come oggetti, nell’essere insensibili e aggressivi. La loro umanità arriva alla fine, quando Gassman cede al vero amore dell’incantevole Agostina Belli e Pacino diventa una figura paterna per la sua disorientata giovane compagna. Il remake (durata: 2 ore, 37 minuti) sembra soffrire a tratti del fatto che le cose che lo rendono divertente finiscono per renderlo ridondante. La sottotrama che coinvolge la presunta etica di “non fare la spia” è ambigua e per alcuni aspetti poco stimolante. Inoltre, il lieto fine hollywoodiano, con folle acclamanti e un potenziale interesse amoroso che spunta dal nulla, appare stonato e in alcuni aspetti manipolativo. Sul sito archivio di Amazon IMDB (Internet, Movie, Database) entrambi i film hanno un’ottima valutazione, con un giudizio del pubblico di 7,7 per l’originale italiano e di 7,8 per il remake. Da vedere entrambi.

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