Il potere sublime dell’amore

In esso è racchiusa l’essenza della vita, perché è l’unico che ha la forza creativa ed è l’unico che può annientare gli aspetti negativi della vita che l’uomo si è costruito addosso; l’unico a cancellare l’ingiustizia, a fermare le guerre, a cambiare le menti, a sconvolgere la realtà, a illuminare il buio

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Il potere sublime dell’amore
Foto SHUTTERSTOCK

L’amor che move il sole e l’altre stelle. Iniziare un articolo con l’ultimo verso del Paradiso e della Divina Commedia del Sommo Poeta, sembra quasi un sacrilegio poetico; eppure non v’è miglior inizio quando ci si avvicina a un concetto così pregno di significati e ci si avventura a parlare dei suoi contenuti: i contenuti e i significati dell’AMORE. È un compito arduo e difficile, che mi sono presa a cuore e che proverò a compiere fino in fondo, riuscendo ad abbracciare soltanto alcuni dei suoi contenuti, immensi e inesauribili. Amore è una parola onnipotente, parola forte e fragile al tempo stesso, aperta all’umanità, che s’illumina quando i suoi valori vengono accolti nella loro pienezza.
Parlare di amore significa anche esprimere gratitudine alla vita che a me, in questo momento, consente di comunicare in questo spazio a me concesso i miei pensieri, di condividerli con tutti coloro che leggeranno queste righe, onorando il contributo delle persone più vicine al mio cuore con la forza delle quali sto per affrontare un argomento delicato e profondo.
Vorrei partire dagli antichi che hanno creato termini in cui si possono riconoscere alcuni dei significati dell’amore: LOGOS, FILOS e CARITAS.

Il pensiero degli antichi
I saggi hanno da sempre inseguito percorsi con cui dare una definizione all’aspetto sublime della parola che in sé racchiude l’essenza della vita, riuscendo a esprimere una parte del significato dell’amore.
Dai tempi di Eraclito, il filosofo del “Panta Rei”, le basi della realtà vengono interpretate con l’interazione degli elementi contrari, facendola apparire disordinata, assurda e ingiusta. Infatti, arrivo a una conclusione personale, che dai tempi antichi poco è cambiata. Ma la stessa realtà viene dominata e sostenuta da un LOGOS divino, che ne determina l’armonia, l’equilibrio e la vita stessa. Un mio pensiero semplice riconosce nel logos le determinazioni dell’amore.
L’interpretazione di Empedocle, filosofo e taumaturgo di Agrigento, definisce il FILOS lo stato di completezza che è, secondo la Treccani, “il motore del divenire nei molteplici oggetti della realtà, delle quattro ‘radici’ poste a fondamento del cosmo: terra, aria, acqua e fuoco. L’amore definito come principio cosmico, l’aspirazione dell’imperfetto verso il perfetto”.
Il pensiero continua incontrando Aristotele, che lo colloca nella “concezione teologica e cosmologica fino all’etica e teologia cristiana” con la quale viene aggiunta la parola CARITAS e il culmine del significato nella più alta delle virtù teologali, nella Lettera di San Paolo ai Corinzi XIII con l’ultimo verso: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità, ma di tutte più grande è la carità”.

Le manifestazioni e le interpretazioni dell’amore
Come possiamo vedere, l’amore come concetto non è facilmente definibile, perché non lo si può ridurre a un concetto. Non lo si può assolutamente circoscrivere nemmeno nei diversi significati, perché è più di tutti i significati messi insieme.
È quasi impossibile analizzarlo per la sua natura sacra, perché le sue manifestazioni si rinnovano ogni giorno, in ognuno di noi e le nostre interpretazioni possono, ma non devono dipendere dai periodi percorsi nella storia dell’uomo.
Come già sappiamo, l’amore viene abitualmente espresso attraverso l’immagine del cuore, di due cuori, di una moltitudine di cuoricini, oppure si colora di rosso passionale e ardente. L’amore va oltre il cuore e la passione. È etereo, sublime, intenso, mistico. Custodisce gelosamente i propri fenomeni puri e le proprie manifestazioni terrene esprimendosi in tutti i colori primari e nelle loro innumerevoli sfumature: l’amore giallo come gli intensi raggi del sole, che ci abbracciano in queste fredde giornate di febbraio; l’amore acquamarino, delicato come l’infinito azzurro celeste dove si incontrano i desideri degli innamorati; l’amore verde intenso della rinascita, luminoso e vigoroso. E, infine, la candidezza e la purità dell’immacolato amore spirituale che assimila, assorbe, diversifica e pervade la realtà.
La dimensione spirituale è talmente sottile ed elevata, che spesso sfugge agli sguardi rivolti alle limitazioni con cui si affrontano le sfide quotidiane della vita e si dimentica di alzare gli occhi un po’ più in alto, insieme a un pizzico di folle libertà del pensiero.
Nel mondo che conosciamo, l’amore esiste sotto molte altre forme, come quelle del dovere, della responsabilità, della volontà, dell’impegno, della potenza, della pietà, della fratellanza, dell’unione, del desiderio, della passione, dell’intimità, della reciprocità, della generosità, del rispecchiamento delle anime, della pazienza, della resilienza, del sacrificio e delle loro ulteriori combinazioni e permeazioni. L’amore è un’esistenza enorme, un’essenza aperta, e come tale, molto vulnerabile.
Riprendo le parole dell’illustre filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti, che in una sua intervista ci racconta della vulnerabilità dell’amore, che “si nutre di novità, di mistero e di pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità. Parte dall’esigenza di conciliare il bisogno di sicurezza e il desiderio di avventura che l’uomo insegue e desidera tutta la sua vita e che sono profondamente radicate nella sua natura”.
Galimberti propone una via di uscita, che segue la duplicità del desiderio e dell’amore dove “l’amore è certezza di intimità, tenerezza e sicurezza, pagando il prezzo della mortificazione dell’avventura, la tensione e il senso del rischio che alimentano la passione”.
L’amore, che ambirebbe al “per sempre”, si nutre di stabilità e di eternità, dunque, ambisce a ciò che il desiderio rifiuta. Quest’ultimo, infatti, contrariamente al senso comune, non sa cosa vuole, proprio per la sua estrema facilità al cambiamento, alla sostituzione della propria meta. Galimberti non intende l’avventura nel suo significato più banale, ma come “tratto che fa di un uomo un uomo che, a differenza dell’animale, è sempre proteso oltre di sé, in quella dimensione di cui si alimenta anche la cultura cristiana quando parla di ‘trascendenza’, di ‘oltrepassamento’ di ciò che ci è semplicemente dato. Il desiderio è trascendenza”.
Avanzando accanto alla trascendenza perché oltre non si può, vorrei volgere il pensiero verso l’amore dell’equilibrio e dell’armonia di cui parla l’arte: scritta, scolpita, dipinta e composta in versi e melodie.

L’amore nell’arte – il bacio
L’arte della parola mi porta al quinto Canto dell’Inferno di Dante, “sulla marina dove il Po discende (…)” e all’incontro con Francesca da Rimini che parla del “piacer sì forte, che, come vedi ancor non m’abbandona” e del diletto della lettura su due amanti, Ginevra e Lancillotto, che diventarono intermediari della fiamma di passione accesasi tra lei e Paolo Malatesta. Un amore impulsivo e tormentato, che ispirò numerosi artisti a dare ulteriore forma all’ardore amoroso, tra cui voglio far risaltare il gruppo scultoreo di Auguste Rodin, il Bacio in marmo, un capolavoro mai terminato, che trasforma in eternità l’attimo incantevole dell’atto passionale.
È qui che l’arte si apre alla trascendenza descritta con le parole di Galimberti, “è solo la chiave che ci apre le porte della nostra vita emotiva di cui ci illudiamo di avere il controllo, mentre essa, ingannando la nostra illusione, ci porta per vie e devianze dove, a nostra insaputa, scorre, in modo tortuoso e contraddittorio, la vitalità della nostra esistenza”.
Il bacio più aggraziato della storia dell’arte è sicuramente il bacio di Amore (Cupido) e Psiche di Canova, nel quale viene rivelata una storia d’amore romantica e impegnativa, alla fine della quale l’amore vince. Psiche, riportata in vita da Cupido, viene premiata per aver superato le prove, raggiungendo l’immortalità.
Psiche lotta, non rinuncia, persiste perché, come dice Galimberti, “l’amore non è una condizione passiva, ma una costruzione attiva che trasforma una realtà per sé insignificante in una fascinazione, grazie a quell’idealizzazione che l’amore vuole realizzare. Perché amore è innanzitutto attiva creazione e non passiva soddisfazione. Capaci d’amore non sono mai coloro che stanno in attesa dell’incontro della loro vita, ma coloro che lo creano trasformando il reale secondo il proprio ideale”.
L’ultimo bacio, molto popolare tra la gente, che fonde i due universi, quello maschile e quello femminile, “Il bacio” di Klimt è un dipinto che si solleva dalla tela, definita opera bidimensionale, celebrando il momento profondo e solenne dell’amore tra due amanti.

Gli amori indistruttibili, dai personali agli universali
Dicono che ogni amore abbia le sue fasi, i suoi cicli, descritti e spiegati come se l’amore fosse una creazione dell’uomo, sempre incline a categorizzare ogni cosa. Invece no, l’amore non segue sempre le fasi e i cicli, non conosce algoritmi o come si suol dire, all’amore non si comanda.
Nasce da sé e cresce, si ricrea quando viene accettato e curato. Una delle più belle descrizioni di un amore verso un figlio si trova nel libro di Oriana Fallaci quando inizia a parlare con il suo bambino: “Ci sei da così poco: se ne chiedessi conferma al dottore, sorriderebbe di scherno. Ma ho deciso per te: nascerai. L’ho deciso dopo averti visto in fotografia. Non era proprio la tua fotografia (…) mentre la guardavo, la paura m’è passata: con la stessa rapidità con cui m’era venuta. Sembravi un fiore misterioso, un’orchidea trasparente”. Si confessa e gli svela il suo segreto più grande e più importante: “Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti (…) Battersi è molto più bello che vincere, viaggiare è molto più divertente che arrivare: quando sei arrivato o hai vinto, avverti un gran vuoto. E per superare quel vuoto devi metterti in viaggio di nuovo, crearti nuovi scopi”.
Arte e amore si sposano perfettamente nelle moltisime espressioni con cui si celebra la grandezza di uno stato d’animo, di un modo si esistere e dell’emozione che lega le persone con dei fili invisibili di ragione e passione, di dipendenza e libertà, di sacrificio, dolore e piacere. La musica, in particolare, ci rivela le melodie insieme alle parole che celebrano momenti infiniti come i grandi della musica italiana: Gino Paoli che canta alla sua amata con le parole “io ti conosco da sempre e ti amo da mai” (in “Una lunga storia d’amore”); Adriano Celentano che le promette un sonno sereno tra le sue braccia perché “è importante per sentirci pienamente noi” (in “L’emozione non ha voce”) e Roberto Vecchioni che canta l’amore verso l’umanità invitandoci a chiamarlo “ancora e sempre amore, a continuare a scrivere la vita, tra il silenzio e il tuono, a difendere questa umanità che è così era in ogni uomo, a riempirla di musica e di parole” (in “Chiamami ancora amore”).
L’unica risposta a tutte le sfide e ai problemi del mondo, enormi o piccoli che siano, ieri oggi e domani, è contenuta nell’amore.
L’amore supera ogni ostacolo. L’amore avvicina le distanze. L’amore non crea differenze, le unisce. L’amore è l’unica forza che può raccogliere i cocci della bontà dispersi ovunque, per modellarli creando una realtà risorta in cui si intravvedono le ferite passate, le smagliature rimaste, ma unite da una trasparenza aurea, come ce lo testimonia l’arte e la filosofia che arriva dal lontano Oriente, il kintsugi. Bisogna usare questo strumento che ci batte nel petto perché, come dice il Piccolo principe di Saint de-Exupéry: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”, lo dobbiamo ripetere ogni giorno per ricordarci che senza l’amore la nostra esistenza perde ogni significato.
L’amore è quell’essenza che nobilita la nostra umanità. Senza amore siamo vuoti, siamo niente: possiamo creare regole e leggi perfette, ma non funzioneranno; possiamo accumulare soldi e ori, ma rimangono accumuli vuoti di vero valore; possiamo conquistare con armi di distruzione più soffisticate e più efficaci per uccidere chi? Noi stessi! Perché uccidere un solo uomo significa uccidere l’umanità intera. Che vacilla e che si piega agli interessi dei cosiddetti potenti con la loro marcia avidità. Si possono raggiungere gli angoli sconosciuti dello spazio e conquistare l’universo intero, ma senza amore, l’universo cessa di esistere, perché è proprio da quell’esplosione primordiale chiamata da noi Big-Bang, che l’Amore si espande nella creazione per arrivare all’uomo il quale, credendosi la creatura più perfetta della terra, cade subito sconfitto dalla propria superbia, arroganza e vanità.
Perché l’amore è l’unico che ha la forza creativa e l’unico che può annientare gli aspetti negativi della vita che l’uomo si è costruito addosso; l’unico a cancellare l’ingiustizia, a fermare le guerre, a cambiare le menti, a sconvolgere la realtà, a illuminare il buio.
La parola amore è stata usata, strausata e abusata da quando esiste l’uomo, e con il passare dei secoli e dei millenni, ha lasciato forti impronte nella storia, ma mai come oggi è minacciata dalla superficialità in cui vengono soffocati molti dei suoi significati.
L’amore per la patria, per la vita, prendersi a cuore la responsabilità per il futuro – l’atto più generoso e nobile: dare la vita per l’altro, per gli altri. Perché la vita non muore e con lei neanche l’amore. Siamo fatti di amore. Siamo noi l’amore, come dice Vecchioni. Dobbiamo smettere di usarla così tanto, negli aspetti quotidiani superficiali: la parola AMORE. Per non farci sfuggire il profondo senso del nostro essere, per non logorarla ulteriormente, perché è proprio l’amore che rappresenta l’essenza della vita e “che move il sole e l’altre stelle”.
*docente del Dipartimento
di Studi Italiani
dell’Università di Zara

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